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Walli Elmlark, la Strega Bianca di New York ovvero Cercavo Bodé e ho trovato... Bowie (e Fripp)! /1




Il post che vi apprestate a leggere, spero con vostra soddisfazione, è un caso esemplare di come una ricerca intrapresa in un senso porti da tutt'altra parte e si finisca per scrivere qualcosa di completamente diverso da quel che si immaginava all'inizio. Tutto nasce, in questo caso, da una tavola a fumetti della serie Deadbone Erotica di Vaughn Bodé (serie di cui mi sono occupato in particolare in questo post della mia biografia Vita, opere e morte di Vaughn Bodé, messia del fumetto). Apparsa su un numero della rivista Cavalier del 1973, la tavola citata è occupata quasi per intero, nella sua metà superiore, da una grande vignetta con un volto di donna accompagnato da un nome: Walli Elmlark.


Incuriosito dall'insolito dettaglio, ho deciso di vedere cosa usciva fuori digitando questo nome sul motore di ricerca e devo dire che il risultato ha largamente disatteso le mie aspettative: se anche appare evidente, dal tipo di omaggio che lui le ha riservato, che la donna ritratta è stata importante per Bodé, nessuno dei biografi del cartoonist americano sembra aver tenuto traccia della relazione tra i due. Ho in compenso trovato notizia di altre relazioni intessute dalla donna del ritratto, in particolare con due eminenze grige del rock che rispondono ai nomi di David Bowie e Robert Fripp, di cui mi occuperò nel seguito dell'articolo. Non prima però di anteporre la premessa che, secondo quella che a me appare ormai una sorta di regola generale, le fonti sono anche in questo caso a tratti confuse e divergenti tra loro anche di molto. Divergono, in particolare, la versione dei fatti riportata da Marc Spitz nel suo libro del 2009 Bowie: A Biography e la testimonianza della ex moglie di Bowie, Angie, contenuta nel suo libro autobiografico, del 1993, Backstage Passes: Life On The Wild Side With David Bowie.

David Bowie nel 1975. Foto: (c) Nosetouch Press.
Ma veniamo ora alla sostanza dei fatti. Siamo all'incirca a metà degli anni settanta del secolo scorso, e David Bowie è ormai prossimo a entrare nella fase “Duca bianco” della sua carriera artistica. Coltiva, intanto, una serie di insolite fascinazioni che spaziano dalla Cabala mistica di Dion Fortune al Nazismo esoterico, dagli extraterrestri all'occultismo satanico di Aleister Crowley. Fa inoltre abbondante uso di cocaina, che va a alimentare e amplificare le sue svariate paranoie.

Cominciando dalla versione dei fatti di Marc Spitz, secondo lui all'epoca David Bowie ha preso residenza a Los Angeles, in una casa di Los Feliz di proprietà del bassista Glenn Hughes, membro dello storico gruppo hard-rock Deep Purple. Non lontano dallo stesso Glenn Hughes, che vive nella casa abitata un tempo dai coniugi Leno (Pasqualino Antonio) e Roxemary LaBianca, uccisi dalla banda del satanista Charles Manson due giorni dopo la famosa scorribanda a Benedict Canyon dove aveva perso la vita, tra gli altri, Sharon tate. Per una bizzarra coincidenza, fra le tante ossessioni di cui Bowie soffre in quel periodo sembra esservene una collegata al film di Roman PolanskiRosemary’s Baby. Come ricorda la cantautrice e poetessa Cherry Vanilla, addetta stampa di David Bowie fino al 1974, a cui il cantante a un certo punto si rivolge in cerca di aiuto: “Aveva questa fissazione su delle streghe nere in caccia del suo seme per generare un bambino da consacrare al diavolo”.

