Solve et Coagula - Pagina 91
Capitolo 8 - Parte 1
Luisa attese la fine del pranzo, poi decise che era tempo di
fare a suo padre la domanda che si teneva dentro fin dal giorno prima.
«Ricordi che una volta mi leggevi una storia un po’ triste
su un mostro preistorico attratto dal suono di una sirena da nebbia?».
Lui non ebbe esitazioni. «La sirena. È un bellissimo racconto
di Ray Bradbury, sono felice che tu non l’abbia dimenticato. Ma anche un po’
stupito per la verità… sono passati un po’ di anni dall’ultima volta che te
l’ho letto. Però è anche vero che c’è stato un periodo in cui volevi ascoltarlo
quasi ogni sera».
Luisa si stupì a sua volta. «Quasi ogni sera? Che età avevo?»
«Non ricordo di preciso, ma credo sei o sette anni. La prima
volta te l’ho letto di mia iniziativa, poi sei stata tu a insistere perché te lo
rileggessi».
«Perché decidesti di leggermelo?».
Lui rise. «Sapevo che tua nonna ti raccontava le fiabe.
Perché non avrei dovuto farlo io, mi dissi. Ma volevo narrarti storie diverse
dalle solite Cappuccetto Rosso o Cenerentola, così ho scelto dai miei libri quei
racconti che mi sembravano più simili alle fiabe. Non ti ho letto solo la
storia della sirena da nebbia, ma tu da un certo momento in avanti volevi
sentire quasi solo quella».
«Ma toglimi una curiosità» aggiunse dopo una breve pausa. «Perché
me ne parli adesso?»
Luisa raccontò così a suo padre del sogno e delle parole che
l’avevano assillata per tutta la mattina seguente, fino al momento in cui la
sua amica Giulia aveva scoperto la loro vera origine.
La cosa strana però, che lei non mancò di notare, era che
più lei andava avanti nel suo racconto più suo padre diventava bianco in volto.
A un certo punto le sembrò che cominciasse perfino a sudare.
«Dunque ti ricordi anche della voce del mostro» commentò
infine, quando lei ebbe terminato il suo resoconto. Anche la sua voce rivelava
tutta la preoccupazione che lo agitava. Cosa
diavolo sta succedendo? Pensò Luisa.
«Dunwich Beach, Autunno 1960» aggiunse ancora sua padre, la
voce venata di una profonda malinconia.
«Che significa?» gli chiese.
«Molte cose. Troppe sotto ogni aspetto. Non ti ho mai
raccontato quello che successe nell’estate del 1985, vero? Per la verità non ne
parlo mai con nessuno, ma forse è arrivato il momento di farlo con te».
«Prima però» aggiunse «è meglio che io ti faccia riascoltare
la voce del mostro. O forse è la voce della sirena, chissà. O forse sono così
identiche che non si distinguono l’una dall’altra e quello che sto per farti
ascoltare è in realtà un dialogo».
Luisa si sentì attraversare da un brivido. Sul serio avrebbe
riascoltato lo stesso suono lamentoso e straziante che nel suo sogno aveva udito
uscire dal violoncello di Alessandra? Stentava a crederci, eppure doveva essere
già successo altre volte in passato, anche se lei non ricordava più quei
momenti.
Seguì così suo padre nella stanza che lui aveva predisposto
unicamente all’ascolto di musica e fatto insonorizzare, e lui la fece sedere
sul divano, lo stesso divano che una volta aveva trovato posto nella stanza
segreta. Anche l’impianto hi-fi era forse lo stesso, ma non ne era del tutto
sicura.
Dunwich! La mano di Chtuluuu! Ahaah! Non ho mai letto Lovecraft ma per via di giochi da tavolo a tema conosco qualche 'luogo'. :D
RispondiEliminaAdesso aspetto le altre pagine per saperne di più su questa storia!
Non è la stessa Dunwich, Alessia! La Dunwich che cito io è quella reale che si trova nel Suffolk in Inghilterra. Lovecraft si era probabilmente ispirato al nome della cittadina inglese per creare la sua immaginaria Dunwich americana. Ma non esiste altro collegamento tra le due località :D
EliminaQui c'è un altro scrittore in ballo: il grande Ray Bradbury, autore di Fahrenheit 451 e Cronache marziane.
Pardon! :D Mi era venuto in mente subito questo collegamento!
EliminaBradbury lo conosco, non ho letto Fahrenheit 451 ma ne vidi la trasposizione cinematografica! :D
Niente di strano, sai? Penso sarebbe venuto in mente a chiunque. Io stesso ci ho pensato mentre scrivevo ;D
EliminaMio padre invece mi raccontava le storie della Primula Rossa, le adoravo. Forse anche per quello sono così appassionata di Rivoluzione Francese? ;-)
RispondiEliminaN.B. Ero così abituata a leggere le note al capitolo, che per un attimo ho pensato di aver saltato un passaggio. Poi mi sono ricordata che quelle del capitolo 7 erano le ultime.
In casa mia era invece lo zio ad avere il ruolo di contastorie. Più che altro citava Omero e Dante.
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