Solve et Coagula - Pagina 94
Capitolo 8 - parte 4
Ascoltare dalla voce di suo padre il resoconto in prima persona di quel che gli era accaduto nell’estate
del 1985, poco più di un anno prima che lei nascesse, fu ben diverso per Luisa che
ascoltare le confessioni di errori giovanili, veri o presunti, che ogni tanto lui si sentiva in dovere di fare.
Tutto era cominciato, nelle sue parole, nel momento in cui si era stabilita in lui la
famosa connessione tra il racconto e il brano di musica, il resto era
seguito, si può dire automaticamente. Pochi giorni dopo prese l’Atlante Geografico e si mise a cercare Dunwich sulla cartina d’Europa. Chissà
perché, si era convinto di dover cercare in Irlanda, ma non ci mise molto a
scoprire che Dunwich era in realtà un paesino di un migliaio scarso di anime
situato sulla costa del Suffolk, una provincia dell’Inghilterra sud-orientale.
Ma quello era un dettaglio secondario; la cosa importante fu che tra l'istante
di quella verifica e l'insorgere in lui del desiderio di visitare di persona la
regione trascorsero sì e no una decina di secondi. Sarebbe
stato, decise, nell’estate seguente, subito dopo la conclusione della scuola di
infermieristica che stava frequentando.
Cominciò poi, fin da subito, la ricerca di un compagno di
avventura, che trovò molto presto in Maurizio, un amico che aveva conosciuto
all'inizio delle superiori e che da allora non aveva mai smesso di frequentare.
Luisa aveva allora chiesto a suo padre perché non avesse deciso di andarci
piuttosto con la mamma, e lui le aveva risposto che in realtà a quei tempi non
c’era ancora nulla di serio tra loro e che la possibilità di condividere quel
viaggio con lei non gli aveva attraversato la mente neppure per un istante.
Si era messo invece subito a organizzare con l'amico i dettagli del
viaggio, cominciando, come prima cosa, dallo studio dell'itinerario che avrebbero
seguito a cavallo della sua vecchia Prinz.
* * *
«Sarà forse il suo ultimo viaggio» disse Massimo in un giorno dei tanti che precedettero la partenza, mentre continuava ad accarezzare il tetto della macchina, «ma sarà anche il suo più eroico».
Come reazione sollevò un bel po' di sghignazzi nella platea di amici che si era radunata nel suo garage. «Eroico un cavolo!» replicò scettico uno di loro. «Secondo me questa
carretta non vi porterà da nessuna parte. Il motore ci lascerà le penne ben
prima del vostro arrivo in Inghilterra».
«Questa carretta, come la chiami tu, è virtualmente immortale» insistette Massimo. «E ti assicuro che volendo potremmo farci andata e ritorno da qui a Capo Nord senza problemi».
«Sarà anche come dici tu, ma come ti ho detto io ci salirò sopra solo dopo che
l’avrai portata in officina per una revisione con i fiocchi. E sappi che non mi
accontenterò delle tue parole ma vorrò vedere la lista di tutte le riparazioni fatte». Era stato il suo futuro compagno di viaggio, Maurizio, a parlare stavolta.
Massimo allora colpì, ridendo, l’amico con un paio di finti pugni alla spalla e allo stomaco. «E la vedrai, miserabile miscredente, la vedrai la tua lista».
Virtualmente immortale! :°D
RispondiEliminaSi parte, allora!
Vediamo cosa ha scoperto a Dunwich il padre di Luisa, sento sempre come se qualcosa di oscuro sorvolasse sopra tutti questi personaggi!
E senti bene, Alessia! Qualcosa di oscuro percorre tutte le pagine e piano piano si arriverà a capire cosa. Il viaggio del padre di Luisa intanto darà il suo contributo ;D
EliminaIl resoconto del padre di Luisa mi ha ricordato i "Diari della motocicletta": quel film sulla giovinezza di Che Guevara e sul viaggio con l'amico Alberto Granado attraverso l'America Latina a bordo di una scalcinata motocicletta (peraltro soprannominata "la Poderosa").
RispondiEliminaIl progetto di andarci con la Prinz era davvero nell'aria quell'estate, poi cambiammo idea e ci affidammo al treno.
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