Solve et Coagula - Pagina 157
Parte II - Capitolo 2 /13
La stanza
era il piccolo studio-soggiorno del suo appartamento, quello dove negli ultimi
anni aveva trascorso la maggior parte delle sue ore da sveglia, immersa nella
lettura o davanti allo schermo del pc. Il dettaglio che fosse anche lo spazio
di passaggio per eccellenza del suo appartamento, quello da attraversare per
accedere sia al bagno che alla cucina, non l’aveva mai troppo preoccupata. Né
quando con lei viveva Ilaria, la sua prima inquilina, né, a maggior ragione,
dopo l’arrivo di Alessandra, la ragazza invisibile.
Il divano
letto era al suo posto di sempre, mentre il tavolo con il computer sembrava
esser stato fatto sparire, così che la stanza appariva semivuota. Chi era stato? si domandò Luisa. E perché?
Il cambio di
scena a cui assistette l’istante successivo sembrò allestito apposta, come da
una mano invisibile, per rispondere a quel suo dubbio: nella stanza, prima
deserta, erano comparse alcune persone, tre per l’esattezza, un uomo e due
donne. Una delle due donne si era materializzata al centro della stanza e si manteneva
immobile, senza uno sforzo apparente, in una posizione semiseduta: un ginocchio
abbassato, a contatto con il pavimento, e l’altro sollevato, mentre teneva le mani
semichiuse come a stringere, con ognuna, un oggetto invisibile. Era la prima
volta che vedeva la sua inquilina Alessandra completamente senza vestiti, ma
non fece nessuna fatica a riconoscerla. Così come non faticò a riconoscere
Fabrizio, in piedi a poca distanza da lei, davanti a un cavalletto da pittore, e
la sua ex amica Giulia, seduta sul divano-letto e intenta a godersi lo
spettacolo. Luisa si sentì allora assalire da una rabbia istantanea e incontenibile
ed era già sul punto di scagliare lontano da sé lo specchio quando il suo polso
finì stretto in una morsa ossuta, da rapace, che non solo le impedì di fare
altri movimenti ma in qualche modo arrestò il montare della sua collera.
«Questo non
farlo mai. Non provarci neppure» la rimproverò seccamente la sua nuova mentore,
Helena.
«Nulla di
quello che ho visto stavolta può essere vero» esclamò Luisa, dopo che ebbe riguadagnato
un po’ di controllo sulle sue emozioni.
«E non dare
neanche del bugiardo allo specchio!».
«Sono certa
di quello che dico» insisté Luisa «Due delle persone che ho visto sono svanite
nel nulla un paio di giorni fa».
«Molto interessante.
E come?».
«Non ne ho
idea. So soltanto quello che mi è stato riferito: che l’auto su cui viaggiavano è stata ritrovata abbandonata
sul ciglio della strada in una zona sperduta della periferia di Firenze, nei
dintorni di Fiesole».
Luisa vide allora
i tratti del volto della donna, fino a un momento prima impassibili, come
sciogliersi e i suoi occhi duri brillare di una strana luce. Era desiderio? si
chiese Luisa. O nostalgia? Oppure rimpianto? Decise comunque di cogliere
l’attimo.
«Ti piaceva
molto Fiesole?».
«Non ci
abbiamo trascorso molto tempo» replicò Helena, che aveva nel frattempo recuperato
la sua impassibilità. «Solo lo stretto necessario».
Abbiamo?
«Tu… e chi?»
azzardò ancora Luisa.
Ma la donna
stavolta sollevò la mano in un gesto perentorio che la intimava a finirla lì.
«Abbiamo altro adesso a cui pensare».
«Mi
piacerebbe proprio sapere cosa intendi con questo altro» osservò Luisa.
Helena
sbuffò spazientita. «E se lo sapessi credi che staremmo qui a perdere tempo. Dobbiamo… devi
continuare a indagare nello specchio. Non c’è altro modo».
«E se stavolta ne avessi davvero abbastanza?» ribatté
Luisa. «Voglio dire, non faccio altro che vedere le schifezze più inverosimili dentro
quel… quel coso».
