Solve et Coagula - Pagina 85
Capitolo 7 - parte 3
La conversazione a tre intorno al tavolo verté per un po’, in
modo abbastanza prevedibile, sullo stato dei lavori del mazzo dei Tarocchi Babilonesi.
L’Arcano XV, Il diavolo, spiegò
Fabrizio, era ormai completato e lui si stava occupando adesso dell’Arcano XVI,
La Ziqqurat. Ma era preso in un
dilemma. Non sapeva cioè se rimanere fedele all’interpretazione
tradizionale, che vedeva in quell’Arcano un’immagine di distruzione - dove la
saetta che cade dall’alto è vista alla stregua di un castigo divino - o se
aderire all’interpretazione proposta in tempi più recenti da Alejandro
Jodorowsky, che vi leggeva un’immagine positiva, di ascesa e liberazione. In questo secondo caso, spiegò ancora Fabrizio, la luce non cade dall’alto ma si eleva verso
l’alto e rappresenta la luce della coscienza che esce dalla sommità della
torre o Casa di Dio, cioè dalla sommità del corpo.
«Che ne pensa Eva Luna?»
gli chiese Giulia.
Sembrava una domanda ovvia, dal momento che le due ragazze
sapevano della collaborazione nata tra Fabrizio e la misteriosa conferenziera,
ma lui si mostrò chiaramente a disagio. «Lei pensa addirittura che dovrei
cercare una terza soluzione» disse infine, storcendo la bocca.
«Il problema secondo lei» proseguì «è che finora non avrei
osato abbastanza. Solo l’Arcano XV, Il
diavolo, l’ha davvero entusiasmata e convinta dell’opportunità della nostra
collaborazione».
«Vuoi dire» intervenne ancora Giulia «che se le avessi
mostrato soltanto i primi quattordici dipinti lei avrebbe rifiutato di
scriverti il libretto di accompagnamento?».
Fabrizio annuì. «Così sembra».
Luisa si sentì improvvisamente allarmata. Secondo lei Giulia
aveva infatti messo in luce solo una parte della questione, tacendo la parte che
suggeriva che Eva Luna aveva in realtà offerto la sua conferenza sui tarocchi con
un tempismo perfetto. L’avesse data anche solo un mese prima, quando l’Arcano
XV di Fabrizio ancora non esisteva, la collaborazione tra i due non sarebbe mai
nata e gli eventi avrebbero quindi preso una piega diversa da quella in corso.
Cosa potesse implicare tutto ciò in termini pratici per lei, questo Luisa non poteva immaginarlo, ma stavano
diventando comunque troppe le coincidenze che vedeva sommarsi tra loro giorno
dopo giorno. E come se non bastasse, le parole di Fabrizio sulla torre da cui
usciva la luce avevano suscitato in lei
un collegamento spontaneo con il faro del racconto di Ray Bradbury che aveva
letto solo poche ore prima. Così non solo Zio Lupo e il diavolo dei tarocchi
avevano finito per diventare interscambiabili tra loro in certi suoi pensieri,
ma lo stesso sembrava poter succedere anche per la torre e il faro.
«Hai pensato alla possibilità di sostituire la torre con un
faro?» disse infine, anche se quasi solo per offrire una valvola di sfogo ai
suoi pensieri.
Fabrizio la guardò sgranando gli occhi, come se lei avesse
appena detto la più madornale delle bestemmie.
«Forse dovresti dirgli del racconto» la soccorse volenterosa
Giulia.
E stavolta fu Luisa a guardare l’amica linguacciuta, con un
lampo negli occhi che non lasciava spazio a dubbi: avesse potuto l’avrebbe
incenerita sul posto all’istante. Non aveva ancora cominciato a pensare all’opportunità
o meno di condividere qualcosa che ai suoi occhi era ancora un mezzo segreto
tra lei e suo padre, che già si vedeva praticamente costretta a spifferare tutto.
In effetti quando si fanno determinate domande come quella di Luisa in ambiti in cui si conosce poco, ci si sente degli autentici ignoranti. Un po' come se si chiedesse a Franco Cardini quali patate mangiassero i contadini europei nel 1300. ;-)
RispondiEliminaComunque Giulia è sempre grande!
So di scrittori che sono caduti in trappole del genere dell'anacronismo che descrivi. E non è detto che l'editor abbia sempre le competenze per rimediare. Su certi argomenti potrebbe saperne
Eliminaquanto o anche meno dell'autore.
Evviva Giulia!