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The Pleasure of Pain II - Marquis de Sade's Eugenie: La versione di Franco




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Forse ricorderete come l'articolo sul produttore cinematografico Harry Alan Towers, scritto da Lucius Etruscus e pubblicato in questo blog meno di una settimana fa, presentasse, oltre a Justine, un secondo film tratto da de Sade e diretto da Jesús Franco: un adattamento del romanzo La filosofia nel boudoir conosciuto con vari titoli, tra cui quello stesso del romanzo, ma che in origine si chiama De Sade 70. Ho creduto una buona idea proporvi, come per Justine, una raccolta di dichiarazioni del regista anche al riguardo di questo secondo film.


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De Sade 70: La versione di Franco 

Io e Harry eravamo d'accordo sul fare ancora qualcos'altro tratto da de Sade. Così ci decidemmo per La filosofia nel boudoir. E' la storia della degenerazione di una giovane che nel giro di un fine settimana si trasforma da innocente e pura in un vero mostro, finché non finisce per uccidere se stessa. E' una storia atroce. Immaginata e scritta con la tipica mentalità sadiana, per così dire. Troppo esplicita per essere girata così come era scritta. Ecco perché Harry Towers ha fatto un buon lavoro con il suo adattamento, che conserva tutti gli elementi della vicenda senza essere per questo qualcosa di proiettabile solo a mezzanotte, in oscuri cinema a luci rosse, bensì una storia valida per tutti.

Non fu facile metterla in scena, ma non per me, per gli attori. Perché a quei tempi gli attori shakespeariani rifiutavano di apparire ne La filosofia nel boudoir del Marchese de Sade.
Ma io penso che de Sade sia uno scrittore straordinario. I suoi racconti sono eccezionali. Ed è così piacevole scordarsi di tutti i problemi e i tabù che de Sade ha rappresentato per i cineasti di tutto il mondo e scoprirlo semplicemente come un grande scrittore.

Quindi la storia è quella di una povera fanciulla [di nome Eugénie], che mentre è alla scoperta dell'amore affoga in un mare di peccato. Marie Liljedahl era fantastica, adattissima alla parte. Così ero completamente d'accordo con l'idea di Harry Towers di ingaggiarla.


Harry provò anche a arruolare un attore tedesco, Bernard Peters, che era un eccellente attore e aveva accettato la parte, ma che rimase ucciso in un incidente aereo quindici giorni prima dell'inizio delle riprese. Cosa potevamo fare? "Prendo un volo per Londra" disse Harry. Parlò con Christopher Lee e lo convinse ad accettare il ruolo [di Dolmancé], sebbene con delle restrizioni. Lee non voleva recitare in nessuna scena di sesso. Non c'era però modo che ci creasse problemi a meno che non fosse un fanatico, cosa che lui non era. Christopher non è uno stupido. Si accordò su tutto con Harry. Anche se, ovviamente, fece osservazioni del tipo: "Ricordatevi che io non bacio nessuna attrice sulla bocca... non dimenticatevelo".


Le riprese andarono bene, filò tutto liscio. Girammo nel Sud-est della Spagna, nella provincia di Murcia, per poi completare le riprese negli studi Alcazar di Barcellona.


Harry mi chiese: "Va bene se affido questa parte [di Madame Saint-Ange] a Maria Rohm?". "Certo che sì" gli risposi, perché davvero sentivo che era la cosa giusta. E lei nel film si è dimostrata sia incantevole che molto brava.


All'inizio la gente, i tecnici, pensavano che fosse nel film soltanto perché era la moglie del produttore. Ma non era vero. Era molto seria e meticolosa nel proprio lavoro, oltre che di grande aiuto a Harry nel suo. All'inizio era una spia, poi una sua collaboratrice. Una figura sotto ogni aspetto positiva, per Harry come per chiunque altro... per il film, per me, per chiunque.


Quando c'è affiatamento, quando c'è lavoro di squadra, quando tutti lavorano in modo professionale, c'è tutto. Ognuno di noi aveva un entusiasmo incredibile per questo film. E impiegammo pochissimo tempo a girarlo, tre o quattro settimane al massimo. Poi, una volta a casa, lo montammo con altrettanta rapidità e il film fu distribuito poco dopo. Jerry Gross, che era l'addetto alla distribuzione negli Stati Uniti, quando vide il film, dapprima non lo voleva. "Che film è questo?" protestò "Non si vede un pene in questo film". Io gli ribattei: "Non è quello il genere di film che volevo fare. Non ho mai voluto fare un film porno per dei cinemini porno. A chi interessa vedere il pene di Jack Taylor? A tre culattoni americani, forse?". E lui: "Tre? Quattro milioni!". "Anche se sono quattro milioni" gli risposi, "non tutti quei quattro milioni andranno a vedere il film". In definitiva, non era per nulla soddisfatto. Penso che stesse cercando anche un modo per tirarsi fuori da tutto. Ma quando poi il film debuttò al Chinese Theatre di Hollywood ebbe un successo incredibile. Andò davvero benissimo. Così quando poi lo rividi, chiesi a Gross: "Sei ancora arrabbiato perché non ho mostrato il pene di Jack Taylor?". E lui: "Scusami. Ho fatto uno sbaglio. Ho troppo minimizzato il film. Non pensavo che avrebbe ottenuto tutta questa considerazione, ecc.".


