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The Pleasure of Pain II - Da Sade a Pasolini /1: Erotismo e distruzione



Revisionato il 12/11/2022

* * *


Léonor Fini, L'ange de la anatomie (1949)
Chiedo che sulla mia fossa vengano seminate delle ghiande, affinché in seguito il terreno della suddetta non resti sguarnito e il bosco torni a essere bello come prima: in tal modo le tracce della mia tomba scompariranno dalla faccia della terra come mi auguro che il ricordo di me si cancelli della memoria degli uomini.
(Dal testamento del marchese de Sade)


Doppiamente beffato quindi il marchese de Sade, se teniamo fede a questa citazione di apertura, dopo che non solo il suo nome è stato accolto laddove gli compete di diritto, la storia della letteratura da un lato e dell'erotismo dall'altro, ma pure, declinato in un -ismo, all'interno di una disciplina che, beffa delle beffe, ha come obbiettivo il bene dei singoli individui e, di riflesso, della società tutta. Questo almeno a partire dal 1886, anno di pubblicazione di Psychopathia sexualis, nelle cui pagine lo psichiatra tedesco Richard von Krafft-Ebing propone per la prima volta il termine "sadismo". Lo fa all'interno di un catalogo di perversioni sessuali che comprendono il masochismo (un altro derivato da nome proprio, o deonimo, per dirla con Lucius Etruscus), il feticismo, il voyeurismo, l'esibizionismo, il frotteurismo, la ninfomania, la zoofilia, la necrofilia, la gerontofilia, la masturbazione compulsiva e la pedofilia. Inizialmente von Krafft-Ebing vi aveva incluso anche l'omosessualità, per poi però cambiare opinione e derubricarla, nelle edizioni più tarde, dall'elenco delle parafilie. E si tratta di un passaggio fondamentale, non solo dal punto di vista della morale sessuale, ma anche ai fini di una diversa definizione del rapporto tra sessualità ed erotismo, sempre variabile a seconda delle norme sociali caratteristiche di un paese e di un'epoca.

La distinzione tra le sfere della sessualità e dell'erotismo è in realtà altrettanto sfumata di quanto può esserlo quella tra erotismo e pornografia, ma si è rivelata comunque necessaria all'elaborazione di un adeguato modello concettuale dell'erotismo, del genere di quello che troviamo espresso, forse meglio che da qualunque altra parte, nelle pagine de Le lacrime di Eros, opera-testamento del filosofo e letterato francese Georges Bataille (1897-1962), che dell'erotismo ha fatto il suo campo d'indagine privilegiato.

L'erotismo compare, secondo Bataille, con l'acquisizione da parte dell'uomo, in un determinato momento della preistoria, della conoscenza della morte; il che è come dire che l'erotismo nasce con l'uomo, giacché è la consapevolezza di dovere un giorno morire a stabilire quella che è forse la più fondamentale di tutte le linee di separazione dall'animale, da cui originano tutte le altre. Dal momento dell'acquisizione di tale consapevolezza, la vita sessuale dell'uomo comincia a trascendere (anche se Bataille parla in realtà di “opposizione”) la sessualità animale e a far emergere un eccesso di forza e intensità che è esattamente quel “superfluo” che va a formare e alimentare la sessualità umana e in particolare l'erotismo.*



Felix Labisse, La matinée poétique (1944). Ritratti nel quadro ci sono (da sinistra a destra): de Sade (di spalle),
Jean-Louis Barrault, Alfred Jarry, William Blake, Apollinaire, Felix Labisse, Pablo Picasso, Robert Desnos.


