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Il regno di ERB: The Greatest Adventure /2




Come forse ricorderete, il post precedente era dedicato quasi per intero a introdurre lo scienziato Jason Gridley, figura di primo piano in The Greatest Adventure, la recentissima serie a fumetti che riporta sulla scena, dopo l'ennesimo intervallo decennale, Meriem, la prima Tarzanide della storia. E ho cominciato dall'inizio, cioè dal romanzo Tanar of Pellucidar di Edgar Rice Burroughs, dove Gridley fa la sua prima apparizione in assoluto, come abitante di Tarzana e vicino di casa di Burroughs che, all'epoca della composizione del romanzo, viveva appunto nella cittadina da lui fondata a nome del suo eroe più famoso. Abbiamo inoltre visto, nella stessa occasione, come sia proprio attraverso la cosiddetta onda di Gridley che Burroughs viene a conoscenza delle vicende che farà poi confluire nelle pagine del suo Tanar of Pellucidar.
Il presente post riprende il discorso da dove lo avevo lasciato, ma concentrandosi stavolta sul successivo romanzo del ciclo di Pellucidar, il quarto, che è allo stesso tempo anche il tredicesimo romanzo del ciclo di Tarzan, come ben evidenzia il titolo Tarzan at the Earth's Core. Al centro della Terra, perché il mondo di Pellucidar, elaborato da Burroughs sulla base della stessa teoria semi-scientifica della terra cava già sfruttata in precedenza da autori del fantastico come Edgar Allan Poe e Jules Verne, si trova appunto nelle viscere del nostro pianeta.
Quella che vi propongo ora di seguito, nella mia traduzione (è in ogni caso tutto materiale inedito in Italia), è la descrizione di Pellucidar che Burroughs offre, proprio all'inizio di Tarzan at the Earth's Core, a beneficio di quei suoi lettori che leggono le avventure del re della giungla ma non magari quelle di David Innes. Leggerla a nostra volta ci permetterà di sapere tutto quel che per il momento ci serve sapere su questo misterioso regno sotterraneo, che sostituisce, nell'universo fantastico dello scrittore americano, il più tradizionale regno di Agarthi.


