The Pleasure of Pain II: Madame de Sade di Yukio Mishima [Ariano Geta]
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Era probabilmente inevitabile che l'autore di Confessioni di una maschera - memoriale di un uomo non ancora
trentenne che si eccita sessualmente solo immaginando di compiere atti di
estrema violenza ai danni di ragazzi giovani, ma senza mai eseguire realmente
tali fantasie – si interessasse a de Sade.
Yukio Mishima aveva mostrato sin da fanciullo
un'inclinazione straordinaria alla creazione letteraria, benché suo padre
avesse progettato per lui una carriera meno "frivola". Nato nel 1925
e avendo quindi trascorso la sua adolescenza nel Giappone militarista impegnato
in un'impossibile guerra contro Stati Uniti e Inghilterra, aveva però
dimostrato (come d'altronde molti altri letterati nipponici di quei decenni) un
interesse vivo e profondo per la cultura europea. Sebbene in quegli anni si
diffondesse sempre più la retorica nazionalista della "superiorità
morale" dei giapponesi rispetto ai "corrotti" occidentali
(tematica che peraltro troverà spazio nell'ultima fase della produzione
letteraria di Mishima sul finire degli anni '60 in un Giappone che si stava
americanizzando o degradando, a seconda dei punti di vista), l'allora
adolescente Kimitake Hiraoka - era questo il suo vero nome all'anagrafe -
seguiva invece l'esempio degli intellettuali della generazione precedente che
studiavano con avidità e profondo rispetto le opere degli autori europei. Anche
quelle con contenuti moralmente ambigui.
Diventato celebre ed economicamente indipendente
a soli 24 anni grazie al successo commerciale del già citato "Confessioni
di una maschera", Yukio Mishima aveva potuto continuare a studiare e
accrescere la propria cultura personale imparando peraltro l'inglese e un po'
di francese, opzione che gli permetteva di leggere alcuni autori occidentali in
lingua originale.
Il testo teatrale Madame de Sade prese forma nel 1965, opera di un Mishima ormai maturo eppure inquieto che nel
1967 avrebbe creato un'associazione paramilitare nazionalista e nel 1970
avrebbe concluso la propria esistenza con un improbabile tentativo di golpe e
un suicidio estremamente teatrale (ovvero: quando la vita si fonde con le
proprie fantasie di letterato).
Nell'edizione italiana in mio possesso (Guanda,
2002) viene riportata la postfazione originale dell'autore. In essa dichiara
che lo spunto di partenza che gli ispirò questo dramma fu la lettura della
biografia di de Sade scritta dal suo connazionale Tatsuhiko Shibusawa. Un
episodio in particolare colpì Mishima: "quello che maggiormente suscitò la
mia curiosità di scrittore fu l'enigma della Marchesa de Sade. Perché una donna
che era riuscita a mantenersi a tal punto fedele al marito [...] lo abbandonava
proprio nel momento in cui, ormai vecchio, tornava finalmente libero?"
[dalla detenzione nella Bastiglia prima e nel manicomio di Charenton poi,
n.d.r.].
In effetti de Sade è il protagonista indiretto
del testo teatrale. Non compare mai sul palco, dove invece si alternano sei
personaggi femminili: sua moglie, sua cognata, sua suocera, oltre a tre
personaggi immaginari (una cameriera, una nobildonna religiosa e un'altra
nobildonna moralmente corrotta). Come dice ancora Mishima nella postfazione
originale: "Si tratta, per così dire, di un 'Saggio su de Sade considerato
dalle donne'".
Le perversioni del Marchese vengono quindi
soltanto evocate, raccontate, giudicate. Uno dei tre personaggi non
storicamente esistiti e creati in modo esclusivo dalla fantasia di Mishima, la
Contessa di Saint-Fond (la nobildonna corrotta), è quella che prova a trovare
un senso e quasi un motivo di approvazione nelle perversioni di de Sade. Dice
nel primo atto: "Il miracolo del Marchese de Sade è un accumulo di fatti
precisi, si manifesta solo quando l'uomo ha completamente esplorato tutto ciò
che è conoscibile per mezzo dei sensi".
