Insieme Raccontiamo 15 - L'occhio dal profondo
Sinceramente non so dire
quanta incidenza abbia avuto, nella costruzione di questo post, la
circostanza che ieri,
poco prima di cominciare a redigerlo, mi sia capitato di leggere il
contributo di Glò de La Nostra Libreria alla stessa iniziativa. Lei,
nel suo post, prima ha presentato un più che ottimo finale, poi ha
raccontato che lo spunto di partenza le era stato offerto da Isola con fantasmi di John Banville, un romanzo e un autore dei quali, confesso, non avevo mai sentito parlare.
Comunque sia, oggi mi ritrovo a fare
un’operazione simile, e sebbene mi sia già
successo in passato - per esempio con il finale per Insieme Raccontiamo 13 - di prendere spunto da un’opera letteraria (Pinocchio),
forse è davvero alla nostra Glò che devo la struttura in due parti di questo post.
Anche io infatti, come lei ieri, spenderò stavolta alcune parole sulla
mia fonte di ispirazione.
#insiemeraccontiamo #giochi
Per partecipare a Insieme Raccontiamo 15, o per leggere le opere degli altri partecipanti, questo link rimanda alla pagina di lancio dell'iniziativa del blog Myrtilla's House.
L'incipit di Patricia Moll
Guardava la pioggia che
dietro ai vetri cadeva incessante. Gocce fitte, allungate come tagli arrivavano
da un coperchio nero che sovrastava la città.
Formavano una cortina così fitta da isolarla dal resto del mondo. Sparite le altre case. Via il campanile che di solito si ergeva contro l’orizzonte come un guardiano silenzioso e severo. Solo acqua, tuoni e fulmini. Per il resto, buio completo. Notte in pieno giorno. Una notte improvvisa e strana. Nata in cinque minuti. Senza preavviso.
Poi, accadde.
Formavano una cortina così fitta da isolarla dal resto del mondo. Sparite le altre case. Via il campanile che di solito si ergeva contro l’orizzonte come un guardiano silenzioso e severo. Solo acqua, tuoni e fulmini. Per il resto, buio completo. Notte in pieno giorno. Una notte improvvisa e strana. Nata in cinque minuti. Senza preavviso.
Poi, accadde.
Il mio finale (300 parole)
Prima il suono, prolungato e
spaventoso e lugubre. Poi, dopo pochi istanti, un rosso bagliore al di là dei
vetri della finestra. Ma non era la vampa di un incendio capace di opporre la
sua forza a quella del diluvio. Era un occhio, un occhio gigantesco e quasi
senza sguardo, che sembrava tuttavia scrutare la stanza in lungo e in largo.
Lei attese immobile, con il fiato in gola, facendosi piccola piccola, aspettandosi da un momento all’altro che l’enorme rostro della Bestia spezzasse i vetri e si facesse strada verso di lei attraverso la cornice della finestra. Si diceva infatti che fosse l’immobilità la sola speranza di salvezza. Che se non ci si muoveva, per quegli esseri con poco cervello era come se noi non esistessimo neanche.
Si diceva inoltre che a vedere la Bestia per primi - la prima Bestia in realtà - fossero stati i guardiani di un faro di un’isola al largo della costa del New England, in una fredda sera di novembre. E che a risvegliarla fosse stato proprio il suono della Sirena da Nebbia che accompagnava il fascio di luce, così simile al lugubre verso che ora scuoteva l'aria al di là dei vetri della finestra. Poi se ne era risvegliata una seconda, nel Mar del Giappone, poi una terza da qualche altra parte ancora, e così via, in una inarrestabile reazione a catena.
Ma solo da quando tutti i litorali del pianeta si erano inabissati, ed erano cominciate le grandi piogge, la situazione era degenerata. Allora, protette dalla mano del diluvio, le grandi Bestie avevano risalito a decine le correnti del mare profondo, fino alle terre di superficie. E ancora con l'aiuto delle piogge, sempre più prolungate e violente, avevano ripreso a conquistare palmo a palmo ogni particola dell'obliato loro antico dominio.
Lei attese immobile, con il fiato in gola, facendosi piccola piccola, aspettandosi da un momento all’altro che l’enorme rostro della Bestia spezzasse i vetri e si facesse strada verso di lei attraverso la cornice della finestra. Si diceva infatti che fosse l’immobilità la sola speranza di salvezza. Che se non ci si muoveva, per quegli esseri con poco cervello era come se noi non esistessimo neanche.
Si diceva inoltre che a vedere la Bestia per primi - la prima Bestia in realtà - fossero stati i guardiani di un faro di un’isola al largo della costa del New England, in una fredda sera di novembre. E che a risvegliarla fosse stato proprio il suono della Sirena da Nebbia che accompagnava il fascio di luce, così simile al lugubre verso che ora scuoteva l'aria al di là dei vetri della finestra. Poi se ne era risvegliata una seconda, nel Mar del Giappone, poi una terza da qualche altra parte ancora, e così via, in una inarrestabile reazione a catena.
