Bathory II: Darvulia (seguito e conclusione)
Più grandi sono le leggende, più risibili i fatti. Tutto quello che avevo creduto vero non trovava riscontro. Non c'erano vampiri né bagni nel sangue. Ma quel che più mi sconcertava era la sparizione della strega Darvulia. Divenne una sfida per me, una spia del cardinale Forgach, scoprire cosa si nascondeva dietro questi strani eventi.
Ci eravamo lasciati nel post precedente con queste considerazioni di frate Peter. La risposta al suo interrogativo finale arriva in realtà quasi subito nel film, ma solo per lo spettatore. Accade nel momento in cui Erzsébet scopre nel suo laboratorio-ospedale il marchio di Thurzó: il re nero degli scacchi. (Ma si noti anche, accanto al re, un attrezzo di Erzsébet che, se usato, può simulare all'apparenza il morso di un vampiro; come dire che quel burlone di Juraj Jakubisko non si è fatto mancare davvero niente in questo film).
Ma perché il re nero degli scacchi dovrebbe rappresentare la firma di Thurzó? Perché gli scacchi sono, almeno nel film, una vera passione per lui. Quasi ogni volta che appare sullo schermo, Thurzó ha con sé una scacchiera. E forse ricorderete anche che durante il loro incontro in Transilvania alla corte del principe Sigismondo Báthory, i contrasti tra lui ed Erzsébet si trasformarono in un confronto scacchistico tra i due in cui la donna ebbe la meglio (Bathory I - seconda parte). Inoltre il re è nero perché Thurzó predilige questo colore, ritenendo un vantaggio nel gioco poter muovere per secondo.
Ed è ancora lui a invitare Erzsébet a Bytča, residenza della casata dei Thurzó, con ogni probabilità nel 1607 in occasione di un matrimonio che vi fu celebrato quell'anno. Il film non si preoccupa tuttavia di specificare la data né il motivo della convocazione e sembra interessato soltanto a lasciare intendere che tutto questo rientra in un piano preciso, studiato a tavolino dai coniugi Thurzó con la possibile complicità del religioso Ponicky.
E' Erzsébet Czobor, moglie e complice di Thurzó, ad accogliere la contessa al suo arrivo al castello, con un invito a seguirla nella sala della biblioteca. Ma la nota passione dei libri di Erzsébet Báthory è solo un pretesto che l'altra Erzsébet usa per metterla al corrente di alcuni dettagli di cui lei è ancora all'oscuro.
Abbiamo molte migliaia di libri in cinque lingue diverse, ma c'è un libro che ti interesserà più di ogni altro,
le dice la donna.
Ma in quel momento l'attenzione della contessa Báthory è soprattutto attratta da una scacchiera e dall'assenza tra i pezzi, che lei non manca di far notare, del re nero.
Ma anche a te manca qualcosa,
è l'ambigua risposta di Erzsébet Czobor. Una risposta che trova spiegazione un istante dopo, quando mostra alla contessa che il suo quaderno privato, in cui lei è solita annotare i risultati delle sue ricerche, è ora nelle loro mani. E si tratta, come non manca di insinuare, di un'opera che ha tutte le caratteristiche per condurla dritto al rogo.
Il confronto tra le due Erzsébet prosegue poi nei sotterranei del castello dove è in corso la tortura di una donna. E qui gli affondi della moglie di Thurzó si fanno più precisi:
Lo facciamo tutti, no? Ma dobbiamo essere discreti. Tutte queste voci al villaggio su cadaveri mutilati alla lunga finiranno per danneggiarti. Come la storia dell'uccisione della damigella a colpi di forbici.
E in risposta alla domanda della contessa, su come lei faccia a essere al corrente di un simile episodio, Erzsébet Czobor indica un angolo nella stanza immerso nell'ombra, dove si delinea lentamente la figura prostrata di Darvulia, e spiega:
La vecchia strega pensava che tu e Thurzó foste nemici ed è venuta qui strisciando a consegnarci il tuo libro.
Ma è inutile porle direttamente delle domande perché, come le mostra subito dopo, non ha più la lingua per rispondere.
Erzsébet è però decisa, a dispetto di tutto, a riportare Darvulia al castello di Cachtice, sebbene solo come sua prigioniera. Ma al momento del congedo è lo stesso Thurzó ad avvicinare la contessa, e tra i due ha luogo uno dei dialoghi più significativi del film, almeno dal punto di vista delle intenzioni del regista.
Thurzó: Ti avevo detto di liberarti di quella strega. Immagina se fosse andata da qualcuno che voleva danneggiarti.
