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Bodé va a Oz - Vita, opere e morte di Vaughn Bodé, messia del fumetto /9




Un'illustrazione di grande formato che mostra Cheech Wizard alla testa di uno sgangherato drappello di personaggi, tutti in marcia su un sentiero di mattoni gialli diretto a un lontano castello. Per prima, alle spalle del mago, viene Poppy, la terribile orfanella quattrenne sua abituale comprimaria nelle storie, con l'inseparabile bambola di cencio che puzza di vomito. E subito dietro lei: un cagnolino, una lucertola spaventapasseri, un uomo di latta e un leone pauroso. Si tratta, lo avrete già capito, di una parodia del Mago di Oz, con Cheech Wizard calato nei panni del famoso mago e Poppy che fa le veci di Dorothy.
Ma si tratta anche dell'ultimo progetto di Vaughn Bodé, quello a cui lui aveva appena messo mano prima di morire. E proprio questa illustrazione è stata, per quasi trent'anni, tutto quel che ne rimaneva, insieme al titolo: The Lizard of Oz.
Per fortuna ci ha infine pensato il figlio di Vaughn, Mark Bodé, a correre ai ripari. Vediamo in che modo.


* * *


Ma non si è trattato, per cominciare, di una pura questione genetica. Se Mark Bodé dimostra tuttora, a cinquant'anni suonati, una speciale sintonia con il mondo fantastico del padre è perché fin da piccolo vi è stato immerso fino al collo.
In quei tempi lontani, ha raccontato più volte, Cheech Wizard abitava dietro un tombino in una collina vicino la loro casa. E lui e il padre andavano insieme a bussare sul coperchio. E quando Mark chiedeva a Vaughn perché il Cheech non si facesse mai vedere, lui gli rispondeva che era troppo occupato a fare trucchi e a correre dietro alle ragazze.
E ancora, se è sopravvissuto in una scuola frequentata da soli ragazzi di colore, ha raccontato una volta in un'intervista, è perché suo padre gli aveva insegnato a disegnare tette fin dall'età di sette anni, e con quei disegnini lui si pagava la protezione dei più forti della classe.

Ma Mark Bodé ha anche al suo attivo un ricco curriculum di studi. Ha frequentato una scuola d'arte a Oakland, studiato animazione a San Francisco e ottenuto la qualifica di Maestro in Belle Arti a New York. Ha inoltre cominciato a lavorare professionalmente nel fumetto all'età di soli quindici anni, colorando per la rivista Heavy Metal una serie realizzata in origine da suo padre, nel 1970, in bianco e nero: Zooks (The first lizard in orbit).




Anche negli anni successivi, Mark Bodé si è dedicato a più riprese al lavoro sull'opera del padre, per esempio nei casi in cui, per un motivo o per l'altro, non era stata portata alla sua forma definitiva, ma è pure riuscito a costruirsi un'autonoma e solida carriera professionale lavorando su serie a fumetti di altro genere, come Miami Mice (di cui è co-creatore) e Teenage Ninja Mutant Turtles. Alle sue attività di illustratore e autore di fumetti ha inoltre aggiunto, con il tempo, quelle di street artist e di tatuatore.


King 157 / Mark Bodé - Mural, New York City


Sono però dovuti trascorrere venticinque anni dalla morte di Vaughn Bodé prima che Mark si sentisse pronto ad affrontare la sfida della resurrezione del personaggio più popolare e più amato tra quelli creati dal padre: Cheech Wizard. Ed eccoci così arrivati a The Lizard of Oz.

O quasi. Perché conviene prima spendere un paio di parole su un precedente tentativo di resurrezione di un personaggio storico di Vaughn Bodé in cui lo stesso Mark ha avuto parte attiva. Era accaduto nel 1984, quando proprio lui aveva illustrato una storia di Cobalt-60 per Epic Illustrated, il mensile a fumetti della Marvel dedicato alla SF e al Fantasy. I testi erano però in quel caso affidati a Larry Todd e l'ispirazione complessiva della storia si è rivelata tutto sommato piuttosto lontana da quella originale di Vaughn Bodé.

Nel caso di The Lizard of Oz, invece, i risultati sono stati all'altezza delle aspettative dei fan.
E' stata la Fantagraphics Books, la stessa casa editrice che nel corso degli anni ha raccolto in volumi rilegati gran parte dell'opera di Vaughn Bodé, a prenotare il progetto nel 2000 con un acconto di 1000 $ e a pubblicare il risultante volume nel 2004. E probabilmente, come ha dimostrato anche il caso di Cobalt-60, solo il figlio Mark poteva portare il tutto a buon fine, con il necessario intento di continuità e servizio nei confronti dell'opera del padre. E poteva farlo solo accollandosi la realizzazione della storia in toto, come sceneggiatore e come disegnatore.


Copertina (fronte e retro) di The Lizard of Oz. Fantagraphic Books, 2004


Vediamo adesso, un po' più nel dettaglio, i contenuti della graphic novel.

