Le canzoni della mia vita /4 - Speciale Inverno / Vinter
Inverno, un brano del 1968, è la mia preferita in assoluto tra le canzoni di Fabrizio de Andrè, così come l'album in cui è inclusa, Tutti morimmo a stento, è il mio preferito. Ma non è solo per questo che ho deciso di creare un post ad hoc. Del testo di questa canzone ho anche realizzato una traduzione dall'italiano allo svedese, come parte di un mio pseudo-progetto, ovvero di una di quelle iniziative, che ogni tanto mi diverto a intraprendere, con probabilità di realizzazione pari a zero o giù di lì.
Ho immaginato in questo caso di creare un album italo-svedese dove quattro canzoni sono versioni in italiano delle canzoni di Dan Andersson e le altre quattro sono versioni in svedese delle canzoni di Fabrizio de André. In tutto questo il mio ruolo, oltre che di ideatore e supervisore del progetto, doveva essere quello di traduttore, con l'esecuzione dei brani affidata a due cantanti e a musicisti vari.
Inverno di de André è la prima, e per ora unica canzone, che ho traghettato da una lingua all'altra. L'ho prima tradotta al meglio delle mie possibilità, poi ho passato il testo a una mia amica svedese, una cantante lirica che conosce anche l'italiano, che ne ha fatto la revisione. Il risultato finale è:
Vinter
(Traduzione dall'italiano di Ivano Landi e Maria von Scheven)
Stiger upp dimman på de vita ängar
Såsom en cypress i kyrkogårdar
Ett kampanil som ser ut overkligt
Markerar gränsen mellan jord och himmel
Men du som går, stanna du kvar
Ska se du ändå den snön gå sin väg
Ska blomma igen de förflutna glädjer
Med den varma vinden av en andra sommar
Även ljuset synas som döende
I den oklara skuggan av det blivande
Där även gryningen förändrar i natten
Och de ansikten ser ut som skallen
Men du som går, stanna du kvar
Även den snön kommer att dö till slut
Ännu en gång kärleken ska gå
Förbi oss i hagtorns årstiden
Under den snön den trötta jorden
Sover den tystnaden av en tung sömn
Vintern samlas ihop hans ansträngning
tusen sekler långt från en forntids gryning
Men du som stannar, värfor gör du det
En andra vinter kommer att bli igen
Mer snö ska falla för att trösta ängar
Mer snö ska falla på kyrkogårdar
Såsom en cypress i kyrkogårdar
Ett kampanil som ser ut overkligt
Markerar gränsen mellan jord och himmel
Men du som går, stanna du kvar
Ska se du ändå den snön gå sin väg
Ska blomma igen de förflutna glädjer
Med den varma vinden av en andra sommar
Även ljuset synas som döende
I den oklara skuggan av det blivande
Där även gryningen förändrar i natten
Och de ansikten ser ut som skallen
Men du som går, stanna du kvar
Även den snön kommer att dö till slut
Ännu en gång kärleken ska gå
Förbi oss i hagtorns årstiden
Under den snön den trötta jorden
Sover den tystnaden av en tung sömn
Vintern samlas ihop hans ansträngning
tusen sekler långt från en forntids gryning
Men du som stannar, värfor gör du det
En andra vinter kommer att bli igen
Mer snö ska falla för att trösta ängar
Mer snö ska falla på kyrkogårdar
Solo in pochi casi ci è stato possibile mantenere la rima stretta come nell'originale, ma in compenso il brano in svedese acquista una nuova rima nella prima strofa del refrain, Men du som går, stanna du kvar, che aggiunge altra musicalità al brano. L'esito finale, almeno secondo me che l'ho ascoltato eseguito a cappella, è stupefacente. Peccato che la pronuncia della lingua svedese sia piuttosto complicata, altrimenti avrei potuto chiedere a qualcuno di voi che si diletta nelle registrazioni canore di farne una sua versione.
