Speciale The Pleasure of Pain: Postfazione al mio articolo "L'inferno di una donna"
Attenzione: Come indica il titolo, questo post altro non è che una postfazione all'articolo da me preparato per The Pleasure of Pain, lo speciale su Hellraiser e dintorni tuttora in corso d'opera sul blog The Obsidian Mirror. E' quindi altamente consigliabile leggere prima l'articolo in questione, che potrete raggiungere attraverso questo link:
E solo dopo, poi, tornare qui a leggere il seguito di questo post.
Ho visto il primo Hellraiser almeno due volte, negli anni ’80, e ciò che ne conservo in me, al di là della memoria di un paio di scene di particolare intensità, è nient’altro che l’impressione di aver goduto della visione di un buon film, sebbene lontano di molte posizioni dalla mia personale Top ten del cinema horror. Questo per dire che l’articolo che avete appena letto io l’ho scritto con in mente solo le parole “The pleasure of pain”, senza mai pensare al succitato film e tanto meno agli altri nove che compongono il ciclo a cui pure lo speciale è in linea di massima dedicato. Mi è tuttavia bastato leggere poi il post introduttivo di The Obsidian Mirror, e il successivo articolo sulle “origini” a cura di Nick Parisi, per rendermi conto dell’esistenza di più affinità di quelle che avrei mai potuto sospettare tra il film di Clive Barker e, di riflesso, tra il romanzo breve (sempre di Barker) da cui è tratto, e il film di Jonas Middleton, L'inferno di una donna (Through the Looking Glass), oggetto del mio articolo.
E solo dopo, poi, tornare qui a leggere il seguito di questo post.
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Postfazione a L'inferno di una donna (Through the Looking Glass)
Ho visto il primo Hellraiser almeno due volte, negli anni ’80, e ciò che ne conservo in me, al di là della memoria di un paio di scene di particolare intensità, è nient’altro che l’impressione di aver goduto della visione di un buon film, sebbene lontano di molte posizioni dalla mia personale Top ten del cinema horror. Questo per dire che l’articolo che avete appena letto io l’ho scritto con in mente solo le parole “The pleasure of pain”, senza mai pensare al succitato film e tanto meno agli altri nove che compongono il ciclo a cui pure lo speciale è in linea di massima dedicato. Mi è tuttavia bastato leggere poi il post introduttivo di The Obsidian Mirror, e il successivo articolo sulle “origini” a cura di Nick Parisi, per rendermi conto dell’esistenza di più affinità di quelle che avrei mai potuto sospettare tra il film di Clive Barker e, di riflesso, tra il romanzo breve (sempre di Barker) da cui è tratto, e il film di Jonas Middleton, L'inferno di una donna (Through the Looking Glass), oggetto del mio articolo.
Ad avermi colpito per primo è stato il seguente dialogo, presente nel post introduttivo a cura di The Obsidian Mirror:
- "Piacere", disse. "Kircker mi ha detto che voi la sapete lunga sul piacere.”
- "Oh, sì,” gli rispose il primo. “Tutto quello che puoi aver mai desiderato. [...] Questo mondo… ti delude?”
- "Molto.” Rispose.
- "Non sei il primo a esserti stancato delle sue meschinità. [...] Alcuni hanno osato ricorrere alla Configurazione di Lemarchand. Uomini come te, ansiosi di investigare nuove possibilità, che avevano sentito delle nostre possibilità sconosciute nel vostro mondo. [...] Noi comprendiamo in lungo e in largo la natura della tua smania. Ci è del tutto familiare.”
- “Siete in grado di fornirmi quel piacere?”
- “Non come lo intendi tu,” gli rispose. Frank fece per replicare, ma la creatura sollevò una mano per zittirlo.
- “Ci sono condizioni delle terminazioni nervose” spiegò, “cui la tua immaginazione, per quanto infervorata, non potrebbe mai arrivare. [...] Le tue perversioni più esaltanti sono giochi da bambini a confronto con le esperienze che offriamo noi.”
- “Vuoi partecipare?” chiese il secondo Suppliziante. Frank guardò le sue ferite, gli uncini. Di nuovo la lingua non poté muoversi “Vuoi?”
- “Mostratemi,” disse.
- “Non c’è ritorno. Lo capisci questo?”
- “Mostratemi.”
- "Oh, sì,” gli rispose il primo. “Tutto quello che puoi aver mai desiderato. [...] Questo mondo… ti delude?”
- "Molto.” Rispose.
- "Non sei il primo a esserti stancato delle sue meschinità. [...] Alcuni hanno osato ricorrere alla Configurazione di Lemarchand. Uomini come te, ansiosi di investigare nuove possibilità, che avevano sentito delle nostre possibilità sconosciute nel vostro mondo. [...] Noi comprendiamo in lungo e in largo la natura della tua smania. Ci è del tutto familiare.”
