The Studio Section Three - Berni Wrightson /11
Nota introduttiva: La Section Six di The Studio è ormai vicina al suo epilogo. Ancora uno, al massimo due post, e potrò dichiararla conclusa. Nel frattempo tuttavia, mentre mi muovevo all'interno di quel periodo ibrido per i nostri quattro artisti che si situa grossomodo tra la primavera del 1974 e la primavera del 1976, sono nate in me delle piccole storie che chiedono ora a gran voce di essere raccontate. Ho deciso di esaudire almeno due di queste richieste, con un paio di post extra: il primo, che state leggendo, dedicato a Bernie Wrightson, il secondo, che leggerete presto, a Barry Smith. E poiché né l'uno né l'altro dei due post ha la caratteristica dell'intermezzo, o si situa bene nel contesto della Section Six, ho optato alla fine per la diretta prosecuzione delle Sezioni iniziali dedicate ai due artisti, la Section Three per Wrightson e la Section One per Smith, finora costituite rispettivamente di 10 e 5 post. Non ho idea se si tratti di una tantum o se la cosa sarà destinata a ripetersi in futuro, magari per gli altri due artisti. Di certo non accadrà in tempi brevi, poiché, dopo l'imminente conclusione della Section Six, la serie The Studio riprenderà la sua corsa solo nel 2019.
* * *
Ho già avuto modo di raccontare, in altri momenti di questa lunga serie di post, di come la disavventura da lui vissuta con la storia di Kull, The Skull of Silence, abbia spinto Bernie Wrightson a interrompere, fin dal 1972, ogni collaborazione con la Marvel di Stan Lee. Una circostanza che non impedirà tuttavia al Maestro del Macabro di tornare a collaborare, seppure in termini minimali, a nuove iniziative della "casa delle idee". E questo nei primi mesi del 1976, cioè proprio alle soglie della svolta di The Studio
Abbastanza misteriose appaiono le circostanze, a cui non sono riuscito in alcun modo a risalire, della prima di tali iniziative. Un'opera a china di Wrightson, raffigurante Star-Lord, appare nel numero 4 di Marvel Preview del gennaio 1976, albo in cui il succitato agente interplanetario fa la sua prima apparizione. Dell'immagine, insolitamente non firmata, esistono due versioni: una proposta inizialmente dall'artista (sotto a sinistra) e una da lui corretta in base alle indicazioni dei redattori Marvel (sotto a destra). A essere pubblicata è stata naturalmente la seconda, ma Wrightson ha tuttavia continuato a preferirgli la prima.
Più decifrabili appaiono, come vedremo, le motivazioni che spinsero Wrightson ad altre due collaborazioni, una riguardante la copertina del numero 197 di The Incredible Hulk e l'altra... be', all'altra ci arriveremo fra un po'. Per ora basti sapere i nomi dei due autori di fumetti che in quelle due occasioni richiesero il suo prezioso, e non scontato, contributo: Len Wein e Steve Gerber.
Il secondo dei due, Steve Gerber, aveva sceneggiato tutte le storie di Man-Thing dal numero 11 di Adventure Into Fear del dicembre 1972 a quel momento; l'altro, Len Wein, non solo a un certo punto del 1975 era subentrato a Roy Thomas come editor delle storie di Man-Thing di Gerber, ma a suo tempo aveva anche contributo a creare, insieme a Wrightson, l'essere metà umano e metà vegetale Swamp Thing, che altro poi non è che l'equivalente, nell'universo DC, del marvelliano Man-Thing. (Tutto abbastanza poco chiaro, lo so, ma avendo io già dedicato un intero post - il Primo Intermezzo di The Studio - alla storia, incredibile ma vera, della creazione in simultanea e per vie indipendenti dello stesso personaggio da parte delle due case editrici rivali per eccellenza, a quello vi rimando per qualsiasi chiarimento).
Le due ipotesi di gran lunga più probabili, sul coinvolgimento di Wrightson nella realizzazione della copertina di The Incredible Hulk del marzo 1976, sono quindi due: o che sia stato Wein a chiamarlo, in nome della loro antica collaborazione, a contribuire a un albo in cui lui (Wein) si cimenta nella doppia veste di editor e sceneggiatore, o che la decisione sia stata invece presa di comune accordo da ambedue gli artefici delle storie di Man-Thing, Wein e Gerber. Ma comunque siano andate le cose, quel che più conta, alla fine, è il risultato di poter godere della vista di una bella copertina wrightsoniana.