L'uomo condivide quindi con l'animale l'esperienza della sessualità, ma ha dalla sua l’esclusività dell'esperienza erotica, che dipende a sua volta da un’altra esclusività: la coscienza, tipicamente umana, della morte. Per questo, conclude Bataille, non è mai possibile separare del tutto le due esperienze della sessualità umana e della morte, la cui interconnessione fa entrare in gioco l'esercizio, da parte della società, di una serie di forme di controllo e interdizioni - i tabù attinenti alle sfere interconnesse della morte e della sessualità - la cui trasgressione è il contenuto stesso dell'erotismo.**

Si tratta quindi ora, per muovere un altro passo verso il cuore della questione, di capire come opera questa trasgressione. E possiamo dire che ciò avviene in particolare attraverso un'insubordinazione delle forze vitali, e la deviazione delle stesse in un senso contrario a quello della costruzione affettiva e/o della perpetuazione e conservazione della specie, costituendo queste ultime, assieme al lavoro, le assi portanti della società. È a causa di questo loro ruolo utilitaristico, che la sessualità “animale” - l'eterosessualità in primo luogo, ma poi anche l'omosessualità - diventano bersaglio privilegiato se non esclusivo dell'erotismo. E se è possibile obiettare che l'omosessualità opera in realtà contro-natura, nel senso che non è direttamente collegata alla procreazione, è altrettanto possibile ribattere che essa appartiene in realtà alla stessa sfera delle forze creative pertinente all'eterosessualità in quanto artefice di una costruzione affettiva dell'io compatibile con il bene della società, o comunque con ciò che la società definisce per sé “bene”. Per questo è, al pari dell’eterosessualità, materiale “grezzo” dell'erotismo ma rimane al tempo stesso estranea a una gran parte dei suoi eccessi e obiettivi, e senza dubbio a quelli che richiedono una trasgressione il più possibile sistematica dei tabù vigenti. Non si dà infatti erotismo in assenza di immaginazione, e in particolare di una immaginazione che aggiunge mattoni al proprio edificio sottraendoli all'edificio della società, cosicché ogni trasgressione erotica si attualizza attraverso la negazione del “bene”.

Lo scrittore Alberto Moravia, nella sua introduzione alla Storia dell’occhio, prima enuncia, sulla scia di Bataille, che l’erotismo può solo essere un fatto culturale, poi aggiunge

...il momento erotico nella cultura, se è accompagnato da consapevolezza, non può che essere distruttivo; e se è inconsapevole non è erotico.***

Che è un po’ come dire, al netto di ogni ridondanza, che l'erotismo può solo essere distruttivo.



Cedric Tanguy, La Fusée de détresse (2007)


Una verifica di tale principio ce la può del resto fornire già l’elenco di perversioni dello Psychopathia sexualis, se le prendiamo una a una (tralasciando, per il momento, il sadismo). Possiamo così dire che il masochismo neghi l'autonomia di almeno uno dei due soggetti coinvolti; che il feticismo neghi la funzione primaria dell'oggetto (per esempio, una scarpa smette di essere soprattutto qualcosa che protegge e sostiene il piede per assolvere a un'altra funzione); che sia il voyeurismo che l'esibizionismo neghino, sebbene in modi opposti, i confini stabiliti dal pudore; che il froutterismo neghi, o pretenda di negare, la distanza tra i corpi; che la ninfomania neghi il carattere eccezionale dell'atto sessuale; che la zoofila e la necrofilia neghino la naturale separazione tra i regni, rispettivamente umano e animale e della vita e della morte; che la gerontologia e la pedofilia neghino, nelle due diverse direzioni possibili, i confini temporali dell'esperienza sessuale; che la masturbazione compulsiva neghi, al pari della sodomia, la relazione tra esperienza orgasmica e generazione.

Si tratta, naturalmente, di un'impostazione schematica del discorso, ma comunque utile al proseguimento dello stesso, e che ci permette di arrivare finalmente a Sade, il quale si pose a questo riguardo - sebbene non in termini così diretti - la domanda fondamentale se una tale opera di distruzione/negazione andasse a incidere sulla natura, sulla società o magari un po' sull'una e un po' sull'altra. La sua risposta, che altro non è che una conseguenza logica di quello che Pierre Klossowski ne La raison de Sade ha definito “ateismo integrale di Sade” (per distinguerlo dalla versione attenuata dell'ateismo, quella a noi più famigliare) è che la natura non risente minimamente del suo effetto, il quale va invece tutto a carico della società, nel cui orizzonte vi è solo la vita - perfino quando la sua (della società) conservazione o crescita richiedano il sacrificio consapevole di una parte dei suoi membri. Appare quindi almeno ragionevole supporre che essa operi in conformità alle leggi della natura, che sotto ogni apparenza mirano agli stessi scopi. Ma Sade la pensa diversamente, ponendo la questione in termini decisamente controcorrente: la natura, dice lui, non ha preoccupazioni del genere e per Lei vita e morte sono sullo stesso piano di valori. Neanche se l'umanità tutta scomparisse da un giorno all'altro, l'ordine naturale ne uscirebbe turbato, come non ne uscirebbe in nulla scalfito il potere creativo della natura.



