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Torneranno i prati





Confesso: sono un animale di periferia, e come tale mi sono sempre visto. Nella periferia sono nato (nella casa dove abitavamo e non in un ospedale) e al di fuori dei suoi spazi mi sento, da sempre, almeno un poco fuori posto. Mi sento un poco fuori posto ogni volta che sono nel centro storico della mia città, e mi sento un poco fuori posto ogni volta che mi accade di andare a trovare dei parente o degli amici in campagna. Eppure, se mettessi in fila tutti i giorni che ho trascorso in campagna nella mia vita, ne verrebbe fuori un bel numero, e ho anche abitato per un breve periodo in centro. Ma non ha importanza, l'elastico a cui sono collegato alla fine smette di tendersi e comincia a riportarmi indietro... verso casa.

Ho anche scritto, in un recente commento a un post di Anna Maria Fabbri, che della periferia mi piace la possibilità che offre di poter usufruire, da un lato, dei vantaggi della città, dall'altro, di quelli della campagna. Ma questo è solo il lato utilitaristico della questione, forse in assoluto il più superficiale, che ne cela altri più essenziali.
Della periferia amo anche, e sopratutto, la sua caratteristica intrinseca di essere zona intermedia, di confine, tra due diversi macrocosmi, come appunto sono la città e la campagna. Uno dei miei sogni, una volta, era quello di possedere una bacchetta magica che potesse permettermi di avvolgere ogni cosa in un incantesimo di immobilità, così che l'equilibrio per me ideale, quello che avevo trovato alla mia nascita, potesse rimanere immutato: il perfetto, ai miei occhi perfino matematico, alternarsi di case basse e prati, fabbriche e boschetti, strade e sentieri, e così via. Oggi sarebbe già troppo tardi.




Ancora oggi vivo in periferia, sebbene non più nella bella casa con giardino e cortile in cui sono nato e ho abitato nell'infanzia, bensì in un grigio condominio, e anche per questo sogno spesso di potermi trasferire in una casa (bassa) che si affacci sul mare. Il litorale marino è infatti l'unico altro ambiente che abbia esercitato su di me, nel tempo, un fascino paragonabile a quello della periferia (ed ecco spiegato il perché della scelta dell'immagine spezza-testo pubblicata qui sopra).
Lei, la prima periferia è in parte ancora là, ad appena due chilometri di distanza da dove abito adesso. Solo "in parte" perché, si sa, siamo nell'era dei nuovi barbari, che hanno sostituito la spada e il fuoco con il cemento - e il risultato, da un punto di vista dell'oltreumano, è perfino peggiore. L'equilibrio si è spezzato, e da almeno quarant'anni.
Non molto tempo fa è anche uscito un film dal titolo Torneranno i prati. Non l'ho visto e neanche ho intenzione di vederlo. Mi basta godermi le suggestioni in me evocate dal titolo. Torneranno i prati, un giorno, forse, a riconquistare l'equilibrio perduto, e noi li vedremo, forse, riprendere possesso dei loro minuscoli regni usurpati, reinsediarsi sui loro antichi troni, tra le case basse e le fabbriche.




* * *


L'immagine di apertura del post è un'opera del pittore russo Alexander Averin.

L'immagine al centro del post è un dipinto di Alex Giana.

Commenti

  1. Io sono cresciuto in una zona di Napoli ( il Rione Alto) che all'epoca era stato appena costruito. Era quasi come vivere in Campagna, avevo la casa colonica del contadino a due passi dal mio condominio.
    Altri tempi, forse...però una cosa è certa continuando a costruire, continuando a cementificare quello che abbiamo perso è più di quello che abbiamo guadagnato.

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    1. Sono d'accordo con te. Anche a mio avviso i conti non sono in pareggio, e quel che abbiamo guadagnato non vale quel che abbiamo perso.
      E pensa che anche nella via dove abitavo io, c'era una casa colonica, con tanto di aia popolata di animali vari, proprio di fianco alla Casa del Popolo :)

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  2. Vivo in una città piccolina, in 10 minuti di bici sono in spiaggia, alla stazione, nel centro storico, al cinema, nei centri commerciali e in piena campagna. Centro storico e periferia sono il medesimo luogo.

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    1. Voglio vivere nella città di Michele! :)

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    2. @Michele
      Allora fai bene a non rivelarne il nome, così forse per un altro po' resta piccolina ;-)

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    3. Allora non dico della Rocca e del museo sui resti romani e preromani (^。^)

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    4. Anche io vorrei trasferirmi dove abita Mik! C'è anche parecchia attenzione per la cultura!

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    5. Potreste metter su una comune di bloggers ^^

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  3. Pensa come mi sono sentita io quando ho dovuto abbandonare la terra che amo, la Sicilia, dove abitavo in una casa anch'io in periferia, a metà fra città e campagna, per venire a vivere a Roma! Non proprio al centro, tuttavia nemmeno vicina ai colori e ai profumi della campagna!

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    1. Ho ben presente la cacciata dal paradiso, che per me ha coinciso con l'ingresso nella vita da condominio. Ho avuto degli intervalli anche lunghi, per esempio quando ho vissuto all'estero, ma alla fine, per un motivo o per un altro, finisco per ritrovarmici di nuovo dentro.

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  4. Io abito in una città che tutto sommato si salva grazie al mare, anche se di verde non ce ne è molto.
    Però, ecco, mi basta andare a Montecatini, vedere la pineta, e chiedermi come mai non è possibile che tutte le città abbiamo dei polmoni verdi così ampi e un'edilizia che allieta lo vita anziché opprimerla sotto la sua bruttezza e la sua mole obbrobriosamente imponente.

