Solve et Coagula - Pagina 129
Parte seconda - Capitolo 1 /1
In Dunwich il giovane Todd Darter era sulla torre della chiesa di
Ognissanti, a guardare il mare. Ogni anno la chiesa avanzava sul ciglio della
scogliera e il suo isolamento la rendeva un osservatorio perfetto. Ogni volta
che vi saliva, si sforzava di udire le campane della vecchia città suonare
sotto la superficie del mare. A volte credeva di udirle, ma non quella notte.
Non rimase a lungo. Ci fu il lampeggiare, il lampeggiare della lanterna dal
mare nero, allora Todd si precipitò giù dai gradini in rovina e discese di
corsa la scogliera fino alla spiaggia dove Matthias Swan lo stava aspettando.
Poi camminarono insieme lungo il sentiero dei Dingle...
Massimo richiuse il libro. L'inglese non aveva mai rappresentato
un vero problema per lui, poiché aveva cominciato presto a leggere e collezionare
fumetti in quella lingua e a esercitarsi nella loro traduzione. Quando poi
aveva cominciato a leggere anche libri nella loro versione originale, il
passaggio era stato fluido e indolore. Ma in quei primi giorni trascorsi, da
sveglio, in quel letto d'ospedale di Bury St Edmunds, nella contea inglese del
Suffolk, al minimo sforzo di concentrazione gli saliva il mal di testa.
Inoltre gli avevano dato il libro sbagliato. L’ultima cosa che
sentiva il bisogno di leggere, dopo quello che aveva attraversato, era una
raccolta di storie di fantasmi del posto.
Ma cosa era veramente successo? L’ultimo ricordo preciso di
Massimo riguardava la voce, un po’ cantilenante, del suo amico Maurizio che gli
leggeva brani del racconto di Ray Bradbury, La
sirena. Del seguito non ricordava nulla, e se faceva uno sforzo di memoria,
anche in questo caso il risultato era un acuto mal di testa. Naturalmente aveva
fatto domande sul destino dell’amico, e tutto quello che gli avevano riferito in
risposta era che si trovava in un letto di quello stesso ospedale, ma in una
stanza diversa, e che, a differenza di lui, non si era ancora risvegliato. Nel loro
caso, a quanto sembrava, era obbligatoria la separazione dagli altri pazienti
dell’ospedale e questo spiegava anche la loro lontananza reciproca.
Ma l’effetto di quelle possibili rassicurazioni era tutt’altro che
quello atteso. Massimo era quasi certo, dentro di sé, che i medici si fossero
tenuti per loro il seguito della frase… né
si sarebbe risvegliato in futuro, e tra le molte fantasie che percorrevano
la sua mente, resa indisciplinata dall’ozio forzato, c’era compresa anche quella
che gli mostrava Maurizio già disteso sul tavolo di un obitorio, oppure già in
viaggio verso l’Italia come un pacco postale, dentro una cassa da morto.
Oltre il vetro in parte schermato della finestra, il cielo già scuriva
quando Massimo udì aprirsi la porta della stanza e scorse, al di là del
paravento, un'ombra in avvicinamento. Un attimo dopo si trovò
davanti una giovane infermiera, una che vedeva per la prima volta nei due
giorni che erano trascorsi dal momento in cui si era risvegliato in quel letto.
Alta, con i lunghi capelli ondulati e corvini e gli occhi di un blu intenso, non sarebbe
passata inosservata alla sua vista neanche se l'avesse incontrata in strada per
caso; ma a colpirlo e affascinarlo più di tutto, di quel che scorgeva di lei al
di sopra del camice color azzurro pallido, era la forma del suo viso, con la
fronte ampia e il mento sottile che sembravano formare i due apici di un
armonioso e delicato triangolo e rendevano il suo volto appena un po' infantile.
“It is tea time, signor
Massimo” gli disse con voce flautata, così che un’altra,ricca dose di
stupore ammirato andò ad aggiungersi, in Massimo, a quello che già lo possedeva.
Lo aiutò a mettersi comodo sui cuscini, poi posò il vassoio con la
cena davanti a lui sulle coperte.
<Le piace il libro che le ho fatto avere?>* aggiunse subito
dopo, indicando il volume chiuso e posato sul comodino.
<Lo ha scelto lei?>.
La nurse annuì. <Sì, ma se non le piace le porto qualcosa di
diverso>.
<Non è questo. È che non posso concentrarmi senza farmi venire
un mal di testa>.
Lei annuì di nuovo e socchiuse gli occhi, poi abbozzò un sorriso.
<Ci vorrà ancora un po’ di tempo, ma pian piano recupererà la
sua capacità di attenzione e tutto il resto>.
<Anche la memoria?>.
<Questo deve chiederlo ai dottori. Ma ora, prima di tutto, si preoccupi
di cenare>.
Si era già mezzo voltata per andarsene, quando Massimo le rivolse
ancora la parola.
<Non mi ha detto il suo nome>.
<“Nurse” può andare. Oppure “Hey girl”> replicò lei
divertita.
<La prego. Lei sa come mi chiamo io>.
