Solve et Coagula - Pagina 86
Capitolo 7 - parte 4
«Quale racconto?» chiese Fabrizio, seppure con cautela avendo percepito la ritrosia della ragazza.
«Giulia sta parlando di un vecchio
racconto di fantascienza che parla di un faro» spiegò lei. «Mi ci sono
imbattuta oggi per caso navigando su internet e le tue parole sulla torre me lo
hanno fatto ricordare».
«Allora sono tagliato fuori» replicò lui. «Non
credo di averne mai letto uno in vita mia di racconti di fantascienza».
Luisa sorrise davanti a
quell’esternazione. Anche lei in fin dei conti di fantascienza sapeva solo
quel poco che le era arrivato attraverso suo padre e gli unici due libri di quel genere narrativo che aveva letto per intero erano, per quanto ricordava, Cronache Marziane e Fahrenheit 451, entrambi
di Ray Bradbury.
Smisero così di parlare di fantascienza, ma anche di tarocchi, e per un po’ la loro discussione verté su argomenti
più terreni come lo studio e il lavoro. Una piega nella conversazione che a Luisa appariva perfino più problematica. Più triste senza dubbio. Perché ogni volta che era costretta a guardare la sua vita da quella prospettiva si accorgeva di non
aver fatto quasi una sola scelta che la riguardasse davvero.
Anche sulla sua
scelta delle scuole superiori aveva influito suo padre, sebbene solo
indirettamente dal momento che si era limitato a citarle - ma per la
verità in continuazione, per tutta la durata della terza media - l’esempio di
una figlia di un suo cugino, di un paio di anni più grande di lei, che
frequentava con profitto il liceo scientifico. E poiché Luisa già aveva rinunciato ad avere le idee chiare sulla direzione da prendere, alla fine aveva
concluso che non le costava niente accontentare suo padre anche in questo.
(Mentre per quel che riguardava sua madre, già allora distratta da altre cose,
era scontato che non avrebbe avuto voce in capitolo). E si era iscritta al
liceo scientifico.
Poi, dopo la maturità, a lettere e
filosofia. Un percorso incoerente, laddove il resto del mondo sembrava seguire, almeno ai suoi occhi, un'orbita prestabilita. La famosa figlia del cugino di suo padre, per esempio,
aveva terminato l'università e si era impiegata in una asl. Fabrizio aveva
fatto il liceo artistico, poi l'accademia di belle arti e adesso si guadagnava
da vivere dipingendo. Mentre Giulia... Giulia era un a caso a parte perché a lei
della scuola non era mai interessato un bel nulla e aveva acconsentito a fare
le superiori e studiare ragioneria solo come un dovere familiare. Sbrigata la
pratica, il giorno dopo era già seduta dietro la cassa di un supermercato, da
dove l'avrebbero schiodata solo il fallimento della catena o le trombe del
giudizio.
Luisa non dette voce a tutti questi suoi pensieri dalla A alla Zeta, se ne guardò bene, ma disse comunque abbastanza
da sentirsi alleggerita come non le capitava da tempo.
«In fondo sei fortunata…» commentò Fabrizio quando il flusso delle parole di lei si fu arrestato.
La ragazza scosse la testa. «Eh?».
«Tutte le strade per te sono ancora aperte. Come se fossi appena
venuta al mondo, capisci? In questo momento incarni il matto dei tarocchi. La carta zero. Tutte le potenzialità.
Il vuoto che ha dato origine al pieno».
Lo fissò sbigottita. Era chiaro che Fabrizio avrebbe potuto benissimo
scriverselo da solo il libretto di accompagnamento al suo mazzo di tarocchi. E
sospettò che avesse deciso di servirsi di Eva Luna solo perché lei aveva già
pubblicato e aveva degli agganci utili nel mondo dell’editoria.
E il racconto sul faro di cui parlavi all'inizio qual era poi?
RispondiEliminaLa "Sirena da nebbia" di Ray Bradbury, Marco.
EliminaNon mi ricordo nemmeno se l'ho mai letto.
EliminaAllora leggilo, Marco. E' stupendo. Faceva parte in origine del libro "34 racconti" poi è stato ristampato in "100 racconti" se ricordo bene. Di Ray Bradbury ovviamente.
Elimina"... il matto dei tarocchi. La carta zero. Tutte le potenzialità. Il vuoto che ha dato origine al pieno». Davvero superlativamente interessante.
RispondiEliminaGrazie! Le lunghe frequentazioni di certi argomenti danno i loro frutti ^_^
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