Erzsébet: Chi vorrebbe potermi danneggiare?
Thurzó: Gli Asburgo. Sono stati loro a pagare la strega. Vogliono che l'Ungheria torni a essere cattolica. E tu, la protestante più potente del regno per loro sei un ostacolo.
Erzsébet: Ho sentito dire che vuoi diventare il nuovo Palatino.
Thurzó: Non potrò proteggerti. In Ungheria, anche la vedova più potente può perdere tutto in un attimo.
In altre parole, l'accerchiamento di Erzsébet da parte di quelli che oggi potremmo chiamare "poteri forti" si fa sempre più serrato. Thurzó, sebbene nominalmente dalla sua parte, è in realtà un fedelissimo dei cattolici Asburgo.
Ed è a Vienna, capitale del Sacro Romano Impero, che lui invita stavolta Erzsébet, a presenziare all'investitura dell'arciduca Mattia d'Asburgo divenuto re di Ungheria con il nome di Mattia II grazie all'appoggio dei nobili ungheresi, tra i quali lo stesso Thurzó. Siamo quindi, con certezza, nel 1608.
Il programma delle celebrazioni non manca ovviamente di eventi culturali: tra questi, l'esecuzione di una nuova opera musicale di Claudio Monteverdi e, per una singolare e fortunata coincidenza, l'esibizione di una tela di Caravaggio.
E' tra gli spettatori dell'opera del Monteverdi che Erzsébet incontra Caravaggio, e lui la rimprovera scherzosamente di preferire un'opera di Monteverdi ancora da completare alla visione del suo capolavoro già finito ed esposto nella Cattedrale. Dipinto che scopriamo poi essere, nel momento in cui il pittore conduce la contessa a vederlo, la Madonna del Rosario, una grande pala d'altare dipinta su tela che il pittore dovrebbe avere realizzato a Napoli nel 1607. (La tela è tuttavia oggi conservata realmente a Vienna, nel Kunsthistorischen Museum).
Ed è sempre nella cattedrale, davanti al dipinto, che ha luogo, tra la contessa e il pittore, un altro dei dialoghi fondamentali del film.
Caravaggio: Il dipinto non è riuscito abbastanza bene. Tu sei di gran lunga più bella della mia Madonna.
Erzsébet: E più vecchia.
Caravaggio: Nei quadri sei giovane per sempre.
E mentre i piani del sogno e della realtà si confondono per l'ennesima volta, Erzsébet e Caravaggio si concedono un ultimo amplesso infuocato, stavolta nel confessionale della cattedrale divenuto semovente per l'occasione.
Finché la scena non diventa, senza soluzione di continuità alcuna (ascoltate il brano musicale che segue e che fa da colonna sonora a entrambi questi due momenti per credere), quella di un ballo in maschera dove Erzsébet e Caravaggio, ancora insieme incrociano i loro passi di danza con quelli dei coniugi Thurzó. E lo stesso Thurzó ne approfitta per comunicarle che re Mattia richiede che lei si presenti al suo cospetto.
Finché la scena non diventa, senza soluzione di continuità alcuna (ascoltate il brano musicale che segue e che fa da colonna sonora a entrambi questi due momenti per credere), quella di un ballo in maschera dove Erzsébet e Caravaggio, ancora insieme incrociano i loro passi di danza con quelli dei coniugi Thurzó. E lo stesso Thurzó ne approfitta per comunicarle che re Mattia richiede che lei si presenti al suo cospetto.
Non è poi così sveglia come pensavi.
E' questo il commento, ricco di significato, che Erzsébet Czobor rivolge di passaggio al marito subito prima del nuovo cambio di scena.
Colonna sonora della scena della cattedrale e del ballo in maschera.
Erzsébet è adesso al cospetto di re Mattia e riceve una singolare proposta: in cambio del segreto della sua eterna giovinezza, lui le farà conoscere il suo futuro per mezzo della sua indovina cieca. Il film poi non ci dice se la contessa rivelerà davvero il suo segreto, ma quel che è certo è che l'indovina cieca del re le vaticina il futuro.
Non ti andranno bene le cose. Sei in viaggio e la tua corsa si fa sempre più veloce. Ti stai precipitando verso le fiamme. Sei in combutta con il diavolo e la tua fine è vicina.
Non sempre quello che dice si realizza davvero,
è il commento ironico del re, sottolineato da un risolino di Thurzó.