La giovane donna si rabbuiò un istante, poi scosse la testa. <A
cosa può servirle sapere il mio nome? Tra un paio di giorni sarà trasferito a
Londra>.
Massimo ebbe un sussulto. <Spero non tra le pareti di un altro
ospedale>.
<Non posso escluderlo> ribatté la donna con asciuttezza,
<Tuttavia ritengo molto più probabile che ad attenderla ci siano le pareti
di un ufficio di Scotland Yard>.
* * *
* <>: dialoghi in inglese
Mi sa che devo andarmi a leggere le prime 128 pagine...
RispondiEliminaPosso immaginare che così di punto in bianco l'effetto sia di totale oscurità ;)
Eliminaquesta pagina 139 mi piace parecchio! :D
RispondiEliminaWow, grazie mille Annalisa :))
EliminaE il fatto di avermi anticipato di dieci pagine il racconto lo prendo come un segno di buon auspicio sulla qualità delle parti a venire ;)
È stato un errore del cell che non ho potuto cancellare. Però è un segno di buon augurio. Buon proseguimento nel tuo lavoro.
EliminaIl cell è difficile da domare, per quanto posso immaginare. Io ne ho sempre avuti da quattro soldi, appena in grado di inviare gli sms.
EliminaAncora grazie e a presto :))
Alla grande, ho solo un dettaglio che non mi cimbra ma te lo dirò in privato. Per il resto, sei un narratore nato
RispondiEliminaGrazie per l'apprezzamento, Massimiliano.
EliminaSe il problema riguarda faccende ospedaliere, certo tu sei più ferrato di me in materia. Anzi, non è una coincidenza da poco che io abbia destinato lo stesso Massimo a lavorare a sua volta in un ospedale *_*
Evviva! ^_^ Ho riservato un momento tranquillo per la lettura della pagina n° 129, yeppa!
RispondiEliminaE adesso? Siamo proprio in fase neutra, addentriamoci nella vicenda! XD Devo attendere una settimana (lo spero -_-)??? :P
Ciao Ivano, grande ripresa, complimenti! ;)
Grazie per i complimenti Glò :))
EliminaE' vero che questa è la fase più difficile. Così è stato per la prima parte: finché la storia non ha cominciato a acquistare una sua vita autonoma ho dovuto procedere per tentativi :P
Poi non so ancora dirti se riuscirò a mantenere da subito un ritmo costante nelle pubblicazioni come prima, o se mi sarà necessario un periodo di rodaggio con pubblicazioni a random. Vediamo...
EliminaNiente rodaggio Ivano. Sei una Ferrari.... schiaccia i tasti e vaiiiiiii!!!!
RispondiEliminaahahahahahaahahah
Certo che chi si trova a leggere ora per la prima volta Solve et Coagula è un momento spaesato. Avendo letto già le pagine precedenti, invece è diverso.
Certo che il mistero si incontra subito. Perchè è in ospedale? Perchè parlano di polizia? Perchè il repentino cambiamento di atteggiamento dell'infermiera?
Ok, noi lettori di vecchia data qualcosa sospettiamo :)))
Bravo comunque. E' interessante e coinvolgente da subito.
Vedi Ivano? Niente rodaggio XD
EliminaE così, eccovi di nuovo riunite nella società Stalkeraggio & Co. :D
EliminaSono comunque contento di aver già risvegliato la vostra antica passione per le congetture ^-^
Comunque io per ora mi sento in rodaggio... devo scrollarmi la ruggine (that never sleeps) di dosso.
La Sirena è forse uno dei meno conosciuti racconti di Bradbury. Molto malinconico e molto bello. Ricordo male o anche quello era ambientato in Messico?
RispondiEliminaSai che a me invece risulta come uno dei suoi più conosciuti? Io ce l'ho oltre che nel libro di Bradbury "34 racconti" (poi diventato "100 racconti") anche in una raccolta di racconti fantastici intitolata "Dinosauri" e nell'antologia "Top Fantasy - il meglio della letteratura fantastica". In entrambi è presentato come una delle opere più importanti di Bradbury.
EliminaL'ambientazione non ricordo se è menzionata, ma credo sia ambientato nel Nord Europa; forse risale all'epoca in cui Bradbury era in Irlanda.
34 racconti e 100 racconti li ho letti entrambi, intendevo che ci sono certi suoi racconti che vengono proposti più spesso. Quello mi sembrava fosse poco presente nelle antologie, almeno italiane.
EliminaSono contenta di avere letto tutte le puntate precedenti della blog novel. Ora si ricomincia alla grande! E comunque lo stacco con il padre di Luisa e il cambiamento di prospettiva, anche geografica, non mi disturbano per niente, anzi. L'Inghilterra è la patria dei misteri.
RispondiEliminaBenvenuta in questa seconda parte della mia blog madness, Cristina!
EliminaPer il momento la seconda parte si struttura in capitoli alterni: i dispari, ambientati nel passato, dedicati alla vicenda del padre di Luisa e i pari, ambientati in un presente relativo, a quella di Luisa stessa.
Grazie, Ivano. Buono a sapersi sull'alternanza pari/dispari.
RispondiElimina