Welcome to Bodé's Cartoon Concert - Vita, opere e morte di Vaughn Bodé, messia del fumetto /5
Comprendeva la religione abbastanza bene da capire che non stava ottenendo quello che avrebbe dovuto. Ciò di cui lui era alla ricerca era l’esperienza personale di Dio.
Larry Todd
Io mi considero normale. Tutto quel che faccio è giusto e serve a uno scopo.
Vaughn Bodé
* * *
Nell'autunno del 1971, Vaughn Bodé fece due importanti
viaggi, entrambi insieme all'amico e collega Larry Todd. Nel primo, i due si recarono a un auditorium del Greenwich Village, dove era prevista una
conferenza del guru Maharaj Ji (Prem Pal Singh Rawat).
Maharaj Ji al suo arrivo in America nel 1971 |
Maharaj Ji aveva tredici anni all'epoca ed era
una guida spirituale dall'età di otto, quando era succeduto al padre, il guru
Shri Hans Ji Maharaj, scomparso nel 1966. Nonostante la giovane età si era già
conquistato un certo numero di discepoli occidentali e nel 1971 era impegnato
in un tour mondiale che lo portò in Europa, America Settentrionale e Sud
Africa. Le cronache dell'epoca riportano che, dopo la comprensibile diffidenza
iniziale suscitata dalla sua giovane età, Prem Rawat ebbe in America
un’accoglienza entusiasta.
Nel corso della conferenza al Greenwich Village, il giovane guru toccò sulla fronte Vaughn Bodé dicendogli che tutte le risposte erano dentro di lui, e Bodé visse una vera e propria esperienza beatifica, che lo segnò in modo indelebile. “Gli rovesciò la mente da dentro come un calzino” racconterà in seguito Todd.
Nel corso della conferenza al Greenwich Village, il giovane guru toccò sulla fronte Vaughn Bodé dicendogli che tutte le risposte erano dentro di lui, e Bodé visse una vera e propria esperienza beatifica, che lo segnò in modo indelebile. “Gli rovesciò la mente da dentro come un calzino” racconterà in seguito Todd.
Il secondo viaggio, intrapreso poco tempo dopo
l'incontro con il guru, vide invece Bodé e Todd a San Francisco, dove volarono per
incontrare il famigerato collettivo Air Pirates, fondato dal
cartoonist underground Dan O'Neill.
Todd decise di stabilirsi definitivamente in quella città, mentre Bodé, dopo essersi assicurato alcuni contratti di lavoro con delle case editrici del posto, preferì tornarsene nella sua New York. Non prima però di fare un'esperienza con l'LSD, a cui si sentiva ormai "spiritualmente obbligato" nonostante fosse tendenzialmente refrattario all’utilizzo sia delle droghe che dell'alcol. In fondo suo padre si era bruciato proprio con l'alcol.
A casa di Todd, e con la foto di Guru Maharaj Ji a vegliare su di lui, Bodé sciolse le pasticche di acido in un bicchiere d'acqua e le ingurgitò. Giudicherà l'esperienza un successo il mattino dopo, quando guardandosi allo specchio vedrà un rosone nell'area del suo terzo occhio.
Di ritorno a New York, Bodé dà finalmente inizio, con il numero di febbraio del 1972, alla sua collaborazione con la rivista National Lampoon, la stessa a cui si era proposto senza successo un paio di anni prima, quando i suoi disegni erano stati respinti perché troppo "graziosi". Riprese in mano, per l'occasione, il vecchio progetto su Cheech Wizard, ma incattivendo notevolmente il personaggio rispetto alla versione che aveva proposto allo Hall syndicate come striscia per i quotidiani con il titolo The Yellow Hat (vedi il terzo post di questa serie). Nulla più a che vedere, in altre parole, con Il vento nei salici o Pogo.
Todd decise di stabilirsi definitivamente in quella città, mentre Bodé, dopo essersi assicurato alcuni contratti di lavoro con delle case editrici del posto, preferì tornarsene nella sua New York. Non prima però di fare un'esperienza con l'LSD, a cui si sentiva ormai "spiritualmente obbligato" nonostante fosse tendenzialmente refrattario all’utilizzo sia delle droghe che dell'alcol. In fondo suo padre si era bruciato proprio con l'alcol.