Ma solo da quando tutti i litorali del pianeta si erano inabissati, ed erano cominciate le grandi piogge, la situazione era degenerata. Allora, protette dalla mano del diluvio, le grandi Bestie avevano risalito a decine le correnti del mare profondo, fino alle terre di superficie. E ancora con l'aiuto delle piogge, sempre più prolungate e violente, avevano ripreso a conquistare palmo a palmo ogni particola dell'obliato loro antico dominio.
* * *
Dunque, lo spunto di
partenza me lo ha fornito stavolta il racconto di Ray Bradbury (1920-2012), La sirena (The Fog Horn).
E’ un racconto che chi segue la mia blog novel Solve et Coagula conosce già, perché è lo stesso
che, insieme a un brano di Brian Eno, ha spinto Massimo, il padre di Luisa, a
partire per Dunwich Beach nell’estate del 1985. Mi sono però allontanato di molto, qui, dai toni struggenti e malinconici del racconto originale, uno dei più amati e celebrati tra quelli del grande scrittore, in favore di toni più apocalittici,
ma anche, chiaramente, più ironici e orrorifici.
The Fog Horn apparve per la prima volta nella raccolta di
racconti di Ray Bradbury, The Golden Apples of
the Sun (1951) e approdò in Italia nel 1984, in un Oscar Mondadori intitolato 34 racconti (diventato poi Il grande mondo laggiù, dal titolo di uno dei racconti più significativi della raccolta). Dopodiché è stato antologizzato in: Ray Bradbury, Dinosaur Tales, 1983 (Con illustrazioni di Jim
Steranko. Ed. It. Dinosauri. Club degli editori, 1992) e
in: Top Fantasy, 1985. (A cura di Josh Pachter. Ed. It. Top Fantasy. Il meglio della letteratura fantastica; Luigi Reverdito
Editore, 1989).
La passione di Ray Bradbury
per i dinosauri è del resto cosa nota e lo ha anche spinto a dire, si spera solo d'impeto, che varrebbe la pena di finire divorato dall’uno o l’altro di essi pur di poterli vedere dal
vivo.
Mentre il racconto The Fog Horn lo ha presentato in questi termini, solo un pelino più sobri:
Quello che segue è uno dei miei racconti preferiti, per diversi motivi.Innanzi tutto mi ha consentito, attraverso una fantasiosa metafora, di fissare sulla carta una quantità di poetiche reminiscenze bibliche e scespiriane che rimuginavo nel subconscio.E poi il modo stesso in cui lo concepii: passeggiando sulla spiaggia una notte, in compagnia di mia moglie, e passando accanto al vecchio molo di Venice e allo scheletro dell’ottovolante semisommerso dalla sabbia e dalla marea. Che ci fa questo dinosauro morto sulla spiaggia?, chiesi a mia moglie. Trovai la risposta qualche notte dopo, quando la sirena da nebbia nella baia mi svegliò con il suo lugubre lamento e mi tirai su a sedere sul letto, pensando: Sì, ecco! La sirena da nebbia chiamò la Bestia dal mare! Saltai giù dal letto e scrissi il racconto.Infine, questa storia, letta da John Huston, gli fece intuire il fantasma melvilliano che si nascondeva dentro di me. Poco dopo mi ingaggiò perché scrivessi la sceneggiatura di Moby Dick.
E noi? Quando ci ingaggiano a noi?
* * *
L'immagine in alto sotto il titolo è: Carl Blechen, Stürmische See mit Leuchtturm (c. 1826)
Ivano!!! *_* Sai che ho subito pensato alla tua blog novel? E infatti poi hai confermato... mi era piaciuta moltissimo quella parte.
RispondiEliminaIl tuo finale è veramente bello, d'effetto e pieno di stile, in ogni senso ;) Sono molto contenta di aver contribuito alla tua ispirazione, in senso "tecnico", per questo post e grazie per la citazione ^^
L'aneddoto che riguarda la genesi del racconto di Bradbury è fantastico, vedi come è facile a volte trovare la chiave giusta...
Questo meme sta diventando sempre più piacevole per partecipazione e livello generale, bel risultato e gran merito di Pat ^^
Quando ci ingaggiano, dici eh! :D
A quei tempi eravamo ancora nella prima parte della blog novel... quando ancora non c'era Paula Susi né tanto meno Helena, la custode infernale.
EliminaMolte cose sono cambiate da allora. E molte cose, e delle migliori, nascono poi nel momento magico in cui le circostanze esteriori e il subconscio entrano in comunicazione tra loro. Come è successo al grande Ray.
Il merito di questo mio post ce lo dividiamo in tre... io, tu e Patricia ;-)
Non so se hai notato, ma c'è un'altra coincidenza particolare... che alla fine il mio testo si è ricollegato, senza che io lo abbia cercato, al discorso dell'apocalisse uscito fuori nei commenti al tuo post, quando ho cominciato a citare film in tema.
E speriamo pure nell'ingaggio, che tanto non ci costa niente.