The Lizard of Oz inizia con Cheech Wizard, per l'occasione venditore ambulante di rimedi miracolosi, che propone a Poppy/Dorothy un succo magico per l'erezione. Ma l'orfanella risponde di non avere altri compagni ad eccezione del suo cane Toetoe e della sua bambola di stracci che puzza come il vomito. Questa prima pagina, come anche le successive che precedono l'arrivo a Oz, sono in bianco e nero, così come in bianco e nero era la parte iniziale del famoso film del 1939 tratto dal romanzo di Frank L. Baum.
E anche il resto della storia prosegue, fatto salve le dovute variazioni, secondo la traccia ben conosciuta. Il tornado trasporta la casa di Poppy, insieme a lei stessa e al suo cane, a Oz, dove atterra sulla perversa strega dell'est uccidendola sul colpo. La bambina si guadagna così, tutto in una volta, il rispetto degli abitanti della città dove è atterrata, le scarpe magiche della defunta, e la protezione di Belinda, la buona fata della fellatio del nord, contro i malefici della viziosa strega dell'ovest.



Ovviamente non potremo mai sapere cosa ne sarebbe stato della storia originale di Baum nelle mani di Vaughn Bodé, ma è comunque evidente che il figlio Mark si muove con disinvoltura e padronanza di mezzi nell'universo paterno, ponendo l'accento sulle stesse due ossessioni: quella sessuale (della quale abbiamo già fornito alcuni esempi) e quella spirituale.

Basta leggere le parole che Mark Bodé mette in bocca a Cheech Wizard verso il finale della storia, quando si trova costretto a esaudire i desideri di Poppy e dei suoi tre compagni di avventura, per rendersene conto:
Va bene, diamo un taglio a queste stronzate! Lo so perché siete venuti a seccarmi... volete puttanate ordinarie... la vostra ottusa consapevolezza non è in grado di assorbire una cosa tosta e istantanea come l'illuminazione, no!!!

Da fan, conoscendo la sua opera e le sue convinzioni sulla vita, mi è molto difficile immaginare che lo stesso Vaughn Bodé avrebbe mai potuto porre la questione in termini diversi.


Commenti

  1. Già il titolo è geniale.
    E' bello che il figlio abbia preso in mano le redini della cosa.
    E poi, cazzarola, ha lavorato alle Ninja Turtles che negli anni '80 erano davveno un fumetto iperunderground! :)

    Moz-

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    1. Già, Miki, l'avventura non si è conclusa con la morte del padre e io ne sono contento perché in questa serie di post mi ci sento proprio bene. Naturalmente non potrò tirarla per le lunghe più del dovuto e tra un po' dovrò comunque mollare l'osso :P
      E gli anni '80 sono proprio il periodo in cui Mark Bodé ha dato il suo contributo alle storie delle TNMT, quindi è possibile che l'iperunderground dipenda molto da lui.
      Grazie del comme, a presto :)

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  2. Ho leggiucchiato qua e là questa storia...
    Io ho un mezzo debole per Oz, comprese le parodie, citazioni e trasposizioni in altri formati. Mi è proprio venuta voglia di recuperarlo, questo "Lizard"! Non so però quanto possa essere fruibile da un profano, mancando di "contesto".

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    1. Quello che ho scritto in questo post su "The Lizard of Oz" dovrebbe essere più che sufficiente a fornire il contesto, Salomon. Per il resto basta conoscere il libro di Baum, anche se sarebbe già abbastanza avere presente il film del 1939.

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    2. Sì, scusa, quanto hai scritto è molto più di quanto serva per iniziare a capirlo. Intendevo più un avvicinamento all'autore stesso, tramite qualche fumetto. Comunque se riesco a recuperare qualcosa, magari a prezzo abbordabile, non esiterò.

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    3. In italiano di Bodé non esiste quasi nulla. Era apparso qualcosa su Linus negli anni '70. Poi una casa editrice specializzata, L'isola trovata, aveva cominciato a ristampare i volumi di Deadbone-Erotica della Fantagraphics, ma si è fermata al primo. Che è tra l'altro ormai fuori catalogo.

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    4. Cercavo in inglese, ma a meno di 100 euro non sono riuscito a trovare! :O

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    5. Strano, ero convinto che i volumi della Fantagraphics fossero tuttora in produzione a prezzi normali di vendita :(

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    6. La Fantagraphics è viva e vegeta, ma purtroppo non risulta dal sito che siano in catalogo volumi di Bodé. C'è solo un antologico a prezzo improponibile, oltre naturalmente all'usato che però è anch'esso fuori portata.
      Oppure potrebbero metterlo su Comixology, ma non sento di essere ancora pronto per il fumetto digitale!

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  3. Lizard of Oz mi fa subito venire in qualche modo in mente i Doors. Chissà se c'erano anche delle connessioni tra le visioni di Bodé e quelle di Jim Morrison.

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    1. Delle affinità (più che connessioni) tra Morrison e Bodé ho parlato nella prima parte del quarto post della serie.

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    2. Condividono in effetti molte cose, compreso il "manifesto ideologico".

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    3. Ho riletto quel post. Sì, vero, non me lo ricordavo, ne avevi parlato.

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  4. I disegni sia del padre che del figlio sono fantastici. I colori sono meravigliosi, davvero brillanti. Certo che essere il prosecutore dell'opera di un genitore di talento non è facile, si rischia sempre di perdere nel confronto. Mark è stato davvero coraggioso.

    Mi è venuta una curiosità leggendo uno dei post precedenti. Già sapevo che la Francia è molto attiva nella pubblicazione dei fumetti e ha sempre avuto tutta una serie di disegnatori di altissimo livello. C'è una ragione storica che tu sappia?

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    1. L'idea che mi sono fatto io è che la Francia abbia destinato un'accoglienza così particolare al fumetto a causa della vasta diffusione nel suo territorio dell'illustrazione art nouveau, che gli ha in un certo modo preparato il terreno. Il passaggio dall'una all'altro è avvenuto in modo fluido e indolore.

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