Clovis Trouille, Dolmancé et ses fantômes de luxure (1958 – 1965).
Quello dipinto sullo sfondo è il vero castello di de Sade a Lacoste, in Provenza.


Ed è arrivato il momento di far parlare, a tal proposito, una delle tante creature di Sade: il libertino Dolmancé, tra i protagonisti principali de La filosofia nel boudoir, che qui si riferisce in particolare all'atto sodomitico:

E' veramente affascinante far perdere così i diritti di riproduzione e ostacolare in tal modo quelle che i folli chiamano leggi di natura.

Per poi aggiungere, alcune righe dopo:
La riproduzione da parte sua [della natura] non è che una concessione. Come potrebbe aver prescritto per legge un atto che la privi della sua ultrapotenza, dal momento che la riproduzione è solo una conseguenza delle sue prime intenzioni e che nuove ricostruzioni, ricreate dalla sua mano, se la nostra specie si distruggesse completamente, ridiventerebbero intenzioni primarie, il cui atto sarebbe ben più lusinghiero per il suo orgoglio e la sua potenza? ****

Salta qui all'occhio la forte antropomorfizzazione di cui è investita la natura in Sade: la natura concede, prescrive e subisce il fascino della lusinga; ma poiché, come ha sottolineato Bataille (citando Klossowski), non vi è nulla di più vano che prendere sul serio, cioè alla lettera, Sade (da qualunque parte ci si accosti a lui, egli ci è già sfuggito *****), tutto ciò va preso per buono soprattutto come indizio della trasgressione di significato, ruoli e valori operata dall'erotismo. Quello che la mentalità comune (ossia dei folli) chiama “legge di natura” è in realtà, dal punto di vista di Dolmancé e dei filosofi libertini suoi pari, uno stravolgimento puramente umano concepito a beneficio della società. A causa di ciò si dà reale la possibilità della trasgressione, che si rivela viceversa impossibile nel caso delle leggi della natura, le quali operano a un livello cui un fenomeno tipicamente culturale come l'erotismo non ha accesso.

D'altro canto, la trasgressione all'imperativo della procreazione, che Sade assegna d'ufficio a tutti i suoi libertini filosofi, sembra almeno veicolare, in forma mascherata (cioè nello stile del marchese), un valore positivo del libertinaggio e un pensiero che, con ogni probabilità, gli appartenne davvero, visto il suo costante reiterarsi nei suoi scritti: la sovrappopolazione - frutto di abuso, da parte del genere umano, del momentaneo prestito di forza creatrice concessagli dalla natura - finisce per perdere ogni valenza positiva e divenire una tale iattura per la società (ma non, è bene sottolinearlo, per la natura) da far dire al presidente Curval, uno dei quattro libertini filosofi, e supplizianti, de Le centoventi giornate di Sodoma, che anche qualora fosse introdotta in Francia una presunta legge dell'isola di Formosa, in base alla quale ogni donna rimasta incinta prima dei trent'anni viene pestata in un mortaio insieme al proprio frutto, “la sua popolazione sarebbe pur sempre il doppio del necessario”. E si trattava della Francia di fine Settecento! Sade è del resto in più occasioni a suo modo moderno e profetico, e questo al di là, o forse proprio a causa, della ricercata costante mostruosità dei suoi scritti e del suo pensiero.


