Insieme Raccontiamo 19: La casa gialla
Appuntamento numero diciannove con la bella iniziativa mensile del blog Mirtylla's House e mia sedicesima partecipazione. Secondo la nuova prassi, inaugurata quest'anno, Patricia Moll accompagna il suo incipit con un'immagine, di un occhio in questo caso, da prendere in considerazione per lo sviluppo della trama.
Vi rimando come sempre al post di lancio di Insieme Raccontiamo 19 per i dettagli sulle regole del gioco e per le prove di tutti gli altri partecipanti. Io, come di consueto, ho puntato al finale lungo di 300 parole.
* * *
L'incipit di Patricia
Il loro era stato un incontro casuale. Una di quelle occasioni che si verificano una volta sola nella vita. Il destino aveva fatto tutto da solo. Si erano incrociati e quegli occhi la avevano ammaliata. Era come se la avessero invitata a pensare. Quasi a rimestare nel suo passato. E ora...
Il mio finale (300 parole, citazione esclusa)
* * * È sempre notte, o altrimenti non avremmo bisogno della luce. – Thelonious Monk * * *
Dopo un’ora e mezza circa di viaggio, unico passeggero, scende dalla corriera e mette piede in quello che gli sembra un paese fantasma. Pioviggina soltanto, ma le nubi grigie occupano ogni angolo di cielo e niente può contrastare di più con ciò che di quel posto lui trattiene nella sua memoria.
Ma si incammina comunque. Lungo la strada principale, nella direzione opposta da cui è venuto.
Il bar al termine della salita è il suo unico vero punto di riferimento. Ma poiché la curva della strada glielo nasconde alla vista, gli si fa prima avanti la casa dalla facciata gialla. E’ un terratetto che fa angolo con la strada principale e segna l’inizio di una via laterale formata di poche altre abitazioni.
E' anche la vera meta del suo
viaggio.
Il giallo della facciata, scurito dagli anni, gli ricorda lo zafferano da cucina. Ma lui ne conserva nella memoria un’impressione molto più vivace, di una cascata d'oro liquido che si confonde con la luce del sole e bagna la strada fino ai suoi piedi.
All'improvviso...
La porta della casa si apre e una donna dai capelli troppo chiari si affaccia sul mondo grigio. Lui si rende conto di come la comparsa di un estraneo in un posto come quello al di fuori del periodo estivo debba essere qualcosa di abbastanza insolito da attrarre l’attenzione. Ma lei, che guarda proprio verso il bar, non sembra accorgersi di lui.
O forse sì.
* * *
E ora...
Tutto sembra ripetersi quasi come un tempo. La donna per un attimo ha creduto di vedere qualcuno di sconosciuto, ma guardando meglio vede che non c’è nessuno. Le viene però da pensare a una coppia di occhi bruni. E al sole, a tanto sole. Quasi come rimestare nel passato, pensa ancora, stringendosi le braccia intorno al petto.
* * *
L'immagine in alto sotto il titolo è: Vincent Van Gogh, La casa gialla (1888).
Wow! Quindi il tuo protagonista c'è ma non c'è. Un fantasma, un ricordo, un rimpianto...
RispondiEliminaBello davvero!
Hai fatto bene ad aspettare l'ispirazione. Non è banale affatto!
Complimenti e grazie,
Eh sì, Patricia. E' una classica storia di fantasmi. O di ricordi o rimpianti... ho volutamente lasciato una certa libertà di interpretazione.
EliminaGrazie a te per i complimenti e per l'iniziativa, stimolante come sempre :-))
Tutto sistemato!
EliminaAlmeno spero! Ma con blogger non si sa mai!
Controllerò, ah ah ah!
EliminaHai tenuto anche presente il fatto che io ho lievemente modificato il tuo incipit, cambiando il genere del protagonista da maschile a femminile?
Controlla pure perchè a volte ho problemi con blogger e non so il perchè.