Le due ipotesi di gran lunga più probabili, sul coinvolgimento di Wrightson nella realizzazione della copertina di The Incredible Hulk del marzo 1976, sono quindi due: o che sia stato Wein a chiamarlo, in nome della loro antica collaborazione, a contribuire a un albo in cui lui (Wein) si cimenta nella doppia veste di editor e sceneggiatore, o che la decisione sia stata invece presa di comune accordo da ambedue gli artefici delle storie di Man-Thing, Wein e Gerber. Ma comunque siano andate le cose, quel che più conta, alla fine, è il risultato di poter godere della vista di una bella copertina wrightsoniana.
E' invece sicuro che fu Steve Gerber a chiedere a Wrightson, in nome della loro amicizia, un aiuto per portare a buon fine una sua iniziativa, la terza e ultima che rimane da prendere in esame qui... Ma diventa obbligatorio, a questo punto, anteporre una premessa, piuttosto lunghetta ma necessaria a introdurre uno dei personaggi a fumetti più controversi della storia del fumetto mainstream: Howard the Duck. Personaggio che in America ha vissuto fasi alterne di popolarità - attirandosi, tra l'altro, anche un'invettiva di Stephen King in una pagina del romanzo The Stand (L'ombra dello scorpione) - il papero Howard è arrivato da noi nel suo periodo di maggior fortuna, cioè quello iniziale, approdando sulle pagine del mensile di fumetti e umorismo Eureka con il disgraziato nome di "Orestolo il papero" (come dire: piove sul bagnato).
Ma cominciamo dalle origini del fenomeno, che guarda caso hanno luogo proprio in un episodio di Man-Thing, The Enchanter's Apprentice, pubblicato sul numero 19 di Adventure Into Fear del dicembre 1973. E' allora che il papero extradimensionale fa il suo esordio (nella pagina 15 della storia, riprodotta qui a lato).
Si cerca da subito di fare del proprio meglio per rendere plausibile il tutto, ma è evidente che l'intromissione di un elemento così sfacciatamente cartoonistico all'interno di una storia "realistica" richieda inevitabilmente al lettore, salvo forse il lettore bambino, un altissimo grado di sospensione dell'incredulità, che gli stessi ideatori del personaggio faticano del resto a raggiungere.
Come ha raccontato Steve Gerber, Howard the Duck nacque totalmente per scherzo e sull'impulso del momento, e pare che quando Val Mayerick (il disegnatore di The Enchanter's Apprentice) gli mise davanti agli occhi il disegno del papero che fa il suo ingresso in una storia di sword & sorcery cosmica inserita in una storyline che ha per oggetto la dimensione del Nesso di tutte le realtà, la sua reazione a caldo sia stata qualcosa del tipo: "Mi sa che ho un problema grosso come una casa!".
In realtà Steve Gerber, senza ancora poterlo sapere, aveva appena tirato fuori dal suo cappello, con la complicità di Val Mayerik, il papero dalle uova d'oro. Intimato dai dirigenti Marvel di farlo sparire dalle avventure di Man-Thing (e presumibilmente da tutto il Marvel Universe), bastò che Gerber ubbidisse perché si scatenasse la reazione dei fan che rivolevano indietro a ogni costo il loro papero. Al punto che divenne infine inevitabile intitolargli una testata da protagonista.
Il primo numero di Howard the Duck uscì nel gennaio 1976, accompagnato dalla tagline "Trapped in a World He Never Made" (che richiamava subito alla mente uno dei personaggi più di culto della Marvel, Silver Surfer), e fece il botto esattamente come nelle previsioni. Divenuto presto una rarità da collezionisti, fu riproposto, già lo stesso anno, in Marvel Treasury Edition numero 12, albo che presenta anche (a pag. 62, riprodotta qui a lato) un'arguta intervista di Steve Gerber al papero Howard sulla sua (del papero) corsa alle presidenziali americane del Novembre 1976.
