Questo sito utilizza cookie di Google e di altri provider per erogare servizi e analizzare il traffico. Il tuo indirizzo IP e il tuo agente utente sono condivisi con Google per le metriche su prestazioni e sicurezza, per la qualità del servizio, generare statistiche e rilevare e contrastare abusi. Navigando nel blog accetti l'uso dei cookie e il trattamento dati secondo il GDPR. Per maggiori dettagli leggere l'Informativa estesa.

The Pleasure of Pain II Extended - Da Sade a Pasolini /4: Inferno




Dopo i titoli di testa, dopo la bibliografia essenziale, e dopo la specifica che ci troviamo nell'Italia Settentrionale a cavallo tra il 1944 e il 1945, segue in Salò o le 120 giornate di Sodoma un cartello con la scritta "ANTINFERNO", che segna l'inizio vero e proprio del film e sta a indicare tutta la sua prima parte, quella relativa alla fase di preparazione dell'orgia e quindi corrispondente alla parte iniziale del romanzo di Sade a cui ho dedicato il post sulla Scuola del libertinaggio.


Ed è proprio questa diversa forma di suddivisione delle parti a rappresentare, dopo la ricollocazione degli eventi in un diverso contesto temporale e geografico, la seconda deviazione significativa di Pier Paolo Pasolini regista dal testo sadiano: le quattro fasi con i quattro differenti tipi di passioni - semplici, composte, criminali e omicide - presenti nel libro, lasciano il posto nel film a una struttura in tre gironi: delle manie, della merda e del sangue, ognuno preceduto dall'apparizione del cartello con la relativa scritta.


Ma Pasolini considera a questo proposito, e credo del tutto a ragione, di non essersi discostato di molto da de Sade con questa sua scelta di utilizzare una terminologia dantesca, poiché con ogni probabilità lo scrittore francese aveva a sua volta trovato, in fase di composizione del romanzo, larga ispirazione nella Commedia di Dante.nbsp;La miglior prova di questo ce l'ha del resto fornita il Marchese stesso, in occasione del racconto della centoventesima giornata dell'orgia e della descrizione dell'ultima passione delle seicento complessive, quella che fa da coronamento al romanzo e consiste di un lungo e articolato supplizio intitolato, non a caso, "Inferno".

Così, quel che farò adesso, nel seguito di questo post, sarà proprio di produrre un riassunto-analisi di tale supplizio, alternando a una serie di estratti dal libro i miei commenti. Ed è per noi una vera fortuna che sebbene questa descrizione si trovi in realtà in una sezione dell'opera lontanissima dalla forma definitiva, de Sade l'abbia portata abbastanza avanti da rendercela pienamente fruibile. Aggiungo soltanto che qui, come nel resto del brano, il Marchese, che si esprime per bocca dell'ultima e della più crudele delle quattro narratrici, Madame Desgranges:¹
Per questa passione, [un gran signore ricchissimo, molto feroce e crudele] ha una casa alla periferia di Parigi, estremamente isolata. Il luogo in cui soddisfa la sua voluttà è un grande salone molto semplice ma interamente foderato e imbottito; una grande vetrata è l'unica apertura di questa stanza; si affaccia su un vasto sotterraneo, alla profondità di venti piedi sotto il pavimento del salone, e, sotto la vetrata, sono disposti materassi per accogliere le ragazze quando verranno gettate nel sotterraneo, che in seguito descriveremo. Per questa partita gli servono quindici ragazze tra i quindici e i diciassette anni, non minori né maggiori. Sei adescatrici lavorano a Parigi e dodici nelle province per cercargli tutto ciò che di più incantevole possa trovarsi in questa età, e poi le si riunisce in un vivaio, via via che le si trova, in un convento di campagna di sua proprietà, e qui seleziona i quindici soggetti per la sua passione, a cui si abbandona regolarmente ogni quindici giorni. Esamina personalmente, la sera prima, ogni soggetto; il suo pur minimo difetto causa l'esclusione; vuole che siano, in assoluto, dei modelli di bellezza.