Il brano ha comunque avuto finora almeno due cover meritevoli di ascolto. Quella delicata e dal sapore vagamente new age di Cecilia Chailly e quella più austera ma altrettanto emozionata di Franco Battiato, che gode anche di un superbo arrangiamento pianistico. E proprio con alcune righe di Battiato su Fabrizio de Andrè voglio chiudere questa parte scritta del post:
Artisticamente scoprii Fabrizio De Andrè nel 1965, e rimasi subito incantato da quella voce misteriosa che possedeva qualcosa di nuovo e di antico. Dovettero passare venti anni però prima di conoscerlo personalmente. Preceduto da una telefonata, arrivò con Dori, a casa mia a Milano. Mi chiese se potevo fargli il favore di arrangiare un brano di due amici a lui cari (Roberto e Marinella Ferri). Ebbi la fortuna di frequentarlo in un buon momento della sua vita. Era profondo e divertente, caustico e allegro. In generale un "esperto", anche, cosa che mi sorprese, di astrologia. Oggi, mentre scrivo queste poche righe, che non possono certo restituire la forte impressione che ebbi della sua straordinarietà, mi trovo in pieno tour. Ogni sera canto la sua "Inverno" e ogni sera... "mi veni 'na scossa 'ndo cori". *
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* Da: Fabrizio De Andrè, L'opera completa Volume 8. Editoriale L'Espresso/Repubblica.
L'immagine in alto sotto il titolo è: Caspar David Friedrich, Paesaggio invernale (1811)
Adoro De Andrè e, ovviamente, l'album "Tutti morimmo a stento", mentre non so nulla di svedese. Per il tuo progetto (bello!) come ti regoli col diritto d'autore?
RispondiEliminaEssendo un progetto immaginario non credo che incontrerò di questi problemi, Tenar. Certo, se qualche discografico illuminato acconsentisse a finanziarlo allora il discorso cambierebbe. Comunque per Dan Andersson sono quasi certo che non ci siano diritti d'autore, mentre per De Andrè ci sono di sicuro.
EliminaIvano :) superbo esperimento! Mi ha commosso questo tuo post.. estendi i complimenti anche alla tua amica Maria :)
RispondiEliminaGrazie Ximi, per il tuo entusiasmo :))
EliminaMaria l'ho persa di vista da più di cinque anni. Se non si rifà viva perché legge questo post, non potrò estendergli niente...
De Andrè... come si fa a non apprezzare un Poeta simile?
RispondiEliminaMitico!
Credo però ci sia anche chi non lo apprezza affatto...
EliminaOh, ne aveva dei detrattori... e non pochi!
EliminaFaccio fatica ad esprimermi su De Andrè, forse perché il mio rapporto con lui è carnale, la sua musica, le parole, fanno da segna passi di tutta la mia esistenza. Mi giustifico dicendo a me stesso che probabilmente è perché sono genovese. Ma non basta. Lui ha raccolto dai nostri vecchi e raccontato alle nuove generazioni immagini, odori, sensazioni di un'umanità dolente, disincantata, fiera. Passeggiare per i miei vicoli pervaso dalle urla dei venditori di sigarette di contrabbando, dagli odori feroci e prepotenti di spezie esotiche, di pane e focaccia appena sfornata, di merda e spazzatura, di fiori e frutta appena colti. Le parole non rendono. Mai. Un intero mondo, prima ancora che parlare di globalizzazione diventasse di moda, già allora potevi incontrare marinai americani, russi, norvegesi, asiatici, bancarelle di arabi, signore aristocratiche che uscivano dall'atelier di tal camiciaio di lusso che passavano davanti alla vecchia bagascia da angiporto seduta sulla sua sedia di paglia. Un mondo intero. Universi interi, diversi ma uguali. La vita, con le sue contraddizioni. Diamanti e letame. Sopra tutto questo, come un promemoria dell'immensità del mondo, l'odore del mare, sapore salmastro sulle labbra e scorci delle nostre montagne. In un posto così, puoi sognare, immaginare. Esistono confini, ma confini che delimitano solo cerchi vorticosi che talvolta si fondono con altri cerchi che ruotano furiosamente, tutto si mischia, interagisce. Genova è sospensione, è fluttuazione, è spugnosa, se la strizzi tra le dita colano liquami, pensieri, racconti lontani, amore e odio, lacrime e bava, sperma e linfa, pianto e riso, De Andrè.