Penso che non si parli abbastanza della differenza tra porno ed erotico. Penso che il modo in cui noi abbiamo adattato de Sade è abbastanza esplicito perché le persone capiscano esattamente cosa succede senza dover per forza mostrare primi piani di genitali e altre stronzate del genere. Del resto, nella mia opinione, quando mostri troppo diventa meno sexy. Meno erotico rispetto a ciò che va in scena nel nostro film. Perché deve crearsi un'atmosfera, e questo richiede delle persone pensanti e non degli idioti. Ecco il motivo perché di tutti i miei film questo è quello che detesto di meno. A me i miei film in generale non piacciono. Non mi piacciono perché vedo tutti i loro difetti, meglio di chiunque altro. E' complicato, perché anche se pensi che alcuni sono ben fatti, non sono mai così ben fatti come avresti voluto. In conclusione, ho fatto bene alcuni film e altri no... i consueti alti e bassi. Ma non ho mai fatto un film pensando a vincere il Grand Prix a Cannes. Mai. Ho sempre pensato a quanto è bello essere proiettati nei cinema di periferia, con la sala affollata di gente che si gode i miei film. Ecco, questo mi basta e avanza.



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Come with the "Inga" girl, recita maliziosamente l'insegna all'ingresso del cinema nell'ultima immagine; così da sfruttare, per il lancio del film di Towers e Franco, la vasta risonanza ottenuta un anno prima dal controverso Jag - en oskuld (Io - una vergine), il secondo film di Marie Liljedahl. Il film svedese, apparso nelle nostre sale con il titolo di Inga, io ho voglia... è un erotico di discreta fattura, diretto dallo specialista Joseph W. Sarno, che racconta della diciassettenne Inga che manda in fumo i piani della previdente zia innamorandosi di un ragazzo qualunque, mentre la parente voleva farla sposa di un suo vicino di casa danaroso.
Il film ebbe un sequel l'anno successivo (1968) dal titolo Någon att älska (Qualcuno da amare), divenuto in Italia Una ragazza dal corpo caldo. La locandina qui a sinistra, che pubblicizza la "maratona Inga", si riferisce appunto alla proiezione in un unico spettacolo dei due film.

Sinceramente non saprei dire se ho conosciuto la prima volta Marie Liljedahl grazie ai due Inga o al film di Franco, o addirittura attraverso il successivo Il dio chiamato Dorian, film che ha segnato, nelle produzioni di Harry Alan Towers, il passaggio del testimone dalle mani di Jesús Franco a quelle del nostro Massimo Dallamano. Proprio in questo film, Il dio chiamato Dorian, il penultimo della sua breve carriera nel cinema, l'attrice svedese torna a recitare al fianco di Maria Rohm, che, dal canto suo, ci ha lasciati per sempre poco meno di sei mesi fa, all'età di settantadue anni, dopo una vita interamente dedicata al cinema e tutta trascorsa, almeno fino alla morte di lui nel 2009, al fianco dell'inseparabile Towers.
[I. L.]


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Crediti

Tutte le dichiarazioni di Jesús Franco presenti in questo post sono state da me estrapolate e tradotte dal documentario di David Gregory, Perversion Stories (Blue Underground, 2002).

Commenti

  1. L'ultima considerazione sulla soddisfazione di essere visto in un cinema di periferia è da incorniciare. Io non sono un patito dei film troppo easy, detesto cinepattoni e similia e non andrei a vederli al cinema neppure se mi pagassero per farlo. Però, da molto tempo ormai ho smesso di andare a vedere anche film premiati a Cannes: non capisco perché nella maggior parte dei casi (non sempre a essere onesti) debbano per forza premiare film fatti apposta per annoiare lo spettatore medio che, alla fine, è fondamentalmente quello che manda avanti la baracca rappresentando la maggioranza dell'audience rispetto ai cinefili elitari.

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    1. Capisco perfettamente, Ariano. Ne approfitto anzi per raccontare un episodio del mio passato che credo di non aver mai rievocato nel blog. Quando ero molto giovane, e si fanno i classici errori giovanili, ho contribuito alla nascita e, per il primo anno, alla gestione di un cineforum nel mio quartiere. Il risultato? Io, che sono un "ri-guardatore" compulsivo, non ho più mai voluto rivedere in vita mia un solo film di quella programmazione. Anzi, ogni volta che penso di rivederne uno mi assale un'ondata di nausea.

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  2. Non c'è niente da fare, potranno non piacere i film di Jesus Franco, però il suo amore per il Cinema non si discute.

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    1. Io mi annovero senza dubbio tra i fan dei suoi film, certo solo di quelli che considero i suoi migliori. Film come "99 donne" o "La ragazza di Rio", per rimanere nel periodo Towers, li trovo pessimi, così come anche gran parte di quelli interpretati dalla mefitica Lina Romay.

