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Incantesimi cinemusicali /9: Inhibition




Tornano sul blog, a nessuna richiesta, gli Incantesimi cinemusicali, e lo fanno con un titolo, Inhibition, che appartiene a quel numero imprecisato di pellicole che mi hanno catturato fin dalla prima visione e richiedono che ogni tot di tempo io torni a immergermi in loro. Sebbene, forse, nel caso specifico di oggi, più che di "Incantesimo cinemusicale" si dovrebbe parlare di "Incantesimo cinemusicalpoetico". Vedremo presto perché, ma c'è prima da spendere due parole sul film.

E comincio col dire che siamo, con Inhibition, in piena exploitation anni '70, dalle parti cioè del mio genere e periodo di cinema preferiti, quello degli anni eroici del fumo di sigaretta libero sullo schermo e in sala. Ma sebbene per un verso perfettamente inserito in questo panorama, Inhibition è anche opera singolare, che vi si erge allo stesso tempo come un unicum. Già la sua origine, del resto, lo designa come tale: film d'esordio alla regia di Paolo Poeti, e unico suo vero film (Poeti si è poi occupato della regia di docu-film a carattere musicale, film per la tv e serie televisive), risulta anche essere l'unico soggetto/sceneggiatura realizzato in solitaria da certo Adriano Belli, che vanta per il resto solo collaborazioni alla scrittura in altri tre film realizzati tra i '60 e i '70 e due sceneggiature in proprio per due cartoni animati su Alì Baba negli anni '90 (fonte IMDB). Chiaro segno, mi pare, che nella vita si è occupato principalmente di altro.

La storia da lui raccontata in Inhibition, è quella di una donna francese sulla trentina, di nome Carol Levis (interpretata da Claudine Beccarie), che atterra in un non specificato paese dell'Africa settentrionale per prendere possesso della ricca proprietà africana, con scuderie annesse, lasciatele in eredità dal marito defunto. La accompagna la sua giovane segretaria Anna (Ilona Staller), che ha tra le sue mansioni anche quella di soddisfare a comando le imperiose esigenze sessuali della datrice di lavoro. La bella Carol si porta tuttavia con sé da Parigi un intero bagaglio di frustrazioni passate - frutto essenzialmente di rapporti d'amore malati, non ultimo quello col marito - e tutta la sua paura del futuro, dettata dalla consapevolezza che lo scorrere del tempo la svuoterà pian piano delle sue attrattive fisiche, cioè di tutto quello su cui lei ha fatto affidamento nella vita. I suoi passi si incrociano poi presto - in realtà subito, fin dal viaggio in aereo da Parigi in Africa - con quelli di un americano di nome Peter Smart (Ivan Rassimov, 1938-2003), dall'apparenza baldanzosa e sicura di sé, che ha compiuto la scelta radicale di lasciare la monotonia della sua tranquilla vita newyorkese per vivere di avventura in Africa. I due, per un lungo tratto di storia, si sfiorano soltanto, ma poi il comune interesse per i cavalli da corsa e qualche tiro della sorte li porta a confrontarsi con sempre maggiore assiduità sebbene senza mai rinunciare del tutto alla reciproca diffidenza. Ed è lungo tutto questo percorso che soprattutto si manifesta la vera singolarità della pellicola, con la sua continua sottrazione di punti stabili che impedisce alla storia di prendere una qualunque piega definita e/o prevedibile. I protagonisti sembrano in realtà muoversi sempre appena al di qua del ciglio del paradiso, ben esemplificato nel film dai tersi paesaggi africani e da certi nostalgici rimandi alla cultura hippy, ma il buio delle loro anime li trattiene sempre dal compiere il passo decisivo, mentre i metri di pellicola continuano a scorrere attraversati in tutta la loro lunghezza - a eccezione delle parti in cui è di scena il sesso, le uniche dove la forza della vita riconquista il suo primato - da una profonda nota pessimista e malinconica. Un buon esempio di ciò è offerto dal primo dei due spezzoni di film che ho scelto di pubblicare in questo post, il cui contenuto spiega anche il perché, come ho detto in precedenza, questo particolare Incantesimo cinemusicale sia meglio definibile nei termini di un Incantesimo cinemusicalpoetico.



Il film, per fortuna, non si perde nella pedanteria di dire chi sia il poeta francese. Sta allo spettatore sapere. Per quel che mi riguarda, io non ho incontrato la minima difficoltà, poiché la poesia citata mi accompagna fin dai tempi della mia adolescenza ed è tra le poesie che conosco meglio in assoluto: L'Éternité di Arthur Rimbaud.
Eccola nella traduzione di Ivos Margoni (Feltrinelli, 1964):

È ritrovata!
Che? l'eternità.
È il mare che si fonde
Con il sole.

