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Trilogia delle Madri /13: Verso il Mar Nero




Si riunirono gli Asi in Idavall e vi innalzarono templi e altari, costruirono fornaci, fabbricarono gioielli, si fecero pinze e forgiarono utensili.

Felici nel loro giardino, giocavano a scacchi e non vi era penuria d’oro in alcun luogo, finché da Jotunheimr non giunsero in tre, madri oltremisura possenti.

(Voluspá 7-8)

* * *

Il film La terza madre, ultimo della trilogia argentiana, si apre su degli scavi in corso nei pressi del cimitero di Viterbo, che causano, di lì a poco, il disseppellimento accidentale di una bara. A questa bara, che porta incisi sul coperchio il nome Oscar De La Vallée e l'anno 1815, è legata un’urna sigillata con una serie di crocifissi. E' il prete della parrocchia locale, Monsignor Brusca, a prenderla per primo in custodia ed esaminarne il contenuto. Profondamente turbato da quel che vi rinviene all'interno, il religioso richiude l'urna, ne sigilla il coperchio con della cera e la invia al Museo d'arte antica di Roma, insieme a una lettera indirizzata a Michael Pierce, direttore conservativo del museo ed esperto di storia della magia. Prima di lui mette però le mani sull'urna la sua vice, Giselle Mares, che decide incautamente di aprirla. C'è con lei, ad assisterla, la tirocinante Sarah Mandy, dottoranda in restauro e archeologia.
Nel raschiare via la cera, Giselle si ferisce con una lama (e una goccia del suo sangue cade sul coperchio dell'urna, dove viene subito assorbita), ma l’operazione va comunque a buon fine e, insieme alle due donne, anche lo spettatore viene finalmente a conoscenza del contenuto dell'urna: un pugnale di fattura medievale, tre statuette di terracotta raffiguranti dei demoni e una tunica color rosso porpora con ricamate in oro alcune lettere di un alfabeto antico.


Giselle chiede allora a Sarah di andare a prendere, in una diversa sala del museo, dei dizionari di aramaico e miceneo, poi, una volta sola, legge a voce alta le lettere incise alla base delle statuette demoniache, senza sapere che così facendo sta decretando la propria fine, per mano di Mater Lacrimarum e dei suoi accoliti: una malevola scimmietta e i tre demoni da lei evocati inconsapevolmente. E' sotto i loro colpi che Gisele perisce come prima vittima designata del film, mentre Sarah riesce a scamparla, grazie a una presenza incorporea che la nasconde ai suoi nemici e guida magicamente i suoi passi attraverso il museo fino alla salvezza.
Una volta al sicuro, Sarah allerta la polizia, e sul posto arriva il commissario Enzo Marchi con la sua squadra, che la mette subito sotto torchio. Ma sopraggiunge presto anche Michael Pierce, nel cui appartamento Sarah, che ha con lui una relazione, troverà rifugio per la notte.
E l'urna? Mater Lacrimarum l'ha trasportata con sé nel sottosuolo di Roma, nelle cui profondità cavernose va in scena un rito: la Madre, in piedi su una sorta di palco, circondata come una rockstar da una folla adorante di adepti, indossa la tunica color porpora che le era un tempo appartenuta e si riprende il suo antico potere.


Ma perché l'urna si trova a Viterbo? Come vi è arrivata?
Lo scopriamo quando Michael arriva sul posto, per incontrarvi Monsignor Brusca, e ha la brutta sorpresa di scoprire che l'anziano religioso è stato nel frattempo colpito da un ictus ed è entrato in coma. Trova tuttavia ad accoglierlo un giovane prete, Padre Milesi, che pur scettico sulla loro fondatezza, lo mette al corrente degli appunti lasciati da Monsignor Brusca.
L’urna, racconta Padre Milesi, era stata rinvenuta ad Aosta, nel 1815, da parte di alcuni operai durante i lavori di restauro della curia diocesana. Dopo uno strano episodio, in base al quale la tunica avrebbe cominciato a brillare e alcuni lupi sarebbero usciti dalla foresta per dissotterrare e sbranare i cadaveri di più recente sepoltura, il vescovo locale decise di inviare l'urna in Vaticano. Il cavaliere Oscar De La Vallée si offrì di condurvela./span>
Ma ovunque l’urna passasse nel suo tragitto, portava con sé morte e distruzione, finché fu lo stesso De La Vallée a morire, sei giorni dopo il suo arrivo a Viterbo. Urna e cavaliere, così fu deciso, vennero sepolti insieme, in un luogo segreto al di fuori della cinta del cimitero.


