Solve et Coagula - Pagina 159
Parte II - Capitolo 3 /2
Superata la linea di frontiera con la Francia, e la
formalità del controllo dei passaporti, la navetta di collegamento tra la
stazione ferroviaria e l'area della banchina del porto imboccò una delle corsie di imbarco dei
passeggeri. Insonnolito e come ipnotizzato, Massimo non riusciva a staccare lo
sguardo dall’interminabile successione delle file parallele dei mezzi pesanti
in attesa che, come nel più improbabile dei sogni, sembravano riprodursi
all’infinito nella luce ancora dubbiosa del mattino. Fino a solo due settimane prima, sarebbe stato capace di rappresentarsi
quel viaggio di ritorno come una semplice proiezione all’indietro del viaggio
d’andata. Mai e poi mai avrebbe immaginato che lo stesso tratto di mare
che aveva attraversato in compagnia di un amico di sesso maschile lo avrebbe riattraversato insieme a una donna quasi sconosciuta, e senza più una macchina da parcheggiare nel ventre dell’Hovercraft.
Gli stessi picchi dell’estate gli apparivano ormai un ricordo lontanissimo e la
malinconia che lo stava pervadendo era certo più accentuata di quella che ogni
anno in lui accompagnava spontanea il lento passaggio all’autunno.
Solo a bordo del traghetto, Paula ruppe finalmente il
silenzio tra loro che durava ininterrotto da alcuni lunghi minuti.
«Conosci l’origine del nome Woolpit?» gli chiese a bruciapelo.
«Ho letto qualcosa al riguardo nella biblioteca di St-Edmunds»
rispose Massimo. «Se ricordo bene a che vedere con le trappole del lupi…
Wolf-pits. Ma non ne avevamo già parlato?».
Paula ignorò la domanda. «Le trappole, già. Ma devi sapere che il lupo finisce sempre per
trovare una via, e se trova sbarrati i sentieri delle foreste sceglie di
usare i sogni degli uomini e delle donne».
Massimo si sentì turbato da quelle strane parole, di cui faticava
a individuare il senso, e la sua asticella di allerta tornò ad alzarsi nei confronti
della donna.
«Ti riferisci al folklore? A fiabe tipo Cappuccetto rosso o…».
«O…?».
Scosse la testa. «Niente. Stavo per fare il nome di una
fiaba italiana, ma non ti direbbe niente».
«A proposito di fiabe…» riprese Paula. «Tra un po’ saremo sulla
costa settentrionale della Francia. C’è una storia che raccontano da quelle
parti… la storia del lupo e dell’asino».
«Mai sentita» commentò lui, tutt’altro che sicuro di aver voglia
di ascoltare una fiaba in quel momento. Avrebbe preferito mille volte sapere se
davvero erano diretti tutti e due in Italia.
«La leggenda racconta che nell’anno 704 un diluvio in miniatura
cancellò la foresta di Scissy e separò il Mont Saint-Michel dalla terraferma…».
Massimo ebbe un improvviso sussulto di interesse. «Mont
Saint-Michel? È là che siamo diretti?».
Paula sorrise. «Qualcosa ce lo impedisce?».
«Sì. Ho delle pratiche da sbrigare in Italia e vorrei tornare in tempi
ragionevoli» spiegò Massimo. «Speravo che avremmo seguito un cammino più
diretto, senza deviazioni turistiche».
«Non siamo qua per turismo» lo rimbrottò delicatamente lei. «Le mie ferie hanno
un interesse… diciamo antropologico».
Ah ecco!, si disse Massimo. Paula doveva
star portando avanti gli studi del padre. Ed era una scoperta che in qualche
modo lo rassicurava, anche se per il momento preferiva non scendere più a fondo nella
questione.
«Prima della distruzione della foresta da cui era circondato» riprese
a raccontare la donna, «il Monte, che allora si chiamava Mont Tombe era abitato da
alcuni eremiti. Monaci celtici, si ritiene. Ad approvvigionarli ci pensava il
curato di Astériac che inviava loro un asino con le vettovaglie. L’asino conosceva
la strada e viaggiava da solo da Astériac al Monte e ritorno. Ma un giorno un
lupo assalì l’asino e lo divorò».