EliminaPer aver cambiato il lui in una lei che problema c'è? Lo fanno in tanti... ops! Forse mi confondo 😆😆😆😆
Cambiato il design del blog eh? Questi ultimi nuovi modelli di blogger sono davvero accattivanti, l'ho cambiato subito anch'io :D
RispondiEliminaAffascinante finale, e bello quando entra in scena la casa "lo zafferano ... l'oro liquido" .... meravigliosi paragoni.
Ciao Ivano!
Marina
Sono d'accordo con te, Marina. Stavolta blogger ha fatto le cose davvero perbene *__*
EliminaCosì hai cambiato anche tu... Bene, da domani credo che riuscirò a tornare a visitare gli altri blog con più regolarità e verrò a curiosare.
Un enorme grazie per le bellissime parole riservate al mio raccontino. Ciao a presto :-)
Estremamente onirico. Azzeccatissimo l'abbinamento col quadro.
RispondiEliminaQuel quadro a me commuove e fa sognare. Ed è metafisico quanto e più di un De Chirico (sarà il treno sullo sfondo)?
EliminaGrazie per il bel commento, Ariano :-))
Metafisico magari no: ci sono delle persone, stilizzate ma ben visibili. Lo stile pittorico però ricorda effettivamente la pennellata di De Chirico.
EliminaSono infatti fortemente tentato di credere che la vista di questo quadro sia stata fondamentale per il percorso di De Chirico. Tra l'altro è dell'anno della sua nascita.
EliminaMi piacciono sempre molto questi racconti dai contorni indefiniti, fatti di visibilità-invisibilità, realtà-memoria, sogno-non sogno. Il gioco delle parole inerenti il colore giallo, o evocative della luce, aggiunge la giusta pennellata all'insieme. Proprio come i quadro di Van Gogh.
RispondiEliminaMi ha fatto molto piacere ricevere questa tua impressione, Cristina. Grazie mille :-))
EliminaQuando un quadro commuove e fa sognare nascono ispirazioni che partono dal cuore, come questa bella storia. Complimenti ,Ivano.
RispondiEliminaTi ringrazio moltissimo per queste belle parole, Verbena :-))
EliminaNe approfitto però anche per chiarire che il racconto non è ispirato in alcun modo al quadro, bensì a un paese di montagna in cui andavo in vacanza da piccolo, casa gialla compresa. Ho invece tratto dal quadro il titolo del post, che se non fosse esistita quest'opera di Van Gogh sarebbe uscito probabilmente diverso.
Bellissimo racconto dove il protagonista presente/assente, dai contorni evanescenti, evapora come in un sogno. Onirico.
RispondiEliminaQuanti bei commenti sta ispirando questo mio breve pezzo. Posso solo esserne felice!
EliminaGrazie mille, Giuseppe :-))
Bellissimo il quadro, è perfetto per il tuo racconto. Colori, sensazioni, presenze che in realtà sono apparenze, un finale molto suggestivo.
RispondiEliminaMille grazie Marina! Mi è molto piaciuto anche il tuo :-))
EliminaIl tuo racconto misterioso mi ha riportato in un attimo nella mia città, dove c'è una casa gialla che viene chiamata "Fetta di polenta", opera dell'architetto Antonelli, noto per la nostra Mole.
RispondiEliminaMa la cosa che mi ha colpito di più di questo racconto ì l'atmosfera di mistero, lo sguardo della donna che non vede ma percepisce e l'idea che in fondo siamo molto più di ciò che il corpo rappresenta. Bravo!
Benvenuta nel mio blog, Elena! Appena posso ricambio la visita. Grazie per aver apprezzato il mio mini racconto e devo dire che con le tue parole hai ben sintetizzato una delle premesse di questo blog. Che il nostro corpo, con il suo sistema nervoso, non è che la punta dell'iceberg di una realtà ben più vasta ed esplorabile all'infinito. Ancora grazie e a presto :-)
EliminaAllora ti aspetto caro Ivano! A presto
EliminaSembra strano pensare come il passato non è altro che vita presente in atto e il futuro lo stesso nel momento che con un passo avanti l'ho raggiunto: nei ricordi riviviamo i nostri vissuti o siamo sempre e comunque quello che viviamo in un eterno presente che si dilata in noi senza confini? Scusa le contorte divagazioni filosofiche, mi sono ritrovato molto nell'atmosfera del racconto, il grigio e la pioggia fanno cadere e crogiolare nei ricordi o nei sogni e più che mistero mi sembra appunto che hai restituito ad ognuno di noi un'atmosfera della vita comune a molte persone. Complimenti Ivano!