Al che l’altra
la sorprese assumendo un tono all’improvviso conciliante, quasi affettuoso.
«Dormiamoci su, ok? Riprenderemo domani la nostra esplorazione».
«Domani? Ma
io sono attesa per questa notte al Minoic!» esclamò Luisa, allarmata alla sola
idea di trascorrere chissà quante altre ore in quel buco.
A giudicare però
dalla reazione della sua interlocutrice era come se avesse appena detto la più
madornale delle sciocchezze. «Non sei poi così sveglia, sai? Domani è tanto per
dire… Ora ci fa comodo fingere che sia notte, al tuo risveglio faremo che è
giorno. D’accordo?».
Luisa annuì
con un cenno della testa, ma a quanto pare non era abbastanza.
«D’accordo?»
ripeté con forza la donna.
«D’accordo» le
fece eco la ragazza.
«Bene.
Adesso seguimi che ti mostro il tuo posto».
Ohi ohi... ma Helena è... lei? o.O
RispondiEliminaFiesole mi inganna, forse?
E mannaggia... resta tutto sospeso!!! XD
Chi è Helena? Qui potrei fare un mega spoiler, Glò... ma è meglio se taccio ;-)
EliminaHo pensato... l'apparizione della nonna, quella casa di campagna che in qualche modo già metteva in comunicazione con l'altro, le figure femminili "particolari" (sono tutte e una allo stesso tempo?)... :P E lo so che son molesta, però è colpa tua XD Mi metti curiosità ;)
EliminaPosso solo dirti che in parte ci hai azzeccato. La "casa di campagna" ha un ruolo importante in quello che sta accadendo ;-)
EliminaMi ha ricordato il racconto La Bambina Smarrita di Matheson. Ci sono forse varchi nella quarta dimensione in quella stanza?
RispondiEliminaNon ho mai letto niente di Matheson, Marco. Comunque, in questo caso, è lo specchio - o meglio il materiale di cui è composto, l'electrum magicum - a fare da interfaccia con la quarta dimensione ;-)
EliminaSempre più intrigante, se fosse un romanzo si leggerebbe tutto senza riuscire a smettere!
RispondiEliminaGrazie Giulia :-))
EliminaForse un giorno tutto questo diventerà un vero romanzo. Se la monumentale "Trilogia di Shaula" in corso d'opera mi lascerà ancora un po' di anni a disposizione ;-)
Lo specchio magico,.. o maledetto? :))
RispondiEliminama non ti avevo già mandato un commento? Boh.. son rimba!
Me lo avevi mandato, Patricia, ma non qui, su Google Plus.
EliminaLo specchio fa solo il suo dovere. Dipende tutto da chi lo maneggia... ;-)
Ah... è vero! Dal cell non riesco a commentare nessun blog... a ri boh!
EliminaCaro Ivano, bisogna proprio imbastire un meme stile "vasi comunicanti" sugli oggetti. E il primo che avevo in mente è proprio lo specchio! Complimenti per la nuova puntata. Mi è piaciuto molto il dialogo a rimpallo tra le due donne, tutto sul filo dell'assurdo. E, naturalmente, tutta l'atmosfera.
RispondiEliminaOh oh! Il motivo di questa mia esclamazione per il momento non posso rivelartelo, perché sarebbe uno spoiler eccessivo, ma riguarda proprio il futuro dei vasi comunicanti. Prima di Natale sarà comunque tutto chiarito ;-)
EliminaGrazie per aver gradito la puntata, Cristina. Come hai già avuto modo di constatare, Luisa ci lascia per un po' per far posto alle nuove ma vecchie (1985) avventure del padre :-))
Adesso mi hai messo una pulce nell'orecchio grande come una casa... un paragone un po' kafkiano, lo ammetto, come lo scarafaggio Gregor Samsa. Sono curiosissima!
EliminaNon dovrai aspettare molto per toglierti la pulce. Stamani ho realizzato i primi due quinti del post sui luoghi artificiali e tutto sommato vado più veloce del previsto :-)
EliminaAh, che bello! Io ho trovato più facile trovare il materiale per i luoghi artificiali che per quelli naturali.
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