Solve et Coagula - Pagina 111
Capitolo 9 - parte 10
Il viaggio fu più lungo del previsto, perché ogni
volta che lasciava un tratto di corsia preferenziale il mezzo pubblico finiva regolarmente per imbottigliarsi
nel traffico. Luisa aveva ancora con sé nella borsa, dal giorno prima, sia il libro
con i racconti di Bradbury sia il cd di Eno, ma ignorò entrambi gli oggetti e prese invece il suo vecchio lettore mp3. Dopodiché trovò e selezionò la playlist formata solo di brani di musica classica, tutti scaricati dal web, che aveva creato negli ultimi giorni. La sua intenzione iniziale era stata quella di
riunirvi unicamente brani di violoncello solo, o dove il violoncello aveva un ruolo
importante, anche se aveva finito per inserirvi anche brani eseguiti al contrabbasso o alla viola da gamba. Quel che contava era la gravità del suono, e gli echi profondi che quella gravità sembrava in grado di risvegliare in lei. Lesse il titolo del primo brano in lista e premette il play, poi chiuse gli occhi e si lasciò
cullare dalle note di O Solitude di Henry Purcell. Se avesse fatto caso a quel che cantava il soprano si sarebbe forse
stupita di quanto quel brano le si confacesse in quel periodo della sua vita, ancor di più di quanto il solo titolo lasciasse intendere… O solitude, my sweetest
choice. Ma già così, anche senza conoscere le parole, sentiva che quella musica la rispecchiava, tanto che la riascoltò una seconda e una terza
volta come se ne fosse divenuta ostaggio. Una ben dolce prigionia, in ogni caso.
Per fortuna riuscì lo stesso, in un modo o nell'altro, a tenere sotto controllo il tragitto e a
scendere alla fermata giusta. Lo scooter era ancora dove lei lo aveva lasciato, e
solo in quel momento, davanti a quella banale constatazione, si ricordò che proprio da
quelle parti in certe notti si aggira un piromane che si diverte a
incendiare mezzi a due e talvolta anche a quattro ruote. Anche se un po’ di fuoco in quel momento non l'avrebbe troppo scontentata, infreddolita e bagnata com’era. Niente le impediva in ogni caso di salire e farsi un tè caldo.
Sapeva che quella mattina suo padre era di turno in
ospedale, ma per scrupolo Luisa suonò ugualmente il campanello prima di usare le sue chiavi, poi, aperto il portone e varcata la soglia del palazzo, cominciò a salire le quattro rampe di scale che la separavano dal secondo piano. Era
talmente abituata a fare a piedi le sue di scale, che non le veniva mai in
mente di approfittare dell’ascensore, tanto più che in quel caso i gradini erano
più o meno la metà di quelli che saliva di solito.
Si stupì solo di scoprire che suo padre si era limitato a
chiudere la porta senza preoccuparsi di dare ulteriori giri di chiave o di usare la serratura di sicurezza supplementare. Avrebbe provveduto lei
uscendo, si disse, cercando anche di convincersi che quella di lui era stata
solo una dimenticanza, probabilmente effetto dei turbamenti del giorno
precedente. Usò prima il bagno, dove non notò nulla di diverso dal solito, poi
entrò in cucina, dove riscontrò che anche lì tutto era in ordine: odore di pulito e niente piatti lasciati da lavare, né briciole sul tavolo o sul pavimento. Mise a scaldare il
pentolino con l’acqua, poi prese dalla credenza una tazza, la teiera e una
scatola di filtri di tè al gelsomino.
Quando ebbe versata l'acqua a bollore nella teiera, guardò l’orologio alla parete per tenere sotto controllo la durata dell'infusione e lesse che erano le undici e quarantacinque. Per un momento si chiese come fosse possibile, poi si rese conto che le lancette erano
immobili.