Per la moglie Renée è semplicemente l'uomo che
lei ama, e come spesso capita a una donna innamorata riesce a giustificare
qualunque suo comportamento, anche quelli più spregevoli. Lei lo giudica
terribilmente solo, un uomo che "per quanti atti esecrabili accumulasse,
quanto ricercava era irraggiungibile, qualunque fosse il numero delle donne e
degli uomini che partecipavano ai suoi giochi, era lui solo a scontrarsi con
l'impossibile" (secondo atto). In lei c'è anche lo stato succube del
partner masochista che in un'occasione partecipa come oggetto di piacere (lo
racconta con rabbia sua madre) alle follie del marito. Un marito che però, coi
suoi eccessi che lo conducono allo scandalo e all'arresto, diventa ai suoi
occhi un essere sovrumano: "Alphonse non è un furfante. È la soglia tra me
e l'impossibile, forse tra me e Dio" (secondo atto). E nel terzo atto dice
ancora più significativamente: "Quando in questo mondo ci si imbatte in
ciò che meno si credeva di desiderare, esso è proprio quello che in realtà
nell'inconscio si bramava maggiormente".
L'eccezionalità di Sade assume un carattere
quasi sacrale agli occhi della moglie quando lo eleva a una sorta di santo
rovesciato: colui che, potendo evadere dal carcere, è però rimasto imprigionato
per poter scrivere liberamente, senza censure, le sue opere tentando "di
costruire in questo mondo le norme stesse del vizio" cosicché
"unicamente affascinato dal distruggere, ha finito col costruire".
Quest'uomo ormai quasi mitizzato a creatura
celeste non può più mantenere la sua sacralità ora che, dopo tanti anni – come
riferisce la cameriera Charlotte – il suo volto è diventato "pallido e
gonfio [...] è tanto sconciamente ingrassato. I suoi occhi sono smarriti, la
mascella gli trema leggermente".
De Sade, ancora vivente, nel finale del dramma
di Mishima è già diventato ciò che sarà per i suoi posteri: una figura
inspiegabile, inconcepibile, estrema; un simbolo e un argomento di discussione,
una mostruosità e al tempo stesso un ideale di libertà assoluta che irride ogni
legge morale.
* * *
Non posso non annotare, a margine del bell'intervento che avete appena letto a firma di Ariano Geta, un blogger, titolare del Blog di Ariano Geta, che da queste parti non credo abbia bisogno di molte presentazioni (e che aveva già presenziato alla prima parte di The Pleasure of Pain con questo articolo sul rapporto tra Religione e sofferenza), non posso non annotare, dicevo, come sia io che lui siamo stati oggetto, nel caso di questo post, di una sorta di gioco di reindirizzamenti. Mi spiego meglio: per quel che ho capito, Ariano ha fatto suoi il personaggio e l'opera di de Sade essenzialmente attraverso il filtro di questa opera teatrale di Yukio Mishima, scrittore di cui è appassionato, e io ho fatto mia questa particolare opera di Mishima attraverso il filtro di Ingmar Bergman, regista di cui sono appassionato. Di qui la mia scelta, visto che Ariano mi aveva inviato il solo testo, di accompagnare il suo articolo proprio con alcuni fotogrammi di Markisinnan de Sade (La marchesa de Sade), film di Bergman del 1992 che altro non è che una ripresa video per la TV di stato svedese di una sua regia teatrale andata in scena al Kungliga Dramatiska Teatern (Teatro Reale Drammatico) di Stoccolma.
