Questo sito utilizza cookie di Google e di altri provider per erogare servizi e analizzare il traffico. Il tuo indirizzo IP e il tuo agente utente sono condivisi con Google per le metriche su prestazioni e sicurezza, per la qualità del servizio, generare statistiche e rilevare e contrastare abusi. Navigando nel blog accetti l'uso dei cookie e il trattamento dati secondo il GDPR. Per maggiori dettagli leggere l'Informativa estesa.

Apollo servo di Admeto - Parte quinta: Laomedonte



Quello in Tessaglia non è l'unico esilio di Apollo decretato da Zeus di cui si ha notizia. Esiste un'altra storia, che ha molti punti di contatto con quella esaminata fin qui, dove però al posto dell’ospitale e retto re di Fere, Admeto, figura lo spergiuro Laomedonte, figlio di Ilo e re di Ilio. Inoltre, in questo caso Apollo non è solo nell’esilio ma c’è con lui Poseidone. Mentre l’origine della punizione è da attribuirsi, stavolta, alla volontà degli altri Olimpii di mettere in catene Zeus (Scolio a Licofrone, Alessandra 34). E’ Teti a soccorrere il re degli dei facendo accorrere sull’Olimpo uno dei Centimani che già lo avevano aiutato a sconfiggere i Titani (Iliade I, 403-06):

che i numi dicon Briareo, ma gli uomini tutti
Egeone – e per la forza questi è migliore del padre.
Egli sedette vicino al Cronide, fiero in gloria:
n’ebber paura i numi beati, non vollero più legare! *

Anche in questo caso il servizio si protrae per un "anno" e anche stavolta, mentre Poseidone è deputato a costruire una cinta muraria intorno alla rocca di Ilio, Apollo si prende cura degli armenti del re.
A questo punto però le versioni dello Scolio e dell’Iliade divergono. Secondo il primo, Laomedonte si dimostra ostile a Poseidone ma riconoscente verso Apollo; secondo Omero, il regnante caccia via tutti e due gli dei senza pagarli e coprendoli di minacce (Iliade XXI, 441-57).
In entrambi i casi, Poseidone scatena contro la città un mostro marino a cui Laomedonte, su consiglio dell'oracolo, decide di sacrificare la figlia Esione, incatenandola a uno scoglio.
Fa allora la sua comparsa Eracle, reduce dalla terra delle Amazzoni e dalla nona fatica, che si offre di salvare Esione in cambio del tiro di cavalli divini, in grado di volare più veloci del vento, donato in origine da Zeus a Troo, nonno di Laomedonte, a titolo di risarcimento per il rapimento del figlio Ganimede. Solo che quando poi Eracle, una volta sconfitto il mostro con l’aiuto di Atena, torna a reclamare il premio pattuito, di nuovo Laomedonte infrange i patti e sostituisce i cavalli divini con comuni cavalli.
Eracle compirà la sua vendetta al termine delle dodici fatiche, quando tornerà a Ilio alla testa di una flotta, per uccidere Laomedonte e tutti i suoi figli, eccetto Priamo, che diverrà re di Troia, e la stessa Esione.

Peter Paul Rubens - Il ratto di Ganimede (1610-11)

Callimaco, poeta vissuto a cavallo tra il IV e il III secolo a.C. nel suo secondo inno chiama Apollo "Dio dei pascoli", e qui il dio bissa custodendo gli armenti di Laomedonte come aveva fatto al servizio di Admeto.
Ma anche Poseidone, nel costruire le mura intorno alla rocca, bissa una sua precedente azione, essendo opera sua le mura che circondano il Tartaro. E Zeus aveva appunto scelto la Tessaglia come luogo d'esilio di Apollo in alternativa al Tartaro. Inoltre, secondo Erodoto, la stessa Tessaglia era da collegarsi a Poseidone sia per l'abbondanza di acque che la caratterizzava sia perché originata da un terremoto.
Secondo altre versioni del mito (per esempio in Apollodoro o in Luciano) entrambi gli dei si occuparono delle mura, che furono comunque erette con l’aiuto del mortale Eaco - uno dei futuri giudici degli inferi, insieme a Minosse e Radamante - perché altrimenti, se fossero state costruite solo da mani divine, le mura sarebbero state per sempre inespugnabili come quelle del Tartaro e la legge che assegna un limite a tutto quel che è mortale infranta (Pindaro, Olimpiche 8, 30-4).
Anche Eracle è presente in tutti e due i miti, sempre strappando una donna al suo destino di morte e sempre di passaggio tra una fatica e l'altra: qui è reduce dalla nona fatica e si appresta a compiere la decima, mentre nella storia di Apollo e Admeto era reduce dalla settima e si apprestava a compiere l'ottava.
Ed è ancora Eracle a dare il dovuto ai due monarchi, premiando Admeto con la restituzione alla vita della moglie e punendo Laomedonte con la morte. Apollo si dilegua prima, lasciando tutta la scena, e tutto il lavoro sporco, all'eroe.

