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Il primato della visione: Picnic at Hanging Rock TV series




Questa breve premessa è per avvisarvi che questo post non consiste di una recensione vera e propria della serie televisiva Picnic at Hanging Rock, appena trasmessa anche da alcuni canali italiani, bensì soltanto della trascrizione, a seguito della visione dei sei episodi, di una mia reazione a caldo a una "scoperta" che è forse più che altro una conferma, di qualcosa che avevo finora registrato, in qualche modo, solo inconsciamente. Vi invito a leggere il seguito di questo breve testo per capire che cosa intendo dire, sperando di non apparire, alla fine, ugualmente troppo nebuloso.


* * *


Come confido che alcuni di voi già sappiano, la mia fruizione di Picnic at Hanging Rock, sia nella versione filmica di Peter Weir del 1975, che ho scoperto prima, sia nella versione originale del romanzo di Joan Lindsay del 1967 da cui la pellicola è tratta, è ormai pluridecennale, e si può ben dire ininterrotta. E ricordo bene, a questo proposito, di aver pure scritto una volta, presumo in risposta a qualcuno che mi chiedeva se preferissi l'una o l'altra delle due versioni, che sarebbe come costringermi a dire quale tra i miei due nipotini (due gemelli) preferisco - qualcosa cioè di neanche pensabile. Devo però ora anche aggiungere che la visione delle sei puntate di questa versione televisiva della storia qualcosa ha smosso sotto questo aspetto, sebbene non proprio fino al punto di condurmi a una scelta netta e dichiarata.


E' infatti grazie a questa serie tv se ho adesso del tutto chiaro perché la fama del film di Peter Weir abbia sempre sopravanzato di gran lunga quella del libro da cui è tratto, mentre non è così in moltissimi altri casi di film tratti da opere letterarie. E' una questione, e lo dico senza più nessuna esitazione, di primato della visione, nel senso che la storia di Picnic at Hanging Rock non può prescindere, per un'insufficienza intrinseca alla scrittura, dal prerequisito di un supporto visivo. E mi riferisco a un'insufficienza generale, non specifica di Joan Lindsay, che fa sì che la pagina scritta non possa in alcun modo richiamare la "qualità fisica" (che è tutt'uno con quella "magica") assolutamente fuori dell'ordinario del paesaggio di Hanging Rock.
Mentre lo stesso discorso non vale, per esempio, per l'Appleyard College, o per altri ambienti descritti nel libro. In questo caso, nessun problema: il College ricostruitelo pure a vostro piacere nella vostra immaginazione, anche con i mattoncini Lego se preferite, non è importante. Ma il luogo del picnic no; quello può essere solo com'è e qualunque immagine rievochi la (sola) lettura del libro nella vostra mente non è un semplice falso involontario (che è cosa non solo accettabile, ma intrinseca al gioco della letteratura), bensì un falso involontario assoluto, nel senso di una negazione, una riduzione a (quasi) nulla. Neanche il dio della scrittura in persona potrebbe infatti restituire, con il solo ausilio delle parole, la particolare "qualità" di cui parlo, associata alla tipografia di Hanging Rock e dei suoi immediati dintorni. Soltanto le immagini dal vero, in assenza di una visita diretta sul luogo, sono in grado di farlo.


Posso quindi solo ringraziare la circostanza di aver visto prima il film, ed essere così stato esonerato dal cimentarmi poi in rievocazioni improbabili/impossibili durante la lettura del libro. Certo, in questo modo mi sono anche impedito di fare prima di adesso la scoperta di cui ho appena detto, e mi sono anzi chiesto perché la serie televisiva sia invece riuscita a "sbloccarmi" laddove avrebbe potuto benissimo lasciare tutto com'era.
Dipende forse dal fatto che nei suoi quasi trecento minuti di durata ripercorre più e più volte, aggiungendo ogni volta qualcosa, l'ascesa delle ragazze sulla roccia? Mentre nel film di Weir è invece tutta questione di pochi, per quanto miracolosi, minuti? Potrebbe essere. Come potrebbe entrarci la circostanza che la serie televisiva, a differenza del film, ha avuto la possibilità di attingere anche al famoso ultimo capitolo scomparso del libro, il XVIII, della cui possibile esistenza nel 1975 non si aveva il minimo sentore. Vi attinge in particolare - seppure con grande discrezione, quasi di soppiatto - nella meravigliosa seconda metà dell'episodio finale, sesto di una serie che parte sottotono ma che acquista poi puntata dopo puntata, in un crescendo quasi ininterrotto, intensità e plausibilità narrativa. Ma poiché, come ho scritto nella premessa, questa non vuole essere una recensione, mi fermo qui (almeno per ora) con le parole dedicate alla serie tv.