Edgar Rice Burroughs


Pellucidar, come è noto a ogni ragazzo in età scolare, è un mondo interno a un mondo, spalmato sulla superficie interna di quella sfera cava che è la Terra.
A scoprirlo per primi furono David Innes e Abner Perry, in occasione del viaggio di prova sul prospettore meccanico inventato da Perry, col quale speravano di riuscire a localizzare nuovi giacimenti di antracite. A causa però della loro incapacità di deviare il muso della macchina una volta che questa ha iniziato a penetrare la crosta terrestre, hanno proseguito senza deviazioni per ottocento chilometri*. Finché, dopo tre giorni, quando Perry era già incosciente a causa dell’esaurimento delle scorte di ossigeno e David era sul punto di seguirlo, il muso del prospettore si è fatto strada attraverso la superficie del mondo interno e la cabina di guida si è riempita di nuova aria.
Negli anni trascorsi da allora, questi due esploratori hanno vissuto delle avventure ben strane. Perry non ha mai fatto ritorno alla superficie terrestre, Innes solo una volta – in occasione del suo difficile e pericoloso viaggio di ritorno nel prospettore allo scopo di procurarsi gli strumenti necessari a portare la civiltà del ventesimo secolo nell’impero da lui fondato nel mondo interno e ai suoi primitivi abitanti, rimasti all’età della pietra. Ma a causa dei reiterati scontri con altri uomini primitivi e con ancor più primitivi mammiferi e rettili, i progressi dell’impero di Pellucidar verso la civiltà sono stati irrisori e, per quel che riguarda la totalità dell'estensione mondo interno, con il suo brulicare di forme di vita appartenenti a età diverse dalla nostra, David Innes e Abner Perry potrebbero benissimo non essere mai esistiti.
Ci basta infatti considerare che le aree della superficie di Pellucidar coperte dalla terra e dall’acqua sono in relazione opposta alle stesse aree della crosta esterna, per farci una pallida idea di quanto sia esteso questo maestoso mondo dentro un mondo.
Dunque, se si prende in esame solo l’area coperta dalla terra, ci troviamo allora di fronte alla strana anomalia di un mondo più grande all’interno di un mondo più piccolo, ma dopotutto Pellucidar è un luogo di costante deviazione da quelle che noi abitanti della crosta esterna abbiamo finito per accettare come inviolabili leggi di natura.
Al centro esatto della Terra splende il sole di Pellucidar, una sfera minuscola se comparata alla nostra, ma sufficiente a illuminare Pellucidar e inondare tutto ciò che vi prolifera di raggi che danno calore e vita. Con il sole eternamente allo zenit, non esiste notte su Pellucidar, ma un eterno meriggio senza fine.
Non essendoci stelle né alcun movimento apparente del sole, Pellucidar non ha punti cardinali; e neanche ha un orizzonte, giacché la sua superficie, dal punto di vista dell’osservatore, curva sempre verso l’alto in ogni direzione, così che pianure, mari o catene di montagne si allontanano e si inerpicano fino a confondersi nella distanza e verso l’alto. E ancora, in un mondo dove non esistono sole, stelle o luna come noi le conosciamo, non può esserci neanche il tempo così come noi lo conosciamo. In altri termini, Pellucidar è un mondo senza tempo, che può solo essere libero da quei flagelli umani che richiamano sempre alla nostra attenzione l'esempio della “formichina industriosa” o il fatto che “il tempo è denaro”. Sebbene queste cose possano rappresentare “il cuore del nostro mondo” e l’“essenza del contratto sociale”, nella beatifica esistenza di Pellucidar contano meno di zero.
Tre volte in passato noi del mondo esterno abbiamo ricevuto comunicazioni da Pellucidar. Sappiamo che il primo grande dono di civiltà di Perry all’età della pietra è stato la polvere da sparo. Sappiamo che lo fece seguire da fucili a ripetizione, piccole navi da guerra su cui aveva montato fucili non di grosso calibro, e sappiamo infine che perfezionò una radio che non poteva essere sintonizzata su nessuna onda o lunghezza d’onda conosciuta nel mondo esterno, e che toccò al giovane Jason Gridley di Tarzana, mentre sperimentava con la sua onda di Gridely di recente scoperta, captare il primo messaggio da Pellucidar.




E qui si richiude, per il momento, il cerchio. Ma prima di andare avanti soffermiamoci ancora un attimo su questa descrizione di Pellucidar a opera di Burroughs, e in particolare sul passaggio: "Pellucidar è un mondo di costante deviazione da quelle che noi abitanti della crosta esterna abbiamo finito per accettare come inviolabili leggi di natura". Ma quali sono esattamente queste deviazioni? Una la sottolinea lo stesso scrittore, rilevando come le parti che nel nostro mondo sono ricoperte d'acqua, in Pellucidar lo sono di terra, e viceversa, con la conseguenza paradossale che vi è più terra percorribile nel mondo più piccolo che su quello più grande che lo contiene. Un'altra deviazione ha invece a che fare con l'esistenza di un sole interno del diametro presunto di circa 1000 km**, più piccolo quindi della più piccola nana bianca conosciuta ma con una massa abbastanza contenuta da non far collassare la sottile crosta del globo terrestre. Si potrebbero infine citare, per ultimo, le sfide di vario genere che tutto l'insieme comporta al modello newtoniano della gravitazione universale con le sue leggi.

Naturalmente, mai come in questo caso, tutto è relativo, ed è facile capire come nella percezione di ipotetici abitanti del mondo interno sarebbe il nostro mondo di superficie a deviare dalle loro "inviolabili leggi di natura".

