The Pleasure of Pain II - Marquis de Sade's Justine: La versione di Franco /2 di 2
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Jack Palance era sempre ubriaco. Cominciava a bere vino... vino rosso, alle sette del mattino. Ma come attore era eccezionale, fuori di testa e pazzo. E come se non bastasse, arrivò sul set con la paura che gli avrei fatto recitare qualcosa di volgare. Ma come gli spiegai la prima scena che avrebbe girato, quella in cui gocciola sangue ed è come una statua in movimento all'interno del monumento di Gaudì, gli piacque immediatamente e si immedesimò a tal punto che dovetti fermarlo e tenerlo a freno. Ne uscì una cosa folle ma molto buona. Tutto andò a meraviglia con lui. Ha presenza! E io penso che un attore debba anche avere presenza. Di un certo tipo, però. Non intendo dire che debba essere o brutto o bello ma che sia di impatto. Jack Palance... è come un mostro.
Harry [Alan Towers] voleva che fosse Orson Welles a interpretare il Marchese de Sade. E Orson, con cui io andavo molto d'accordo, si dichiarò disponibile. Ma quando poi lesse la sceneggiatura, disse: "Ho giurato che non avrei mai interpretato nessuna scena erotica, per cui mi dispiace molto ma non posso esserci". Così fu Klaus Kinski a interpretare il Marchese e io trovo straordinaria la sua performance.
Diventammo buoni amici. So che Klaus godeva, e ancora gode, della cattiva reputazione di essere un attore molto difficile. Ma con me non lo è mai stato. Ci capivamo al volo. Dopo questo film ne abbiamo fatti molti altri insieme ed era sempre pronto a farne ancora, ed io anche. Ci comprendevamo molto bene e ridevamo un sacco durante le riprese. Non c'è mai stato un solo problema tra noi. Perché? Analizziamo a fondo la cosa. Klaus è un vero attore e un vero attore non può essere trattato come, per esempio, gli Italiani o gli Spagnoli trattavano in genere gli attori allora. Come se fossero degli oggetti. "Cammina fino a quel segno, guarda in alto, dì questo...". E Klaus metteva sempre in questione ogni idea. Diceva: "Non è che sono contrario, ma spiegami perché. Dimmi perché devo essere qui e guardare lassù. Chi devo guardare? E dopo possiamo cominciare a lavorare insieme". "No. Sono io il regista. Fa come dico io!". "E allora va a farti fottere!" rispondeva lui. Ed ecco come nascono i problemi con Klaus. Perché un attore con il tipo di sensibilità di cui stiamo parlando, se sente che lo ami e che non gli nascondi nulla, se gli spieghi: "E' per via di questo e di quest'altro", allora non si tira mai indietro.
Avevamo a disposizione un giorno per le riprese in esterna e un giorno per le riprese interne. Ci chiudemmo nel set. Pensai di seguire un poco l'ispirazione dei miei maestri, di fare qualcosa leggermente nello stile di Marat/Sade, usando il tipo di illuminazione di Marat/Sade, come se fossero le luci di un teatro. Così dissi all'operatore: "Sistema le luci. Facciamo una scena qui, un'altra qua, un'altra là. Sistema tutte le luci, poi lasciami da solo con Klaus. Lavorai con lui [Klaus] per l'intera giornata, senza neanche mangiare, fermandoci per cambiare i rulli nella macchina da presa e basta. E tutto andò a meraviglia. La comunicazione tra noi fu eccellente, il lavoro fu eccellente, ogni cosa fu eccellente.
Ho fatto un buon numero di film con Bruno [Nicolai]. Deke Eyward* all'inizio non voleva usare Bruno Nicolai perché pensava che gli Italiani avessero uno stile troppo "spaghetti". Ma io dissi a Harry: "E' un compositore fantastico. Di cosa stanno a parlare quei bastardi idioti?". Così lo portai a Roma, dove Bruno Nicolai aveva preparato alcuni brani di musica da fargli ascoltare. Bastarono cinque minuti! Perché era questa la cosa buona dei tipi della AIP... erano franchi e diretti. Dopo cinque minuti gli disse: "Bravo, un ottimo lavoro" e se ne andò, vergognandosi quasi di aver dubitato di lui. Nicolai, in Justine, fece tutto da solo. Venne a incontrarmi, pranzammo insieme, parlammo e scegliemmo un po' di materiale buttando giù alcune idee al pianoforte.** Dopodiché fece tutto da solo e creò della musica straordinaria.***
Penso che la versione [di Justine] meno censurata in circolazione, quasi al 100% integrale, sia quella italiana. Penso che sia una versione quasi perfetta. Subito dopo viene quella francese, anch'essa molto buona. La versione inglese è invece pesantemente censurata. Io penso che ci sia, dappertutto nel mondo, come una specie di dittatura. Provano a tarparti le ali, è una vera rottura di palle. Odio questa cosa. A me piace la libertà. A me è sempre piaciuta la libertà. Lasciai la Spagna perché mi piaceva la libertà. Se c'è qualcuno che mi dice: " Devi tagliare qua perché si vede il piede"... Al diavolo! Non l'ho mai potuto sopportare. Quando dico che non l'ho mai potuto sopportare... lasciai la Spagna una seconda volta per questo motivo e volli incontrare il capo censura per dirgli: "Sappi che lascio questo paese perché ci sei tu. Sei uno stronzo! Mi stai sui coglioni e me ne vado". E salii sull'aereo. Che senso ha tutto ciò? Chi giudica? Chi è il giudice? Chi decide? Chi ha la verità in tasca? Chi ha la verità con la V maiuscola? Nessuno. Per questo non esiste nulla di peggio di queste stronzate che tarpano le ali alle persone.