Vi segnalo invece, nel caso voleste saperne di più sul libro Picnic at Hanging Rock, sulla sua versione filmica del 1975 e sul famoso Capitolo XVIII, il mio articolo Percorrendo i Sentieri del Sogno, che potete leggere (e anche scaricare) da pagina 40 del Numero 5 di Terre di Confine Magazine. Potreste anzi considerare questo post come una coda all'articolo, un breve invito a non intraprendere la lettura del pur ottimo libro di Joan Lindsay senza aver prima visto il film e/o la miniserie televisiva, così da sapere poi, in fase di lettura, dove collocare passo passo le varie Miranda, Marion, Irma, ecc. nella loro ascesa verso il Tempo del Sogno.


“Perché non ci liberiamo tutte di questi assurdi indumenti?” chiese Marion. “Dopo tutto abbiamo un sacco di costole a disposizione per tenerci verticali”.
Ma prima ancora che le quattro paia di corsetti eliminati volassero giù dalla Roccia e un senso di freschezza e libertà si facesse strada in loro, Marion si dichiarò offesa nel suo senso dell’ordine. “Tutto nell’universo ha il suo posto designato, a cominciare dal vegetale. Sì, Irma, intendevo dire proprio questo. È inutile che sghignazzi! Perfino i nostri corsetti su Hanging Rock”.
“Be’ non troverai un armadio” disse Irma. Non importa quanto lo cerchi. Dove possiamo metterli?”.
Miranda suggerì di lanciarli oltre il precipizio. “Dateli a me”.


Commenti

  1. Nemmeno sapevo dell'esistenza di una serie TV... ma, anche se la tua non è una recensione, mi pare di capire che la consiglieresti... (certo, faccio fatica ad immaginare tutto dilatato in 300 minuti)

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    1. Puoi dirlo forte che la consiglio, caro TOM... Questa per me è la quarta perla che trova posto nella mia personale collana di Picnic at Hanging Rock, accanto al libro di Joan Lindsay, al film di Peter Weir e al saggio "The Secret of Hanging Rock". Sono anzi già sicuro che mi terrà compagnia per il resto dei miei giorni.
      Non mi stupisce inoltre che non la conoscevi. E' stata trasmessa per la prima volta questo mese, in contemporanea in Italia e in varie altre nazioni del mondo, e forse l'avrei scoperta in ritardo pure io se Luz/Luana non fosse stata così gentile da allertarmi per tempo.
      Riguardo infine alla durata, posso dirti che hanno aggiunto varie sottotrame assenti sia nel romanzo che nel film di Weir che ne è la fedele trascrizione (Capitolo XVIII escluso, ovviamente). Niente comunque di troppo invadente, che vada a intaccare la storia originale, che si conserva invece a meraviglia.

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  2. Devo ancora vedere questo film e te ne ho visto scrivere spesso, quindi dovrò farlo quanto prima, sembra avere un significato molto particolare.

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    1. Buona idea, Alessia. Comunque non perderti neanche questa serie televisiva che non ha nulla da invidiargli. Anzi, insinuando tra le righe vari elementi del Capitolo XVIII, oltre a trattare molto bene il materiale già noto offre anche all'immaginazione spunti di viaggio assenti sia nel film del 1975 che nell'edizione ufficiale del libro.

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  3. Appena ho letto dell’esistenza della serie, ho avuto voglia di andare a rivedermi il film di Peter Weir, giusto per dire di quanto mi piaccia quel film. Ottima analisi, a volte mi capita di vedere il film prima di leggere il libro, mi sforzo di usare la mia fantasia e non essere pigro nell’affidarmi alle immagini del film che già conosco, mi hai fatto venire la curiosità di leggermi il romanzo, in effetti in tutti questi anni mi sono adagiato sul film di Weir. Cheers!

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    1. Posso apparire estremo quando dico che questo particolare romanzo necessita di un supporto visivo per essere completo, ma ne sono sempre convinto anche a mente fredda. Forse il pellegrinaggio fisico a Hanging Rock che ha coinvolto un gran numero di lettori del libro ha assolto fin dall'inizio anche a questa funzione, come ha poi fatto il film di Weir, e ancor meglio questa serie televisiva. Questa mia tesi comunque non ha nessuna pretesa di generalità, penso anzi che la stragrande maggioranza dei romanzi non richieda niente di tutto ciò e l'immaginazione del lettore sia già sufficiente.
      Grazie mille per aver gradito, Cassidy. E come ho scritto ad Alessia, bene rivedere il film ma non perderti questa serie!