Ma torniamo ora alla parte iniziale di Tarzan at the Earth's Core, che così continua:

L’ultima notizia ricevuta da Perry prima che il suo messaggio si affievolisse e si interrompesse era che David Innes, primo imperatore di Pellucidar, languiva in un’oscura prigione nella terra dei Korsar, a un continente e un oceano di distanza dalla sua amata terra di Sari, che si trova su un grande altipiano non molto nell’entroterra rispetto al Lural Az.

Quest'ultimo passaggio è il trait-d'union di Tarzan at the Earth's Core con il precedente Tanar of Pellucidar, che si chiudeva appunto con la notizia della prigionia di David Innes e la conseguente decisione di Jason Gridley di fare ogni cosa in suo potere per liberarlo. Il suo pensiero va allora a Lord Greystoke, alias Tarzan delle scimmie, che è esattamente il tipo di persona, dalle capacità straordinarie e dalle enormi risorse economiche, di cui necessita perché l'impresa vada a buon fine.
Ed ecco ora la prima parte di un estratto dal lungo dialogo tra i due che fa seguito al loro incontro sul suolo africano.
E’ Tarzan qui a porre la domanda iniziale:

“Cosa la porta dal sud della California fin nel cuore dell’Africa?”.
Gridley sorrise. “Ora che sono davvero qui” rispose, “faccia a faccia con lei, mi devo all’improvviso confrontare con la mia convinzione che, dopo che avrà udito la mia storia, mi sarà difficile convincerla che non sono pazzo, e tuttavia nella mia mente sono così assolutamente convinto della verità di quel che sto per dirle che ho già investito una considerevole quantità di denaro e di tempo solo per metterle sotto gli occhi il mio progetto, allo scopo di ottenere un suo sostegno personale ed economico, e sono a mia volta pronto e volenteroso di investire ancora più del mio denaro e tutto il mio tempo. Sfortunatamente non sono in grado di finanziare per intero la spedizione con le mie sole risorse, ma non è questa la ragione principale che mi ha spinto a venire a cercarla. Non ho dubbi che avrei potuto reperire altrove il denaro necessario, ma io credo che lei sia particolarmente adatto per guidare un’impresa come quella che ho in mente.”
“Qualunque spedizione lei abbia in mente” replicò Tarzan, “i potenziali ricavi devono essere enormi se è così volenteroso di rischiare una gran quantità del suo denaro.”
“Al contrario” ribatté Gridely, “per quanto posso prevedere non ci sarà alcun ritorno economico per nessuno che vi sarà coinvolto”.
“E lei sarebbe un Americano?” commentò sorridendo Tarzan.
“Non siamo tutti pazzi per il denaro” rispose Gridley.
“Allora qual è l’incentivo? Si spieghi fino in fondo”.
“Ha mai sentito della teoria della Terra come sfera cava, contente al suo interno un mondo abitabile?”.
“La teoria che è stata definitivamente smentita dalla ricerca scientifica?” ribatté l’uomo scimmia.
“Ma è stata davvero smentita in modo soddisfacente?” chiese Gridley.
“Abbastanza da soddisfare gli scienziati” disse Tarzan.
“E da soddisfare me” replicò l’americano, “fino a quando non ho ricevuto di recente un messaggio direttamente dal mondo interno”.
“Lei mi sorprende” commentò l’uomo scimmia.
“Anch’io ne sono rimasto sorpreso, ma rimane il fatto che sono stato in comunicazione radio con Abner Perry del mondo interno di Pellucidar e ho portato una copia del messaggio con me oltre a una dichiarazione giurata della sua autenticità da parte di un uomo il cui nome le è familiare e che era con me durante la ricezione; in effetti ha ascoltato il messaggio nello stesso tempo in cui lo ascoltavo io. Eccoli qua”.
Jason Gridely lesse per una mezzora alcuni estratti dal manoscritto che aveva di fronte. “Questo” disse una volta che ebbe terminato di leggere, “è ciò che mi ha convinto dell’esistenza di Pellucidar, ed è la spiacevole situazione in cui si trova David Innes che mi ha spinto a venire da lei con la proposta di intraprendere una spedizione il cui principale scopo sarà salvarlo dalle prigioni dei Korsar”.