* * *


* ...l'uomo verosimilmente villoso di Neanderthal aveva la conoscenza della morte. Ed è a partire da questa conoscenza che apparve l'erotismo, che oppone la vita sessuale dell'uomo a quella dell'animale.
In: Georges Bataille, Le lacrime di Eros. Bollati Boringhieri, 2004; pag. 16. Traduzione di Alfredo Salsano.

** Ibid. pag. 17: In verità il sentimento di imbarazzo nei confronti dell'attività sessuale ricorda, almeno in un certo senso, il sentimento d'imbarazzo nei confronti della morte e dei morti.

*** Alberto Moravia, Prefazione a Storia dell'occhio. In: Georges Bataille, Storia dell'occhio. Gremese editore, 1980.

**** La filosofia nel boudoir. Sonzogno, 1986; pag. 72. Trad. di Claudio Rendina.

***** Georges Bataille, La letteratura e il male. SE Edizioni, 1987; pag. 101. Trad. di Andrea Zanzotto.

Commenti

  1. Si parte! ^_^
    Complimenti e ho provveduto a spammare in giro ;-)

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    1. Bellissima notizia, Lucius! Spero solo che il marchese nel frattempo abbia cambiato idea e ci dia la sua approvazione ;-)
      E grazie anche per i complimenti!

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  2. Interessante e notevole, aspetto il resto... Certo come inizio credo che solo su blog un articolo del genere sia sprecato. Non dovrebbe correre il rischio di confondersi con certe cose che girano in rete! :-D

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    1. Grazie mille per l'apprezzamento, Ferruccio! Forse un po' eccessivo, ma visto che anche l'argomento lo è ti perdono ;-D
      Ricordo tra l'altro che in un tuo vecchio post ti interrogavi proprio a proposito della definizione di erotismo...

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    2. Infatti, ho un vecchio post, ma non di questo livello

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  3. "Ma Sade la pensa appunto diversamente e si pone, da questo punto di vista, decisamente controcorrente: la natura, dice, non ha preoccupazioni del genere e per lei vita e morte sono sullo stesso piano di valori. Anzi, neanche se l'umanità tutta scomparisse da un giorno all'altro, l'ordine naturale ne uscirebbe turbato, come non ne uscirebbe in nulla scalfito il potere creativo della natura."
    La penso in maniera simile, devo dire. Anzi, mi capita spesso di pensare ai danni che l'uomo, anche senza volerlo, provoca alla natura. E allo stesso tempo mi sento sempre in imbarazzo quando sento parlare di diritto alla vita/alla procreazione ecc., perché per me si tratta solo di possibilità che ci sono date, non certo di diritti... né tantomeno di doveri. Ma io ho un approccio "laico" alla vita... e comunque il discorso rischia di farsi complesso, per quest'ora del giorno. ;-)
    P.S.: Belle le illustrazioni che hai scelto a corredo del post, e fra l'altro vedo che ricompare anche Clovis Trouille, nostra vecchia conoscenza ^_^

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    1. Sono d'accordo con te, Simona. E' spaventoso anche solo pensare che al mondo siamo oltre sette miliardi e che, salvo interventi della sorte, saremo sempre di più. Non mi entusiasma nessuna politica di incentivazione delle nascite e sono contento di non aver dato nessun contributo a questo proposito ;-)
      Sai che avevo colpevolmente dimenticato quel vostro antico post su Trouille, che pure avevo commentato? E con un giudizio, "molto bataillano", che già prefigurava questo mio articolo ^__^
      E sempre a proposito delle immagini, forse dovrei aggiungere qualcosa a un paio di didascalie. Del tipo che il personaggio "ritratto" di spalle all'estrema sinistra del dipinto di Labisse è proprio il marchese e che il castello sullo sfondo del quadro di Trouille è il vero castello di de Sade a Lacoste.
      Grazie per il commento!

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    2. Mi ricordavo di questa fissa di Trouille per i nei, ma in questo dipinto che hai scelto l'artista ha davvero superato se stesso.

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    3. Chissà se la sua cantante preferita era Mina...

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  4. Siamo partiti....e siamo partiti col botto! ;)
    Grande Ivano!