A casa di Todd, e con la foto di Guru Maharaj Ji a vegliare su di lui, Bodé sciolse le pasticche di acido in un bicchiere d'acqua e le ingurgitò. Giudicherà l'esperienza un successo il mattino dopo, quando guardandosi allo specchio vedrà un rosone nell'area del suo terzo occhio.
Di ritorno a New York, Bodé dà finalmente inizio, con il numero di febbraio del 1972, alla sua collaborazione con la rivista National Lampoon, la stessa a cui si era proposto senza successo un paio di anni prima, quando i suoi disegni erano stati respinti perché troppo "graziosi". Riprese in mano, per l'occasione, il vecchio progetto su Cheech Wizard, ma incattivendo notevolmente il personaggio rispetto alla versione che aveva proposto allo Hall syndicate come striscia per i quotidiani con il titolo The Yellow Hat (vedi il terzo post di questa serie). Nulla più a che vedere, in altre parole, con Il vento nei salici o Pogo.
National Lampoon esisteva dall'aprile 1970 e non solo era la più trasgressiva rivista di satira in circolazione negli Stati Uniti,
ma anche la più venduta. E Cheech Wizard, destinato a comparirvi ogni mese,
finì per diventare il più amato e popolare dei personaggi di Bodé, oltre che
una sorta di suo alter ego, che non solo condivideva le ossessioni del suo
autore, ma anche teneva traccia del suo percorso di vita. Sebbene infatti il personaggio del nuovo Cheech Wizard spacciasse droga ed esercitasse il sesso ovunque e come possibile, fosse irrispettoso dell'autorità e crudele verso i suoi inferiori e le sue amanti, risentiva anche del crescente coinvolgimento di Bodé nella ricerca spirituale. Destinato a diventare a sua volta un Messia dei comics, Cheech parlava con sempre maggior frequenza di sensibilizzazione dei chakra, di stati
superiori di coscienza e di illuminazione, al tempo stesso che spendeva le
donazioni alla sua Chiesa in alcol e ragazze. I suoi metodi di illuminazione prevedevano inoltre "atti o pensieri
perversi". E se questi ancora non bastavano, ricorreva a una sua
particolare versione della "bastonata zen": un calcio ai testicoli
dei malcapitati discepoli.
Poi, circa tre mesi dopo, il 13 maggio 1972, a due giorni dall’ufficializzazione del divorzio dalla moglie Barbara, Bodé affitta insieme a Jeff Jones una casa rustica di campagna a tre miglia da Woodstock. Per festeggiare l'evento, organizza la sera stessa un’ammucchiata a tre con la ex-moglie e un'altra donna.
Poi, circa tre mesi dopo, il 13 maggio 1972, a due giorni dall’ufficializzazione del divorzio dalla moglie Barbara, Bodé affitta insieme a Jeff Jones una casa rustica di campagna a tre miglia da Woodstock. Per festeggiare l'evento, organizza la sera stessa un’ammucchiata a tre con la ex-moglie e un'altra donna.
Bodé rimarrà a Woodstock con Jeff Jones fino
all'aprile 1973. E furono per lui undici mesi di intenso lavoro e di forti
conflitti interiori, con fasi di scoramento alternate ad altre di euforia che
ebbero ripercussioni anche sulla sua salute fisica. Con una parte di sé ambiva
a ritrovare moglie e figlio, e la perduta sicurezza domestica; con l’altra, che
era predominante, voleva invece mantenersi “totalmente coinvolto con la mia energia
nell’Universo (Dio). E io” aggiungeva, “amo questa forza più di quanto ami la
vita stessa”.
Girava intanto per casa in minigonna insieme a Jones, e continuava a fare esperienze nei campi del sadomasochismo e
del bondage, preferendo in genere il ruolo di dominato rispetto a quello di
dominatore. Gli piaceva essere picchiato al volto e strangolato dalle donne.
Nello stesso, tormentato periodo di Woodstock Bodé ha tuttavia un'intuizione fondamentale, destinata a modificare radicalmente la sua stessa tipologia di artista. Lontano dall'accontentarsi dei pur importanti risultati raggiunti dal punto di vista professionale, Bodé non voleva
essere un cartoonist qualsiasi ma ambiva a calcare le scene, come un Mick
Jagger o un Alice Cooper del fumetto. Erano i suoi due idoli musicali,
e lui sognava perfino di riuscire, un giorno, ad accompagnarli su un palcoscenico.