Daily strip dalla riduzione a fumetti di Tarzan at the Earth's Core (1947-48).
Adattamento di Rob Thompson; disegni di Burne Hogarth e Dan Barry.


Come si vede, Tarzan at the Earth's Core si mostra un seguito diretto di Tanar of Pellucidar anche nella scelta di Burroughs di riprendere il suo gioco metaletterario. Tarzan, come i protagonisti del ciclo di Pellucidar, è a sua volta in rapporti con il suo autore, Edgar Rice Burroughs, la cui autorevolezza è portata da Gridley a testimonianza dell'autenticità del manoscritto nelle sue mani, che è poi sempre Tanar of Pellucidar. Con quali argomentazioni, poi, lo stesso Gridley riuscirà a sconfiggere del tutto il manifesto scetticismo iniziale del re della giungla lo vedremo nel prossimo post, con il seguito del dialogo.

* * *

Note

* La misura di 800 km per il guscio esterno della Terra fu proposta per la prima volta dall'astronomo inglese Edmund Halley, sostenitore della teoria della terra cava a gusci concentrici, in Philosophical Transactions of Royal Society of London (1692).
Marshall B. Gardner nel suo A Journey to the Earth's Interior or Have the Poles Really Been Discovered? (1913) propone una misura di circa 1300 km.

** In: Marshall B. Gardner, op. cit. Ma anche in: L.Sprague de Camp and Wily Ley, Lands Beyond (1952).
Per la sua teoria del sole interno situato al centro della terra cava, Gardner si è basato sul modello delle nebulose con guscio sferico traslucido e sfera incandescente centrale (proporzionalmente piccola), oltre che su quello, per certi versi analogo, delle comete.

L'immagine di apertura del post è: Frank Frazetta, At the Earth's Core (1974).
Clicca sull'icona a lato per la visualizzazione intera.

Commenti

  1. Complimenti per il post. Peccato che in Italia non sia arrivato nulla di questa avventura, io un Tarzan in salsa "Viaggio al centro della Terra" di Verne sarei curioso di leggerlo.

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    1. Grazie per il commento e per i complimenti, Long John. Le due opere che citi, di Verne e Burroughs, sono abbastanza lontane tra loro come concezione. Burroughs propende più per I'avventura fine a se stessa e limita all'essenziale gli aspetti scientifici e sociali, pur non escludendoli mai del tutto come dimostrano ampiamente questi estratti.

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  2. L'idea della terra cava, quantunque una mera fantasia, è sicuramente suggestiva. Più che altro mi piace l'idea di un mondo dove, come dice il testo che riporti, manca il passaggio dal giorno alla notte e quindi lo scorrere del tempo è meno percepibile.

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    1. Come spiega la striscia a fumetti, non scelta a caso, il tempo in Pellucidar è approssimativamente misurato in periodi di sonno alternati ai periodi di veglia.
      Neanche al centro della terra è però tutto luce: esiste una vasta regione di oscurità permanente, quella denominata nella cartina "Land of awful shadow", dovuta all'ombra proiettata dalla luna morta di Pellucidar, una piccola luna in orbita geostazionaria esattamente come il sole.

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  3. Speriamo che prima o poi torni di moda anche lui.
    Anche se il flop cinematografico con John Carter non fa molto sperare.

