I mitologi dove meno te li aspetti
Quando ho iniziato a tesserlo, questo post doveva essere nelle mie intenzioni il terzo della serie intitolata al Re dei gatti e il tramonto degli oracoli. Però più andavo avanti, più vedevo assottigliarsi il filo che lo collegava ai due post che lo precedevano. Ho quindi deciso che i post intitolati al Re dei gatti sarebbero rimasti alla fine due, e che sarebbero confluiti, insieme a questo e agli altri di argomento simile che seguiranno, in un affresco di più ampio respiro sul mito, che mi permetta di proseguire nel solco tracciato ma con una maggiore libertà e fluidità. Anche perché sistematicità e compiutezza, come sapeva bene Platone, sono quanto di più anti-mitologico si possa immaginare.
Fatta questa premessa, mi sento adesso libero di dare il via alle danze (a ritmo di Baccanale, per cominciare), partendo da un mio ricordo di gioventù molto particolare.
* * *
1. La tela di Penelope
Nei miei ricordi, il panorama delle edicole nella prima metà degli anni settanta, è caratterizzato da un enorme quantità di albi a fumetti di genere erotico, pubblicati in gran parte dalla EdiPeriodici (EP). Confesso però che non erano il mio genere di fumetti preferito e che di regola non li acquistavo (preferivo di gran lunga i fumetti neri: Diabolik, ma soprattutto Kriminal e Satanik). Accadeva tuttavia che li vincessi, per esempio durante le partite a carte in cui spesso i fumetti facevano da posta in gioco, o che mi capitasse di leggerli durante le vacanze estive, quando andavo al mare con gli zii, dove erano sempre merce abbondante in tenda o negli immediati dintorni.
Ben poco è in ogni caso rimasto intrecciato ai miei ricordi di quelle letture e nulla, in ogni caso, di cui io oggi rimpianga la perdita. Testi e disegni lasciavano spesso a desiderare, anche se, per esempio, Oltretomba colore offriva pagine magnificamente colorate e splendide copertine. (E devo anche aggiungere, a questo riguardo, che proprio questa piccola nota di ammirazione è l'unico punto di contatto esistente tra l'immagine a fianco e il contenuto del post).
Ci sono tuttavia alcune pagine di un albo di una di queste serie a fumetti che non hanno mai lasciato la mia memoria, quasi avessi dovuto conservarle in vista di un'occasione speciale - la stesura di questo post, per esempio.
Non avendo però io modo di stabilire quale sia l'albo in questione, non ho neanche nessuna possibilità di pubblicare qui i testi e i disegni originali. Per fortuna, come dicevo, quelle poche pagine, poco più di una barzelletta sporca, mi si sono impresse con forza nella memoria e sono quindi sicuro di riuscire a offrirne un resoconto del tutto affidabile. L'episodio prende spunto dal Canto XXIII dell'Odissea:
Ulisse ha appena terminato di far strage dei Proci e può finalmente ricongiungersi a Penelope. Dopo i convenevoli di rito, le chiede come abbia trascorso i lunghi anni della sua assenza e lei in risposta gli mostra il telaio dove ha tessuto fino a quel momento la sua famosa tela. In particolare sulla tela campeggia un ricamo a lettere cubitali del nome della donna. Solo che, come è noto, l'opera di tessitura non è ancora completata e sotto gli occhi di Ulisse appare la scritta: PENE.
"Ah, così" esclama lui "è con il pene che hai riempito tutto questo tempo!".
"No, non con il pène" ribatte lei "ma con le péne. Le péne per la tua assenza".
Bene, l'autore di questo testo di dubbio gusto, ha in realtà riportato alla luce con il suo scherzo - suppongo inconsapevolmente - degli aspetti nascosti del racconto dell'Odissea che erano già stati patrimonio, più o meno sotterraneo, degli antichi. Vediamo in che modo.
Come ho scritto nella seconda parte del Re dei Gatti e il tramonto degli oracoli, i filologi della corte di Tiberio identificarono il Pan di cui si dava notizia della morte come figlio di Ermes e Penelope. Dovevano perciò essersi rifatti a Cicerone e al suo De natura deorum, dove la questione è riportata in questi termini:
Come ho scritto nella seconda parte del Re dei Gatti e il tramonto degli oracoli, i filologi della corte di Tiberio identificarono il Pan di cui si dava notizia della morte come figlio di Ermes e Penelope. Dovevano perciò essersi rifatti a Cicerone e al suo De natura deorum, dove la questione è riportata in questi termini:
Un terzo dio di questo nome [Mercurio] è quello nato dal terzo Giove e da Maia e dalla cui unione con Penelope sarebbe nato Pan.