E' in effetti solo grazie al regista svedese che io ho potuto conoscere e godermi in anticipo questa straordinaria opera di Mishima, del cui contenuto, in caso contrario, sarei rimasto sicuramente all'oscuro fino alla lettura di questo post di Ariano. E giacché siamo a parlare di Giappone e di cinema, quale miglior occasione di questa per passare da Sade a Sada e segnalarvi che si è appena conclusa, sul blog The Obsidian Mirror, la pubblicazione di un inatteso spin-off a The Pleasure of Pain a firma Lucius Etruscus: L'impero italiano dei sensi - un lungo articolo in tre parti, ma che si legge d'un fiato, sulla tormentata storia, tra divieti e censure, della distribuzione italiana del celeberrimo film di Nagisa Oshima.
Seguite i tre link e non ve ne pentirete:
L’impero italiano dei sensi (Pt.1)
L’impero italiano dei sensi (Pt.2)
L’impero italiano dei sensi (Pt.3)
[I.L.]
Scoprire (o farsi un'idea più ampia di) un autore tramite l'opera di un altro artista è effettivamente un percorso suggestivo.
RispondiEliminaPer chiudere il cerchio, mi è venuta voglia di vedere questa trasposizione del dramma di Mishima da parte di Bergman :-D
A questo indirizzo di youtube la trovi completa, in svedese ma con i sottotitoli in inglese. https://www.youtube.com/watch?v=Grb-4OxOBj4
EliminaLa qualità non è delle migliori ma purtroppo non c'è molto altro da scegliere in giro...
Per il resto, sono d'accordo con il tuo pensiero, Ariano. E' un percorso affascinante quello che ci porta a un autore perché ne seguiamo un altro. A me è successo, per esempio, con Rider Haggard, che ho scoperto attraverso un libro di Henry Miller e da allora mi ha non poco appassionato, sia come personaggio che come autore.
E grazie ancora per avere impreziosito questo Speciale!
Grazie a te per l'iniziativa e per il link :-)
EliminaGrande Ariano! Un testo da Maestro!
RispondiEliminaReindirizzo il complimento ad Ariano :-)
EliminaTroppo buono :-)
EliminaGrazie a questo post ho potuto rinfrescarmi la memoria su un'opera letta molto, troppo tempo fa. Inoltre, apprezzo molto Mishima e così, come si suol dire, ho preso due piccioni con una fava. ^^ Credo sia inevitabile che a restare affascinato dal voltafaccia di M.Me de Sade per il marito ormai vecchio e imbolsito sia stato colui che forse più di ogni altro attribuì virtù all'estetica (se mi perdonate questa piccola semplificazione), portando all'eccesso quel vecchio adagio latino del "mens sana in corpore sano"; colui che non concepiva il vigore mentale disgiunto da quello fisico, con le conseguenze che sappiamo.
RispondiEliminaMi fa piacere che il post sia stato apprezzato.
EliminaDi Mishima ho letto soltanto il suo manuale per i samurai, all'epoca in cui praticavo le arti marziali. Comunque conosco gli essenziali della sua vita e filosofia, grazie anche al film degli anni '80 di Paul Schrader che ricordo ben fatto.
EliminaBello l'excursus di Ariano su un romanzo che mi sono ripromessa di leggere al più presto. Di "Confessioni di una maschera" ho letto l'incipit offerto da Amazon ed è stato subito amore e curiosità verso questa storia. Sto seguendo con piacere il lungo viaggio in questo mondo ai più sconosciuto.
RispondiElimina"Confessioni di una maschera" è un capolavoro, credimi (e d'altronde non lo dico io che conto poco, ma anche persone molto più qualificate di me).
EliminaGrazie mille anche da parte mia, Luz!
EliminaQueste letture mi mancano tutte, anche se conosco la storia del Marchese De Sade, mi è anche tornato in mente il film L'impero dei sensi associando Perversioni e autori giapponesi. Certo che la vita di Mishima è già un romanzo.
RispondiEliminaAll'Impero dei sensi, come forse avrai visto, Giulia, ci ha pensato Lucius Etruscus l'ubiqus ;-)
EliminaLa vita di Mishima è il "romanzo" che l'autore giapponese ha "scritto" con maggiore impegno.
EliminaVecchio e imbolsito?