Erzsébet collega quindi parole ed eventi e comprende finalmente di essere caduta vittima di una trama tessuta dal suo ex alleato, il quale fa tuttavia un ultimo tentativo di piegare la sua volontà e di convincerla a cederle un terzo dei suoi possedimenti, condizione irrinunciabile perché le garantisca la sua protezione. Ma come i precedenti, anche questo suo tentativo in extremis serve solo a scatenare la reazione furiosa della contessa.
Ma con il re dalla sua parte, Thurzó sente di avere ormai in pugno la situazione e decide di passare all'azione diretta. I suoi sicari rendono incosciente Erzsébet e la collocano in stato di incoscienza in una vasca da bagno con l'intenzione di fabbricare la prova dei suoi bagni nel sangue. Ma quando poi si apprestano ad uccidere le fanciulle che dovranno fornire il sangue, entrano in scena il fedele servitore Fitzkó e i due frati Peter e Cyril, prima spie e ora angeli custodi della contessa, che sventano il piano uccidendo i sicari.
Ma con il re dalla sua parte, Thurzó sente di avere ormai in pugno la situazione e decide di passare all'azione diretta. I suoi sicari rendono incosciente Erzsébet e la collocano in stato di incoscienza in una vasca da bagno con l'intenzione di fabbricare la prova dei suoi bagni nel sangue. Ma quando poi si apprestano ad uccidere le fanciulle che dovranno fornire il sangue, entrano in scena il fedele servitore Fitzkó e i due frati Peter e Cyril, prima spie e ora angeli custodi della contessa, che sventano il piano uccidendo i sicari.
Erzsébet lascia poi Vienna per fare ritorno a Cachtice, intenzionata a restituire la libertà a Darvulia, ormai completamente riabilitata ai suoi occhi. Ma è troppo tardi. Al suo arrivo la strega è già morta e lei trova ad accoglierla solo il nome, tracciato dalla strega con il proprio sangue sulla parete della sua cella subito prima di morire, di colui che sarà la causa della sua fine. Tutto secondo la profezia della stessa Darvulia (Bathory I /2).
A Erzsébet non resta quindi altro da fare, nel tentativo di spezzare l'accerchiamento ai suoi danni, che allearsi con un uomo abbastanza potente da contrastare i suoi nemici, e lei lo individua nella figura del nipote Gábor Báthory, succeduto quello stesso anno al padre Sigismondo come principe di Transilvania. A lui decide di destinare, da quel momento in avanti, tutti i profitti derivati dalle sue terre in cambio della sua protezione. Ma questo si rivelerà un errore di strategia fatale, poiché proprio il principe entrerà di lì a poco in guerra con gli Asburgo...
Sempre più affascinante.
RispondiEliminaDavvero, la narrazione sembra fatta apposta per poter lasciare più dubbi che certezze negli occhi di chi segue la trama.
La continua incertezza su quello che accade davvero è sicuramente uno dei pregi del film, Nick :)
EliminaUna vertigine di eventi, praticamente.
RispondiEliminaMi piace anche la cosa che cita Nick, e pure il fatto che si lasci spazio a qualcosa di misterioso o arcano.
P.s. il palazzo che si vede nella prima foto, quello bianco e dorato, sai dirmi per caso qual è?
Moz-
Vertigine è la parola giusta, Miki. E' la sensazione che ho avuto in questa visione approfondita del film a cui mi sono sottoposto. Penso che se per ogni film che guardiamo facessimo un lavoro di questo tipo avremmo non poche sorprese!
EliminaIl palazzo dovrebbe essere a Vienna. Forse il palazzo reale perché a quei tempi il palazzo dell'Opera ancora non esisteva, ma con Jakubisko non si può essere sicuri di niente :P
Grazie per la risposta.
EliminaChe ne dici, un giorno... di analizzare un'opera assieme? :)
Moz-
Ahaha! E tradotto in termini pratici che significa? Che dividiamo un film in varie parti e ciascuno si prende le sue da analizzare?
EliminaOppure che ci occupiamo di un argomento diverso su cui fare la retrospettiva... chessò, simbolismo, colori, ecc :)
EliminaMoz-
Beh, perché no? Se ti viene in mente un titolo proponi pure...
EliminaSì, mi fa venire in mente altre storie controverse (tipo le vite di Nerone o Ivan IV il terribile) in cui l'elemento di violenza grottesca e follia delle loro esistenze viene messo alla prova sia da elementi storici che prospettano scenari diversi, sia dall'assurdità stessa di certi atti a loro attribuiti.