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Note al testo
* "Deke" Heyward (Louis Mortimere Heyward, 1920-2002) fu capo produzione della divisione estera della American International Pictures (AIP) dal 1966 al 1972, anno in cui lasciò la compagnia.
** Lo stesso Jesús Franco è un musicista autore di oltre settanta colonne sonore per i suoi film, spesso composte sotto gli pseudonimi di David Khune o Pablo Villa.
*** Ho presentato un paio di esempi della colonna sonora di Justine scritta da Bruno Nicolai nel mio Incantesimo cinemusicale n. 10.
Crediti
Tutte le dichiarazioni di Jesús Franco presenti in questo post e nel precedente The Pleasure of Pain II - Marquis de Sade's Justine: La versione di Franco /1, sono state da me estrapolate e tradotte dal documentario di David Gregory, The Perils and Pleasures of Justine (Blue Underground, 2002).
Complimenti per il post.
RispondiEliminaCerto che la censura tappa proprio le ali all’arte!
Jesus Franco deve essere stato uno con le palle!
Ciao
Grazie, Max, ma stavolta ha fatto quasi tutto tio Jess.
EliminaE sì, più lo sento parlare Jesus Franco e più mi sta simpatico. Era anche un grande regista a volte, troppo spesso sottovalutato in via pregiudiziale, come diceva Christopher Lee.
Beh, la Spagna di quel tempo era proprio il luogo meno adatto per chi volesse evitare ogni censura.
RispondiEliminaVero, è già miracoloso che Franco, in simili condizioni storiche, sia riuscito a fare quel che ha comunque fatto. Sebbene ci sia anche chi dice che proprio le dittature suscitano, per reazione, le spinte artistiche più di rottura.
EliminaIncredibilmente in quel periodo i registi spagnoli horror riuscirono ad avere un sacco di possibilità proprio perché giravano horror e non commedie o film d'autore. Fu un modo per molti di loro di sfuggire alle maglie della censura. Paradossalmente registi come Franco ebbero più problemi dopo la fine della dittatura quando leggi istituite dal Partito Popolare di chiara matrice cattolica limitarono la libertà di espressione distruggendo l'intera cinematografia horror di quel paese, che solo di recente è riuscita a risollevarsi.
EliminaInfatti la seconda fuga di Franco dalla Spagna fu successiva alla fine della dittatura, e anche di vari anni.
EliminaL'entusiasmo con cui Franco rievoca queste cose è davvero contagioso, Cassidy, e mi sono divertito un sacco. Ma immagino bene come anche tu, specialista nel portare alla luce le storie nascoste dietro ai film, possa esserti sentito, leggendo, dalle parti di casa ;-)
RispondiEliminaGrazie di cuore per aver condiviso questa splendida testimonianza, riguardo argomenti molto poco presenti nelle fonti. Sappi che ti userò a piene mani ^_^
RispondiEliminaGrazie a te e usa pure a tuo piacimento, Lucius. E ti comunico anche che è in arrivo una nuova puntata, l'ultima per questo giro, de La versione di Franco ^__^
EliminaSe non erro parte di queste dichiarazioni furono pubblicate anni fa su rivista, non riesco a ricordare se si trattava di "Nocturno" o della scomparsa "HorrorMania", ma ricordo che perlomeno quelle su Kinski vennero pubblicate su rivista.
EliminaNon ne so niente, sai, Nick? Se magari riesci a recuperarle, poi fammi sapere...
EliminaBella anche questa parte con "La versione di Franco". Molto interessante anche come si poneva Klaus Kinski nei confronti del suo lavoro. Certamente mettere in questione ogni cosa può risultare pesante per un regista, a me viceversa sembra un atteggiamento molto professionale. Vuol dire che entri profondamente nella parte.
RispondiEliminaSe poi pensi a come Klaus Kinski nelle sue interviste successive agli anni '70 - ne ricordo per esempio una condotta da Pippo Baudo per Domenica In - abbia sempre parlato con apparente assoluta indifferenza del suo lavoro nel cinema, viene da chiedersi se lui non recitasse in realtà anche nelle interviste.
EliminaJack Palance l'avrei visto tutto sommato bene. Diciamo che un Dracula alla fine vale un Nosferatu...
RispondiEliminaJack Palance recita nel film, nel ruolo di uno dei monaci libertini del convento di Saint-Marie au Bois. E' stato Orson Welles a dare forfait e rinunciare al ruolo di De Sade.
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