Insieme Raccontiamo 20: Occhi gialli
E sono venti! Venti mesi in compagnia di Insieme raccontiamo, appuntamento che ho visto nascere e crescere sul blog Mirtylla's House. Ormai lo sapete: da inizio anno, Patricia Moll usa accompagnare il suo incipit con un'immagine, che stavolta ho trovato anche adatta da utilizzare come immagine di apertura del mio post.
Per il resto, in attesa del riepilogo del primo maggio, vi rimando al consueto post di lancio dell'iniziativa, dove troverete anche le prove di tutti gli altri partecipanti.
* * *
L'incipit di Patricia
Porca miseria! Era in ritardo e si era pure persa. Non essere capace a leggere le cartine era grave e non avere il gps era pure peggio.
Da quello che ricordava non doveva attraversare un bosco ma una città. Menomale che ne stava uscendo e forse così avrebbe incontrato qualcuno a cui chiedere informazioni. E magari far benzina… accidenti! Il serbatoio era quasi vuoto. Ma non aveva fatto il pieno prima di partire? Forse l’auto aveva qualche problema o sbagliando strada l’aveva allungata....
“E come mai è così buio ?” si chiese.
Lasciata l’oscurità creata da quegli enormi castagni così alti da non lasciarle intravedere il cielo, aveva sperato nel sole e invece…. “Ci mancava ancora il temporale!”
Tuoni e fulmini a raffica e là, nel prato alla sua sinistra… la casa… quella che aveva sognato la notte precedente e quella prima ancora. Da settimane la sognava ormai.
Vecchia, in pietra, con una torretta su un lato… costruita su un terreno incolto a fianco di un fosso pieno di acqua… sotto un cielo nero che illividiva a causa dei lampi violenti come esplosioni nucleari.
E quella finestra a piano terra illuminata...
L’auto inchiodò improvvisamente come se avesse premuto di colpo il freno ma lei non lo aveva nemmeno sfiorato.
Da quello che ricordava non doveva attraversare un bosco ma una città. Menomale che ne stava uscendo e forse così avrebbe incontrato qualcuno a cui chiedere informazioni. E magari far benzina… accidenti! Il serbatoio era quasi vuoto. Ma non aveva fatto il pieno prima di partire? Forse l’auto aveva qualche problema o sbagliando strada l’aveva allungata....
“E come mai è così buio ?” si chiese.
Lasciata l’oscurità creata da quegli enormi castagni così alti da non lasciarle intravedere il cielo, aveva sperato nel sole e invece…. “Ci mancava ancora il temporale!”
Tuoni e fulmini a raffica e là, nel prato alla sua sinistra… la casa… quella che aveva sognato la notte precedente e quella prima ancora. Da settimane la sognava ormai.
Vecchia, in pietra, con una torretta su un lato… costruita su un terreno incolto a fianco di un fosso pieno di acqua… sotto un cielo nero che illividiva a causa dei lampi violenti come esplosioni nucleari.
E quella finestra a piano terra illuminata...
L’auto inchiodò improvvisamente come se avesse premuto di colpo il freno ma lei non lo aveva nemmeno sfiorato.
Il mio finale (300 parole)
Riprese in mano la cartina e cercò di capire in quale punto avesse deviato dal percorso stabilito. Un trivio… Strano, si disse, che sulla strada non lo avesse notato. Il problema era adesso capire quale e perché delle due vie laterali avesse imboccato. E per saperlo non poteva far altro che suonare alla porta della vecchia casa.
Raggiunse l'ingresso tutta bagnata e infreddolita e cominciò a scuotere il pendente del campanaccio appeso a sinistra della porta. Con sua sorpresa le aprì un bambino che dimostrava non più di dieci anni.
Gli chiese se vi fosse qualcuno in casa. «I tuoi genitori, voglio dire».
Lui dapprima si limitò a guardarla, solo dilatando oltremisura i grandi occhi dall’iride giallastra. Poi si fece da parte, e lei entrò.