Creò così The Bodé Cartoon Concert, che mise in scena per la prima
volta il 21 ottobre 1972 alla Triple Fan Fair di Detroit davanti a un pubblico
di ottanta persone.
Bodé e i suoi personaggi di fantasia erano le uniche star dei 90 minuti di durata dello spettacolo, minuti in cui l’artista proiettava diapositive ricavate dalle vignette delle sue tavole e imitava le voci di tutti i suoi protagonisti oltre che fare da rumorista. Aveva anche un "costume di scena" che indossava sul palco, dove si sistemava di lato allo schermo, con un cono di luce puntato su di sé: truccato, con le unghie smaltate di blu, pieno di anelli e collane, indossava un body nero e dei pantaloni di pelle.
Fece il bis alcune settimane dopo alla Bowling Green University, su invito del Dipartimento di Cultura Popolare, stavolta davanti a duecento persone, e dette così inizio a una marcia trionfale destinata a culminare, un paio di anni dopo, nell'esibizione di Parigi al museo del Louvre.
Bodé e i suoi personaggi di fantasia erano le uniche star dei 90 minuti di durata dello spettacolo, minuti in cui l’artista proiettava diapositive ricavate dalle vignette delle sue tavole e imitava le voci di tutti i suoi protagonisti oltre che fare da rumorista. Aveva anche un "costume di scena" che indossava sul palco, dove si sistemava di lato allo schermo, con un cono di luce puntato su di sé: truccato, con le unghie smaltate di blu, pieno di anelli e collane, indossava un body nero e dei pantaloni di pelle.
Fece il bis alcune settimane dopo alla Bowling Green University, su invito del Dipartimento di Cultura Popolare, stavolta davanti a duecento persone, e dette così inizio a una marcia trionfale destinata a culminare, un paio di anni dopo, nell'esibizione di Parigi al museo del Louvre.
Quello che presento qui di seguito è un documento eccezionale, caricato su youtube da mollybode in data 29/8/2009. Bodé recita in un Cartoon Concert del 1972 alcune delle tavole di Deadbone che aveva realizzato nel 1970 per Cavalier. Esiste anche una Part Two, dove però Vaughn Bodé è presente solo per circa due minuti; poi subentra il figlio Mark, con delle riprese di un suo Cartoon Concert del 1990.
Intanto, in mezzo a tutto questo, Bodé continua a proporsi in occasionali
produzioni underground e fanzine e a sfornare pagine di Deadbone per Cavalier e di Cheech Wizard per National Lampoon. A cui va aggiunta la fugace ma significativa collaborazione per il magazine Swank con la serie Purple Pictography, di cui lui scrive i testi mentre affida i disegni all’amico e collega Bernie Wrightson.
Quando poi, nel dicembre, 1973 il National Lampoon se ne esce con un numero speciale dedicato all'autoindulgenza, in cui i collaboratori della rivista possono sbizzarrirsi a piacimento, Bodé idea per l'occasione un poster devozionale intitolato The Adoration of Vaughn Bodé, la cui esecuzione materiale affida ai pennelli del fratello minore Vincent.
Il poster, progettato da Vaughn con cura meticolosa,
ha l'evidente scopo di sintetizzare in un'unica immagine la sua visione e vita
religiosa, e ci consente, attraverso un’analisi dettagliata della
struttura architettonica che avvolge in una sorta di aura la sua figura, di farci
un’idea della vastità di conoscenze da lui raggiunte in materia.
Partendo dall'alto e dall'architrave, sono
riconoscibili: sul lato sinistro, il simbolo dell'infinito, la parola Tao,
un minuscolo Aum e un trigramma dell'I King; al
centro, il simbolo dello yin e dello yang; sul lato destro, dopo una
ripetizione del trigramma e dell'Aum, la parola Light (luce)
seguita dal triangolo solare.
Più variegata e complessa è la simbologia raffigurata nelle due bande illustrate della voluta dell'arco.
Nella metà di sinistra si riscontrano (oltre a Cheech
Wizard, alcune lucertole e una Bodé Broad): la mezzaluna
con la stella simbolo dell'Islam; una Croce di Lorena (o
Croce dei Patriarchi), simbolo cristiano che fu adottato dai cavalieri
templari; un fiore di loto, simbolo buddhista, e un pesce, altro
simbolo cristiano.