RispondiEliminaGenova un pochino la conosco, vicoli compresi. Ho avuto una breve relazione, poco più di un'avventura, con una tua conterranea una dozzina di anni fa. Mi è rimasto impresso, oltre all'impressione che mi davano certi palazzi, soprattutto di notte (a volte mi sembrava di essere in Grecia, nell'antica Grecia), l'effetto di salire le ripide scalinate che permettono di passare da una strada all'altra.
EliminaMax, questo tuo commento sarebbe da incornciare!
RispondiEliminaPraticamente ha scritto un post. Inutile, ovviamente ^^
EliminaOvviamente!!!! :)
EliminaCavoli, troppo buona Patricia.
EliminaLo so Ivano, lo so, sono logorroico.
EliminaNo, ma io vi adoro, sappiatelo XD
EliminaPreferisco la versione di Battiato, ma sono di parte ;)
RispondiEliminaIl tuo progetto è fantastico *__* Ok, pseudo-progetto... ma davvero un'idea grandiosa! Chissà!
Piace molto anche a me questa cover, ma secondo me a Battiato sono venute meglio altre canzoni di De Andrè: La canzone dell'amore perduto e Amore che vieni, amore che vai.
EliminaGli pseudo-progetti sono un pelino meno "pseudo" una volta resi pubblici. E la speranza è l'ultima a morire... forse. ^^
Concordo sulle cover che citi *__* Fleurs trilogia riserva vere meraviglie!
EliminaE allora tifiamo tutti per il progetto ^_^
Difficile ascoltare Fabrizio senza farsi sfuggire una lacrima di commozione. Tutti morimmo a stento è uno degli album più belli, ma riesce sempre difficile poter dire quali siano meno belli.
RispondiEliminaComplimenti a Massimiliano per il suo commento. Davvero molto sentito.
La lacrima a me la strappa soprattutto "Ho visto Nina volare". Mi riporta a sensazioni vissute in anni lontanissimi. La mia Nina si chiamava Stefania.
EliminaMassimiliano ha presto il posto di Alessia nell'arte di commentare ;)
Grazie, ragazzi. Ogni tanto salta fuori la malinconia.
EliminaCiao,ho sempre amato Fabrizio de Andrè e il meraviglioso poeta che era.Non saprei fare una scaletta delle mie preferenze,tutte le sue canzoni mi piacciono,forse, con una sottile preferenza per il suo primo periodo.
RispondiEliminaBellissimo blog,ti ho scoperto grazie a "Moz"
Ciao,fulvio
Benvenuto Fulvio e grazie dell'apprezzamento. Non so nulla di te quindi appena ho un minuto vengo a trovarti.
EliminaAnch'io in generale preferisco il primo periodo di De Andrè, sebbene alcuni dei brani che preferisco appartengano in realtà all'ultimo: Creuza de ma' (l'avrò scritto giusto?), La domenica delle salme, Ho visto Nina volare e altri ancora.
A presto!
era tantissimo che non ascoltavo questa canzone! grazie per averla proposta!
RispondiEliminaBenvenuta Federica e grazie!
EliminaRiproposta per di più in versione una e trina...
Non apprezzo molto De André, ma in fondo sempre meglio di quello zozzone di Morandi.
RispondiEliminaDe Andrè per me è uno degli immortali. Lo apprezzo oggi esattamente come lo apprezzavo quarant'anni fa.
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