Dopo una lunga serie di preliminari di varia natura, ma comunque incentrati sulla deflorazione, in entrambe le vie (così che il libertino riesce a cogliere in un solo giorno trenta verginità - ma senza perdere una sola goccia di sperma, specifica il Marchese), e su una serie di torture "minori", arriva il momento in cui le quindici ragazze sono precipitate nel sotterraneo.
[Il libertino] Apre la vetrata che si affaccia sul sotterraneo, costringe la ragazza a star ritta con il culo rivolto verso di lui, in mezzo al salone, di fronte alla vetrata; le sferra infine un calcio in culo così violento da farla volare attraverso la vetrata, e va a cadere sui materassi. Ma prima di farla così precipitare, le lega al collo un nastro, e questo nastro indica il supplizio che ritiene le si addica maggiormente, o che sarà il più voluttuoso da infliggerle, ed è incredibile quale intuito e quale conoscenza abbia in questo.

Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini (1975) - Immagine dal Girone delle manie

Abbiamo già visto come anche i quattro libertini protagonisti del romanzo si accontentassero di nulla di meno che della perfezione delle loro vittime. Ed è vero che i grandi libertini, una classe di "superuomini nietzscheani ante litteram" (per citare Pasolini) che si può forse far corrispondere a quella dei grandi predatori della savana africana, non si accontentano volentieri di prede minori, come possono essere quelle sottratte al grasso, e sempre disponibile, serbatoio del popolo, ma giunge un momento in cui preferiscono piuttosto mettere a repentaglio la loro potenza e impunità pur di sottrarre alle famiglie legittime le figlie e i figli dell'aristocrazia. Ed è curioso notare, a questo proposito, come anche la famosa "contessa sanguinaria" Erzsébet Báthory, la cui figura avrebbe sicuramente infiammato l'immaginazione di de Sade se gli fosse stato possibile sapere di lei, abbia seguito una progressione analoga nella scelta dei soggetti dei suoi crimini, dimostrando così con i fatti, e con due secoli di anticipo, la realtà di questa "verità" del mondo sadico. Non ci sono del resto dubbi che l'opera di negazione di cui il libertino si fa portatore sia tanto più incisiva quanto più è perfetto ed elevato l'oggetto su cui è esercitata.
Ritengo poi degna di nota la precisazione del marchese a proposito del gran signore che deflora le ragazze "senza perdere una sola goccia di sperma". Perché de Sade si sofferma su un simile dettaglio? La risposta è che perdere sperma in un rapporto sessuale relativamente normale è un vero affronto per i grandi libertini, che trattano il loro sperma come se fosse un vino d'annata da riservare per le grandi occasioni, ossia per i grandi crimini.

Infine, terzo punto e forse il più significativo, anche se finora non ho trovato nessuno che abbia svolto una simile considerazione, a me pare di poter individuare una volontà, in de Sade, di "incarnare" nel proprio universo letterario, con la figura di questo misterioso "gran signore", nientemeno che il Minosse dantesco, cioè il giudice infernale che destina senza errore ogni anima dannata a "qual loco d'inferno è da essa":

Così discesi del cerchio primaio
giù nel secondo, che men loco cinghia
e tanto più dolor, che punge a guaio.

Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia;
essamina le colpe ne l'intrata;
giudica e manda secondo ch'avvinghia.

Dico che quando l'anima mal nata
li vien dinanzi, tutta si confessa;
e quel conoscitor de le peccata

vede qual loco d'inferno è da essa:
cignesi con la coda tante volte,
quantunque gradi vuol che giù sia messa.

Sempre dinanzi a lui ne stanno molte;
vanno a vicenda ciascuna al giudizio,
dicono e odono e poi son giù volte. 

(Inferno, Canto V, 1-15)


William Blake, Minosse (1824-27)

Difficile pensare che l'intuito e la conoscenza manifestata da questo particolare libertino siano solo una coincidenza, soprattutto dopo che Sade ha scelto di chiamare proprio "Inferno" questa sua particolare invenzione narrativa. Vero che la prima traduzione francese dell'Inferno di Dante, a cura di Antoine Rivaroli, è del 1785, vale a dire dello stesso anno della composizione, tra le mura della Bastiglia, de Le centoventi giornate di Sodoma, ma echi della Comedia erano già da tempo trapelati negli ambienti colti parigini frequentati dal Marchese, che aveva inoltre anche compiuto il suo personale "viaggio in Italia".