Bowie stesso ricorderà anni dopo, a proposito di quel periodo, la sua fascinazione “...per i Nazisti e la loro ricerca del Santo Graal… Ne feci le spese con la peggior depressione maniacale della mia vita… la mia psiche si inabissò, andò in pezzi. Avevo allucinazioni ventiquattro ore al giorno… mi sentivo come precipitare nelle viscere della terra”.

Comunque sia, l'ipersensibile Bowie non può fare a meno, in quegli anni, di avvertire una connessione tra Charles Manson e la casa di in cui abita e chiede a Cherry Vanilla di fargli incontrare, per un esorcismo, una strega bianca con cui lei è in contatto. Ecco il ricordo di Cherry Vanilla: “Mi chiese di fargli incontrare una strega bianca che gli togliesse la maledizione. Era del tutto serio. E io in effetti conoscevo qualcuno a New York che asseriva di essere una strega bianca. Era la sola strega bianca che io avessi mai incontrato. Così li misi in contatto. Non so cosa ne sia stato di lei dopo di allora. E non so se rimosse la maledizione. Ma presumo di sì”.

Walli Elmlark, la Strega Bianca di New York.
La strega in questione era Walli Elmlark, conosciuta come la Strega Bianca di New York - o, in alternativa, la Strega del rock'n'roll di New York - che in quel periodo si divideva tra le lezioni di magia che teneva alla Scuola di Arti e Scienze Occulte di New York (New York School of Occult Arts and Sciences) diretta dall'occultista Timothy Green Beckley e il dietro le quinte della vicina Academy of Music.

Walli Elmlark era in realtà molte cose diverse: adepta della Wicca, coniglietta in un night club, e giornalista. Aveva conosciuto bene Jimi Hendrix ed era amica, e assistente spirituale, di varie eminenze grigie del rock. Portata in Inghilterra da Robert Fripp e Marc Bolan (1947-1977), rispettivi frontmen dei gruppi britannici King Crimson e T.Rex, Walli si fa le ossa scrivendo per il giornale Melody Maker. Ma partecipa anche alla registrazione in studio, nel 1972, di The Cosmic Children, un album spoken-word (parlato, non cantato), a tutt'oggi inedito, dove lei, sul lato A, parla con Fripp delle sue esperienze nella Wicca, e, sul lato B, dialoga con il DJ Jeff Dexter a proposito dei bambini cosmici – spiriti da altre dimensioni planetarie che si incarnano in corpi come quelli di Jimi Hendrix, Marc Bolan, David Bowie o Mike Gibbins (1949-2005, batterista del gruppo gallese Badfinger). Aggiungo, come nota personale, che non ho dubbi che lo stesso Vaughn Bodé sia da considerarsi rientrare in questa speciale categoria di esseri.
In una intervista con Simon Stable del New Musical Express, Fripp spiegò che scopo dell’album era rivolgersi ai bambini di questo tipo speciale per dir loro: “Voi non siete matti, non siete dei freaks solo perché non riuscite a relazionarvi a ciò che vi circonda”.