- “Siete in grado di fornirmi quel piacere?”
- “Non come lo intendi tu,” gli rispose. Frank fece per replicare, ma la creatura sollevò una mano per zittirlo.
- “Ci sono condizioni delle terminazioni nervose” spiegò, “cui la tua immaginazione, per quanto infervorata, non potrebbe mai arrivare. [...] Le tue perversioni più esaltanti sono giochi da bambini a confronto con le esperienze che offriamo noi.”
- “Vuoi partecipare?” chiese il secondo Suppliziante. Frank guardò le sue ferite, gli uncini. Di nuovo la lingua non poté muoversi “Vuoi?”
- “Mostratemi,” disse.
- “Non c’è ritorno. Lo capisci questo?”
- “Mostratemi.”
Provate ora a confrontare il dialogo di Clive Barker che avete appena letto con quest’altro, tratto invece dal film L’inferno di una donna:
Demone: - Se verrai con me non potrai più cambiare, sarai grande per l'eternità.
Catherine scuote la testa in segno di rifiuto.
Demone: - Va bene, Catherine, fa' come vuoi, rimani pure tra questa gente sciocca e mediocre, in questo posto banale. Invecchia pure nell'aridità. Se verrai con me potrai finalmente affrancarti da un marito insopportabile e da tutta quella gente noiosa, senza classe né stile.
Catherine: - No, voglio restare con quell'uomo.
Demone: - Ti credevo una donna eccezionale, Catherine. Ti facevo ben altre ambizioni.
Il demone rientra nello specchio e se ne va.
Catherine allora ci ripensa, si avvicina allo specchio, lo tocca.
Catherine: - Ci sei ancora? Oppure sei scomparso? Ti prego… dove volevi portarmi?
Demone: - Dove la tua bellezza potrà splendere in eterno... dove attraverso i tuoi sensi, attraverso la tua stupenda carne, potrai saziarti di piaceri in un lascivo abisso di sogni voluttuosi.
Catherine: - Questo non è possibile!
Demone: - E che cosa è possibile? Quel mondo là fuori? Ascoltami bene, Catherine, ascoltami. Ti porterò via da questo posto... Vieni davanti allo specchio all'una questa notte. Hai tutto il tempo di prepararti.
Catherine scuote la testa in segno di rifiuto.
Demone: - Va bene, Catherine, fa' come vuoi, rimani pure tra questa gente sciocca e mediocre, in questo posto banale. Invecchia pure nell'aridità. Se verrai con me potrai finalmente affrancarti da un marito insopportabile e da tutta quella gente noiosa, senza classe né stile.
Catherine: - No, voglio restare con quell'uomo.
Demone: - Ti credevo una donna eccezionale, Catherine. Ti facevo ben altre ambizioni.
Il demone rientra nello specchio e se ne va.
Catherine allora ci ripensa, si avvicina allo specchio, lo tocca.
Catherine: - Ci sei ancora? Oppure sei scomparso? Ti prego… dove volevi portarmi?
Demone: - Dove la tua bellezza potrà splendere in eterno... dove attraverso i tuoi sensi, attraverso la tua stupenda carne, potrai saziarti di piaceri in un lascivo abisso di sogni voluttuosi.
Catherine: - Questo non è possibile!
Demone: - E che cosa è possibile? Quel mondo là fuori? Ascoltami bene, Catherine, ascoltami. Ti porterò via da questo posto... Vieni davanti allo specchio all'una questa notte. Hai tutto il tempo di prepararti.
Non so voi, ma a me sembra che i due dialoghi presentino tra loro più di un punto di contatto, in particolare per la circostanza che sia Frank che Catherine finiscono in un inferno senza ritorno a causa del loro desiderio di piaceri estremi e della loro insoddisfazione nei confronti del mondo di tutti i giorni.
Il secondo punto riguarda invece una frase contenuta nel post di Nick Parisi sulle origini, a proposito dell’inferno di Hellraiser, che è in realtà anche un paradiso, “ma per Sado-Masochisti". Una definizione, questa, che ho subito pensato si adattasse altrettanto bene all’inferno del film di Middleton, un "aldilà" in cui i dannati riescono a procurarsi il paradiso di piacere che bramano solo attraverso la degradazione e l’umiliazione inflitta a se stessi e agli altri.