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  3. Io Franco quasi non lo conosco, e i suoi film che ho visto (chissà, forse proprio tra "quelli interpretati dalla mefitica Lina Romay" ^_^) li ricordo poco, segno che non devono essermi piaciuti particolarmente. Però l’opera è una cosa e la persona un’altra. Chi se l’aspettava tanta consapevolezza e anche tanta umiltà da un personaggio generalmente considerato sopra le righe (o forse è solo”razzismo”, il mio…).

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    1. Una persistente voce di corridoio vuole che Fritz Lang abbia una volta definito "Succubus" (o "Necronomicon" o "Delirium") di Jess Franco uno dei migliori film di tutta la storia del cinema. Magari potresti cominciare proprio da quello ^__^
      In ogni caso, per avere più speranze di imbroccare i film giusti, ti consiglio di mantenerti entro la soglia del 1974, da "Eugenie de Sade" (o "De Sade 2000") in giù evitando però i primi due film fatti con Tower (quelli che ho citato nella risposta a Nick).
      Forse il mio preferito in assoluto (forse) è "Christine nella terra dei morti viventi" (ma anche qui esistono infinite varianti di titolo). Il problema è riuscire a beccare tra le tante versioni "integrali" quella davvero integrale. A me è capitato, per ora, di metterci sopra gli occhi una sola volta, e sto aspettando di riuscire a farlo una seconda, una terza, una quarta...

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  4. Ciao Ivano.
    Credo che questa versione di Franco della Filosofia.. sia forse quella meglio riuscita.
    Mi sembra ,leggendo che l’adattamento che fa Franco differisca nel finale rispetto al racconto di De Sade.
    Secondo me per le opere che conosco del Marchese credo che la Filosofia ...sia quella più facile da portare sullo schermo senza necessariamente stravolgerla.
    Ma nemmeno nel finale.
    Partendo proprio da quello che dice Franco e cioè di realizzare un film erotico .
    Non bisogna sconfinare per forza nel porno.
    E conservare magari lo spirito giocoso del racconto .
    Ci sono certi abomini di film in giro che farebbero passare una trasposizione fedele dell’opera di Sade un film per educande.
    Credo che la differenza sia nella volontà di realizzarlo veramente.

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    1. Ciao Max,
      penso anch'io che questa sia la trasposizione migliore della Philosophie, sebbene in realtà si mantenga sempre lontanissima dal testo di de Sade e non solo perché cambia completamente il finale o perché è ambientata nell'età moderna. Dolmancé appare molto più interessato al sacrificio umano che al piacere sessuale e le stesse Saint-Ange e Eugenie finiscono per cadere sue vittime. Augustine è un servo ribelle che non approva il comportamento della Marchesa. Praticamente tutto quel che rimane del libro, a parte i nomi dei protagonisti, è soltanto l'idea di base dell'iniziazione della giovane Eugénie in un fine settimana.

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  5. Mi è molto piaciuta l'affermazione del voler essere proiettati nei cinema di periferia, con la sala affollata di gente che si gode i film. Quando penso a certa gente che per un grammo di gloria passerebbe sopra al cadavere della madre...

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    1. La storia cinematografica di Franco in realtà è abbastanza complessa. Perché poi in realtà, una volta che dalla metà degli anni novanta ha potuto permettersi di smettere di pensare a come pagarsi l'affitto di casa (alcuni suoi fan gli finanziavano tutto e lui poteva anche permettersi di lavorare in perdita), ha fatto dei film di uno sperimentalismo estremo, a volte davvero difficili da guardare... o si ripetevano all'infinito quasi le stesse scene, oppure lui interveniva nel film dialogando con gli attori, e altre cose del genere.
      Ecco, per esempio, la folle trama del suo ultimo film, "Revenge of the Alligator Ladies":
      "Al Pereira è rimasto così scontento del suo ultimo film [cioè quello precedente a questo] da non voler più lavorare con Jess Franco, che però continua a insistere. In più, Pereira non riesce a liberarsi delle Donne Alligatore, deve fare i conti con nuovi problemi famigliari, con la sua fede religiosa e perfino con la sua sessualità."

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    2. Se non ricordo male ad un certo punto Franco aveva anche tentato di fare qualcosa che si sollevasse dalla palude delle sale di periferia. Il suo Dracula è un esempio di grande cinema, decisamente superiore ai tanti Dracula che hanno girato nell'arco di un secolo. Tra l'altro avevo letto da qualche parte che il Dracula di Franco è l'unico film, tra i tanti, il cui finale corrisponde a quello del romanzo di Bram Stoker.

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    3. Comunque siano andate le cose, un personaggio davvero eclettico! Alle "donne alligatore" non avrei mai pensato nemmeno nelle mie più sfrenate fantasie.

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    4. Sì', è vero, Obsidian, il suo "Dracula" è considerato da alcuni il miglior adattamento cinematografico del romanzo di Stoker, anche se io in verità gli preferisco altri film di Franco, compreso la trilogia sadiana Justine/Eugenie 70/Eugenie 2000.

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