Un'altra voce, isolata e a quanto mi risulta anonima, ha poi voluto aggiungere un ulteriore dettaglio: Penelope si sarebbe unita a Ermes (o Mercurio) solo dopo essere stata ripudiata da Ulisse, che aveva scoperto di essere stato da lei tradito con uno o più di uno dei Proci.
Ma è anche risultato infine, forse inevitabilmente poiché ai Greci stessi è piaciuto giocare sull'equivoco tra il nome Pan e il termine "tutto", che questo Pan sia stato in realtà il frutto dell'unione di Penelope non con Ermes ma con tutti i Proci.
Sembra proprio quindi che il nostro "mitologo" involontario degli anni settanta, dedito alla scrittura di fumetti erotici, abbia avuto la vista lunga, e che sia stato effettivamente il pène, più che le péne, a occupare il tempo dell'attesa di Penelope.
* * *
2. Una catastrofe teologica
Per il nostro secondo caso di mitologia involontaria dobbiamo invece spostarci indietro di un altro secolo, dagli anni settanta del novecento al 1879. Si tratta, in questo caso, di un episodio citato da Roberto Calasso nel suo libro La letteratura e gli dei.
In quell'anno il famoso poeta francese Stéphane Mallarmé, pressato dalle necessità economiche, tradusse dall'inglese Manual of Mithology del reverendo George W. Cox, un manuale di mitologia destinato alle scuole secondarie.
In quell'anno il famoso poeta francese Stéphane Mallarmé, pressato dalle necessità economiche, tradusse dall'inglese Manual of Mithology del reverendo George W. Cox, un manuale di mitologia destinato alle scuole secondarie.
Mallarmé, come riporta Roberto Calasso,
aggiunse e tolse all'originale, parafrasando e riformulando con criteri rivelatori... Finché non ci cade sotto gli occhi una frase clamorosa: "Si les dieux ne fait rien d'inconvenant, c'est alors qu'ils ne sont plus dieux du tout". "Se gli dei non fanno nulla di sconveniente, vuol dire che non sono più dei".
L'originale inglese, una traduzione di Cox da Euripide, recita invece:
"If the gods do aught unseemly, then they are no gods at all". (Se gli dei fanno qualcosa di sconveniente, allora non sono più dei).
Cioè l'esatto opposto, ma soprattutto proprio quel che ci si aspetta di trovare scritto in un manuale scolastico.
Calasso dà questa spiegazione della stranezza:
Calasso dà questa spiegazione della stranezza:
Si impone così l'ipotesi proposta da Bertrand Marchal: "E' tuttavia possibile che Mallarmé di fatto abbia scritto: 'Si les dieux font rien d'inconvenant', e che un correttore troppo zelante abbia aggiunto l'increscioso 'ne' che sarebbe poi sfuggito al poeta". Questa catastrofe teologica sarebbe dovuta all'incrocio tra l'ipercorrettismo di un proto e un atto mancato del poeta.
La "catastrofe teologica" consiste in questo caso nel fatto che in un'epoca di rinascita di dei com'era quella di Mallarmé, un semplice correttore di bozze riportava alla ribalta una diatriba che aveva percorso il pensiero greco almeno dai tempi di Socrate fino al definitivo trionfo del Cristianesimo e che aveva visto a suo tempo i filosofi scagliarsi con veemenza contro le "invenzioni" dei poeti che li avevano preceduti.
Esattamente come un semplice scrittore di fumetti erotici avrebbe svelato, un secolo dopo, il lato oscuro di quella stessa Penelope, moglie di Ulisse, che era stata tramandata per generazioni come modello ideale di fedeltà domestica.
* * *
L'immagine di apertura del post è: John William Waterhouse, Penelope and The Suitors (1912).
Ma guarda, caro Ivano... come fai a parlare di Ulisse, PENE e... Proci senza che io poi debba fare battutacce? :p
RispondiEliminaMolto bello comunque il post, che poi sono appassionato di queste faccende (traduzioni, interpretazioni...)