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    1. E sì, Nick, siamo finalmente partiti. E sai che quando sento "partenza con il botto" penso sempre a quando il tenente Colombo mette in moto la sua auto? Spero non sia questo il caso ;-D
      Grazie mille (e perdono pure come te come sopra Ferruccio) per il "grande"! ;-)

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  5. Inizio promettentissimo. Quindi, in un certo senso, il semplice fatto di vivere l'eros non come atto di procreazione ma per il solo piacere, è già una trasgressione. Va a finire che ci tocca dare ragione al papa :-D

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    1. Se il caso è di un rapporto sessuale vissuto senza fini di procreazione ma all'interno di un legame affettivo stabile non credo si possa parlare di trasgressione, altrimenti tutta l'omosessualità ricadrebbe automaticamente nel campo dell'erotismo. E così la maggior parte delle relazioni eterosessuali. Il vero libertino non si limita al solo provare piacere in modo indipendente dalla procreazione, ma gode dell'idea stessa di negare la possibilità a una nuova esistenza di affacciarsi al mondo.
      Grazie mille per il commento e per aver apprezzato, Ariano! :-)

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  6. Ciao .
    Non so se sia un ritratto idealizzato del Marchese o invece un suo autoritratto quello del viso dell'angelo di Léonor Fini ma l'effetto che mi ha fatto quando ho aperto la pagina dedicata alla prima "puntata " di Pleasure 2 è stato quello di provare un misto di inquietudine e ammirazione per cotanta bellezza!
    Ivano con quell'immagine hai bucato lo schermo (come si dice in gergo televisivo)!

    A proposito d'immagini del Divin Marchese io qua vado a ricordi , non so se sia una leggenda metropolitana o forse mi sbaglio ma non credo ci siano immagini ufficiali o almeno provate del vero volto di De Sade.
    Ma magari son "manovre di marketing" che servono ad alimentarne il mito ;)

    Ti dico la verità , non ho più riletto quello che avevo già scritto sulla "Filosofia.."e di Sade conosco relativamente poco anche perchè i suoi romanzi , sono come i film porno (gira e rigira la cosa è sempre quella;)
    Almeno formalmente, poi indagando più in profondità si scoprono cose molto interessanti che vale la pena sicuramente sottolineare.
    Ricordo che nella "Filosofia " c'era l'opuscolo ..il depliant "Francesi ancora uno sforzo ecc.."che spiegava molto chiaramente cosa De Sade intendesse lui per struttura sociale e rapporto con la natura .
    Quindi anche la sua visione di sessualità fine al piacere libertino , soprattutto nell'accezione criminosa del termine , ma son sicuro che spiegherai molto meglio te di me questi concetti.
    Era una visione capovoltà di tutto...aggiungerei per me quasi romantica se provi a metterti nei suoi panni .
    Come puo' non esserti simpatico uno che immagina la propria suocera cucinata dentro l'olio bollente?
    E' anche vero come dici te che cercare di imprigionare il pensiero di De Sade , catalogarlo è sempre stato difficile sia da parte dei dettratori che di quelli che elogiavano.
    Ma è difficile perche' pure De sade è contraddittorio nei suoi concetti.
    Comunque qua cè da imparare un casino e son molto ansioso di vedere come affronterai i concetti di mostruoso ,moderno e profetico del nostro.

    Complimenti .
    Massimiliano



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    1. Ricordi bene, Massimiliano. Non esistono ritratti comprovati del marchese de Sade, anche se sappiamo, dalle sue lettere, che quando lui era in vita ve ne erano. Ma sono andati perduti.
      Mentre dell'immagine di Fini hai centrato benissimo i motivi della sua scelta e perché si trova in quella posizione privilegiata.

      Sul pensiero di Sade, secondo me il marchese ha condotto un esperimento interessantissimo: vedere cosa succede alla ragione quando la si priva di ogni puntello e la si lascia in balia di se stessa. Il risultato è una ragione che non è più neanche in grado di autodefinirsi, ed ecco quindi l'inclassificabilità e le contraddizioni. Del resto, senza questa inclassificabilità e senza queste contraddizioni, Sade non sarebbe uno scrittore "divino" ma come tutti gli altri.