In conclusione, non è stato forse del tutto per caso se appena ho posato l’occhio sul primo banner inviatomi da Obsidian, quello dove ancora compariva il solo Cubo di Lemarchand senza la silhouette femminile in primo piano, il mio pensiero è corso all’istante a L’inferno di una donna (o comunque a Through the Looking Glass). Doveva già esistere da qualche parte, fuori o dentro di me, un certo tipo di combinazione/attrazione tra i due film, che io non ho fatto altro che portare alla luce.
<< Nella pur bella locandina italiana sono presenti ben due errori: 1) il nome dell'attrice Catharine Burgess diventa Catherine; 2) il nome del regista Jonas Middleton diventa Janas.
* * *
L'immagine di apertura del post è un dettaglio del poster americano del film.
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Stupenda quella locandina... l'avessi trovata l'avrei usata di sicuro nell'articolo pubblicato da me.
RispondiEliminaCerto che "Janas" rivela una familiarità con l'inglese che neanche mia nonna....
Praticamente al regista hanno cambiato nazionalità e l'hanno fatto ungherese ^__^
EliminaE per le locandine, c'è poco da dire. Dal punto di vista grafico in quegli anni noi italiani eravamo imbattibili.
P.S. Modifica effettuata.
EliminaIncredibile! Niente di più facile che Barker avesse visto questo film, magari in un qualche cineforum, e ne abbia tratto ispirazione per quella prima pagina del suo romanzo breve. Grazie per questa bella chicca ^_^
RispondiEliminaSì, Lucius, potrebbe esserci una correlazione perfino diretta, soprattutto se si considera che le funzioni dello specchio in questo film e del Cubo in Hellraiser praticamente si equivalgono. Sono entrambi portali extra-dimensionali che mettono in comunicazione tra loro l'inferno-paradiso e il mondo della nostra (mediocre) realtà ordinaria.
EliminaGrazie a te ^__^
Ciao come scrivevo dall’altra parte effettivamente ci sono pensieri comuni tra i due dialoghi.
RispondiEliminaMa voglio sperare che Barker non abbia preso spunto dal film erotico/porno per “partorire” Hellraiser.
Spero che sia solo una coincidenza.
Personalmente non ci trovo tante analogie almeno confrontando il risultato finale.
L’errore di fondo sempre secondo il mio pensiero sta nel volere in un certo senso etichettare il film di Barker come horror sadomaso finalizzato al piacere sessuale.
Il piacere che promettono i cenobiti non è il piacere sessuale estremo come fa intendere il dialogo tra Frank e il demone/creatura.
È un “piacere che va oltre i sensi”è solo dolore infinito.
Il pensiero sadomasochista è questo.
Nel desiderare di accettare la sofferenza eterna con qualsiasi supplizio “estremo”( sinceramente questo termine mi fa sorridere) questa venga inflitta.
Nel dialogo tra Chaterine e il suo lascivo demone ( cosa che non puoi sicuramente dire di un cenobita) è chiaro il desiderio sessuale della donna insoddisfatta sessualmente del mondo dove vive.
E fa il patto con il demone sperando di trovare voluttuosità e lussuria dentro lo specchio , nel mondo dove regna il demone.
Ma questi l’inganna e nel suo vero mondo troverà l’inferno .
Una specie di girone dantesco dove vivono i veri dannati .
Sempre lussuriosi ma nella forma più bestiale.
Un po’ come certi personaggi dei romanzi horror /porno e mettici pure fantascientifici di Philippe Farmer.
Hellraiser per me non è tutto questo.
Chiaramente mi baso su quei tre film che ho visto , non ho letto il racconto breve da cui è tratto il film.
Quando avrò più tempo leggero’ quello che avete scritto sulla saga dei cenobiti.
Seconda me ci sono altri film che giocano sul binomio sesso e morte.
Vedi i vari Hostel o Serbian film ...ma forse è un altra storia.
Ah su Raimi concordo con te .
Anche se non saprei individuare quando è cominciata la fase Hollywoodiana.
Ti posso dire che i due sequel de La Casa (2 e armata delle tenebre) li considero più che altro commedie horror.
Altro film che non mi è piaciuto particolarmente perché l’ho trovato povero di idee nuove è Drag me to hell.
Invece il primo Spider man di Raimi mi è piaciuto.
Alla prossima.
Massimiliano
Secondo me ci sono invece abbastanza analogie da rendere almeno plausibile l'ipotesi di una ispirazione diretta. Poi, ovviamente, a meno che Barker non dica "Sì, e vero, mi sono ispirato anche al film di Middleton", la certezza non potremo averla.
EliminaRiguardo a Raimi, l'ho seguito solo a intermittenza dopo il trittico della casa, e l'ho trovato molto "normalizzato" come regista, almeno rispetto agli esordi.
Ciao alla prossima, Massimiliano!