Già, le presidenziali. Lo scherzo era iniziato ad aprile, nel numero 4 di Howard the Duck, dove una pubblicità annunciava che l'ormai famoso papero era il primo personaggio della Marvel candidato alla presidenza degli USA. Per finanziare la campagna, i lettori potevano acquistare, alla modica cifra di 1.25 dollari, l'Howard election kit, che includeva un distintivo con lo slogan "Get Down, America!", al quale fece poi seguito, a luglio, un'elegante stampa presidenziale prodotta anche in una versione limitata a 80 esemplari autografi. In entrambi i casi, distintivo e stampa, l'autore altri non era che...
Mr. Bernie Wrightson!
Come siano andate effettivamente le cose, lo spiega lo stesso Gerber, coadiuvato dall'ottimo disegnatore Gene Colan, nei numeri 7 e 8 della collana. Il papero, assoldato inizialmente come membro della security alla convention di un partito, finisce per prendere il posto del candidato presidenziale dopo il suo ritiro. Considerato però, in seguito, pericoloso dall'establishment per le sue idee radicali, la corsa di Howard sarà infine interrotta da una compromettente foto taroccata che lo ritrae nella vasca da bagno insieme alla sua compagna di avventure, la rossa Beverly Switzer. Da quel momento in avanti, Jimmy Carter si ritrova la strada spianata per la vittoria.
L'ultima pagina di Howard the Duck #7 (a sinistra), dove Howard si ritrova candidato per acclamazione popolare, e la copertina del #8 (a destra), che ufficializza la sua candidatura. |
Dopodiché, il resto è leggenda. Nel 1991, il patron della Marvel Stan Lee, alla pagina 174 del volumone Marvel. Five Fabolous Decades of the World's Greatest Comics, dichiara che i voti di migliaia delle 33.975 schede elettorali dichiarate nulle alle elezioni del 1976 erano di fatto andati a Howard the Duck: Sarà vero? Non sarà vero? Impossibile deciderlo qui. Ma già la sola possibilità è l'esito delizioso di un gioco tra finzione e realtà spinto fino agli estremi del paradosso: un gioco in cui un personaggio di fantasia che stenta perfino a trovare una vera cittadinanza nei confini dell'universo fittizio cui appartiene, valica gli stessi per diventare una nota a piè di pagina nella vera storia delle elezioni di un paese che ha visto in lui un modo come un altro per dar voce alla propria protesta e sete di cambiamento.
A seguire, il lento declino di un personaggio: declino la cui sanzione ufficiale si può dire arrivi nel 1986, con il film live-action a lui dedicato, a tutti gli effetti il primo vero film con protagonista un character del Marvel Universe. E invito chiunque voglia approfondire questo aspetto specifico, a leggersi questi ottimi post di amici blogger:
Howard e il destino del mondo di Silverfish Imperetrix
* * *
The Studio - Complete Comics Chronology XIV: July - September 1972
Puoi vedere le immagini in formato più grande cliccandoci sopra.
Bernard Albert Wrightson: Inks on "A Time to Die!" (4 pg) Weird Western Tales #12 - DC, July 1972 (Comic-book) Editors: Joe Orlando; Mark Hanerfeld Writer: Cary Bates Penciler: Neal Adams | |
Michael William Kaluta: Cover Detective Comics #426 - DC, August 1972 (Comic-book) Editor: Julie Schwartz | |
Bernard Albert Wrightson: Cover (Ad by National Periodical Publications) Etcetera & The Comic Reader #88 - Paul Levitz, August 1972 (Fanzine) Editor: Paul Levitz | |
Bernard Albert Wrightson: Title page House of Mystery #205 - DC, August 1972 (Comic-book) Editors: Joe Orlando; E. Nelson Bridwell | |
Michael William Kaluta: Cover House of Secrets #99 - DC, August 1972 (Comic-book) Editors: Joe Orlando; E. Nelson Bridwell | |
Bernard Albert Wrightson: Title page House of Secrets #99 - DC, August 1972 (Comic-book) Editors: Joe Orlando; E. Nelson Bridwell Writer: E. Nelson Bridwell | |