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  4. Sono arrivata alla terza puntata della serie, che seguo con passione. Dovrò poi rivedere il film di Weir, per ritrovare quelle sensazioni che mi donò tanti anni fa. Al momento, non ricordandolo che per sommi capi, non posso ancora fare un confronto con la serie o dichiarare una preferenza.
    Quello che è certo, questa storia è travolgente.
    Un misticismo, quasi, un qualcosa di ipnotico che spiazza.
    In generale, un racconto della femminilità, un viaggio all'interno di essa.

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    1. Un benvenuto, intanto, alla mia allertatrice, che mi ha permesso di arrivare a questa splendida serie senza rischiare un solo giorno di ritardo ^__^
      Un confronto tra serie televisiva e film è difficile, ma se fossi obbligato a scegliere di tenermi solo una delle due, sceglierei la serie, per il semplice motivo che dedica molto più tempo del film al percorso di ascesa delle ragazze e arriva più vicino al suo/loro compimento.
      D'accordo con te sulla storia: travolgente, ipnotica, mistica... per questo appare più vera di quanto possa apparire qualsiasi storia realmente accaduta.
      Come sai, all'inizio temevo questa serie, anche se poi le speranze mi si erano già un po' risollevate alla scoperta che la produzione era australiana. Ciò che temevo di più era che ci mettessero le mani gli americani, con il loro tocco di Mida al contrario.
      Ancora grazie e a presto, Luz!

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  5. Non riesco neppure a immaginare un serie tv basata sul mistero di Hanging Rock che possa interessare ai ragazzi di oggi... a meno che non vengano accentuati gli aspetti thrilling e inserite scene allucinate.

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    1. Purtroppo, Ariano, sui ragazzi di oggi non so che dirti... non li frequento ;-D
      Per il resto, è vero che gli aspetti thrilling sono stati accentuati... difficile altrimenti, se non impossibile, tenere desta l'attenzione per 300 minuti con una storia essenziale come quella di Picnic a Hanging Rock. Mentre per quel che riguarda le scene allucinate, ce ne sono ma non più di quelle richieste dalla storia. In realtà, il Capitolo XVIII, a cui la serie attinge ma con moderazione, ne metteva a disposizione molte di più.

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  6. Ciao Ivano! Arrivo sul tuo blog solo adesso, grazie a un commento sul blog di Pirkaf. Caschi a fagiuolo. Serie già messa sull'hard disk, da brava formica, che aspettava solo il la.
    Cerco di darmi una mossa, magari stasera stessa.

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    1. Ciao Mr Ink e benvenuto sul mio blog! Ho appena visto che hai un blog di recensioni seguitissimo. Addirittura più di 1000 follower! Sappi che anch'io tendo al formichismo ;-)
      Grazie per avere lasciato traccia del tuo passaggio e... buona visione (magari, a questo punto, anche già avviata)!

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  7. Non sapevo ci fosse una serie tv.
    Incredibile, questa aura mitica che sta dietro al titolo in questione.
    Interessante la tua presa di coscienza sulla questione immaginifica :)

    Moz-

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    1. Tutto è nato in origine dall'autrice del romanzo, che ha insinuato nei lettori l'idea di star raccontando un fatto di cronaca realmente accaduto. Poi la leggenda si è rinnovata con la scoperta, tre anni dopo la morte dell'autrice, del misterioso capitolo inedito che svela cosa succede davvero alle ragazze sulla roccia. Si può insomma parlare a tutti gli effetti di un romanzo inserito in una storia da romanzo.
      E la presa di coscienza... sì, devo dire che mi si è davvero aperto un mondo *__*
      Ciao a presto, Miki!

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  8. Ottima dritta la tua nel bailamme delle serie TV che sono esplose e addirittura hanno contaminato il cinema nella pratica di lasciare il finale artificiosamente "aperto" oppure di creare quelli che in gergo chiamano "spin off" ma possono considerarsi degli episodi in una serie TV in fieri.
    Ho amato il film sia per quel senso di misterioso che lascia interpretare allo spettatore, sia per il fatto che vedo qualsiasi film sia ambientato in Australia (hanno una loro identità sia per temi sia per estetica).
    Guardando il film e considerato il citato contesto, mi sembrava strano che nessuno avesse pensato di espandere quel racconto. Sono felice di apprendere che il risultato è pienamente soddifacente. Perciò, dopo avere visto Strange Things 2, questo va in coda d'imperio. Grazie!