Ma riprendiamo adesso, dopo questa serie di mie precisazioni/supposizioni, il racconto dell'Inferno di Sade.
Il sotterraneo in cui le ragazze precipitano è fornito di quindici diversi strumenti per le torture più spaventose, e un boia con maschera ed emblema demoniaci presiede a ogni supplizio, vestito con il colore corrispondente a quel supplizio.

Colori che naturalmente corrispondono anche a quelli dei nastri che le vittime portano al collo. Il supplizio ha però inizio solo dopo che tutte le ragazze sono cadute nel sotterraneo, nel momento in cui il gran signore, al culmine dell'eccitazione, vi discende a sua volta.
In quell'istante tutto si mette in moto, e tutte le torture entrano in funzione, e funzionano contemporaneamente.
La prima tortura è una ruota su cui è la ragazza, e che continua a girare sfiorando un cerchio coperto di lame di rasoio contro le quali l'infelice si ferisce e taglia in tutti i sensi a ogni giro; ma poiché è solo scalfita ruota per almeno due ore prima di morire.
La 2. La ragazza è distesa a due pollici di distanza da una lastra rovente che la consuma lentamente.
3. E' fissata per il coccige sopra una lastra di ferro rovente, e le sue membra vengono slogate in modo spaventoso.
4. Ha le membra legate a quattro molle che si aprono a poco a poco, e la tendono lentamente, finché le membra si lacerano e il tronco precipita in un braciere.
5. Una campana di ferro rovente le fa da berretto, che però resta sospeso, per cui il suo cervello fonde lentamente mentre la testa arrostisce.
6. E' in un recipiente pieno di olio bollente, incatenata.
7. E' in piedi davanti a una macchina che scocca sei volte ogni minuto una freccia acuminata nel suo corpo, e sempre in punti diversi; la macchina si ferma solo quando lei è totalmente trafitta.
8. Ha i piedi in una fornace, e un blocco di piombo sulla testa la preme verso il basso, via via che lei si consuma.
9. Il suo carnefice la colpisce continuamente con un ferro rovente; è legata di fronte a lui; le colpisce così a poco a poco ogni parte del corpo.
10. E' incatenata a una colonna sotto un globo di vetro, e venti serpenti affamati la divorano viva.
11. E' appesa per una mano, e ha due palle di cannone ai piedi; se cade, viene divorata da una fornace.
12. E' impalata per la bocca e a gambe all'aria; una pioggia di lapilli le cade continuamente sul corpo.
13. Le hanno cavati i nervi dal corpo, e li hanno legati a corde che li allungano; nel frattempo li tormentano con punte di ferro rovente.
14. Viene alternativamente dilaniata e frustata sulla fica e sul culo con sferze di ferro dalle punte di acciaio rovente e di tanto in tanto è graffiata con unghie di ferro arroventato.
15. Viene avvelenata con una droga che le brucia e le strazia le interiora, che le procura convulsioni spaventevoli, che le fa lanciare urla strazianti, e lei deve essere l'ultima a morire. Questo supplizio è uno dei più terribili.

Solo a questo punto, dopo aver osservato a lungo ogni tortura, "bestemmiando come un dannato e coprendo la vittima di invettive", il gran signore si permette di perdere sperma, "lanciando urla che coprono totalmente quelle delle quindici vittime".

Henry Chapront
Illustration pour La Bas de J.K. Huysmans
La natura schematica dell'esposizione in quindici punti delle quindici torture non deve trarre in inganno: non è da Sade e la si deve senza dubbio imputare alla natura di abbozzo dello scritto. Come ho già accennato altrove, solo la prima delle quattro parti dell'opera, comprendente la descrizione degli avvenimenti delle prime trenta giornate e l'esposizione dei primi centocinquanta tipi di passioni - le passioni semplici - è giunta a noi in una veste vicina a quella definitiva, mentre delle successive novanta giornate, con i restanti quattrocentocinquanta tipi di passioni, esiste uno schema di massima con soltanto alcuni punti, tra cui quelli compresi in questo estratto, presentati in una forma abbastanza compiuta.
Non è quindi neanche possibile avere la certezza che le quindici torture dell'Inferno sarebbero rimaste le stesse anche a revisione ultimata da parte di de Sade. Pasolini, dal canto suo, in Salò o le centoventi giornate di Sodoma fa un primo tentativo di sviluppo in un senso più discorsivo, senza neanche mancare di concedersi alcune variazioni:
E clic, zirkel im verstehen. Il nostro uomo evidentemente conosceva non solo Nietzsche ma anche Huysmans. Un boia vestito con la maschera e gli emblemi del demonio presiede gravemente a quegli orribili apparati.

