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Autobiobibliografia: Ogni libro un evento






Voglio iniziare questo nuovo post dedicato all'autobiobibliografia con una domanda: Perché nel percorso autobiobibliografico ci si sofferma in particolare sulle letture dell'infanzia e della prima giovinezza?
Perché ci formano, è una possibile risposta, ed è forse la più ovvia, ma non è detto che sia anche, per questo, la prima in ordine di importanza.
Un'altra delle risposte possibili chiama direttamente in causa le facoltà percettive del bambino, che sotto certi aspetti sono più accentuate rispetto a quelle degli adulti. La percezione del mondo da parte di un bambino passa attraverso un numero minore di filtri o schemi mentali ed è quindi più diretta e immediata, con il risultato che tutto ha una maggiore vividezza e si imprime con più forza e più in profondità in noi. Quel che crediamo di aver dimenticato è in realtà spesso collocato proprio al di là della barriera costituita da tali filtri, che, in condizioni ordinarie, non permette la comunicazione con questo tipo di memorie profonde.
Una delle conseguenze di questa condizione, che è poi quella che più di tutte interessa qui, è che il valore di un libro, agli occhi di un bimbo, dipende solo in parte dal testo stampato sulle sue pagine. Altrettanto, o perfino più importante, è la sua fisicità.
Henry Miller, il creatore dell'autobiobibliografia (anche se non l'ha mai chiamata così), scrive a questo riguardo:
Delle letture dell’infanzia vi è un fattore importante che facilmente dimentichiamo – l’aspetto fisico del libro. A distanza di anni, ricordiamo distintamente le sensazioni che gli elementi fisici ci hanno dato, i caratteri tipografici, la rilegatura, le illustrazioni e così via. Com’è facile localizzare l’epoca e il luogo di una prima lettura! Certi libri si ricollegano alla malattia, certi altri al cattivo tempo, altri ancora al castigo, alcuni a un premio. Nel ricordo di questi eventi il mondo interiore e quello esterno si fondono. Queste letture costituiscono decisamente degli “eventi” della nostra vita.

Ogni libro è quindi un evento, che ne racchiude in sé molti altri. 

Dei numerosi riti della mia infanzia, uno prevedeva che io trascorressi almeno due fine settimana su tre dai miei nonni materni, che abitavano in una zona periferica di Firenze distante circa cinque chilometri da quella dove io abitavo con i miei genitori. Ad attendermi ogni volta, al mio arrivo al sabato nel tardo pomeriggio, c'era il nuovo numero di Topolino. Era compito di mia nonna comprarlo ogni settimana. La mattina della domenica mi recavo invece dall'edicolante insieme a mio nonno, dove lui acquistava due quotidiani, almeno un rotocalco femminili per la nonna e Gli albi di Topolino per me.
Era poi il mio turno di decidere, in totale autonomia, come spendere la parte di paghetta dedicata agli acquisti in edicola. Per un po' di tempo, forse per un paio di anni, il mio interesse si concentrò su una serie di libri di piccolo formato, appartenenti a una collana pubblicata da Mondadori tra il 1965 e il 1968 con il titolo La stella d'oro. Ho già parlato un po' di tempo fa di questa collana, in un altro post sull'autobiobibliografia, intitolato La mia prima libreria, ma voglio tornare adesso sull'argomento per affrontarlo da un altro punto di vista.

La stella d'oro, e qui mi ripeto, era suddivisa in due sotto-collane, contrassegnate da un colore diverso della costola e del retrocopertina: l'azzurro indicava le letture destinate alla fascia di età inferiore ai dieci anni, il rosso le letture dai dieci anni in su. (Io avevo allora meno di dieci anni, ma questo non ha mai impedito di acquistare anche i rossi, se mi andava di farlo).
Ogni domenica mattina, quando entravo in edicola mi trovavo davanti ad almeno venti titoli diversi, e qui entrava in gioco il meccanismo della scelta. Rivolsi le mie prime preferenze a quei volumetti della collana che raccoglievano brevi racconti di animali, e questo rifletteva la mia esperienza del mondo di allora, che aveva nella relazione quasi orgasmica con la natura il suo momento clou.