RispondiEliminaTi ringrazio molto sia per i complimenti, che per le tue "contorsioni" filosofiche, Roberto. Il titolo del mio blog è "Cronache del Tempo del Sogno", che per me significa anche mostrare il quotidiano il più possibile per quello che ritengo sia al di là del riduzionismo che caratterizza la parte più sterile, e ancora la più diffusa, della nostra cultura.
EliminaBuona domenica :-)
Questo racconto è affascinante nella stessa misura in cui è misterioso e, a mio giudizio, è molto misterioso per più motivi! Sebbene l’ispirazione ti sia venuta pensando al paesino di montagna in cui trascorrevi le vacanze, hai citato la Casa Gialla, la casa in cui viveva Van Gogh ad Arles… Cercando di sintetizzare: il giallo era il colore che questo pittore amava più di ogni altro, lo usava dappertutto (e non solo lui). Tu, ad un certo punto, parli di zafferano, oro liquido. A me si accende subito una lampadina che pulsando indica l’El Dorado, che mi rimanda a Voltaire e al suo Candide, ma anche agli Iron Maiden. Insomma, un paradiso. Il giallo per Van Gogh rappresentava esattamente questo: la gioia, la salvezza, la felicità (nelle lettere al fratello lo scrive di suo pugno). Nell’Arles di Van Gogh la pioggia scendeva copiosa per la maggior parte dell’anno e, nel tuo racconto pioviggina. Lui, come il tuo personaggio, è in cerca di qualcosa. Di sicuro Van Gogh rincorre il sole, che non trova mai (mentre De Chirico lo possiede nel DNA, è nato in Grecia, vivrà sempre in paesi immersi dal sole). La donna del tuo racconto pensa al sole, tanto sole. Quello stesso giallo, però, che era stato creato dalle aziende chimiche proprio in quegli anni, veniva usato con le mani dal pittore, che lo spalmava direttamente sulle tele e, molto probabilmente è ciò che, in seguito, lo avvelenerà. Per concludere, ecco, cosa penso del tuo racconto, e te lo scrivo in mantovano (che è un idioma che mi mette addosso tanta gioia): am pias dabün!
RispondiEliminaCaspita che commentone, cara Clementina! Mi viene da dire: persona che vedi, associazioni mentali che trovi. Io ovviamente non ho fatto calcoli di nessun tipo durante la stesura del brano (che è in realtà il riassunto di qualcosa di mio preesistente, ma su questo tornerò sopra al momento dovuto), però se devo pensare a delle associazioni, le prime che mi vengono sono con il peplo color zafferano di Demetra e con una poesia di Emily Dickinson dedicata al colore giallo. La più oscura tra quelle che hai citato è per me quella relativa agli Iron Maiden... ricordo che il mostro che compare sulle loro copertine ha la pelle gialla, ma altro di correlato non saprei immaginare...
EliminaGrazie per il commento e chiedo venia per il ritardo nella risposta, ma ho delle giornate davvero molto piene.
P.S. Tento una traduzione dal mantovano: Mi piace molto (?). Se sì, ti ringrazio molto per l'apprezzamento :-))
EliminaLetteralmente: mi piace davvero = mi piace molto :))
EliminaCome sempre un risvolto inatteso e non scontato. Scrittura tipicamente essenziale, da scrittore e non da scrittrice. Bravo, Ivano.
RispondiEliminaMoltissime grazie, Luz! Non sarebbe comunque facile scrivere in uno stile fiorito con sole 300 parole a disposizione ;-)
EliminaLa tua scrittura è sempre magistrale, Ivano. Estasiata da questo finale che lascia spazio a tanto. Bravo!
RispondiEliminaUn super grazie per il Magistrale, Regina. Sorpreso e felicissimo di averti estasiata *__*
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