Una sorpresa ancora peggiore attende Michael al suo ritorno a casa: suo figlio Paul è stato in sua assenza rapito e i rapitori hanno tracciato con il sangue, sulla testata del letto del bambino, una scritta che lo invita ad attenersi alla regola del Silentium iniziatico e non investigare oltre.
Ma anziché ubbidire all'intimidazione, Michael decide invece di mettersi nuovamente in viaggio, verso Monteleone stavolta, in cerca dell'aiuto di un rinomato prete esorcista, uno degli pochi ancora riconosciuti dalla Chiesa, di nome Padre Johannes. Ma scopre di essere anche braccato da una coppia di streghe, nel frattempo che le strade di Roma si riempiono di moltitudini di loro, giunte da ogni parte del mondo a ingrossare le fila dei seguaci di Mater Lacrimarum. Allo stesso modo, la capitale è sempre più teatro del dilagare di una serie di atti di follia e di violenza, iniziata con il risveglio dei poteri della Terza Madre. Di lì a poco, Sarah, che è a caccia di indizi tra le pagine dei libri di una biblioteca, riceve da parte del terrorizzato Michael un'allarmata e incoerente telefonata, che la convince a interrompere le sue ricerche e recarsi a sua volta a Monteleone. Arrivata però alla Stazione Termini, deve prima sfuggire a un tentativo di cattura da parte del commissario Marchi e dei suoi uomini e poi difendersi dall'aggressione di una strega. Vi riesce solo grazie all’aiuto della stessa presenza incorporea che l’aveva salvata al museo.

Arrivata finalmente a Monteleone, Sarah scopre che di Michael non vi è mai giunto, ma riesce comunque a ottenere lei stessa un colloquio con Padre Johannes. Ha inoltre modo, mentre fa anticamera, di parlare con una sensitiva di nome Marta Colussi, che le rivela una serie di sorprendenti dettagli sulla sua vita di cui era sempre stata all'oscuro. Grazie a lei, Sarah scopre che la presenza incorporea che la soccorre nei momenti di pericolo altri non è che sua madre Elisa Mandy, una strega bianca che aveva trovato la morte a Friburgo per mano di Helena Markos o Mater Suspirorium, dopo averla a lungo combattuta. Neanche Mater Suspirorium era tuttavia uscita indenne dal combattimento, e così si spiegherebbe l'aspetto di vecchia avvizzita della Madre protagonista del primo film della Trilogia, Suspiria, opposto a quello delle sue due sorelle, ancora giovani e belle.

La bellissima Mater Lacrimarum nella sua prima fugace
apparizione nel film Inferno (1980)


Ma se da un lato il racconto di Marta Colussi spiega, dall'altro getta un certo scompiglio nella narrazione della Trilogia, poiché contrasta con un altro discorso chiave, quello che l'esperto in materia di turno, il Professor Milius, propina in Suspiria alla studentessa di danza Susy Benner, colei che riuscirà infine a uccidere Mater Suspirorium. Alla domanda di Susy, su cosa fanno le streghe, il Professor Milius risponde:
"Il male! Nient'altro al di fuori di quello! Conoscono e praticano segreti occulti che danno loro il potere di agire sulla realtà, sulle persone... Ma solo, ripeto, solo in senso maligno. Capisci, cara?".

E poco dopo nello stesso colloquio, in risposta a un'altra domanda di Susy a proposito di Helena Markos, aggiunge:
"Di lei si racconta che forse la Regina Nera, una strega dotata di prodigiosi poteri malvagi, una vera padrona della magia. E' vissuta a lungo in questa città, e vi è morta. Lo sapeva?".