I primi titoli che ricordo di avere acquistato furono: L'allegra fattoriaAvventure in campagna, Racconti d'autunno, La quercia ospitale, Incontri nel bosco. Poi, con l'aumentare degli stimoli - con l'arrivo della televisione e della mia prima enciclopedia, e con i libri ricevuti in regalo per i compleanni e il Natale - lo spettro delle mie cognizioni si ampliò in breve tempo a dismisura e con esso si ampliò l'orizzonte delle mie scelte possibili. Lessi così anche i miei due primi libri di fantascienza, Prigionieri dello spazio e Viaggio su Giove, insieme ai due che mi hanno segnato di più di quella collana: Le avventure di Pierrot e Stanley e Livingstone (che non per niente sono entrati a far parte della lista dei miei cento libri di formazione). Ma al di là del mio interesse per le storie, che nella maggior parte dei casi potevo scoprire solo sul momento, con lo scorrere delle pagine, se non cercavo altrove libri che potessero contenere storie ugualmente di mio interesse, era anche, e soprattutto, perché ero conquistato dall'apparenza così meravigliosa di quei minuscoli volumetti cartonati, dalla loro confezione impeccabile e colorata.

I libri dell'infanzia non sono sostituibili. Sono giunto a questa conclusione nel momento in cui ho provato a rileggere alcuni dei miei libri di allora in un'edizione diversa da quella che avevo avuto tra le mani in quegli anni lontani. La magia era restituita solo in minima parte, e questo mi ha spinto a prendermi il compito di provare a ricreare, con la maggior completezza possibile, la biblioteca della mia infanzia con le stesse edizioni di un tempo.
E' vero che l'essenziale dell'autobiobibliografia non sta nell'oggetto in sé, ma nelle emozioni che vi abbiano investito sopra e che hanno fatto sì che ogni singolo libro si tramutasse davvero in un evento irripetibile, e tuttavia ho avuto modo di verificare in prima persona l'importanza che il ritorno tra nostre le mani dell'oggetto, nella stessa forma con cui lo abbiamo posseduto in origine, ha nel riportare alla vita sensazioni, luoghi e circostanze sepolte sotto il peso degli anni e all'apparenza perdute per sempre. Per questo penso che il miglior modo possibile di concludere questo post sia di riportare un'affermazione di Henry Miller tratta, come la precedente, dal suo saggio I libri nella mia vita:
Se, ho pensato fra me, potessi avere accanto a me, in questa piccola stanza, tutti i libri che prediligevo da bambino, da ragazzo e da giovane, quanto sarei fortunato!

Tatiana Deriy, Instead of Sleep (2006)


 * * *


Nell'immagine in alto sotto il titolo: Particolare di Little red riding hood reading Hermann Hesse's Steppenwolf  (pubblicità per la Gandhi Bookstores dal sito Adeevee)

Commenti

  1. E' sempre un piacere leggerti.
    E' vero, certi ricordi dell'infanzia restano molto vividi, io conservo ancora molti libri dell'infanzia.
    Anche le mie figlie ne conservano, così come ricordano la copertina e le fiabe di un libro portato a scuola e smarrito.
    Un'altro libro che si ricordano e mi rimproverano di non trovare è la favola dell'elefante Pasqualina.
    Una delle mie figlie ha tentato da adulta di ricomprarla ma purtroppo non esiste più la casa editrice Dalla parte delle bambine.
    Mi vergogno molto, di aver perso una cosa a cui loro tenevano, spero che un giorno salti fuori da un misterioso scatolone, dove forse è riposto, insieme a libri scolastici e quaderni.
    Ivano complimenti anche per le bellissime immagini ^___^

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    1. Grazie Anna Maria :)
      Io per ora, nelle mie ricerche, mi sto affidando soprattutto alle fiere dell'usato, dove si trovano anche libri fuori catalogo da decenni. Immagino che tra libri, riviste e fumetti, sarà una ricerca che mi terrà impegnato per tutta la vita, ma la porto avanti senza fretta e senza ansie.
      Per le immagini, mi impegno molto nella loro ricerca perché non le considero meno importanti del testo all'interno di un post. Penso dipenda dal fatto che prima di ogni altra cosa, perfino prima del mio voler essere scrittore, sono un grafico.