Michael William Kaluta: "The Girl in the Garden" (6 pg) Korak, Son of Tarzan #47 - DC, August 1972 (Comic-book) Editor: Joe Orlando Writer: Len Wein | |
Jeffrey Catherine Jones: Idyl (1 pg) National Lampoon #29 - NL Communications, Inc, August 1972 (Magazine) Editors: Doug Kenney, Henry Beard | |
Bernard Albert Wrightson: House ad for Swamp Thing Superboy #189 - DC, August 1972 (Comic-book) Editors: Murray Boltinoff | |
Jeffrey Catherine Jones: "Dingus Kan" (1 pg) + "Courting Death" (1 pg) Swank - Hearst Communications, Inc., August 1972 (Magazine) Editor: Jay Fielden | |
Michael William Kaluta: Cover Weird Mystery Tales #1 - DC, August 1972 (Comic-book) Editors: E. Nelson Bridwell; Marv Wolfman | |
Bernard Albert Wrightson: Destiny figure in "Horoscope Phenomenon or Witch Queen of Ancient Sumeria?" (1 pg) Weird Mystery Tales #1 - DC, August 1972 (Comic-book) Editors: E. Nelson Bridwell; Marv Wolfman | |
Michael William Kaluta: Cover Detectiva Comics #427 - DC, September 1972 (Comic-book) Editor: Julie Schwartz | |
Michael William Kaluta: Cover From Beyond the Unknown #18 - DC, September 1972 (Comic-book) Editor: Julie Schwartz | |
Michael William Kaluta: Cover Ghosts #7 - DC, September 1972 (Comic-book) Editor: Murray Boltinoff | |
Bernard Albert Wrightson: Title page House of Mystery #206 - DC, September 1972 (Comic-book) Editors: Joe Orlando; E. Nelson Bridwell | |
Bernard Albert Wrightson: Cover House of Secrets #100 - DC, September 1972 (Comic-book) Editors: Joe Orlando; E. Nelson Bridwell Writer: E. Nelson Bridwell | |
Barry Windsor-Smith: Cover* + "The Spawn of Sligguth" (20 pg)** Marvel Premiere #4 - Marvel Comics Group, September 1972 (Comic-book) Editor: Roy Thomas Writers: Archie Goodwin; Roy Thomas (plot) Inkers: Toma Palmer (*); Frank Brunner (**) | |
Michael William Kaluta: Cover + Title page + Witch's Tales (Letters page) Secrets of Sinister House #6 - DC, September 1972 (Comic-book) Editors: Joe Orlando; E. Nelson Bridwell | |
Jeffrey Catherine Jones: "Hung Up" (1 pg) + "Wholly Holy" (1 pg) Swank - Hearst Communications, Inc., September 1972 (Magazine) Editor: Jay Fielden | |
Barry Windsor-Smith: Cover + "Hawks from the Sea!" (20 pg) Conan the Barbarian #19 - Marvel Comics Group, October 1972 (Comic-book) Editor and writer: Roy Thomas Inker: Dan Adkins Colorist: Barry Smith |
* * *
L'immagine di apertura del post, di Berni Wrightson, è l'illustrazione interna di copertina di Marvel preview #4 colorata da Scott Dutton (Catspaw Dynamics).
Di "Howard the duck" ricordo una trasposizione cinematografica, ma molto politically correct e fondamentalmente una commediola per farsi due risate.
RispondiEliminaIo non ho mai cercato di vederla la trasposizione cinematografica, Ariano. Per questo mi sono limitato a segnalare il bel post di Cassidy, che mi ha dato un'idea di cosa era ne era uscito fuori.
EliminaNe ho appena aggiunto un altro di link a una recensione del film, di Silverfish Imperetrix stavolta.
EliminaMa come mai Howard sembra un Paperino arrabbiato?
RispondiEliminaVado a leggere i post passati, vediamo se lo spieghi :-)
Sarebbe fatica sprecata, Francesca. Questo è il primo post in assoluto in cui parlo di questo personaggio.
EliminaLa somiglianza con Paperino creò dei problemi alla Marvel, con la Disney (che oggi della Marvel è proprietaria) allora intenzionata a far causa. Le due parti però patteggiarono e giunsero al compromesso che Howard avrebbe indossato i pantaloni così da assomigliare meno a Paperino.
Tra l'altro su Howard the Duck è uscito un film, nel 1986, che un po' mi sorprende che tu non conosca, visto che è considerato appartenere al genere fantascientifico ed è diretto da George Lucas.