Nel focolare ardeva un bel fuoco che riscaldava e illuminava la stanza. Avrebbe voluto mettere i suoi abiti ad asciugare, ma per quello doveva chiedere il permesso ai padroni di casa.
«Dove sono i tuoi genitori?» chiese di nuovo.
Ma il bambino rimase muto una seconda volta.
«Adesso ho capito. Devi essere sordomuto. Vuol dire che mi arrangerò da sola». E si avviò verso la porta di congiunzione con il resto dell’edificio.
La aprì e fece per muovere un primo passo, ma fu subito investita da una folata gelida di aria e polvere che la fece arrestare di colpo. Un debole chiarore, di cui non riusciva a identificare la fonte precisa, si rifletteva negli occhi di quelli che le sembravano due enormi rapaci notturni. Doveva esser finita in una specie di voliera. Ma perché l’avevano realizzata in quella parte interna della casa? Assurdo!
Nello stesso momento una voce infantile alle sue spalle parlò:
«Babbo, mamma» fu tutto quello che lei sentì, prima che delle piccole mani la spingessero nella stanza semibuia e richiudessero la porta alle sue spalle.
Raggiunse l'ingresso tutta bagnata e infreddolita e cominciò a scuotere il pendente del campanaccio appeso a sinistra della porta. Con sua sorpresa le aprì un bambino che dimostrava non più di dieci anni.
Gli chiese se vi fosse qualcuno in casa. «I tuoi genitori, voglio dire».
Lui dapprima si limitò a guardarla, solo dilatando oltremisura i grandi occhi dall’iride giallastra. Poi si fece da parte, e lei entrò.
Nel focolare ardeva un bel fuoco che riscaldava e illuminava la stanza. Avrebbe voluto mettere i suoi abiti ad asciugare, ma per quello doveva chiedere il permesso ai padroni di casa.
«Dove sono i tuoi genitori?» chiese di nuovo.
Ma il bambino rimase muto una seconda volta.
«Adesso ho capito. Devi essere sordomuto. Vuol dire che mi arrangerò da sola». E si avviò verso la porta di congiunzione con il resto dell’edificio.
La aprì e fece per muovere un primo passo, ma fu subito investita da una folata gelida di aria e polvere che la fece arrestare di colpo. Un debole chiarore, di cui non riusciva a identificare la fonte precisa, si rifletteva negli occhi di quelli che le sembravano due enormi rapaci notturni. Doveva esser finita in una specie di voliera. Ma perché l’avevano realizzata in quella parte interna della casa? Assurdo!
Nello stesso momento una voce infantile alle sue spalle parlò:
«Babbo, mamma» fu tutto quello che lei sentì, prima che delle piccole mani la spingessero nella stanza semibuia e richiudessero la porta alle sue spalle.
Lovercraftiano. Bella prova Ivano
RispondiEliminaPer un momento mi sono detta no, come il mio... poi invece.... :)
RispondiEliminaBel finale! Quegli occhi strani nella presunta voliera... uhm...non credo che fossero di rapaci però.
Mi piace un sacco!
Vado subito ad aggiornare il post di riepilogo.
Grazie buona giornata!
Bel finale Ivano, davvero. Sono rimasta attaccata al video con il fiato sospeso in attesa del colpo di scena, arrivato poi in sordina. Bravo!
RispondiEliminaCiao
Marina
Horror puro!
RispondiEliminaBellissimo.
Cristiana
@ Massimiliano, Patricia, Cassidy, Marina, Cristiana
RispondiEliminaScusate se per una volta rispondo al collettivo, ma visto che si tratta di commenti tutti abbastanza simili tra loro, potrei solo ripetermi.
Un grande grazie a tutti voi per aver gradito così tanto questo raccontino, nato stamani in pochi minuti :-))
Premessa misteriosa, esito horror. Potrebbe essere un buon spunto se rifacessero i telefilm di "Twilight stories".
