Solve et Coagula - Pagina 138
Parte II - Capitolo 1 /10
Massimo era seduto con il libro davanti a sé, mentre
ripensava alle ultime parole che gli aveva gridato dietro la bibliotecaria,
mentre già si allontanava dal bancone.
«Visto che deve recarsi a Woolpit, non trascuri di
leggere la storia dei bambini verdi».
Decise che non gli costava nulla seguire anche
quella parte delle indicazioni della ragazza, così come aveva accettato il suo
consiglio sulla scelta del libro, e cominciò a scorrerne l’indice del volume,
fino a incontrare le parole The Green Children. Vide che faceva parte
della sezione con i racconti sulle fate e non di quella eventuale dedicata agli alieni
a cui faceva pensare il titolo.
"ANOTHER wonderful
thing," says Ralph of Coggeshall, "happened in Suffolk, at St. Mary's
of the Wolf-pits…
Massimo si fermò subito dopo questa prima
frase, colpito dall’assonanza tra il termine “Wolf-pits” e il toponimo Woolpit.
Il secondo era una derivazione del primo? si chiese. Forse il seguito del
racconto lo avrebbe chiarito, ma in caso contrario non avrebbe dovuto far altro
che alzarsi e tornare nella sala d’ingresso dalla sua ciceronessa dai capelli
rossi, che senza dubbio aveva la risposta a una domanda così facile.
La storia, molto breve, parlava di un
fratello e di una sorella che erano sbucati come dal nulla dalla bocca di una
trappola per lupi, al tempo del raccolto. Erano due bambini normali
nell’aspetto, eccettuato che per la pelle, di colore verde.
Ma non volevano neanche saperne del cibo
che gli veniva dato e avrebbero rischiato di morire di fame se qualcuno non avesse
messo loro davanti una pianta di fagioli, che finalmente dimostrarono di
gradire.
Gli avvenimenti successivi presero tuttavia
una piega strana, perché il fratellino, che era il più debole dei due, morì in
breve tempo, mentre la sorella crebbe, imparò a mangiare di tutto e con il
tempo perse perfino il colore verde della pelle.
Quando poi fu anche battezzata, divenne a
tutti gli effetti un membro della comunità ed entrò al servizio del cavaliere
che per primo si era preso cura di lei e del fratellino, un certo Sir Richard de Caine. Dopodiché, il breve racconto
aggiungeva solo un altro dettaglio a proposito della donna: che si era rivelata
di facili costumi.
Massimo pensò che avrebbe gradito saperne di più,
ma dubitava che anche la sua nuova, improvvisata mentore fosse in grado di
accontentarlo in questo. Tutto sarebbe rimasto in sospeso, come spesso accade
quando si legge una fiaba. E che si trattasse davvero di una fiaba sembrava
testimoniarlo il resto del racconto, dedicato alla descrizione fatta dalla
donna del luogo da cui lei e il suo fratellino erano venuti. Era la parte più
suggestiva del racconto, poiché parlava di una terra, immersa in un crepuscolo
eterno, chiamata Terra di San Martino (ma questa, pensò ancora Massimo, aveva
tutta l’aria di essere una modifica in senso cristiano delle parole originali
della ragazza). Tutti i suoi abitanti erano di colore verde, come i due bambini,
che si erano avventurati solo per sbaglio nel nostro mondo, al seguito del
loro gregge di pecore. Si erano trovati allora all’imboccatura di una caverna,
dal cui antro avevano udito provenire un suono di campane che li aveva
irresistibilmente attratti nei suoi recessi. Recessi che, a quanto pareva,
dovevano essere comunicanti con la trappola per lupi.
L’autore faceva però cenno, in appendice a questo
racconto, anche a una seconda versione della storia, in cui la donna raccontava che
dalla sua terra era visibile un mondo più luminoso – cioè il nostro – diviso
dal loro da un grande fiume.
Un'altra, improvvisa associazione mentale colpì
a quel punto Massimo - o, per meglio dire, “tentò di colpirlo”, dal momento che
si infranse prima di poter davvero varcare la soglia della sua coscienza,
lasciandogli solo la sensazione di qualcosa di impalpabile, sebbene anche
familiare. Aveva la sensazione di aver già letto prima di allora di una terra
immersa in un eterno crepuscolo e di un corso d’acqua che ne segnava il confine
con il nostro mondo. Ma dove? E quando?
Bene l'inserimento del racconto che non ha -scommetto- solo uno scopo digressivo, ma accresce il senso di mistero e di attesa. Sembra di essere avvolti dalla stessa nebbia del protagonista.
RispondiEliminaQualche appunto: ci sono delle sviste sintattiche qua e là e personalmente "ciceronessa" lo eviterei, ma questo è un appunto classicista. :)
Vero, il racconto non è una digressione, ma ha una sua precisa ragion d'essere.
Elimina"Ciceronessa", poi, è una citazione del tutto voluta, di una delle mie canzoni preferite, opera del duo Panella/Battisti.
Grazie per il commento :)
Ah, non conoscevo. La mia conoscenza della produzione di Battisti in collaborazione con Panella è molto scarsa. 😔
EliminaLa canzone è "Mi Riposa" dall'album "La sposa occidentale".
EliminaIl racconto non è una digressione... forse un piccolo spiraglio che si sta aprendo nel mistero...
RispondiEliminauhm.... ci devo pensare!
Capita talvolta che i corsi d'acqua segnino il confine tra due differenti dimensioni della realtà. Ma ci sarà occasione di approfondire...
EliminaGrazie Patricia :)
Interessante la favola dei bambini verdi...
RispondiEliminaCome lo è la maggior parte delle storie del folklore popolare, Giulia. Tra gli studiosi c'è chi dice che va intesa come una storia di folletti e chi come un fatto semi-storico.
EliminaOh la casa di campagna, nonna e Luisa??? Stessa funzione?
RispondiEliminaLettrice attenta, Gloria... e perspicace ;)
EliminaOibò!!! Mi hai preso all'amo con questo risvolto surreale e fiabesco.
RispondiEliminaMi fa molto piacere sentirlo, Anna Maria. Eh già, tu nelle favole ci sguazzi come un pesce nell'acqua, sia nei panni di lettrice che di autrice ;)
EliminaPardon, "fiabe" non favole. Quando parto in automatico mi capita di confondere le due parole :P
EliminaQualcosa mi ricorda Picnic a Hanging Rock...
RispondiEliminaE il fiume in alcune mitologie separa il nostro mondo dall'aldilà
In realtà esiste un altro riferimento letterario più immediato rispetto a quello a Hanging Rock, ed è proprio quello che sta cercando di ricordarsi Massimo.
Elimina"Un'altra, improvvisa associazione mentale colpì a quel punto Massimo - o, per meglio dire, “tentò di colpirlo”, ..." Bella frase. Sembra che l'associazione mentale sia quasi un bandito armato di clava e in agguato dietro un albero. Ho letto qualcosa del genere in una raccolta di racconti di Murakami che ho per le mani, "I salici ciechi e la donna addormentata".
RispondiEliminaE così vai ad allungare il numero di persone che hanno citato Murakami in riferimento alla blog novel. E pensa che è un autore che ancora non riesco a decidermi ad affrontare. Sento che non è ancora il suo momento e non posso neanche sapere se arriverà mai.
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