Bodé e le affinità elettive - Vita, opere e morte di Vaughn Bodé, messia del fumetto /4
Sembrava un moschettiere francese. Lunghi riccioli biondi, camicia bianca increspata, pantaloni di pelle, stivali neri, pieno di anelli e gioielli, con le unghie lunghe e coperte di smalto blu. Era indubbiamente bellissimo, e molto più elegante, affascinante e appariscente dell’hippie medio. Rubava la scena ben più di Spain o Wilson o Jim Morrison. La sua presenza fisica quando camminava in una stanza lasciava tutti senza fiato. Ma era timido e riservato. Anche se era più bello di chiunque altro nella stanza, il suo ego non la riempiva. Era affascinante, dolce e gentile. Non lo vidi mai arrabbiato. Quando penso a lui, penso all’amore, fisico e spirituale.
Un poeta si fa veggente attraverso una lunga, illimitata e metodica sregolatezza di tutti i sensi. Ogni forma di amore, di sofferenza, di follia; indaga se stesso, consuma dentro di sé ogni veleno, e ne preserva la quintessenza. Indicibile tortura in cui gli è richiesta la fede al sommo grado, una forza sovrumana, in cui egli diviene ogni uomo possibile: il grande malato, il grande criminale, il grande maledetto – e lo scienziato supremo! Poiché egli conquista l’ignoto!
Poiché ha coltivato la sua anima, già ricca, più di chiunque altro! Egli conquista l’ignoto, e se, nella demenza, perdesse infine il senso delle sue visioni, almeno avrà visto. E cosa importa se il suo estatico volo attraverso cose inaudite, innominabili, lo distruggerà: altri si assumeranno il compito tremendo, riprendendo da quegli orizzonti dove il primo è caduto.
Questa citazione (traduzione mia) proviene da una delle epistole più
famose della storia della letteratura. Spesso citata come “Lettera
del Veggente”, fu scritta dal sedicenne poeta francese Arthur
Rimbaud in data 15 maggio 1871 e da lui inviata a un altro giovane
poeta, Paul Demeny. Da allora, negli oltre cento anni in cui è stata
di dominio pubblico, la tesi esposta in questa manciata di righe ha
affascinato un gran numero di personalità predisposte ad
accoglierla. E se tra queste la più nota è stata forse Jim
Morrison, cantante e leader del gruppo musicale The Doors, lo stesso
Vaughn Bodé la pone a epigrafe di Schizophrenia, un suo
albo one shot che è senza dubbio tra le sue migliori creazioni in
assoluto e di cui avrò modo di parlare più in dettaglio in
seguito.
Ad accomunare Bodé e Morrison non vi è infatti solo
la morte in giovane età, o l’aver unito una bellezza fisica
angelica a una natura caratteriale fondamentalmente timida e
introversa ma capace di trasformarsi, ogni volta che occupavano la
scena, nel suo opposto. Accomunava i due artisti anche la sete di
esperienze limite, che allarghino da un lato i confini della
percezione, magari attraverso l’uso di droghe, e dall’altro
trasgrediscano i tabù e le norme sociali. Inoltre, se Jim
Morrison trascorse l'ultimo periodo della sua vita a Parigi, sappiamo
che anche Vaughn Bodé, poco prima di morire, aveva espresso
un’identica volontà di trasferirsi nella capitale francese.
La coinvolse inoltre in una serie di avventure che comprendevano il sesso di gruppo e lo scambio di partner. “Non mi sono mai sentita a mio agio con tutto questo” dirà lei alcuni anni dopo, “ma ho dovuto fare buon viso a cattiva sorte”.
Quando poi, alla fine del 1970, il marito cominciò anche a farsi allungare i capelli e a dar sfogo alla sua passione per il travestitismo, le cose per Barbara cominciarono a farsi davvero insostenibili. Bodé, che indossava in privato indumenti femminili, e viveva sempre di più se stesso in una dimensione androgina, "anticipazione dell'umanità a venire", cominciò infine anche a manifestare un'aperta ostilità nei confronti della moglie, che vedeva sempre di più come un ostacolo nel suo viaggio verso la totalità di se stesso.
Sebbene si sia anche dedicato per tutta la vita, fino alla sua scomparsa nel 2011, alla pittura e all'illustrazione, il nome di Jones rimane soprattutto legato al fumetto Idyl, che apparve in forma di storie autoconclusive di una pagina sulla rivista National Lampoon tra il 1972 e il 1975. Ed è in effetti difficile sottrarsi all'incantesimo del sontuoso bianco e nero delle sue tavole disegnate (memori dell'insegnamento di Hal Foster e Alex Raymond, ma anche della pittura a inchiostro orientale), accompagnate da testi bizzarri ma sofisticati, di stampo Zen, allo stesso tempo umoristici, poetici e filosofici.
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Te lo condivido un po in giro, posso?
RispondiEliminaMi sembra un'idea meravigliosa, Nick ;)
RispondiEliminaOddio, proprio in questi giorni sto leggendo "Le particelle elementari" (dopo "Piattaforma" e "Estensione del dominio della lotta" volevo ancora approfondire la mia conoscenza di Houellebecq) e di fatto descrive un'epoca - quella beatnick anni '50 poi confluita nell'hyppismo anni '60 e nelle esperienze psichedeliche anni '70 - che così raccontata, in un romanzo chiaramente sopra le righe, sembra esagerata. Invece, ecco, basta apprendere dettagli sulla vita di uno che l'ha attraversata e si capisce che non c'è alcuna esagerazione.
RispondiEliminaIn effetti, la vita di Bodé potrebbe essere benissimo l'oggetto di un romanzo o un film. Io ho raccolto più dettagli che potevo ma alla fine ne risulterà solo un articolo piuttosto lungo. Credo però che i prossimi post della serie non faranno altro che confermare quanto stai leggendo nelle pagine del libro.
EliminaIo di Houellebecq conosco solo La possibilità di un'isola e devo dire che quel poco che ho letto mi ha affascinato. Ma ho anche il suo film, che credo sia l'unico che ha realizzato, La rivière. Notevole.
Dopo le fissazioni religiose cominciano a spuntare anche perversioni di varia natura... e ho il sospetto che sia tutto in crescendo.
RispondiEliminaIndovinato, Marco. Sarà un bel crescendo :P
EliminaNon ci crederai, ma leggendo il post precedente mi era proprio venuto in mente Arthur Rimbaud! Non solo per l'estremismo nella ricerca poetica, ma anche per l'aspetto fisico bellissimo e quasi sovrumano.
RispondiEliminaIo ho amato molto sia Bodé che Jim Morrison e anche Rimbaud è stato in effetti uno dei più grandi miti della mia adolescenza. E' tutto collegato!
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