Quando tutte le fanciulle sono riunite, il nostro uomo, straordinariamente eccitato per aver avuto trenta contatti senza mai liberarsi, è del tutto nudo e il suo membro è come incollato al ventre.
Tutto è pronto, tutti i macchinari vengono azionati, e le torture cominciano contemporaneamente, provocando un terribile frastuono.

La prima è una ruota enorme, da cui spuntano taglienti rasoi e sulla quale viene legata una ragazza per essere scorticata viva. A un'altra viene cucito un topo vivo dentro la vagina. Un'altra ragazza è legata a una lastra di ferro rovente. Un'altra ha i piedi imprigionati in un forno, nel quale viene fatta scivolare lentamente da un pesantissimo oggetto posto sopra la sua testa. Ad un'altra vengono saldamente legate le quattro estremità ad altrettanti ingranaggi che a poco a poco si allontanano dal suo corpo...
[Una delle mogli: Dio, Dio, perché ci hai abbandonati?]
...sottoponendo a una terribile tensione le braccia e le gambe che finiscono per staccarsi. Il tronco viene poi gettato in un braciere. Ad un'altra ancora le infilano la testa sotto una campana di ferro rovente le cui pareti non la toccano direttamente ma il cui calore dissolve gradatamente la sua materia cerebrale.

E' a questo punto che si interrompe, nel film, l'elencazione delle torture da parte della Signora Castelli. Come si vede, la seconda tortura differisce nei due elenchi, ma anche la tortura citata da Pasolini proviene dal romanzo Le centoventi giornate di Sodoma, o meglio dagli appunti di Sade presentati, nell'edizione corrente dell'opera, alla voce "supplizi supplementari", dove vi figura in questi termini:
Per mezzo di un tubo le si introduce un topo nella fica; si toglie il tubo, si cuce la fica e l'animale, non potendo uscire, le divora le viscere.

Venendo poi al resto del brano, nel zirkel im verstehen (circolo ermeneutico) è forse da ipotizzarsi un riferimento a un'opera fondamentale di Pierre Klossowski del 1969, Nietzsche e il circolo vizioso.² E di nuovo sull'ambiguità temporale gioca, infine, la citazione di Huysmans come ispiratore dei boia con le maschere e gli emblemi del demonio. Ovviamente il "gran signore" di de Sade, a differenza di quello di Pasolini, vivendo ed esercitando in un secolo antecedente, nulla poteva sapere né di Huysmans né della sua opera.

Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini (1975) - Immagine dal Girone del sangue

Trecentosessantacinque ragazze all'anno (quindici ogni quindici giorni), di età compresa tra i quindici e i diciassette anni, e di grande bellezza, finiscono così sacrificate sull'altare di un solo libertino tra le miriadi che popolano il mondo di de Sade, con echi inevitabilmente grotteschi. Si può d'altronde essere tranquillamente d'accordo con Maurice Blanchot quando parla del mondo sadico come di "uno strano mondo", quasi altrettanto strano e improbabile, aggiungerei, del mondo letterario di un Lovecraft. Il crimine continua a esservi perseguito, d'accordo, ma di questo il libertino non ha troppo di che dispiacersi, poiché sebbene a parole possa teorizzare un'ideale di società in cui il crimine ha mano libera, se le cose stessero davvero così si priverebbe di raffinati piaceri come quelli della trasgressione delle norme e dell'agire all'interno di piccole confraternite segrete che si mantengono all'ombra della società. Senza per questo tralasciare di schierarsi, ogni volta che le circostanze lo rendono possibile, dalla parte della forza, non solo nel proprio privato ma anche nel pubblico.


* * *

Note al testo

¹ Da D.A.F. de Sade, Le centoventi giornate di Sodoma, ES 1991. Traduzione di Giuseppe De Col.