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  2. Qui siamo in pieno Amarcord. Credo che possiamo dire di essere stati molto fortunati per il solo fatto di aver vissuto in case dove circolavano e venivano letti giornali e libri. Alla fine è questo il dato fondamentale e ciò che meglio ci caratterizza. Non è un fatto così comune. Parli di cose e di sensazioni che conosco molto bene. Percepisco emozioni che non nomini ma che, forse arbitrariamente, riconosco e leggo tra le righe. Sono contento di averti letto anche oggi.

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    1. E io sono contento di averti avuto come lettore e commentatore anche oggi, Massimiliano :)
      Le parole e le righe di parole, anche se ne rivelano solo una minima parte riescono ugualmente a racchiudere le emozioni, e, come dici tu, proprio negli spazi di separazione.

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  3. Bellissimo post Ivano!
    Ricco di ricordi, che mi hanno quasi fatto vivere quei momenti.
    Ho ripensato a quanto sia figa l'edicola, specie quando sei bambino... e devi scegliere... sì, come hai detto tu, è il meccanismo della scelta, un gioco... Stupendo!

    Moz-

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    1. Grazie Miki!
      Ora, di ritorno da una boccata d'aria fresca (ne avevo davvero bisogno), ho anche cambiato una frase del post, proprio quella centrale a proposito del libro come evento, e corretto un paio di refusi. Forse avrei dovuto essere meno impaziente e pubblicare solo ora...
      L'edicola era davvero uno scrigno del tesoro per me a quei tempi, e in parte lo è ancora, sebbene oggi trovi al suo interno molte meno cose che mi suscitano interesse. Una parte di gioco è comunque sopravvissuta, a dispetto di tutto.

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    2. La vedo come te, difatti ho un post pronto che parla dell'edicola in sé...^^

      Moz-

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  4. Beh, in effetti questo vale per tutte le esperienze sensoriali e cognitive dell'infanzia. Luoghi che parevano (erano) magici, libri riletti cento volte senza stancare, giornate infinite di gioco... Uno dei miei più crucci più grandi è l'aver perso la capacità di stupirmi.

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    1. E' vero che i libri sono solo una parte di un insieme più vasto, ma come dice Miller è tutto collegato. Riaprire un libro a distanza di decenni può essere come accendere un interruttore e fare luce in una stanza buia.

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  5. I miei libri dell'infanzia sono finiti chissà dove nei vari traslochi.
    Ne ho parecchi di mio marito (che ho letto con mia figlia) e tutti quelli della figlia.
    Sno importanti perchè ci hanno fatto conoscere mondi nuovi. Ci hanno regalato emozioni. Fatto crescere la curiositàSoprattutto ci hanno avvicinati ala lettura,
    Ok... mia figlia aveva trovato truculento Salgari ma dai suoi libri sono nate curiosità che poi sono state colmate con altre letture che a loro volta ne hanno fatto nascere altre.
    Un girotondo senza fine e si sa che quando il gioco piace non si vorrebbe mai smettere.
    Poi, io ritengo che i libri vadano tenuti stretti perciò... :))

    Le emozioni di cui parla Max le perc episco anch'io e soo le stesse che provo io facenndo questi discorsi

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    1. Io tutti i libri che ho posseduto fino alla terza media li ho regalati a una biblioteca scolastica. Pensavo che ormai in casa servissero solo a occupare posto e prendere polvere, e in effetti per molto tempo dopo essermene liberato non ho rivolto loro un solo pensiero. Ero tutto proteso alla conquista del mondo... ^^

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  6. Quanta verità, Ivano!
    Pensa che io ricordo ancora un libro che non ho potuto citare nella mia autobibliografia perché non ricordo più il suo autore, ma il titolo sì: si chiamava "Josephine" ed era grande, quadrato con una copertina verde e l'immagine di una bambina. Fu il regalo di una mia compagna di scuola per la Prima Comunione e io, che mi scordo cosa ho fatto appena due minuti fa, potrei descriverti persino il momento in cui lo ricevetti. (Non è più in mio possesso, anche se non so perché!)
    E poi, nella mia libreria, ho due racconti datati 1978, che hanno rappresentato molto nella mia infanzia e che ho sempre tenuto ben lontani dalle grinfie dei miei figli, quando erano piccoli, tanto era il timore che potessero rovinarli. Erano una vecchia edizione di "Giacomino e il fagiolo" e una edizione piena di immagini bellissime di "Carlotta intorno al mondo"
    Gran bei ricordi!