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    1. Non sapevo che ci accomunasse questa cosa, Red. Anch'io sono un semi-collezionista di film ambientati in Australia - "semi" nel senso che vedo tutto o quasi ma tengo solo le cose che mi piacciono di più. Inutile dirà che questa serie tv, all'uscita del cofanetto, magari in gold edition, finirà dritta nella collezione :-)
      Immagino che anche tu, come me, oltre che di "Picnic", sia un fan di "Walkabout".
      E grazie a te, per passaggio e succoso commento :-))

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  9. Avevo letto di questa appendice al libro e mi riproponevo di saperne di più
    Il film di Weir , visto più volte, mi ha sempre incantata e sempre ha stimolato la mia fantasia.
    Non sapevo della serie TV e non so dove cercarla. mi puoi dire tu?
    Grazie.
    Cristiana

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    1. Ciao Cristiana, l'ultima puntata della serie tv è andata in onda martedì scorso, il 19. Adesso, a meno che tu non voglia avventurarti in scorrerie marinare, credo si possa solo aspettare l'uscita in dvd/blu-ray :-)
      Grazie a te :-)

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  10. Sfuggiva anche a me il fatto che esistesse una serie TV, sono proprio fuori da tutto ultimamente.

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    1. Pare che tu sia in buona compagnia, Nick. Una ragione in più per me di essere contento di aver scritto questo mini post ;-)

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  11. Avevo letto il libro moltissimi anni fa, e visto il film di Weir, ma non sapevo di una serie TV. Però vedo che lo stesso commento è stato fatto da altri prima di me! Ho appena terminato una serie sulla scoperta di dodici castelli inglesi, uno più bello dell'altro, magari proverò a cercare la serie da te proposta. Come sempre, mi piace moltissimo la passione che metti nei tuoi post, Ivano.

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    1. Grazie mille, Cristina, per le belle parole che mi dedichi! Non è esagerato dire che "Picnic a Hanging Rock" è una delle tappe cruciali del mio percorso di vita, scandito in quattro tappe: 1) Il film di Peter Weir; 2) Il romanzo di Joan Lindsay; 3) Il capitolo XVIII; 4) La miniserie TV. Ci sarà una quinta tappa? Se sì, quale?
      Riguardo poi all'esistenza della serie, la prima a sapere sembra esser stata Luana/Luz, che, ormai un po' di mesi fa, pubblicò l'anteprima su Facebook. Onore al merito, quindi.

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  12. Avevo intra-sentito della serie per poi dimenticarmene (esce una nuova serie ogni battito di ciglia ed è difficile ricordarsene!)
    Il film devo averlo visto da ragazzo, senza ovviamente capirci nulla, ma poi l'ho rivisto da adulto e me ne sono innamorato, correndo a perdifiato a leggere il romanzo: confesso che cercavo risposte. Ignoravo l'esistenza di un "capitolo segreto" e sebbene la curiosità è tanta non so se voglio risposte: sono domande troppo belle ed immagini troppo conturbanti per essere imbrigliate nella razionalità. Proprio seguendo lo stupendo passaggio che hai riportato, entrando ad Hanging Rock bisogna liberarsi dei corsetti della realtà che ci opprimono...
    Sai che ho un po' di timore ad affrontare la serie? Se non mi piacerà (difficile!) sarà una cocente delusione, oltre che tempo perso, se invece mi piacerà sarà una sofferenza tornare ad Hanging Rock per poi doverne uscire di nuovo...
    P.S.
    Qualche anno fa ho beccato un filmetto horror che plagiava palesemente la storia, solo che erano tipo gli alieni o il demonio che "rubava" i visitatori... Non ricordo il titolo perché era davvero robbetta, ma è curioso che dopo tanti anni la storia sia ancora così potente da generare "figli illegittimi".