Anima mia eterna,
Osserva il tuo voto
Malgrado la notte sola
Ed il giorno di fuoco.

Dunque ti disciogli
Dagli umani suffragi,
Dagli slanci comuni!
E voli a seconda...

- Mai la speranza.
Nessun orietur.
Scienza e pazienza,
Il supplizio è certo.

Non c'è più domani,
Braci di raso,
E l'ardore vostro
È il dovere.

È ritrovata!
Che? l'eternità.
È il mare che si fonde
Con il sole.


Su un piano più tecnico, si possono secondo me tranquillamente enumerare tra i punti di forza di Inhibition: la più che dignitosa scrittura di Antonio Belli, la buona prova registica di Paolo Poeti (che si firma però, facendo sua una moda del periodo, Paul Price) e l'ottimo livello di recitazione offerto dagli attori, sia protagonisti che comprimari. Ma senza dubbio fondamentale è anche l'apporto al film della lussureggiante colonna sonora firmata da Guido e Maurizio De Angelis, buona al punto da far guadagnare alla pellicola un posto in questa particolare rubrica del mio blog.


Il suo tema principale è in realtà concepito soprattutto come accompagnamento alle numerose scene erotiche del film, ed io lo avrei volentieri proposto insieme a una di queste, ma poiché temo anche, continuando di questo passo, di trovarmi alla fine con l'accesso limitato al blog, ho scelto di presentare semplicemente la parte di film relativa ai titoli di testa, unica altra occasione in cui è possibile godersi appieno la bella colonna sonora. E poiché in questi minuti iniziali alle parti musicali si alternano anche parti di parlato, è altrettanto possibile, vedendoli, farsi un'idea della pellicola in senso più generale. Buona visione e buon ascolto, dunque, se si va di seguirmi fino in fondo.



Nota finale: Non è in realtà neanche la prima volta che io mi occupo di questo film nel blog. Lo avevo già chiamato in causa due mesi e mezzo fa, in occasione della seconda parte della presentazione della testata dell'Anno Quinto, in riferimento al mazzo dei tarocchi realizzati da Fergus Hall per il film del ciclo Agente 007, Vivi e lascia morire, poi divenuti noti come Tarocchi delle streghe.

Commenti

  1. Curiosa questa presenza di Ivan Rassimov, se non ricordo male era per lo più specializzato in Spaghetti- western od horror-thriller pseudo-argentiani. O sbaglio?

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    1. In realtà è un attore molto eclettico, che spazia dall'erotico al thriller, dal poliziottesco al cannibal-movie. Io ho molti dei suoi film perché lo amo particolarmente. Mi sorprende un po' scoprire che non lo hai mai omaggiato nel tuo blog, un attore così tipicamente Nocturniano ;-)

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    2. In realtà contavo di farlo quanto prima, però come hai notato il discorso sugli attori kult e la loro presentazione sul blog è un argomento che inserisco per gradi, per non congestionare il discorso. Più che altro perché proprio perché molti di questi attori sono andati semidimenticati dai più voglio dargli il loro giusto spazio e l'attenzione che meritano, per questo vado per gradi e per gruppi di uno o tre nomi alla volta Ti posso dire che Rassimov è uno dei prossimi in lista anche se sicuramente parlerò molto prima di sua sorella Rada.

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    3. Felice della notizia, Nick. Di Rada ne so molto meno di quel che so di Ivan, anche perché, se ricordo bene, si è occupata soprattutto di fotoromanzi.
      Intanto torno a leggermi il tuo articolo sulla Rappe, che prima son stato interrotto a metà ;-)

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  2. Non ho mai visto il film, però la canzone che hai riportato è davvero bella.
    Ciao!

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    1. Grazie per avere apprezzato l' "incantesimo", Francesca. E non mi sorprende neanche un po' sapere che il film non lo hai mai visto. Questo tipo di cinema richiede la passione dell'archeologo, che scava in profondità alla ricerca di tesori perduti ;-)

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  3. Beh, diamine, Guido e Maurizio De Angelis sono tra i più importanti autori musicali italiani, specialmente nel settore delle colonne sonore.
    Lo stile è molto anni '70, ci sento qualche eco di "Paradise" che, essendo successivo cronologicamente, avrebbe quindi scopiazzato il tema musicale dei De Angelis...