RispondiEliminaNel 1790 Sade aveva 50 anni.
Subito dopo la separazione dalla marchesa de Sade avvenuta in quell’anno si lega a un attrice ( la Quesnet )che resterà con lui fino alla morte.
Di quello che so io aveva problemi di vista ....di malattia se ne parlerà più avanti mi sembra.
Ma se mi sbaglio ..chiedo scusa.
Complimenti Ariano.
Non conoscevo Mishima , ne tantomeno sapevo di quest’opera teatrale.
È curioso vedere De Sade dal punto di vista delle donne.
E son curioso di conoscere come le tre protagoniste reali vengano reinterpretate.
Della suocera e della cognata posso solo immaginare ( se l’opera rispecchia la realtà) che la prima odi il Marchese mentre l’altra lo ami essendone stata l’amante.
Cosa ben nota alla sorella moglie di Sade , come credo altrettanto note tutte le “cornificazioni” che il divin marchese negli anni le ha perpetrato 😀
L’unico mistero è come mai non si sia separata prima.
Complimenti ancora
Non sbagli Max, i tuoi dati biografici sono tutti corretti.
EliminaAnche la storia raccontata da Mishima è del resto molto fedele alla biografia di de Sade, con un gran finale dove dà la sua personale interpretazione del personaggio (che condivido in gran parte), raggiungendo vette davvero sublimi.
Beh, a parte il fatto che un cinquantenne nel millesettecento sarà stato un po' differente da un cinquantenne di oggi, dopo diversi anni di detenzione poi, io mi riferivo proprio al romanzo oggetto del post, che sarà pure una versione romanzata della realtà ma non credo se ne sia discostata poi troppo (imho). Sono andata a recuperare la mia edizione del chlibro, e ricordavo bene: M.me de Sade chiede alla cameriera di descriverle l'aspetto del marito e questa le risponde che lui sembra "un vecchio mendicante", che ha il "volto pallido e gonfio", una "bocca impastata in cui non è rimasto che qualche dente ingiallito". Non certo l'immagine della salute e del bella'spetto... ^^
EliminaSe ti riferisci al testo teatrale , non lo conosco ...quindi va bene.
EliminaNella realtà so che lei è morta di malattia nel 1810.
Effettivamente sarebbe interessante sapere perché ha deciso di lasciare il marito dopo averlo per tanti anni comunque difeso e forse perdonato.
Romanticamente mi vien da pensare che abbia voluto risparmiargli la sofferenza della sua malattia.
Ciao
Cerco di spiegarmi meglio, perché forse il mio primo intervento era un po' confuso (e scusate i refusi... oggi va così, eheheh). Su quanto successe davvero possiamo solo fare congetture. Una delle ipotesi è che mentre il marito era sotto chiave la donna si avvicinò alla religione e questo, piano piano, la portò ad allontanarsi da Sade una volta compiuto il suo dovere di moglie, ovvero quando egli era ormai in libertà, spinta probabilmente da un prete o da un confessore troppo solerte, preoccupato per la sua anima (!!). Un'altra ipotesi potrebbe essere la tua... molto più romantica, lo ammetto, ma non so quanto probabile. XD Mishima invece, vista la sua peculiare sensibilità, immaginò che la donna avesse così voluto preservare intatto, puro, il ricordo del marito, che di certo non corrispondeva più all'uomo che da tanto tempo non vedeva, invecchiato e imbruttito dal carcere (per quanto non ancora vecchio in senso puramente anagrafico). Ciao!
EliminaSì, in effetti come dice Simona il testo teatrale di Mishima è - appunto - teatro, non una biografia reale, quindi il finale scelto dall'autore risponde più alle sue scelte narrative che non alla realtà dei fatti. Peraltro sul fatto specifico qualunque speculazione è valida, mancando una spiegazione comprovata (ma da quanto ho avuto modo di capire è assai probabile l'ipotesi già esposta da Simona che la moglie del marchese si fosse convertita e avesse deciso di interrompere i rapporti col marito che la conduceva al "peccato").