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    1. Credo che il tentativo di opera omnia di Burroughs in italiano che si è spinto più avanti rimanga a oggi quello della Giunti degli anni '70, con sedici volumi di Tarzan (pubblicati però in ordine sparso), due di John Carter e uno sulla Terra dimenticata dal tempo. Nessuno sembra intenzionato a riprovarci, anche se credo che almeno i cicli di fantascienza di Burroughs l'editrice Nord li abbia pubblicati per intero.
      Sulla questione cinema forse sarebbe il caso di metterci una pietra sopra in maniera definitiva. L'ultimo film decente di Tarzan di cui ho memoria è "Tarzan e il safari perduto" con Gordon Scott, anche se ammetto di non averli visti proprio tutti quelli successivi agli anni '70.

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  4. Si vede proprio che sono romanzi figli della loro epoca, cioè quella in cui si effettuavano ancora i grandi viaggi di esplorazioni. Finita quella fase della storia umana, anche i romanzi che ne raccontavano hanno cessato di essere.

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    1. Ogni tanto sento parlare ancora oggi di esplorazioni, ma forse a causa dell'ausilio delle moderne tecnologie hanno perso il loro alone eroico agli occhi della persona media.

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  5. Trovo tutta la storia decisamente affascinante. Per quanto riguarda l’immagine di apertura mi colpisce soprattutto la donna, con la muscolatura da culturista e un volto così delicato. È un personaggio di forza e sensibilità spiccate?

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    1. La donna dell'immagine è una tipica bellezza frazettiana, di quelle che hanno reso celebre l'illustratore americano, al punto che il sito ufficiale degli eredi si chiama "Frazetta Girls", nonostante poi proponga soggetti di ogni genere.
      Grazie per l'interesse, Clementina. Vedrai che anche il seguito non mancherà di offrire momenti di grande fascino.

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  6. Era divertente il rapporto di Burroughs con i suoi personaggi, perfino John Carter nell'ultimo romanzo del ciclo di Barsoom si diverte ad andarlo a trovare avvertendolo però che sarà per l'ultima volta.

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    1. Grazie del contributo, Nick. Con la saga di John Carter mi sono arreso un discreto tempo prima della fine, quindi non sapevo di questa sua visita al suo autore.

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  7. Applausi per l'iniziativa di tradurre un passaggio che aiuta i lettori italiani di un autore fin troppo inedito, da noi.
    Appena acquisiti i diritti di Tarzan, la Dark Horse ha immaginato chd l'eroe vada a Pellucidar per combattere dei nemici invasori: i Predator! A parte il divertimento fine a se stesso di una trama così sbarazzina, mi ero perso tutti i riferimenti che invece capisco solo oggi, grazie alla tua traduzione. Devo linkare questo post in giro, compreso lo speciale a cui sto lavorando sui fumetti moderni tratti da ERB ;-)

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    1. Grazie degli applausi, Lucio! Ho qualche ricordo, proprio dalla lettura di un tuo post, del Tarzan vs Predators. Per il linkaggio ovviamente sei sempre il benvenuto ;-) Ma lo speciale, quando è previsto in uscita? E ci sarà anche The Greatest Adventure (che è poi la serie di cui mi sto occupando io, anche se l'ho presa molto alla larga)?

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    2. Per puro caso ho trovato altri personaggi di ERB portati in questi giorni a fumetti, da una casa di cui non ricordo il nome, quindi volevo un po' riesumare il mio blog fumettistico per fare una specie di specchietto per ricordare quanto materiale letterario ignoto in Italia sia diventato un fumetto!

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    3. La edgarriceburroughs.com ha fatto partire di recente ben sedici serie a fumetti con personaggi di Burroughs. Sono però disponibili solo online. Ti riferisci forse a quelle?

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    4. Grazie della dritta, le andrò a spulciare. Le serie che ho trovato io mi sono capitate sotto gli occhi per caso, e così ho cominciato a prendere appunti, anche per me, con copertine e personaggi. Ovviamente sarai pluri-linkato :-P

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    5. Wow! Me ne sto in effervescente attesa. Of course ;-)

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