Prese il cellulare dalla borsa e vide che in realtà erano quasi le dieci e un quarto. Si disse che tra mezz'ora, al massimo quarantacinque minuti, l'avrebbe chiamata Giulia, ma aveva appena finito di fare questa considerazione quando sentì squillare la suoneria di un cellulare che non era il suo.
E chi c'è in casa del padre? O chi c'è stato?
RispondiEliminaDirei pù che altro chi c'è, visto che la porta non era chiusa con troppi giri di chiave.
Sempre più misteriosa la faccenda....
E la canzone..... solitudine mia dolcissima scelta (giusto?)....
Per Luisa è una scelta all'inizio della blog novel poi però diventa un tutt'uno con lei anche se in certi momenti vuole liberarsene (vedi gli incontri con Giulia e Fabrizio).
Forse, più che altro, ha necessità di questa solitudine per capirsi a fondo. Per scoprire chi è. Che la storia l'aiuti anche in questo?
Una traduzione più corretta sarebbe: "Solitudine, la mia scelta più dolce".
EliminaRiguardo invece alla storia, non aspettarti soluzioni troppo lineari. La chiave di lettura si trova in realtà già contenuta nel titolo e spero che alla fine appaia sufficientemente chiaro il perché.
Comunque mi piace molto leggere le tue ipotesi come anche quelle di Alessia. A presto ^_^
Ivano, e chi lo ha mai studiato l'inglese????
EliminaA scuola c'era ma io per le lingue sono negata! :))) E anche per studiare.... ops!!!!
Soluzioni lineari non sarebbero da te! Mi deluderesti, daiiii :)))
Ma neanche la tua traduzione si può dirla sbagliata, Patricia, è soltanto meno letterale.
EliminaMa guarda che non mi sono offesa.... io sono proprio come Paolo Villaggio ""ai no spic inglisc""
Eliminaahhaaaaaaaa ciaoooooo
Ahia :P Il tempo s'è fermato, a casa del padre? Altra dimensione? sfasamento spazio-temporale :O
RispondiEliminaEpperò... -_- Crudele sei.
Glò.. non so proprio cosa possiamo aspettarci sai...di tutto e di più!!!!! :))))
EliminaSei una lettrice attenta Glò ^^
EliminaNon sapete cosa aspettarvi, Patricia? Pensa a me, che sono 111 pagine che non so cosa aspettarmi ;D
Son troppo attenta, forse??? :P
EliminaE' senz'altro una virtù, Glò ;)
EliminaQui Eva Luna ci cova, secondo me! :D
RispondiEliminaL'incontro con Alessandra lo sospetterei troppo diretto ed immediato... ma mai mettere freni all'imprevisto della scrittura!!
Comunque il tono della narrazione si fa sempre più avvincente, Ivano! Si vede proprio che sei stato travolto da un'ispirazione molto forte! te lo dico perché nelle ultime quattro schegge ti leggo notevolmente più concentrato su un punto - anche se nemmeno tu sai quale probabilmente - ma la tua scrittura si è fatta più diretta e limpida, almeno secondo il mio gusto e la mia percezione; per questo non posso dirti secondo me cosa accadrà perché non lo so ma ho fiutato che le tue mani e la tua fantasia sono pronte a scriverlo! :D
Non mi sento escludere che proprio le mani siano la mia parte più consapevole, Alessia ;D
EliminaPer ora mi stanno arrivando un sacco di cose, ma non ho ancora deciso per nessuna. Forse domenica ce ne sarà una che avrà preso il sopravvento sulle altre.
Grazie per le belle parole, davvero incoraggianti *___*
Mi aspettavo che Luisa trovasse qualcosa di sanguinolento nell'appartamento del padre, ma forse avrebbe fatto troppo "grand guignol"... ;-) Tu sei molto più raffinato nelle scelte.
RispondiEliminaSì, anche se in realtà, come vedrai presto, un po' di gente, oltre a sparire, comincia anche a lasciarci le penne in questa storia.
EliminaChissà perché, mi è sempre piaciuta l'espressione "lasciarci le penne"... naturalmente non nella parte del pennuto di turno.
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