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Solve et Coagula - Pagina 50



Capitolo 4 - parte 12

Da quello che si capiva dalla foto, doveva essere una porta dipinta di nero, affiancata ai lati dalle due colonne in legno che aveva individuato nella semioscurità la sera prima. Solo dall’immagine sullo schermo, però, fu in grado di vedere che entrambe le colonne erano tutte decorate con incisioni poi dipinte in vari colori. Lesse infine sopra l’architrave la scritta Helheim, che significava Dimora di Hel, tracciata in caratteri robusti e lineari. In poche parole, da quella porta si accedeva, in senso sperabilmente solo figurato, nientemeno che all’oltretomba vichingo.
La galleria fotografica si arrestava però proprio sulla soglia della porta nera, lasciando così insoddisfatta la curiosità, legittima secondo Luisa, di chi si fosse spinto fin lì. Non esisteva infatti nessuna foto dell’interno della Helheim e questo significava che chiunque avesse allestito quella specie di teatro dentro il pub, era intenzionato a lasciarlo il più possibile avvolto nel mistero. Questo dettaglio spinse Luisa a chiedersi se non fosse proprio quella la strategia messa in atto da Eva Luna per pubblicizzare le sue Hel: rendere nota al mondo la loro esistenza per gradi, partendo dal buio più completo e illuminandola a poco a poco, così come si succhiellano le carte in una mano di poker. Di certo c’era che non doveva perdersi a nessun costo il loro prossimo concerto e Luisa si ripromise perciò di visitare il sito del Ragnarock a intervalli regolari.
Tornò quindi, con l’intenzione di fare una verifica, alla pagina con il calendario degli eventi e cliccò sulla data del 13 febbraio. Ottenne all’istante la conferma che cercava: anche la conferenza sulle rune si sarebbe tenuta nella Helheim. Quindi, qualsiasi cosa vi fosse oltre la porta nera, presto avrebbe smesso di essere un mistero per lei e a quel punto anche i suoi ultimi dubbi, sull’opportunità o meno di assistere alla conferenza, si dissiparono. Era ormai disposta ad andarci anche da sola e persino con Fabrizio.
Poi, per associazione di idee, pensò improvvisamente alla stanza della sua casa occupata in quel momento da Alessandra. In un certo senso, aveva finito per essere avvolta ai suoi occhi in un mistero persino più fitto. Pensò anche a quando si era offerta, all’inizio, di aiutare la sua inquilina a trasferirvi dentro gli scatoloni con le sue cose. Aveva ricevuto un rifiuto così categorico che non aveva neanche osato ribattere. Così come non era stata in grado di opporsi alla richiesta della ragazza di non entrare mai più nella stanza finché fosse stata lei ad abitarci. Alessandra si era persino detta, in quell’occasione, disposta a pagare un affitto più alto pur di garantirsi la sua privacy. Ma Luisa aveva rifiutato l’offerta, aggiungendo che avrebbe semplicemente rispettato il suo desiderio di riservatezza. Quello era stato forse l’ultimo vero colloquio tra loro e Luisa stranamente lo ricordava per la prima volta con una sufficiente ricchezza di dettaglio. Prima era stato come avvolto in una specie di nebbia.

(Il dedalo delle storie, 12 novembre 2013)

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Commenti

  1. Nientemeno che l'oltretomba vichingo. E sembra tutto collegato!

    Non c'entra niente, ma leggendo la descrizione dell'ingresso del locale, mi è venuta in mente la scena di "Intervista col vampiro" quando il vampiro Louis si reca a teatro per assistere a una recita che poi non è una recita.

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    Risposte
    1. Il film che citi l'ho visto ma troppi anni fa per ricordarmi più che qualche sprazzo. Ricordo però bene che non ne rimasi entusiasta.

      Elimina

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