RispondiEliminaVale lo stesso anche per Caligola? Su di lui i cineasti si sono accaniti in modo particolare. Penso al "Caligola" di Tinto Brass, ma anche a film di registi meno famosi come "Caligola- la storia mai raccontata" o "Caligola e Messalina".
EliminaIncuriosita dalla figura a me nota per la leggenda, ho voluto leggere tutti gli articoli scritti fino ad ora per avere una visiona più completa di ciò di cui tu stessi trattando.
RispondiEliminaPosso dirti che fino ad ora mi lascia un po' perplessa questo film, nel senso che pur avendo compreso le intenzioni del regista di fondere reale ed onirico, reale e immaginato forse nel tentativo di dare base stessa alla sua opera mostrando appunto come "se io posso inserire qui Caravaggio trattando una storia 'vera' con fantasia allora chissà quante altre volte nella realtà si è inserita la leggenda, chissà quanti 'Caravaggi' sono stati innestati su vite di questo o quel personaggio storico", mi resta qualche dubbio sull'esubero di questi particolari.
La faccenda di Darvulia con la questione dell'inganno e dei funghi allucinogeni mi è sembrata un po' troppo costruita, mentre accreditabilissimi e sorprendenti ho trovato i particolari sul bagno fatto nell'infuso di erbe del colore simile al sangue e su una possibile forma di schizofrenia o comunque di follia violenta della Bathory - prodotta da sventato avvelenamento o da inghippi dell'albero genealogico che siano.
Quindi non saprei, ho questi dubbi che mi fanno esitare dal vederlo, ma lo spunto è ottimo per condurre una ricerca!
Ah, poi il simbolo di Thurzò - lo scacco - penso derivi dal fatto che il regista gli ha dato il ruolo del calcolatore e dello stratega militare e non, quindi il gioco degli scacchi penso simboleggi proprio questo! :D
Un saluto e attendo comunque i prossimi articoli!
Grazie per il tuo lungo e articolato commento, Alessia, che funziona anche un po' da riassunto della storia fin qui.
EliminaDevo dire che a me il film - che ha ricevuto anche commenti poco lusinghieri (ma di questo parlerò nell'ultimo post della serie) - era piaciuto già alla prima visione, ma questa seconda visione approfondita mi ha aperto tutto un mondo.
E uno dei miei obiettivi quando ho scelto di realizzare questa serie di post era proprio quello di verificare a che punto era la mia conoscenza della vicenda bathoriana e colmare eventuali lacune.
A questo punto, avendo recuperato la lettura dei post precedenti, non posso che attendere con curiosità il seguito.
RispondiEliminaPerò... Darvulia non è stata liquidata un po' troppo velocemente o è una sensazione dovuta al fatto che non ho visto il film?
E complimenti per l'approfondimento ^_^
Direi che la tua sensazione non è del tutto infondata, Glò. Anche io che il film l'ho visto ho avuto un po' la sensazione che in questa seconda sezione, dedicata nominalmente a Darvulia, proprio lei sia mantenuta un po' nell'ombra. La figura dominante sembra essere piuttosto Thurzo a cui è dedicata la terza parte del film.
EliminaE' tuttavia un dato storico reale che la strega Darvulia muoia proprio in questo periodo della vita di Erzsébet Bathory.
E grazie mille per il tuo apprezzamento agli articoli. Davvero molto gradito! *^_^*
EliminaSono assolutamente rapita da questo film, dalla sontuosità delle scene e dalla ricchezza dei simboli inseriti. La presenza del re nero degli scacchi aggiunge mistero a mistero, come pure le maschere usate dai protagonisti nel ballo. Mi sembra che il piano della realtà e del sogno continuino a confondersi... come se lo spettatore stesse sognando il film, chi lo sa?
RispondiEliminaPer quanto riguarda la visione del film per un'analisi approfondita, pensa che mi è capitato proprio di recente di vedere per la terza volta "Danton" di Wajda, che ho poi recensito nel blog, e di prendere appunti in vista del post. Quando si visiona con l'occhio più attento, si scoprono dettagli sorprendenti e inediti.
Posso solo darti ragione, Cristina. Anche io per realizzare questa serie di post ho dovuto analizzare il film minuto per minuto, rendendomi così conto di quanti dettagli mi erano sfuggiti durante la visione "ordinaria".
EliminaAvevo iniziato a fare lo stesso con "Il maestro e Margherita", ma in quel caso le pellicole da analizzare erano ben quattro e in contemporanea. Sono arrivato al quarto post e vorrei riprendere il lavoro, ma non ho idea di quando sarà.