² Ma sono anche tentato di avvicinarlo a questo passo, sempre di Pierre Klossowski, in Sade prossimo mio
Corruzione, putrefazione, dissoluzione, esaurimento e annientamento; sono questi gli aspetti dei fenomeni della vita che avranno per Sade un significato sia morale che fisico. Soltanto il movimento è quindi reale: le creature non ne rappresentano che le fasi cangianti: si è tentati di avvicinare, sia pur con molte riserve, tale concezione a quella del movimento perpetuo della dottrina hindu del Samsara. Quest'aspirazione della natura a sfuggirsi, a ritrovare il lato incondizionato, non è forse un sogno vicino a quello del Nirvana - pur sempre nella misura in cui ne è suscettibile un sognatore occidentale? Ma Sade, invece di inoltrarsi nella via cercata da Schopenhauer, apre a quella a cui arriverà Nietzsche: l'accettazione del Samsara - dell'eterno ritorno dell'uguale. (Traduzione di Gaia Amaducci. ES, 2003, pag. 103).

* L'immagine di apertura del post è un dettaglio del Giudizio universale di Michelangelo raffigurante Minosse nella su veste di giudice infernale.

Commenti

  1. É il tipo di finzione letteraria che mi spaventa perché mi fa pensare al famigerato "rischio emulazione". É vero che se si dovesse temere ogni volta il rischio emulazione, la letteratura diventerebbe più edulcorata di una biblioteca di un collegio in un convento di suore. Però, ecco... (comunque, ammetto che al giorno d'oggi il rischio emulazione legato alla messa in scena della violenza è più verosimile pensando ai videogiochi che non alla letteratura).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non credo che un vero sadico abbia bisogno di appoggiarsi a queste cose per la sua ispirazione, Ariano... basta pensare a figure storiche come Vlad Tepes, la Bathory o Gilles de Rais, tutti precedenti a de Sade. I video giochi sicuramente portano a una maggiore confusione tra fantasia e realtà e forse sono davvero un po' più pericolosi.

      Elimina
  2. Concordo con Ariano, credo che abbia davvero centrato un aspetto interessante

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Credo che la conoscenza dell'opera di de Sade sia in ogni caso positiva. Fosse solo perché ti costringe a guardare qualcosa da cui ti insegnano a distogliere lo sguardo.
      Per citare Blanchot:
      Abbiamo avuto la fortuna di conoscere un’opera al di là della quale nessun altro scrittore, in nessun momento, è stato in grado di avventurarsi; abbiamo dunque in qualche modo sottomano, in questo mondo così relativo della letteratura, un vero assoluto, e non dovremmo sforzarci di interrogarla?, non tenteremo di chiedergli per quale ragione non si può andare oltre, perché vi è in essa qualcosa di eccessivo, di troppo forte per l’uomo?

      Elimina
  3. Non so per quali motivi, al momento mi sfuggono, ma ho dei "Déjà vu" con questo articolo. Non so se è l'immagine di Blake oppure l'elenco delle torture. C'è qualcosa che comunque ho rimosso ed è riaffiorato leggendo questo articolo.
    Bell'effetto la letteratura

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Forse qualche ricordo semisepolto della "Divina commedia", Ferruccio?

      Elimina
    2. Bah, non ne ho idea... se mi ricordo lo scrivo

      Elimina
    3. Speriamo allora di leggere presto qualcosa...

      Elimina
  4. Ciao Ivano.
    Notevole l’articolo ma più notevole è il fatto di avere deciso di guardarmi il film di Pasolini su YouTube.
    Non l’ho visto ancora tutto mi mancano 15-20 min.
    Son arrivato alla scena della foto dell’articolo successivo a questo.
    Dove il ragazzo dopo il saluto fascista viene crivellato di pallottole.
    Devo dire che questa rappresentazione di Sade da Pasolini è veramente notevole 😀.
    Ti dirò che all’inizio stavo un po’ in imbarazzo a sentire la recitazione dei protagonisti, sentire i versi di De Sade in quel modo.
    Poi la cosa è passata in secondo piano e ho cominciato ad apprezzare sia le scenografie che la fotografia di questo film veramente belle e tutto il film in generale .
    Vorrei spendere due parole sulla rappresentazione di Curval e del Duca.
    Sono quelli riusciti meglio e Aldo Valleti in particolare è capace di rendere proprio l’essenza del presidente Curval ( viscido ,