Ah, io ho un numero di Oltretomba Color... ed è ambientato in Grecia! Vedi tu^^
Moz-
Ma infatti, caro Miki, ti aspettavo al varco XD
EliminaPoi sono invidioso del tuo Oltretomba Colore! Devo procurarmene uno anch'io al più presto, o magari tutta la collezione, già che sono in fase recuperi ^_^
Grazie del commento :)
A me lo ha riportato nonno dalla sua casa paterna prima che la vendesse, qualche giugno fa. Era un Oltretomba Color (titolo: Genesis), un Biancaneve e uno Jacula XD
EliminaMoz-
Uomo fortunato ^^ Anche Jacula e Biancaneve ce li ho ben presenti.
EliminaQualche "giugno" fa?
Sono sempre in cerca di nuove interpretazioni, queste mi sembrano, volontarie o no, straordinarie!
RispondiEliminaDavvero Marcella, è incredibile quello che si riesce a trovare scavando un poco sotto la superficie. Se poi ti danno una mano anche le circostanze della vita... ^_^
EliminaAdoro Godward, è uno dei miei pittori preferiti.
RispondiEliminaL'errata traduzione che può dare origine a clamorosi errori interpretativi teologici è un tema interessante (i testimoni di geova ci hanno costruito le loro fortune sopra... penso anche a certi racconti di Borges, tipo "Tre versioni di Giuda").
Prima Alma-Tadema adesso Godward... mi pare di capire che ti piacciono i pittori pompiers. Li adoro anch'io, soprattutto per la loro capacità di creare atmosfere incantate e provocare nostalgie di chissà quali paradisi perduti.
EliminaCon le tesi dei testimoni di Geova mi sa che tutti prima o poi ci abbiamo avuto a che fare. Certo, un bel corso di ebraico biblico a costoro non farebbe male, tutt'altro.
Il racconto di Borges non l'ho letto, anche se sicuramente ce l'ho nei Meridiani. Spero prima o poi di rimediare alla lacuna.
Nei panni di Penelope anche mi sarei dato da fare durante l'assenza del consorte che, è noto, non è che se ne sia stato con le mani in mano. In merito alle divinità greche e romane come andassero le cose non è in mistero: non sono tutti figli di Zeus alla fine? Stupendi gli Oltretomba! Quanti bei ricordi! Credo di aver avuto anche quello dell'immagine che hai scelto per questo post...
RispondiEliminaPer me questo genere di albi erano un capitolo completamente dimenticato, fino a quando scrivendo questo post ho ripensato all'episodio di Penelope e della tela a metà. Stamani ho fatto una ricerca sul web e ho scoperto che il nome dell'autore delle copertine che più mi piacevano è Emanuele Taglietti. Caspita, più le guardo e più mi convinco che era veramente bravo! Avrei voglia di dedicargli un post :)
EliminaPer me questo tipo di albi, Oltretomba et similia erano completamente out, praticamente fuori questione, Diciamo che li ho riscoperti in un secondo momento!
RispondiEliminaIntendi dire che nella tua famiglia operavano una sorta di censura su questo genere di letture?
EliminaEh be' ^^
RispondiEliminaDopo aver letto questo tuo post non posso che consigliarti di tentarlo un approccio con Il canto di Penelope della Atwood!
Quelle "voci" su Penelope ricorrono anche nel libro XD
Questo me lo aspettavo, perché immaginavo che l'autrice si fosse documentata bene sulle fonti classiche. Comunque anche il discorso impiccagioni è molto interessante dal punto di vista mitologico e potrebbe spingermi a curiosare nel libro. Grazie della segnalazione e del commento ;)
EliminaInteressanti questi due episodi e questo libro di Calasso mi incuriosisce.
RispondiEliminaNon ho ben capito cosa significa la frase:"Questa catastrofe teologica sarebbe dovuta all'incrocio tra l'ipercorrettismo di un proto e un atto mancato del poeta". Cos'è l'ipercorrettismo di un proto?
Grazie per l'interesse, Kukuviza. "Proto", sebbene molto poco usato in tale declinazione, altro non è che sinonimo di tipografo ;-)
EliminaAh ecco, ora la frase è chiara. Ogni giorno se ne impara una. Grazie per la spiegazione!
EliminaFigurati! Ancora grazie a te :-))
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