Solve et Coagula - Pagina 96
Capitolo 8 - parte 6
«Non ho mai preso un allucinogeno in vita mia e non ho nessuna idea del tipo di effetto che potrebbe avere su di me. Inoltre, in questo modo, mi privo di ogni possibilità di esercitare un controllo consapevole sulla realtà». Era questo il succo delle obiezioni che Massimo continuava a rivolgere a Maurizio, soprattutto da quando erano ripartiti da Londra dopo aver acquistato, come previsto e senza nessun intoppo, la "merce". Perché non si era fermato prima, finché era stato in tempo, non avrebbe saputo spiegarlo a nessuno compreso se stesso. E se fosse davvero diventato solo un ingranaggio, era arrivato a chiedersi, di un meccanismo molto più grande e determinato di lui, al quale non era ormai più in grado di opporre nessuna vera resistenza?
Maurizio, da parte sua, non faceva che rincorrere le obiezioni dell'amico, e ascoltare il loro dialogo dall’esterno in quei momenti, poteva davvero dare l'impressione di un disco rotto. «Ti dirò che non ti facevo così fifone. Io di acidi qualcuno ne ho preso» gli ripeteva «e come vedi sono qui a raccontartelo nel pieno possesso delle mie facoltà mentali. Tu consideralo un tentativo come un altro. Nel giro di ventiquattrore sarai tornato come nuovo e dopo avrai altri venti giorni a disposizione per controllare la realtà a tuo piacimento».
Maurizio, da parte sua, non faceva che rincorrere le obiezioni dell'amico, e ascoltare il loro dialogo dall’esterno in quei momenti, poteva davvero dare l'impressione di un disco rotto. «Ti dirò che non ti facevo così fifone. Io di acidi qualcuno ne ho preso» gli ripeteva «e come vedi sono qui a raccontartelo nel pieno possesso delle mie facoltà mentali. Tu consideralo un tentativo come un altro. Nel giro di ventiquattrore sarai tornato come nuovo e dopo avrai altri venti giorni a disposizione per controllare la realtà a tuo piacimento».
Fermarono la Prinz in un grande parcheggio al
limitare della spiaggia, dove c’erano già altri veicoli parcheggiati. Era
giorno pieno e il cielo era quasi completamente sereno, eppure il sole sembrava
incapace di scaldare veramente l'aria e la temperatura sarà stata, calcolarono, intorno ai
25 °C.
«Cosa ti aspettavi?» esclamò Maurizio. «Non siamo ai
Caraibi. E neanche a Rimini».
Massimo si guardò intorno per un lungo momento, in silenzio, prima di ribattere.
«Va bene. Allora vorrà dire che questa sera stessa sbrigheremo la pratica e domani, al massimo dopodomani, ce ne andiamo».
Maurizio lo guardò incredulo. «Andarcene? Dopo che mi hai
fatto una testa così per sei mesi? E andarcene dove poi?».
«Non so, ci giriamo tutto il Regno Unito come dei veri turisti. Magari
vediamo Abbey Road. E che ne dici di Edimburgo? E dei castelli scozzesi?».
«Con i fantasmi incorporati, immagino. Comunque mi trovi d’accordo.
Anche secondo me un paio di giorni in questo posto lugubre e con la
spiaggia tutta sassi possono bastare».
Cominciarono quindi a organizzare il resto della giornata in attesa di sbrigare la “pratica”, come l'aveva definita Massimo.
Prima avrebbero mangiato qualcosa in paese, poi si sarebbero concessi alcune
ore di assoluto relax e infine, dopo il tramonto del sole, avrebbero piantato
la loro tenda da qualche parte sulla spiaggia. Dopodiché, tutto sarebbe stato nelle mani
di Dio, o di chi ne faceva le veci da quelle parti.
«E Loch Ness?»
Massimo alzò gli occhi dal suo piatto di fish and chips e guardò l’amico.
«Hai nominato Edimburgo e i castelli scozzesi. Ma non Loch Ness».
«Embè?».
«Io è la prima cosa a cui avrei pensato, se fossi stato alla ricerca di quello che stai cercando tu» chiarì Maurizio.
Massimo lo guardò perplesso. «Non crederai davvero che io sia venuto fin qua convinto di vedere un mostro preistorico?».
Maurizio rise. «No, ma non sei neppure venuto qua soltanto per vedere il posto che ha ispirato a Eno il suo brano. Sei venuto qua alla ricerca di qualcosa… dell’ignoto, o qualcosa del genere».
Massimo scosse la testa. «Il mostro di Loch Ness è solo un’idiozia per turisti. Anzi, hai fatto bene a nominarlo, così staremo attenti a tenercene alla larga. Magari avremmo potuto finire da quelle parti per sbaglio, senza accorgercene».
Comincia a delinearsi lo spazio dell'azione!
RispondiEliminaIo ti dirò, studiando il tema del connubio fra Eno e Bradbury sono venute fuori alcune cose più legate alla sfera dell'umano - almeno ad una mia visione personale - che del sovrannaturale, come credo di annusare qui, quindi non posso prevedere dove le due nostre visioni si incroceranno e dove si discosteranno!
Sarà interessante poi verificarlo! :D
La differenza fa parte del gioco. Comunque io devo anche far combaciare le cose nella trama della blog novel, che per un lungo tratto si è sviluppata senza tenere conto né del racconto di Bradbury né del brano di Eno. Il mio campo di espressione della sensazione ha quindi dei limiti abbastanza definiti.
RispondiEliminaIl racconto del padre di Luisa apre un'altra diramazione nella storia, quasi un sottotesto. Sono curiosa di vedere a che cosa porterà.
RispondiEliminaHai capito bene. Prepara la strada alla seconda parte della Blog Novel, molto diversa dalla prima.
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