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    1. In realtà la spiegazione della sparizione delle ragazze è tutt'altro che imbrigliata nella razionalità, Lucius, poiché chiama in causa il dreamtime, ossia la mitologia aborigena con il suo concetto di tempo ciclico/immobile. Per farti capire, ecco l'incipit del capitolo XVIII, nella mia traduzione (non esiste una versione italiana ufficiale):

      Sta accadendo adesso. Come accade da quando Edith Horton corse inciampando e urlando verso la pianura. Come continuerà ad accadere fino alla fine del tempo. La scena non è mai cambiata al di là del cadere di una foglia o del volo di un uccello. Per le quattro persone sulla roccia tutto accade sempre nel tiepido crepuscolo di un presente senza un passato. Le loro gioie e agonie sono nuove ogni volta.
      Miranda è poco più avanti di Irma e Marion, mentre si fanno strada attraverso i cornioli, i suoi capelli biondi e lisci che fluttuano liberi come seta di granturco sulle sue spalle e spingono e fendono, come fosse una nuotatrice, un’onda dopo l’altra di verde polveroso. Un’aquila, che si libra alta allo zenith, vede un tremolio insolito di macchie più chiare in basso tra la boscaglia, e si allontana verso zone più alte e più pure. Finalmente la macchia si fa più rada, ai piedi della parete di un piccolo dirupo che trattiene l’ultima luce del sole. Ed è così per milioni di sere estive in cui lo schema si forma e si riforma tra gli speroni di roccia e i pinnacoli di Hanging Rock.

      La serie tv, come ho scritto sopra, l'ho trovata bellissima, soprattutto a partire dal momento in cui sono riuscito a smettere di sovrapporre le attrici del film di Weir a queste nuove. Alcune sue "novità" rispetto alla versione pubblicata del romanzo e al film appariranno probabilmente incomprensibili a chi non ha familiarità con la parte successiva della vicenda, per esempio con le otto tesi sulla sparizione di Yvonne Rousseau. La stessa scena dei corsetti proviene dal capitolo inedito, come altri dettagli che sono stati disposti ad arte nel film, in un paio di punti nel finale in modo tale da sorprendere anche me che frequento la storia da quarant'anni.
      Questa è la mia opinione, altri ne avranno sicuramente di diverse, magari ci sarà anche a chi la serie non è piaciuta (confesso che mi sono finora astenuto dal leggere qualsiasi recensione) ma una certa autorità in materia ormai me la riconosco ;-)
      Riguardo infine al "furto" dei visitatori, c'è in effetti anche chi ha avanzato l'ipotesi che la famosa nube rossa apparsa sulla scena del picnic fosse una nave aliena sotto mentite spoglie.

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    2. Ho scoperto pochi giorni fa dell'esistenza della serie che non ho visto perché l'ho scoperto che davano già l'ultima puntata. Memore dei tuoi articoli sul film e libro, mi sono chiesta come avresti giudicato la serie ed ecco la risposta. Pensavo negativamente, a dire il vero, perché a volte le serie sono operazioni puramente commerciali e invece noto con piacere che non è questo il caso.

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    3. Esatto, Kukuviza, in questo caso hanno trattato il materiale di base con classe e competenza. Inoltre, la scelta di attingere anche alle fonti successive al 1975 garantisce la differenza dal film di Weir, sebbene l'omaggio al glorioso predecessore sia comunque assicurato, fin dalla riproposizione, in alcuni casi, delle stesse scene (con attori e attrici diverse).

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  13. Immagino sia stata una gran bella sorpresa e gioia lo scoprire il capitolo perduto...

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    1. Eccome, Marco! Ma già lo era stata scoprire che esisteva un libro da cui Peter Weir aveva tratto il suo film. In quel lontano periodo non è che ci facevo molto caso a queste cose e potevano passare anche diversi anni dalla prima visione di un film alla scoperta dell'omonima opera letteraria. In questo caso specifico ne saranno trascorsi una decina.

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    2. Un po' com'è capitato a me con La Storia Fantastica... solo che lì il libro era una ciofeca rispetto al film.

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    3. Allora, a me, da questo punto di vista è andata meglio. Film e libro stanno un piede ciascuno sullo stesso (alto) gradino del podio ;-)

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  14. Ottimo scritto!
    Ho vissuto alcuni anni in Australia e per ben 3 volte sono voluto andare in "pellegrinaggio" ad Hanging Rock.
    È un luogo con energie veramente speciali, come anche i dintorni...Veramente attractive.
    Non so se tenere i miei ricordi vissuti sul campo o guardare anche la serie TV.
    Australia bellissima. Grazie per avermela riattivata��

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    1. Non ho dubbi che l'Australia sia bellissima. Per me è un luogo dell'anima e forse deve rimanere tale, perché non sono riuscito ad approfittare fino in fondo di nessuna delle due occasioni in cui ho avuto la possibilità di recarmici fisicamente.
      La serie tv in ogni caso secondo me merita!
      Grazie mille del commento e dell'apprezzamento, Davide :-)

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