RispondiEliminaBe', se qualcuno è interessato i diritti sono in vendita ;-)
EliminaCiao Ariano e grazie!
Una bella mangiata ^_^ Carne fresca!!! :D
RispondiEliminaMi è piaciuto molto, sempre ottimamente scritto. Però, diamine... lo sappiamo tutti che i trivi son infidi XD Si scappaaaa!
Nei film horror fanno anche di peggio. Se il/la protagonista non sbatte contro un cartello con scritto chiaro "per di qua si muore" va sicuramente incontro alla sua fine ;-)
EliminaGrazie Glò e a presto!
Non potevi lasciarti sfuggire l'occasione con un'immagine del genere e un incipit così inquietante. Bravo, Ivano! Sconsigliato però a tutti coloro che hanno il terrore degli uccelli. Non è il mio caso, per farmi davvero paura occorrerebbero i pipistrelli nella stanza, anche di formato normale.
RispondiEliminaPosso aggiungere che l'incipit di Pat potrebbe addirittura essere un racconto a se stante? Mi piace anche l'idea di lasciare quell'ultima frase così, come una rasoiata.
Se però finisse in quel modo lascerebbe davvero tanto all'immaginazione... forse troppo.
EliminaSai che a me invece i pipistrelli mancano molto? Una volta ce ne erano tantissimi dalle mie parti adesso neanche uno. Triste segno dei tempi agli sgoccioli...
Grazie Cristina! A la proxima ;-)
Bello, Ivano. Davvero d'effetto. C'è la giusta atmosfera di tensione che incuriosisce e lascia nel lettore un perfetto senso di inquietudine.
RispondiEliminaGrazie mille del gradimento, Marina! Diciamo che l'incipit, stavolta, mi calzava a pennello ;-)
EliminaBella prova! Complimenti!
RispondiEliminaGrazie infinite per i complimenti, Giuseppe. A presto rileggerci :-))
EliminaAl di là di tutto per me è stato un bel gran divertimento.
EliminaGioco sì, ma se uno accetta la sfida di rimanere nei limiti delle 300 parole diventa anche un impegnativo esercizio di sintesi.
EliminaLimiti che ogni tanto pure Patricia.... ehm ehm... ignora 😆
EliminaSubito in castigo... dietro la lavagna! ;-)
EliminaNiente ceci sotto alle ginocchia però 😥😥😥😥 ahahah
EliminaNo, quelli come pietanza... crudi però ^^
EliminaIvano, i tuoi finali mi sono sempre piaciuti ma questo è il top dei top, senza contare che rispetti sempre le regole o degli spazi o delle 300 parole. Virtuosissimo, ma quel che più conta è l'inventiva horror sempre intrigante. Già dal titolo "Occhi gialli" mi ha achiappato, poi il bambino... Un vero capolavoro, data l'ora tarda, spero di non sognarlo. ;)
RispondiEliminaGrazie mille delle bellissime parole, Anna Maria! E bentornata! Sai che ero convinto che avessi smesso di esercitare l'attività di blogger? :O
EliminaL'horror è il mio genere di lettura (e di visione) preferito ed è naturale che... horror chiami horror ;D
E trovo anche fondamentale rispettare il limite delle 300 parole, altrimenti diventa tutto troppo facile e non c'è gusto.
Mi sono assentata per motivi famigliari che richiedevano tutta la mia attenzione. Ora sono di nuovo in ballo, o perlomeno ci provo.
EliminaCon occhi gialli avevo immaginato un riferimento ai lupi, invece...
RispondiEliminaDiciamo che hai seguito bene, l'atmosfera suggerita nell'incipit.
Grazie Marco! Come ho scritto anche più sopra, nell'incipit mi ci sono subito ritrovato, e la storia mi è uscita dalle dita quasi parola dopo parola. Anche se poi, come sempre, ho dovuto tagliare, tagliare, tagliare, fino ad arrivare a 300 giovani e forti parole ;D
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