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    1. Anche nel mio caso c'è il famoso libro assente. Io oltre all'autore non ne ricordo neppure il titolo. Lo ricordo come un libro dalla copertina completamente grigia, stile Einaudi rilegati una volta privati di sovraccoperta. La storia, umoristica, doveva avere a che fare con una guerra tra animali, forse insetti. Ho anche provato a rileggere "Ciondolino" di Vamba, ma non mi sembra che si tratti della stessa storia.

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  7. Gli Albi di Topolino che ricordi! Pensa che io compravo gli Albi perché costavano meno del settimanale, date le mie esigue finanze. Tutto ciò che è legato all'infanzia ha sempre un sapore dolce di rimpianto, per i bambini che siamo stati.

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    1. Può sembrare paradossale, ma io avevo una maggiore capacità di acquisto da bambino che oggi. di Topolino compravo tutto: settimanale, Albi, Almanacco e Classici. Questo fino alla primavera del 1974, quando ha cominciato a emergere lo stile Cavazzano che a me proprio non piaceva e ho smesso di comprare tutte le novità Disney in edicola. A tutt'oggi continuo a collezionare materiale Disney ma solo di storie (e film di animazione) precedenti a quella data.

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  8. La risposta alla tua domanda io la trovo nell'ignoto meccanismo dei cassetti della memoria. Ignoto per il suo funzionamento, anche perché molte volte le motivazioni che diamo possono risultare facili ad un cervello allenato, ma forse fin troppo banalizzate. Cerco di spiegarmi con un esempio.

    Leggendo le varie liste mi sono imbattuto in 2 titoli in particolare che hanno attivato quei cassetti di cui sopra. Il primo è I ragazzi della via Paal, di cui ricordo il titolo scritto così per l'edizione attempata che mi capitò tra le mani. Il racconto di quei luoghi al limite del rurale, la guerra tra bande, i forti legami di amicizia, beh, corrispondevano -in maniera attualizzata e limitata- a quello che stavo vivendo all'epoca della lettura: una casa in un quartiere in via di costruzione, campi molto estesi con varie macerie e materiali edili e la compagnia di amici con cui si faceva la guerra (a giochi vari e assolutamente innocui) ad altri ragazzetti provenienti da non molto lontano. Che sia la lettura legata al ricordo del periodo? Probabile, al limite del banale, ma potrebbe essere stato anche il momento in cui si formava in me l'idea dell'amicizia, dell'aggregazione o chissà quale altro motivo. Sta di fatto che me lo ricordo ancora e lo inserirei senza dubbio in una mia lista.

    Altro discorso riguarda il secondo titolo, legato ad un "trauma" adolescenziale: la lettura costretta dall'insegnante di turno del tomone Il rinascimento privato di Maria Bellonci... e chi se lo dimentica!!! Lo metterei nella lista? Sì, senza dubbio, perché mai avrei immaginato che il romanzo storico, dopo l'odio di quelle settimane, sarebbe poi diventato uno dei generi di lettura preferito.

    RIcordi piacevoli e non, la struttura portante dei cassetti della memoria, penso sia più chiaro ora.

    Interessante riflessione e stupendo l'aneddoto, i nonni sono sempre i nonni!