Si nota infine, nella parte più bassa, la presenza di una lucertola in preghiera davanti a Cheech Wizard.
Si nota infine, nella parte più bassa, la presenza di una lucertola in preghiera davanti a Cheech Wizard.
Nella metà di destra, gli stessi personaggi bodeani sono invece così accompagnati: in alto, da una piccola figura che sembra
raffigurare lo stesso Bodé intento a giocare con un nastro di Moebius come
fosse un hula hoop; al centro, dal Cancro zodiacale, suo segno di
nascita; in basso, e in simmetria con la parte di destra, da una lucertola assisa
nella posizione del loto ai piedi di Cheech Wizard.
Scendendo ora al livello dei capitelli, nell'abaco del capitello di sinistra è ripetuto
undici volte un minuscolo disegno che io identifico in un'ascia
bipenne, mentre nel capitello di destra compare per nove volte la stella
a cinque punte, simbolo del pianeta Venere.
Sempre nel capitello, ma nell'echino, sono inoltre
leggibili due date in numeri romani: 20 settembre 72 a
sinistra, 20 luglio 41 a destra, rispettivamente la data di esecuzione del dipinto e il
giorno di nascita di Bodé.
Ancora più in basso, la parte in vista delle due colonne di sostegno dell'arco mostra per ognuna tre Bodé Broads “scolpite” nello stile delle
sculture delle facciate dei templi tantrici indiani, con le laterali che appaiano svolgere anche la funzione di cariatidi. Solo la figura centrale della
colonna di destra si distingue da tutte le altre, per gli evidenti riferimenti
all'antico Egitto.
Infine, nelle basi delle stesse colonne, troviamo incisa a sinistra la sillaba divina dell'induismo OM (Aum) a sormontare la parola Bodhisattva e, speculare a destra, il pentacolo sopra la scritta Hierophant (Ierofante), a indicare le tradizioni spirituali orientale e
occidentale. E questo spiega, di conseguenza, perché sia la colonna di destra a
ospitare la Bodé Broad in vesti egizie: l'Egitto è tradizionalmente considerato una delle due principali culle della tradizione
religiosa e magica occidentale (l'altra è la Mesopotamia).
E poiché il National Lampoon ospita anche in questo numero speciale la consueta striscia di Cheech Wizard scritta e disegnata da Vaughn Bodé, ecco che lui ne approfitta per autoritrarsi mentre dispensa sermoni sulla Luce e distribuisce copie del poster devozionale alle sue lucertole.
Ma nella striscia è presente anche Cheech Wizard, che chiede a Bodé di mostrargli il poster. Lui lo accontenta, spiegandogli che si tratta di un documento che certifica, con assoluta certezza, a quale punto del Grande Viaggio si trovi l'artista. Come ci si aspetta, nel finale della striscia, il Cheech liquida secondo prassi il suo creatore, rifilandogli un calcio ai testicoli.
* * *
Cazzarola Ivà!
RispondiEliminaQuesto post spacca davvero e devo recuperare qualcosa del passato... Mamma mia, un'analisi bellissima di quel disegno: se metti ancora cose del genere sappi che hai già me come lettore assicurato^^
Moz-
Heilà, grazie Miki! Commenti come il tuo mi ripagano appieno dell'impegno che mi richiedono questi post; insieme, naturalmente, al grande piacere che mi dà realizzarli. E poi ci tengo ad averti sempre tra i miei lettori assicurati ^_-
EliminaA proposito, Miki, ti vedrei anche bene come organizzatore del mese dell'autoindulgenza per blogger XD
EliminaCondivido anche questo.
RispondiEliminaGrazie mille, Nick!
EliminaMi sono dimenticata di chiederti: come mai tanta fissazione per le lucertole? C'è una parentela con il simbolismo del serpente, o non c'entra nulla? :-)
RispondiEliminaNon so dirti dell'origine esatta di una simile predilezione. Può essere semplice simpatia o affinità per un determinato animale, come capita a molti di provarne, oppure può entrarci il fatto che negli anni della scuola gli avevano affibbiato il nomignolo di "lucertola".
EliminaIn questo post ho trovato una quantità impressionante di "topi morti". Ho dovuto provvedere a una vera e propria derattizzazione.
EliminaRiecco i nostri amici "topi" editoriali. Hai pulito bene anche negli angolini? :-)
EliminaSì! Anche tra le "cariatidi" dell'arco ^_^
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