Paula fece una pausa e Massimo si chiese se la fiaba non fosse per
caso finita lì. Il che ne avrebbe fatto una delle più insulse che avesse mai
sentito in vita sua. Ma non era così.
«...Allora, come conseguenza del suo gesto, il lupo non solo divenne docile, ma da quel momento in avanti prese il posto dell’asino nel rifornire
di vettovaglie i monaci. Inoltre
cambiò colore.»
«E si sa di che colore diventò?» chiese Massimo, più per
dare soddisfazione alla sua interlocutrice che per un reale interesse.
«Certo che si sa. Diventò verde».
Il lupo verde... ma cosa ti invrnterai ancora oer tenerci sulle spine????? 😊😊😊
RispondiEliminaSo come la pensi e non ti faccio gli auguri di buon natale. Di buone feste però sì
Un bacione
Io non mi invento nulla... quelle che cito sono tutte fiabe realmente esistenti :P
EliminaGrazie mille, Patricia, per il commento e il passaggio. Ho visto che è uscito Insieme Raccontiamo 16. Non ti prometto niente, perché è un periodo in cui sono costretto a limitare al minimo il numero dei post, ma farò il possibile.
Buone feste anche a te e un bacione altrettanto :-))
E grazie per la condivisione del post!
Ah, eccolo, l'arcangelo Michele tramite Mont Saint-Michel. Uno dei luoghi più affascinanti che abbia visto, insieme all'Egitto. Però la fiaba del lupo che diventa verde non la conoscevo. Anche questa appartiene al novero delle leggende con gli animali, mi ha fatto ricordare quella trentina di san Romedio e l'orso. Un orso stava sbranando il cavallo del santo eremita, il santo lo sgridò e per punizione lo usò come cavalcatura mettendogli tanto di briglie.
RispondiEliminaTi dirò di più sul collegamento con San Michele Arcangelo. La citata Astériac, termine che credo derivi dalla stella del mattino, avrebbe poi mutato il suo nome in Beauvoir in seguito all'evento miracoloso di un cieco che ha riacquistato la vista al passaggio delle reliquie dell'Arcangelo Michele nell'anno 709.
EliminaGrazie e buona domenica, Cristina!
Sono stata a Mont Saint-Michel, ma ignoravo la fiaba :O
RispondiEliminaMentre non ignoro a quale altra fiaba si riferisca Massimo (dico I Quindici come indicazione).
Il percorso del viaggio, in sostanza in direzione opposta, sarà sempre legato a quella questione delle "stringhe"???
E ora quanto devo attendere per gli sviluppi? :O
Buone festività Ivano, a te e ai tuoi cari ^^
Ah ah! Ti sei aggiudicata la vittoria nel quizzino della fiaba misteriosa, Glò!
EliminaSpoilerando un po' posso dirti che nelle mie intenzioni questo viaggio a ritroso dovrebbe servire a definire le reali origini di Alessandra e del suo rapporto con Luisa. Spero di essere all'altezza del compito. Magari aiutato anche dalla buona sorte. Pensa che quando, tantissimo tempo fa, feci bere ad Alessandra la misteriosa bevanda di colore verde, non avevo nessuna idea del perché proprio quel colore. In questa seconda parte certi dettagli cominciano a chiarirsi anche per me :-)
Il ritmo delle pubblicazioni purtroppo dipende poco da me. In questa fase della mia vita devo trascorrere buona parte delle mie giornate lontano dal pc e dal web. Quindi...
Grazie del commento e degli auguri che ricambio. Buon 2017, Gloria!
E ci mancherebbe per il ritmo delle pubblicazioni... prendi la mia impazienza come indice di gradimento elevato della blog novel (e non solo) ;)
EliminaComunque... sul "verde" inizio ad avere delle idee e a far congetture :D
A presto Ivano ^_^
Attendo gli esiti delle congetture, allora... Magari sono diversi dai miei ;-)
EliminaGrazie infinite, Glò!
Molto bella quella cosa che hai raccontato dei lupi che usano come passaggi i sogni degli uomini. C'è anche un qualcosa di simile presente nella saga de La ruota del tempo.
RispondiEliminaGrazie Marco! :-))
EliminaImmagino che un malloppo delle dimensioni de "La ruota del tempo" riesca a contenere un bel po' di cose ;-)