    Piccola postilla finale: leggevo anche io "Topolino" e gli albi (o i vari volumi mensili più cicciotti) erano legati allo status di placebo alla malattia :D Come già detto in altre occasioni, ne conservo ancora qualcuno (ricordo bene uno totalmente dedicato a Paperinik e uno sulle grandi parodie dei Paperi), mentre La stella d'oro mi era ignota fino a qualche momento fa :P

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    1. La stella d'oro è composta di 76 volumetti illustrati di piccolo formato, poco più che quadrati, pubblicati tra il 1965 e il 1968. Di recente ho scoperto che ci fu un tentativo di ripresa nel 1970, ma durò solo per quattro albi. Per ragioni di costi la copertina cartonata era stata sostituita da una semplice rilegatura in brossura, e forse questo ne aveva diminuito il fascino.
      Insieme all'enciclopedia I Quindici, La stella d'oro è stata l'esperienza di lettura più importante della mia infanzia, e questo a causa non solo dei testi ma anche della fisicità dei volumi. Come ho scritto nel post, la lettura nell'infanzia non è un'esperienza solo intellettuale, ma comprende molto di più.

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  9. Ciao.nel' infanzia il nostro cervello ha assimilato ancora poche nozioni è ha tanto spazio libero,un po come all'inizio di un pasto,il primo piatto lo apprezziamo più del secondo,perche siamo digiuni e famelici,forse,cosi succede quando siamo digiuni di sapere. per questa ragione tutti i ricordi di quel periodo della nostra vita rimangono i più nitidi.
    Ciao,fulvio

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    1. Ciao Fulvio, grazie della visita. Io preferisco farne una questione di unità percettiva totale, piuttosto che di solo cervello. In fin dei conti il cervello è solo un'interfaccia con qualcosa di molto più vasto, dove la mancanza di spazio non rappresenta certo un problema.

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  10. Eheheh. mitici i Topolini! Conservo ancora il mio primo volume :-)

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    1. Intendi forse dire "Io Topolino"?

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    2. Aspetta,,,, io credo di averlo ancora da qualche parte quel volume "Io, topolino"... era nel formato dei classici e conteneva cinque o sei storie una più bella dell'altra. Ce n'era una intitolata "Lo specchio del tempo"... stiamo parlando della stessa cosa?

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    3. No, tu ti riferisci al Classico Disney, io mi riferisco al volume cartonato gigantesco che raccoglie le vecchie strisce di Floyd Gottfredson.

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    4. Ah sì, adesso ho capito quale dici. Non l'ho mai avuto ma l'ho intravisto un milione di volte, penso pubblicizzato tra le pagine del settimanale...

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  11. I libri dell'infanzia non sono sostituibili... com'è vero. Fortunatamente ne conservo ancora molti a casa di mia mamma e ogni tanto mi trattengo da li più del necessario e mi perdo a frugare nei vecchi armadi alla loro ricerca. Vecchi fumetti me ne sono rimasti pochi... oltre a "Io, topolino" citato sopra ho un meraviglioso Almanacco datato 1962..

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    1. Io invece dei miei vecchi fumetti ho quasi solo ristampe recenti. Per fortuna molte ripresentano all'interno le copertine originali e raccontano ogni genere di nesso e connesso alle storie che vi sono raccolte, compreso quel che accadeva nella società e nel costume dell'epoca.

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    2. Hanno fatto ristampe del genere? Ma dai?!?

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    3. Sì, tipo quella dove hanno ristampato tutte le storie di Romano Scarpa, oppure, quella tuttora in corso, "I migliori anni Disney" dove ristampano una scelta di storie dal 1960 in poi. Sono due serie ricche di redazionali.

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  12. Non so... buona parte dei libri che ho citato nei miei 100 per il tuo meme li ho letti nel periodo universitario e post-universitario. Alcuni addirittura in questi ultimi anni. Il libro più vecchio che ho messo è Le avventure di Sherlock Holmes, che ho letto quando avevo 10 anni ed è il libro più vecchio che possiedo.

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    1. Sì, dalla tua lista si capiva che quelle che citavi non erano proprio letture da età infantile ^^
      Io da bambino mi sono molto goduto anche la fisicità dei libri oltre alle storie che racchiudevano. Un libro cartonato aveva su di me un impatto diverso da uno in brossura. I libri in brossura hanno cominciato a interessarmi solo dai dieci anni in poi.