Il Professor Milius sembra quindi disporre di solo metà della storia. Non fa infatti parola né di magia bianca né di Elisa Mandy come avversaria di Helena Marcos e possibile causa della sua fine presunta. La cosa si spiega, ovviamente, con il semplice fatto che in origine, ai tempi di Suspiria, non era ancora prevista nessuna Elisa Mandy, ma dal punto di vista puramente narrativo, al professore - scartata la possibilità che sia un complice e ubbidisca al precetto del Silentium - potrebbero davvero mancare i tasselli fondamentali del puzzle. Il che darebbe anche una ragione del suo essere ancora in vita.


Molto più dettagliato è il quadro delineato da Padre Johannes. Oltre a essere ben informato sulla sorte delle Madri, al punto da riferire a Sarah che l'unica delle tre ancora in vita è la Madre delle Lacrime, è a conoscenza anche della loro origine:
Più di mille anni fa la stregoneria ha avuto inizio sulle rive del Mar nero a opera di tre sorelle. Per anni hanno vagato per il mondo portando morte e distruzione ovunque andassero. Scorrendo i libri di storia dell’arte scoverai tante loro immagini. Alla fine ognuna di loro scelse una sede. Mater Suspirorium, la madre dei sospiri si stabilì a Friburgo; la madre delle tenebre, mater Tenebrarum andò a New York; Mater Lacrimarum venne a Roma.

E qui, all'incirca a metà film, posso finalmente interrompere questa lunga, e probabilmente per molti noiosa, esposizione della trama de La Terza Madre. Tutti gli elementi necessari sono stati per il momento raccolti. Quello che mi propongo di fare adesso, con i prossimi post, è di esplorare i meandri più nascosti del Mito, alla ricerca della possibile origine e di almeno parte della storia del viaggio, fino a noi, della tunica rosso porpora che Padre Johannes rivela a Sarah essere "un grande e potente talismano".


* * *


L'immagine di apertura del post è: Ivan Aivazovsky (1817-1900), Storm on the Black Sea. Tutte le altre immagini, dove non diversamente indicato, sono fermi immagine del film La Terza Madre (Dario Argento, 2007).

Commenti

  1. In effetti mi sembra un ottima spiegazione sull’aspetto di Mater Suspirorium, piano piano uno alla volta mi recupererò tutti i tuoi post sulla trilogia di Argento, per ora ho iniziato con questo ;-) Cheers

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    1. In effetti questo si può anche considerare un post da riscaldamento. I precedenti presentano in genere difficoltà non trascurabili ;-)
      Grazie Cassidy :-))

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  2. Non amo Argento ma seguo con interesse il tuo viaggio nell'universo delle Madri ^_^

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    1. Questo nuovo spezzone di viaggio sarà davvero molto particolare. Uno parte con un oscuro frammento di Plutarco e un misconosciuto capolavoro di De Quincey e poi pian piano si accorge che le Madri sono ovunque ;-)
      Grazie e a presto, Lucius :-)

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  3. Neppure io sono particolarmente fan di Argento, però una pellicola con alcune scene a Viterbo devo proprio vederla.

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    1. Io non ci sono mai stato, ma immagino che debba essere una bella cittadina, piena di storia. Riguardo al film, io l'ho visto varie volte, per ragioni di studio ^^ ma non è certo tra i migliori risultati di Argento.
      Ciao Ariano, e grazie :-)

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  4. Nemmeno io sono una fan di Dario Argento, ma ho letto molto volentieri il tuo riepilogo che, al contrario del film, è particolarmente intrigante.

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    1. La trama è la stessa. Forse il film non ne ha sfruttato appieno il potenziale ;-)
      Grazie Clementina :-))

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  5. Della trilogia ho visto solo Suspiria. Di questo film non ne ho sentito parlare troppo bene.

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    1. E' senza dubbio il più debole dei tre. Del resto Argento come regista non è invecchiato benissimo.
      Mi trovo molto in linea con questo giudizio di Davide Pulici:
      "Il difetto principe sta qui nella forma mentis di Argento, che non è più adeguata a raccontare una storia ieratica che sappia farsi mitologia, a passare dal particolare all'universale, dal contingente al cosmogonico come in Inferno, film assoluto e totale."