Robert Fripp nei primi anni '70.
Su questo disco misterioso, la testimonianza più accurata che ho rintracciato è quella di Andrea C. Soncini, che nel suo saggio del 2018 King Crimson. Gli anni prog, riporta una dichiarazione rilasciata da Fripp il 18 ottobre 1974, in cui il musicista così risponde a Ihor Slabicky che chiede ragioni sul perché The Cosmic Children sia rimasto inedito:
La musica per il disco era un pezzo di quarantacinque secondi di Eno al sintetizzatore che ho trovato il modo di far durare circa venti minuti. L'ho replicato più volte e sfumato in alcuni momenti. La facciata A ha un solo di Frank Perry, che è un percussionista eccezionale. Ma soprattutto non era un album molto bello. Di certo non era commerciale, per cui non è mai stato pubblicato.
Soncini riesce inoltre a contattare lo stesso Frank Perry, che in quell'occasione aveva collaborato come percussionista al disco Blueprint di Keith Tippett, e a ottenere da lui una testimonianza diretta di cui pubblico qui due stralci. Dice Perry:
Robert Fripp produsse due LP, Blueprint e Ovary Lodge, e mi chiese di registrare una seduta a parte per accompagnare un'intervista che aveva registrato. La ascoltai per essere sicuro che non venisse detto nulla con cui fossi in disaccordo. Mi presentai alla seduta e registrai la parte musicale senza alcun riferimento alla traccia con le parole. Durante una sessione di registrazioni per il disco degli Ovary Lodge, Robert portò con sé una strega. E' possibile che le abbia chiesto cosa pensava dell'idea che io aggiungessi il mio suono a una traccia con la sua voce per un loro progetto; devono aver concordato che era una buona idea. Dopo la registrazione di Ovary Lodge era rimasto del tempo a disposizione e Robert suggerì di usarlo per un brano dove suonavo da solo. Il pezzo sarebbe stato usato per la facciata A di un disco che riportava un'intervista a una strega che parlava di arti magiche. Ho sentito da Robert che l'altra traccia, un pezzo forse intitolato Cosmic Children, destinato alla facciata B, riguardava gente che veniva da altri pianeti. Ho solo questa breve descrizione di questi due brani, che credo avrebbero dovuto ricoprire due intere facciate di LP. Robert mi disse che quando lui e Walli, la strega, editarono le tracce erano quasi in lacrime perché mentre sentivano la mia musica registrata avevano pensato: "Sarebbe grande se Frank facesse quel suono in questo punto", e così era stato.
Poi, alla richiesta di Soncini di descrivere la strega, Perry aggiunge:
Aveva i capelli neri e mi sembra che fosse vestita di bianco. Non ho parlato con lei. Ho sentito che emanava una strana energia. Nessuno inizialmente mi disse che era una strega, era nella sala di mixaggio e mi fu detto che era un'amica di Fripp. In sala di registrazione feci un po' di esercizi mentali yoga per rimettermi in forze. Più tardi Fripp mi disse che la donna aveva dato di matto perché non riusciva a connettersi alla mia energia. Non ho trovato cattiva la sua energia, conosco il black magic e penso che fosse una strega bianca, però forse non era molto spirituale, ecco perché l'ho mandata fuori di testa. I doni psichici non significano sempre grande spiritualità. Ma è stato solo un breve incontro.

Il seguito (e conclusione) al prossimo post... tra un paio di giorni.

Commenti

  1. Questa storia fa proprio primi anni '70. Immagino che Fripp si riferisse al discorso degli indigokinder, di cui all'epoca si parlava molto, e di cui anch'io avevo parlato a suo tempo sul blog.

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    1. Vero, Marco, tipicamente anni '70. Ma non è finita. E immagino anch'io che Fripp si riferisca qui ai cosiddetti bambini indaco. Forse, a quei tempi, erano conosciuti come "bambini cosmici".
      Grazie mille del commento e a presto. Includo senz'altro il tuo blog nel mio giro dei prossimi giorni, che ormai devo limitare, per ragioni di tempo, a non di più di una settimana al mese ;-)

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  2. Bowie, Fripp... Melody Maker.
    Artisti e riviste che hanno segnato un'epoca in maniera indelebile per me. Storie affascinanti anche se a volte penso sia più una sorta di "mito" utili a non far morire un periodo che realtà vera e propria.

    Affascinante post Ivan,
    Anch'io ogni tanto cerco una cosa e cado in tutt'altro

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    1. Devo dire però che in questo caso le dichiarazioni dei vari testimoni oculari della vicenda offrono numerosi riscontri le une alle altre. Le stesse voci di Marc Spitz e Angie Bowie divergono, anche molto, nei dettagli ma non nel succo della vicenda.
      Grazie mille del commento, Ferruccio. Anche nel caso del tuo blog, vale quel che ho scritto sopra a Marco.