    martoriato nel corpo , putrido e terribilmente crudele).
    Una cosa ...ma tu sai se il film è stato girato in inglese e successivamente doppiato in italiano?
    È successa una cosa curiosa mente guardavo il film da YouTube, dalla scena del concorso di bellezza dei culi😀( sdrammatizziamo dai ..sennò si rischia di emulare-😂 rispetto la paura di Ariano ma non la condivido , molto peggio i videogiochi-) fino a poco prima del momento in cui i 4 libertini scoprono il repubblichino a letto con la serva di colore il film ha parlato solo inglese e il labiale mi sembrava perfetto...

    Poi una cosa per sdrammatizzare ma tra le 11 torture che descrive la Degrsaa ad opera del feroce libertino ai danni delle povere fanciulle, l’ultima sarebbe davvero la più crudele?
    C...o non so dove togliere per mettere...per così dire.
    Ma quanto è ironico il buon Marchese😀

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Max! Il saluto è quello comunista non fascista, altrimenti magari il ragazzo lo risparmiavano pure...
      E sono d'accordo con te sulla scelta degli attori, ma devo anche dire che Io trovo azzeccata in toto. Tutti e i quattro libertini, secondo me, rendono molto bene le descrizioni di de Sade, sebbene in lui siano al limite della caricatura e quindi per certi irrappresentabili.
      Non credo proprio, poi, che il film sia stato girato in Inglese. Almeno tutti i documenti video girati sulla scena che ho visto finora mostrano solo attori che recitano in italiano e Pasolini che dà sempre e solo istruzioni in italiano. Mi pare addirittura, ma su questo non potrei giurarci, anche alle due attrici francesi. D'altronde molti degli attori sono stati presi direttamente dalle strade delle borgate romane e probabilmente non sanno una parola d'inglese.
      Sai che a me era venuto lo stesso pensiero riguardo all'ultima tortura? Così a occhio, non la metterei per nulla al primo posto come terribilità ^__^
      Ciao e grazie per il commento ^__^

      Elimina
  5. Ah ecco perché l’han ammazzato era uno dei sovversivi!
    Ciao

    RispondiElimina
  6. https://youtu.be/TCDyQR5WmD
    Vai al 1.h24 min e guardati la scena ...da ignorante ho sempre immaginato che i film italiani fossero comprati per il mercato estero in lingua originale e poi sottotitolati .
    Può darsi che ne abbiano fatto una versione anche in inglese😀mha?
    Ciao

    RispondiElimina
  7. https://youtu.be/TCDyQR5WmDw

    È questo quello giusto .
    Avevo cancellato per sbaglio la w finale.
    Sorry , ciao

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao! Visto e in effetti si fa fatica a separare il labiale dal parlato, ma le voci non corrispondono in nessun modo a quelle degli attori e quindi penso che siano stati semplicemente molto bravi gli addetti al doppiaggio in inglese.

      Elimina

Posta un commento

Chi commenta su questo sito lo potrà fare solo da loggato con Google. Deve quindi essere consapevole che il suo username resterà inserito nella pagina web e sarà cliccabile. Potrà portare al Profilo di Blogger o a quello di Google+ a seconda della impostazione che si è scelta.
Gli utenti possono eliminare i commenti che hanno inserito. A una eliminazione definitiva provvederà direttamente l'amministratore del sito nel minor tempo possibile. Gli estremi dell'account saranno memorizzati per facilitare commenti successivi.
Tutti i commenti contenenti link per scambio visite o con link che indirizzano a contenuti non attinenti a quanto trattato nei post saranno celermente rimossi dal blog.

Post popolari in questo blog

Non ho dimenticato... Alessandro Momo /2 di 2

Non ho dimenticato... Alessandro Momo /1 di 2

10 serie a fumetti che hanno scandito i miei anni '70

Vikings S03 E07-10: La presa di Parigi

Il libro azzurro della fiaba - I sette libri della fiaba Volume 1

Sette opere d'arte per sette poesie

I misteriosi Quindici