Christian Griepenkerl - Il furto del fuoco

Ma l'affinità più notevole sembra riguardare il probabile inizio condiviso da queste due variazioni sul tema di colpa, castigo ed espiazione, che forse per un po' hanno costituito un unico mito: “un’antica profezia, il segreto di Prometeo: il preannuncio della detronizzazione di Zeus da parte del suo figlio luminoso” (Roberto Calasso,Le nozze di Cadmo e Armonia, 94):

Apollo gioca spesso sul limite della morte. Ma Zeus lo sorveglia dall’alto: sa che quel gioco se abbandonato a se stesso, preluderebbe all’avvento di una nuova èra, al dissesto dell’ordine olimpico. Nel segreto, in un segreto a cui è rarissimo persino che si alluda, Apollo è per Zeus ciò che Zeus era stato per Crono. E il luogo dove i loro poteri si urtano è sempre la morte. Anche sotto il sole dei morti, fra gli armenti della Tessaglia, Apollo non dimentica la sua sfida, e vuole strappare, seppure soltanto per una proroga, l’amato indomabile Admeto a quel momento in cui «in cui il giorno fissato gli fa violenza»**. La silenziosa disputa tra padre e figlio è rimasta sospesa a quel momento.

Apollo ottiene dalle Moire la promessa di rimandare la morte di Admeto ed Eracle strappa Alcesti a Thanatos. Una nuova, duplice sfida alla morte, dopo quella lanciata da Asclepio, forma la trama dell'Alcesti di Euripide, ma Zeus stavolta non interviene, a differenza di come aveva fatto in precedenza. Sorveglia dall’alto, attento a impedire che la minaccia dell'avvento di nuovo regno e di una nuova era metta ancora una volta in discussione l’attuale ordine olimpico di cui lui è sovrano.

* * *


Note

* Il testo dell'Iliade è nella versione di Rosa Calzecchi Onesti.
** Euripide, Alcesti, 147 
L'immagine in alto sotto il titolo è: Apollon di Odilon Redon, (1910)

Commenti

  1. Per cui, una battaglia ben più grande, condurrebbe il gioco! Eterna guerra padre-figlio, quindi, per il comando superno!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Proprio così, Glò, sto procedendo a ritroso, quinta dopo quinta, e nel prossimo post proverò a proporre una mia ipotesi al riguardo :O

      Elimina
    2. Oh! *__* Attendo impaziente!
      Bellissimo anche questo post del "ciclo"!

      Elimina
    3. Questo sta passando abbastanza inosservato per il momento, Glò, ma mi rendo conto che è un ciclo di post abbastanza impegnativo...

      Elimina

Posta un commento

Chi commenta su questo sito lo potrà fare solo da loggato con Google. Deve quindi essere consapevole che il suo username resterà inserito nella pagina web e sarà cliccabile. Potrà portare al Profilo di Blogger o a quello di Google+ a seconda della impostazione che si è scelta.
Gli utenti possono eliminare i commenti che hanno inserito. A una eliminazione definitiva provvederà direttamente l'amministratore del sito nel minor tempo possibile. Gli estremi dell'account saranno memorizzati per facilitare commenti successivi.
Tutti i commenti contenenti link per scambio visite o con link che indirizzano a contenuti non attinenti a quanto trattato nei post saranno celermente rimossi dal blog.

Post popolari in questo blog

Non ho dimenticato... Alessandro Momo /1 di 2

Non ho dimenticato... Alessandro Momo /2 di 2

10 serie a fumetti che hanno scandito i miei anni '70

Vikings S03 E07-10: La presa di Parigi

I misteriosi Quindici

Il libro azzurro della fiaba - I sette libri della fiaba Volume 1

Sette opere d'arte per sette poesie