      Mille grazie per i complimenti... e pure a te mi tocca perdonare l'eccesso di stima che mi riservi! Non mi resta che sperare bene e augurarmi che tu, come chi ti ha preceduto nei commenti, possa trovare altrettanto sapidi gli "episodi" a venire.

      Riguardo infine al tuo articolo, lo sto giusto formattando adesso, visto che deve essere online lunedì, e posso dirti che nel frattempo è "invecchiato" benissimo ;-)

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  7. Povero marchese, che bramava l'oblio. chissà cosa penserebbe se sapesse di questo speciale! L'inizio è davvero ben promettente e il livello culturale mi sembra si stia già alzando parecchio rispetto al PoP1.
    PS: hai citato una perversione sessuale che nemmeno sapevo esistere... frotteurismo... da quello che mi è parso di capire si potrebbe definire come "sindrome dell'autobus affollato".

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    1. Ti ringrazio molto per l'apprezzamento e la fiducia, TOM, anche se in realtà ricordo, per quel che riguarda la prima parte dello Speciale, una ottima partenza e un altrettanto felice proseguimento. Tra l'altro, a proposito di inizi, mi sono trovato alla fine a dover scegliere tra una quantità sbalorditiva di possibili punti di partenza diversi, collocati qua e là nel fiume di parole che avevo buttato giù. E non è stato per niente facile decidere per l'uno o l'altro. Spero di riuscire a utilizzarli tutti nei miei prossimi post.

      Riguardo al frotteurismo, "sindrome dell'autobus affollato" ci sta; in pratica, una combinazione di struscio e mano morta ;-)

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  8. Complimenti per la stesura dell'articolo, impeccabile come sempre. :)

    Tre considerazioni al volo:
    1. quello che ha scritto sul testamento de Sade mi sembra un pensiero bellissimo, anche se non si è realizzato, e che va esattamente contro la corrente imperante della notorietà a tutti i costi. Oltretutto mi ha ricordato che disseminare le ghiande sulla tomba, portando alla crescita di una quercia, attirerà la caduta di altre ghiande nel bosco e quindi l'arrivo dei maiali selvatici.
    2. Il froutterismo non l'avevo mai sentito.
    3. La modalità di impostazione del discorso da parte del libertino Dolmancé mi ha fatto venire in mente i ragionamenti contenuti in uno dei tre best seller analizzati nel mio saggio universitario sui libri proibiti pre-rivoluzione, e cioè Thérèse philosophe: storia dell'iniziazione erotica e filosofica di una fanciulla, è un libro pornografico intessuto da lunghe digressioni. Che poi quello che per noi potrebbe essere considerato come "pura pornografia" per loro era un prodotto del tutto diverso, e come tale etichettato philosophique.

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    1. Esatto, Cristina. Anche in Sade libertino e filosofo sono pressoché sinonimi, con la distinzione però tra veri filosofi, cioè quelli che hanno compreso che tutto proviene dalla natura e gli altri, quelli più tradizionali che mettono Dio come causa prima.
      Ho presente quella raccolta di tre romanzi libertini in cui è incluso anche Thérèse philosophe... per un po' l'ho anche avuto tra le mani quel volume, e in effetti dovrei cercare di rientrarne in possesso in qualche modo.
      Mentre quello alle ghiande, chissà, può anche essere un riferimento al bosco sacro di Zeus e alla quercia oracolare di Dodona. Non lo sapremo mai, ma con Sade tutto è possibile ;-)
      Grazie mille per il commento e i complimenti. A presto!

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  9. Complimenti per il bellissimo post, sopratutto per le tue riflessioni, che ho trovato veramente interessanti. Sopratutto le riflessione di de Sade sulla trasgressione all'imperativo della procreazione è veramente accattivante.

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    1. Grazie per la visita e per i complimenti, Long John! Nella filosofia di Sade non c'è posto per gli imperativi, solo per le leggi di natura, e quella sulla procreazione è dal suo punto di vista un mero codicillo ;-D

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