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    2. Certo, immagino ci sia molto di vero, io mi riferisco un po' alle esagerazioni che c'erano in quegli anni attorno agli artisti

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    3. Bowie comunque mi sa che era davvero messo molto male in quegli anni. Era praticamente uno scheletro...

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  3. Vero, decisamente clima anni '70. E una tipica figura "nascosta" che però ha interagito ad alti livelli coi protagonisti dell'epoca, soggetto perfetto per un romanzo.

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    1. Già, una figura nell'ombra che pare abbia segnato profondamente le persone che sono venute in contatto con lei. E un soggetto da romanzo, ma forse ancor più da film, se si pensa all'importanza della musica nella sua storia.
      Grazie Ariano :-)

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  4. Molto molto interessante.
    Uno spaccato americano degli anni '70, tra musica e miti.
    Ma sai che ora inizio a credere una cosa su Bowie? Poi te ne parlo...

    Moz-

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    1. Non sarà per caso quella cosa della parte metallica extraterrestre trapiantata nel suo corpo...?
      Grazie mille dell'interesse, Miki :-)

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  5. Adepta della Wicca, coniglietta in un night club e giornalista? Gli ingredienti c'erano tutti per riuscire a prendere per il naso quelle pop/rockstar che nomini... che erano dei grandi artisti, non c'è dubbio, ma psicologicamente erano piuttosto vulnerabili (e non mi riferisco ad eventuali possessioni da parte di bambini spaziali).
    Non mi dispiacerebbe poter ascoltare qualche minuto di quelle fantomatiche registrazioni (non tanto per i contenuti, bensì per quei 45 secondi di Brian Eno).
    PS.: Digitando oggi "Walli Elmlark" sui motori di ricerca il tuo post è elencato al primo posto. Giustizia è fatta!

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    1. Grazie per la bella notizia, Obs! :-) Quindi, in teoria, con la seconda parte dell'articolo che ho appena pubblicato dovrei entrare in competizione con me stesso. Vediamo chi la spunta :-D

      Un po' severo il tuo giudizio. Io preferisco mantenere un atteggiamento Intermedio. Del Bowie di quel periodo mi fido poco anch'io, ma di Fripp già un po' di più.
      D'accordo in ogni caso con te sull'unico motivo per cui ascolterei volentieri il fantomatico disco: i 45'' di Eno :-9

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  6. Oddio Ivano... che intreccio! Al confronto le storie delle famiglie disagiate nei bassifondi della miseria sembrano romanzetti rosa! Forse di alcune persone è preferibile limitarsi a conoscere la musica. Grazie però per l'approfondimento.

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    1. Ed è ancora niente in confronto al resto, Clara. Come potrai appurare di persona leggendo il seguito dell'articolo, già online.
      Grazie mille del passaggio e del commento :-)

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  7. Sono riuscita a mettermi in pari con la lettura di questi ultimi due post. Devo dire che mi è venuto un attacco di ansia leggendo le parole di David Bowie: "... la mia psiche si inabissò, andò in pezzi. Avevo allucinazioni ventiquattro ore al giorno… mi sentivo come precipitare nelle viscere della terra”. Dev'essere come vivere nell'inferno allo stato puro. Qualche tempo fa ho sofferto di incubi notturni, non so come mai, e non oso immaginare che cosa dev'essere avere delle allucinazioni diurne.
    Per quanto riguarda Walli Elmlark, mi è piaciuto il tuo racconto di come cercavi una cosa e ne hai trovata un'altra, anche questo personaggio è una vera sorpresa.

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    1. Sì , devo dire che mi ha fatto piacere incontrare Walli, che mi ha eluso per oltre quattro decenni. E' infatti dalla metà degli anni '70 che frequento sia Vaughn Bodé che David Bowie e Robert Fripp. Chissà, forse il suo personaggio è uscito dall'ombra solo con il libro di Angela Bowie, nel 1993.
      Grazie e a presto, Cristina :-)

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