Eliminahttp://www.storiainrete.com/6734/600-e-700/sade-la-marchesa-e-la-canonichessa-un-triangolo-pericoloso/
EliminaCiao allego questo link che magari può servire per ulteriore approfondimento sulla vita della Marchesa de Sade.
In effetti la donna riscopre una nuova conversione alla Fede proprio quando il marito viene liberato.
Il link spiega anche come la donna sia stata abile a coprire negli anni le perversioni del marito e a minimizzarle verso “l’opinione pubblica “ ma forse questo nella rappresentazione teatrale di Mishima viene ben mostrato (?).
Ariano e Simona ci hanno visto giusto 😀
EliminaSimona: il testo teatrale mostra una donna che "copre" il marito per amore, a differenza di sua madre che lo copre solo per difendere il "buon nome" della famiglia. Salvo poi essere lei stessa a favorirne l'arresto per farlo sparire dalla vita delle sue figlie (entrambe, perché anche la sorella minore è attratta dal marchese e ne diventa l'amante, evento peraltro storicamente accertato, quindi non attribuibile alla fantasia di Mishima).
EliminaComplimenti per l'articolo, Ariano, e questo testo di Mishima sarebbe davvero da vedere a teatro. L'idea che il marchese sia narrato dalle sue donne e dai loro diversi punti di vista non fa che rendere la sua figura ancora più potente e inafferrabile.
RispondiEliminaSì, è un testo teatrale molto particolare in cui il vero protagonista è assente dal palcoscenico.
EliminaE' un po' quel che è successo anche in letteratura per tutto il secolo XIX, come ho scritto nel post precedente. Assente ma allo stesso tempo presente...
EliminaHai rinvigorito davvero il desiderio di rirpendere in mano Mishima
RispondiEliminaNe vale sempre la pena ;-)
EliminaCominci ad avere un bel po' di compiti a casa da svolgere, Ferruccio ;-D
EliminaMi sono persa il mondo in questo mese e adesso voglio recuperare tutto!
RispondiEliminaHo cominciato da qui perché amando anche io Mishima, moltissimo, mi ha subito incuriosita la tematica, non sapevo di questa sua curiosità anche se proprio pensando a Confessioni di una maschera mi pare, adesso, del tutto plausibile.
Grazie mille Ariano ed Ivano per avermi fatto scoprire questa cosa.
De Sade, Mishima, Bergman... Visto che bel po' di collegamenti inattesi ci stanno in giro, Alessia?
EliminaUn autore eclettico Mishima, uno dei miei preferiti.
EliminaDavvero fa piacere che ancora se ne parli dopo tanti anni...e pensare che ho sempre considerato "M.me De Sade" una delle mie opere minori...
RispondiEliminaPS: Ma chi è quel blogger che usa la mia faccia?
Un blogger che per di più scrive in un italiano così convincente da far sospettare che neanche sia un giapponese...
EliminaSignor Mishima, posso avere un autografo?
Elimina;-P
Ho visto nella mia città , una vita fa, questo testo teatrale rappresentato. Mi piacque moltissimo e ritrovare quest'ottimo post di Ariano mi ha fatto tuffare indietro nel tempo.
RispondiEliminaBella coincidenza davvero! Grazie mille per la visita e il commento, Daniele :-)
EliminaChissà se hanno usato la traduzione dell'edizione italiana che ho io.
EliminaBello, Ariano. Mishima è anche uno dei miei scrittori preferiti (ricordo di averlo detto in precedenti occasioni). Non ho letto tutto e mi riprometto di provvedere: questo post me ne ha fatto venire il desiderio.
RispondiEliminaE poi... ciao, è bello ritrovarti: mi sono data alla macchia, ma ci sono sempre! ;)
Ah, Ivano, il tuo approfondimento, a fine contributo, è sempre di grande interesse.
Grazie mille Marina! E bentornata :-))
EliminaGrazie Marina, mi fa piacere rivederti sul web :-)
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