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    1. Non avrei mai pensato a un'affinità con il tema di Paradise se non me lo avessi suggerito tu, Ariano. Ascoltando i due brani con attenzione delle assonanze in effetti ci sono ma comunque molto vaghe ed è anche possibile che siano solo coincidenze e non scopiazzature. A me era venuto in mente piuttosto Emmanuelle.

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  4. Uno delle cose belle di Internet è che spuntano recensioni di film che altrimenti sarebbero dimenticati o comunque lasciati in qualche pagina di dizionari specializzati o cassetti di cinefili. Insomma, mi hai incuriosito parecchio.

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    1. Caspita, Red, mi eri finito in SPAM. Meno male che me ne sono accorto!
      Grazie del bel commento. Posso dirti che io dalla mia ho il vantaggio di reggere molto male il cinema mainstream, quello da notte degli Oscar per intenderci, e quindi mi godo i miei percorsi alternativi, alla faccia dei divi da cento milioni di dollari a film (che per me potrebbero tranquillamente sparire tutti, o quasi, dalla faccia della terra).

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    2. Blogspot e WP stanno cercando di dividerci: i tuoi finiscono sempre come da appreovare, quando per tutti gli altri basta l'approvazione del primo. Io invece in spam. Non se ne capisce il criterio eppure non ci sono parole "sospette" o link strani.
      Io reggo molto male certo cinema italiano e il cosiddetto "cinema d'autore" quando vuole essere solo un'etichetta per vendersi meglio, sono diffidente di tutto ciò che si fregi di questa unzione sacra "d'autore", che crea una cesura e dichiara che "non è per tutti". Lasciamo scegliere allo spettatore, che i registi e i produttori facciano bei film e poi decida il pubblico. In tutta onestà il cinema francese mi è per lo più indigesto, per esempio. Chiaro è una generalizzazione, non mancano capolavori e attori straordinari nel cinema dei cugini con cui condividiamo parecchio. I percorsi "alternativi" sono sempre i migliori perché nostri personali.

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    3. Forse la parola sospetta era "cinefili". Gente pericolosa, i cinefili ;-D

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  5. Tutto nuovo per me, grazie, molto interessante 😉

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    1. Grazie a te Giulia, per il passaggio e il commento :-)

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  6. Avevo quasi dimenticato quanto la Staller fosse così bella da giovane... qui era prima di iniziare la carriera nel cinema "di genere", no?

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    1. Proprio così. Di prima dell'incontro con Schicchi e di "Cicciolina, amore mio" 😉 Anche se comunque, ancora per un altro po', fino a "Senza buccia", ha alternato i generi.

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  7. Cicciolina qui è irriconoscibile (scommetto che mi stai per fare la battuta: "per forza, l'ha vista vestita!").
    Mi sa che poi dev'essersi rifatta le labbra, qui non sono quelle specie di canotti che avrebbe poi sfoggiato.
    Tra l'altro qualche anno fa è venuta a esibirsi in un locale a due passi da dove lavoro.

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    1. Diciamo che qui Ilona Staller non aveva ancora indossato la maschera di Cicciolina e godeva della sua originale freschezza "acqua e sapone". Non che manchino gli esempi di attrici che sono rimaste tali anche nel porno, ma non è stato il caso suo.

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  8. Non conoscevo queste pellicole e nemmeno sospettavo che alcune di loro ospitassero citazioni di poeti tanto pregevoli né colonne sonore tanto curate, ancor meno che prevedessero una regia così attenta a restituire inquadrature tanto inedite quanto sofisticate. Per il tipo di sceneggiatura, la scelta del linguaggio fotografico e musicale, così come per il ritmo, non rientrano esattamente nel mio genere preferito, ma senza dubbio riconosco loro una valenza diversa da quella immaginata in precedenza (e chiaramente dettata dal pregiudizio).
    Insomma, caro Ivano, riesci sempre a destare la mia curiosità: complimenti per il post!

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    Risposte
    1. Grazie per i complimenti e per il tuo interesse, Clementina! Questo non è il primo "exploitation movie" che presento in assoluto nel blog, ma certo non mi occupo spesso dell'argomento ed è quindi del tutto possibile che ti sia sfuggito, per esempio, il post che ho dedicato a Non liberarci dal male, altra pregevole pellicola di genere dove la poesia gioca un ruolo fondamentale. In ogni caso non mi fermerò di certo qui, anzi ci sono già un paio di altre mie pellicole kult nell'aria, pronte a far capolino da qui ad aprile. Stai in campana ;-)

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    2. Messaggio ricevuto, forte e chiaro, caro Ivano: non le perderò! ^_^

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