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    2. Da bambini si ha un approccio molto cinestesico alle informazioni (il toccare con mano, l'annusare...), che alcuni conservano, altri spostano più sulla componente visivo o auditiva.

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  13. Nella mia lista non ci sono i libri che hanno segnato il mio immaginario da bambina, perché non sono quelli che mi hanno veramente formato, colpito, scosso e tutto quello che si può aggiungere.
    Ho ben in mente alcuni libri, proprio fisicamente come suggerivi nel bellissimo post. Uno è andato in regalo alla piccola biblioteca della mia scuola elementare, donato da me bambina. I miei genitori mi hanno insegnato da subito che donare non significa liberarsi di ciò che non ci interessa. Così, offrii il grande e bellissimo libro con illustrazioni sulle fate e i fiori, del quale non ricordo il titolo. So che passavo ore a disegnare quelle meraviglie *__*
    Altro libro fondamentale - e questo lo conservo ad oggi - è una raccolta di fiabe tirolesi. I primi volumetti che ho maneggiato fanno parte della collana Imparo a leggere con Topolino: quanti viaggi e quali fantasie mi hanno concesso!
    Per finire, se dovessi scegliere quali libri avere per sempre con me, penso prediligerei quelli letti "da grande", parecchi negli ultimi anni :P I ricordi dell'infanzia sono lì, ben saldi, a sorreggermi credo per sempre...

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    1. Grazie del "bellissimo", Glò :))
      Per me liberarmi dei libri della mia infanzia è stato un modo per sottolineare che ero cresciuto e non c'era più spazio in me per cose da bambini. Ho anche interrotto le serie a fumetti che avevo collezionato fino ad allora per dedicarmi a fumetti più maturi come Linus, Métal Hurlant o Cannibale/Frigidaire. Mentre credo proprio che adesso, a differenza di te, se mi proponessero uno scambio tra la mia attuale biblioteca e quella dei miei primi tredici anni di vita (evocata da Miller nella frase finale del post) accetterei il cambio senza esitazioni.
      Il libro che citi potrebbe essere "Fate" di Alan Lee e Brian Froud? Lo aveva anche mio fratello e forse lo ha ancora.

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    2. Purtroppo non è quello da te indicato, ma grazie ^^
      I disegni che ricordo sono più vicini allo stile di tale illustratrice inglese (scoperta cercando il mio vecchio libro, senza successo :P): Cicely Mary Barker.

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    3. Cicely Mary Barker? Mi sembra di avere qualcosa su quello stile tra i miei libri, solo che adesso come adesso è più facile trovare un ago in un pagliaio che "qualcosa" tra i miei libri.

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  14. Bellissimo post e bellissime immagini.
    Anche io ricordo perfettamente gli odori e le sensazioni che i libri letti da piccola mi hanno lasciato.
    Toccarli, respirarli...in questo non c'è niente che possa superarli.

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    1. Grazie mille Rosalba e benvenuta nel blog perché non ricordo di averti già avuta qui :)
      Vedo che sei in perfetta sintonia con lo spirito del post, mentre per quel che riguarda le immagini di accompagnamento sono d'accordo, anch'io mi sono innamorato di entrambe non appena le ho viste.

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    2. Non ero ancora passata a trovarti qui ma sei famoso perché ti leggo nei commenti di Patricia Moll sul suo blog. ;)

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  15. Da bambino ho letto quasi nulla tra fumetti e libri, i miei genitori non mi hanno mai incoraggiato, i nonni e parenti idem. La passione è arrivata da grande, qundi Perché nel percorso autobiobibliografico ci si sofferma in particolare sulle letture dell'infanzia e della prima giovinezza?
    Passo e vado avanti :D

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    1. Be' quasi nulla è sempre qualcosa più di nulla. Forse in quel "quasi" ci sono tesori nascosti da scoprire, chissà :)

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  16. bei ricordi. ho letto le prime righe e ho subito pensato al mio pinocchio blu rilegato con i titoli dorati.

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    1. Anche il mio Pinocchio era rilegato, ma giallo. Quello di grande formato della Giunti Marzocco con i disegni di Attilio Mussino.

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