Un enorme grazie per il bel commento, Glò :-))
Commento qui, in linea con la tua citazione del bellissimo explicit di Glò. Bravi entrambi e... evviva Patricia, che ha inventato un modo per far mettere in gioco tutti!
EliminaSei la benvenuta, qui e ovunque, Luz. Grazie mille anche a te per aver gradito l'explicit :-)) E sempre evviva Patricia!
EliminaGrande Glò e grande Ivano, che bei racconti avete scritto entrambi! Si conferma ancora ancora una volta che può esserci similitudine nell'ispirazione, ma i temi, gli stili e i caratteri degli autori sono diversi - com'è giusto che sia!
RispondiEliminaNaturalmente l'origine del Tutto è Patricia con questa formula di "Insieme raccontiamo" cui ciascuno contribuisce senza alcuno spirito di competizione. Insomma, nessun scrittore-pavone si aggira zampettando da queste parti.
Il quadro che hai scelto, Ivano, è favoloso.
Il quadro? Davvero una bella scoperta! Sai che sarei tentato di trasferirmici su quello scoglio lassù? Forse la mia vocazione segreta era fare il guardiano del faro.
EliminaE sai poi che il verso del pavone somiglia al corno da nebbia? Il suono emesso dagli scrittori-pavone invece non ce lo ho molto presente. Frequentiamo aie diverse ;D
E grazie per il tuo gradimento del raccontino, Cristina. A presto!
Quando ci ingaggiano? Eh, bella domanda. Forse in un una dimensione parallela :-D
RispondiEliminaE io intanto mi preparo, Ariano. La blog novel la uso quasi soltanto per esercitarmi con le dimensioni parallele ;D
EliminaMa vi ho già ingaggiato io!!!!!! Che volete di più?
RispondiEliminaahahhahahaahahhaahhahahahahahah
Sì, lo so, che io non pago ma la crisi.. a congiuntura... la quasi alluvione.... su su, accontentatevi! :)
Tornando seria, di primo acchito ho pensato all'occhio di Sauron del Signore degli Anelli, l'unico fantasy che ho letto. Bradbury no... non mi piace leggere di fantascienza.
Il tuo finale comunque è strepitoso come sempre.
Queste "bestie".. che saranno? Cosa mangeranno? Che fine ci faranno fare? Tutto a nostra immaginazione :)
ps sì, qualcosa di simile non andrebbe male nella tua blog novel... una guardiana infernale, un lontano viaggio "acido".... le visioni di Massimo... :))
Mi sono accorta ora che nel copia e incolla ne ho saltato un pezzo... porta pazienza ma l'età... avanza!!! ahhaha
EliminaIl discorso era: sì, qualcosa di simile.... le visioni di Massimo :)) già sono.
Oltre a questo, mostri strani, semidei... non ci starebbero male
Ma Bradbury è un classico... come Thomas Mann o D.H. Lawrence :P
Elimina"Mostri strani" per ora non ne prevedo per la blog novel, ma mai dire mai. Come dico sempre, non ne so così tanto più di voi su quel che deve ancora succedere ;-)
Grazie per lo "strepitoso"! Ma c'era anche un buon incipit di partenza :-)
Fantascienza no grazie. Pochissimi film e nessun libro. Mi è proprio indigesta 😊
EliminaLawrence... Mann... tutt'altra cosa 😍
Urka, bello, bello. La prima parte poi l'ho trovata molto musicale.
RispondiEliminaSarà forse per la quasi-rima tra "sguardo" e "in lungo e in largo"? ;D
EliminaGrazie, grazie e grazie, grande Max!
Conosco il racconto di cui parli, e ce l'hai un po' dsllo stile Bradburyano
RispondiEliminaHo voluto omaggiare il Maestro anche in questo senso, Ferruccio. Con un pizzico di benevola parodia, anche ;-)
EliminaIl tuo approfondimento sull'origine dell'ispirazione, come quello di Glò, è molto interessante. A me la fantascienza non piace, ma ho letto Bradbury in passato (non questo racconto) e non mi è dispiaciuto. Ho trovato il tuo sequel di grande suggestione.
RispondiEliminaGrazie Marina! Ho messo insieme varie suggestioni: il mio fascino per i fari, vecchie memorie godzilliane, l'amore per Bradbury...
EliminaMa cosa hai letto esattamente di lui? Fahrenheit 451, mi viene da pensare.
La Sirena credo sia uno dei racconti più tristi e malinconici che abbia mai letto. Imbarazzante sentir dire sopra "no Bradbury, no fantascienza" dopo la tua citazione di un racconto che nemmeno è di fantascienza. Brutta roba il pregiudizio.
RispondiEliminaA volte ci si trova davanti a steccati più resistenti del muro di Berlino, Marco. Per quel che mi riguarda, non mi stancherò mai di ripetere che Bradbury ha tutte le carte in regola per piacere anche a chi di fantascienza non ne vuol sapere. Così come Ursula LeGuin può piacere anche a chi non ha simpatia per il fantasy.
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