      A proposito di Inferno, un po' mi sorprende scoprire che non l'hai visto, dal momento che ha la colonna sonora di Keith Emerson.

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  6. Brrr... Ritengo Argento talmente bravo nello sceneggiare e girare i suoi film da non essere riuscita a vederne nemmeno uno. Negli Ottanta ricordo proprio un boom di questi suoi film, preparati dai grandi successi degli esordi. Grandi le colonne sonore di Simonetti.

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    1. Argento è stato un fenomeno di massa soprattutto negli anni '70, in particolare con "Profondo rosso".
      D'accordo sulle colonne sonore dei Goblin, che sono davvero belle. In particolare, secondo me, quella di "Suspiria".
      Grazie e a presto, Luz :-)

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  7. A me invece fa piacere che tu abbia riassunto anche a grandi linee la trama, così mi eviti di doverlo riguardare: il film è così tremendo che non so se ne avrei il coraggio. La nuova direzione "geografica" di questa serie invece mi riempie di curiosità e non vedo l'ora di leggere il seguito ^_^

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    1. Per il seguito, sto riordinando tutte le fonti. La scelta del Mar Nero come luogo di origine delle Madri è intrigante perché le sue sponde coincidono con la linea di confine degli autori classici. Spingersi oltre, diventerebbe materia da orientalisti.
      Grazie del passaggio, Simona :-))

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  8. Sono appena tornato da una breve vacanza con sosta a Viterbo. Credo che la scelta della città può essere dovuta all'imponente cinta muraria e al quartiere medievale molto vasto e ben conservato, che soprattutto di notte crea un atmosfera che si adatta benissimo alle atmosfere del film. Bel post, credo che vedrò anche il film e attendo il seguito. Ciao

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    1. L'importante è non aspettarsi troppo dal film, Roberto. Anche se personalmente lo considero almeno guardabile, a differenza di altri film di Argento come "Il fantasma dell'opera" o "Il cartaio".
      Ciao a presto e grazie per il gradimento del post :-))

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  9. Io sì, sorprendentemente fan di Argento, anche se in passato. Come sai ho visto tutti i suoi classici, invece questo di cui parli no: lo hanno trasmesso in TV di recente e avevo cominciato a vederlo, poi con i miei figli in casa e un marito detrattore all'ennesima potenza) ho dovuto desistere. Così mi è piaciuto molto conoscere la storia grazie a questo tuo articolo.

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    1. Mi ricordavo dei tuoi trascorsi da fan di Argento, Marina. Io lo stimo soprattutto per "Suspiria" e "Inferno". In quanto a "La Terza Madre", io ho riassunto solo la prima metà della trama, per il seguito mi sa che dovrai affidarti alla prossima replica in tv. Magari quella sera manda marito e figli al cinema ;-)
      Grazie e a presto rileggerci :-))

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  10. Di Dario Argento ho visto solo un paio di film, e come sai non amo particolarmente il genere horror. Però il tuo articolo sul film mi è piaciuto molto, e il pugnale di fattura medievale non ha mancato di attirare la mia attenzione. :-)

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    1. Il pugnale ha una parte marginale nella vicenda, Cristina. E' la tunica il vero oggetto di potere e del possibile perché si occuperà appunto il seguito della mia esplorazione :-)

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  11. In effetti anche la tunica ha il suo bel perché, in senso medievale e storico. ;-)

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    1. Qui siamo in tempi assai più remoti, Cristina. Parliamo di aramaico e fenicio ;-)

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  12. A me a questo punto mi piacerebbe riguardarlo, anche se la Simo, più sopra, non sembra essere dello stesso parere. Non ricordo praticamente nulla, se non la presenza fastidiosa dell'argentiana figliuola...

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    1. Comunque Asia l'ho trovata migliore qui che in altri film, come il suo "Scarlet Diva" o "Une vieille maitresse" della Breillat. Certo la Harper di "Suspiria" e la Giorgi di "Inferno" si facevano guardare più volentieri.
      Ti auguro in ogni caso una buona ri-visione. Magari, forse, chissà, cambi parere ;-)

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