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    1. A Montecatini ci sono stato molte volte, anche se adesso sono alcuni anni che non ci vado.
      A quanto ho capito ci passi le tue vacanze. Ma cosa è stato a portarti lì in origine? Le terme? Il lavoro? L'altra metà del cielo?

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    2. All'inizio cure termali per la mia signora. Poi, semplicemente, il piacere di star lì (fortunatamente condiviso da tutta la famiglia, principessa compresa).

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  5. Là dove c'era l'erba ora c'è una città (cit.)

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    1. Ci sei andato vicino, Andrea. per alcuni secondi sono stato indeciso tra mettere il video di Pasolini (come ho fatto) o uno di Celentano dal titolo "Aria non sei più tu".

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  6. Hai espresso in pieno anche un mio pensiero. Sono cresciuta in un paese di mare e ci sono certi paesaggi e impressioni che mi mancano molto. Pensare che fino a una certa età non vedevo l'ora di fuggire in città... Come si cambia!
    "Torneranno i prati" è una frase molto bella. Non conosco il film ma mi piace l'augurio :)

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    1. "Torneranno i prati" è un film del 2014 di Ermanno Olmi. Ma è un film di guerra, e non è un genere che mi appassiona.

      Il titolo esprime invece un concetto per me così fondamentale che mi è dispiaciuto non averla pensata prima io. Sarebbe stato un nome meraviglioso per il mio blog.

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  7. I prati non torneranno, questa è l'unica certezza. Il paradiso perduto è ormai irrimediabilmente perduto. Al massimo si potrà aspirare ad un paradiso artificiale.

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    1. Non mettiamo limiti alla provvidenza ;)
      I paradisi artificiali ci sono già: gli stupidi giardinetti pubblici con cui gli assessori comunali si lavano la coscienza sporca. Anche se forse è troppo presumere che abbiano una coscienza.

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  8. Io abito nella primissima periferia di Bologna cioè subito fuori dalle mura del centro storico, quando ho tempo arrivo in centro a piedi, mi piace camminare è mezz'ora di strada. Bologna però è piena di verde, ogni casa, ogni condominio, ogni angolo cittadino, anche nel l'estrema periferia, è circondato da giardini verdi e questo la rende molto piacevole. L'unico svantaggio è la distanza dal mare, confesso che anch'io ho accarezzato l'idea di andare a vivere in un posto di mare, mi piacerebbe molto.

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    1. Conosco bene Bologna, Giulia. Per molto tempo ha fatto da seconda città per me e ci ho trascorso tanti fine settimana. Pensare che adesso non la vedo da oltre anni mi fa davvero strano...

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    2. E sei d'accordo con me sul fatto che c'è parecchio verde?
      A pensarci bene una zona che invece non mi piace è la fiera, non è il massimo.

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    3. La zona fiera credo di averla visitata l'ultima volta nel 2002 e non ho ricordi troppo nitidi. Però mi ricordo molto verde anche da quelle parti. Andavo spesso al parco Regina Margherita, e, per leggere, anche nei giardini vicino alla stazione centrale, accanto alla stazione delle autolinee.

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  9. Bella riflessione che mi trova completamente in sintonia.

    Abito da 20 anni all'ombra della Mole e, per quanto mi sia sempre trovato bene e abbia passato -ad oggi- la maggior parte della mia vita in questa città, quando parto per andare dai miei genitori (feste comandate ed estate) dico "torno a casa".

    La città in questione è simile a quella descritta da Mik, con molti più saliscendi per la gioia dei "pigroni" come me :P ha una parte alta (collinare), la città vera e propria, non troppo distante dalla campagna, e una parte marina che si estende per km fino ad arrivare al porto, oltre il quale inizia una bellissima riserva naturale, valorizzata come si deve da pochi anni a questa parte.

    In più ci sarebbero le trasferte verso la città d'origine dei miei, analoga come contenuti, ma estesa in pianura (esco solo a piedi quando mi trovo lì); parimenti bella e storica, ma molto più "vecchia" -meno moderna- come città, ben lontana dal concetto di "casa" per me.

    Non so dove vivrò nel prossimo futuro, ma mi piacerebbe trovare un posto che possa quantomeno ricordarmi l'atmosfera di ciò che definisco "casa", lontano dal caos delle grandi città e con quegli scorci di puro romanticismo che ti rapiscono l'anima.

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    1. Io ormai ho deciso che una volta che si saranno esauriti gli impegni familiari che mi trattengono qua mi trasferirò definitivamente al mare. Forse mi mancherà la mia periferia, ma in fin dei conti l'ho vissuta per oltre mezzo secolo, sebbene con tanti intervalli, alcuni anche più lunghi di un anno.
      Grazie per l'apprezzamento del post, Paolo ^_^

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  10. Abito un po' in città e un po' in montagna alla periferia di un paese. Anche io sogno il mare però!

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    1. Ci stiamo scoprendo in tanti amanti del mare, vedo. Io ho già individuato anche il posto preciso... un primo passo verso la concretizzazione.

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  11. Non so se torneranno i prati, ne dubito fortemete se guardo come si evolve l'urbanistica e il migrare degli uomini verso una società sempre più fatta di chip e meno di... cip (probabilmente non si è capita la differenza: volevo intendere una società dove tutto deve essere al mio servizio e non io vivere insieme al mondo, ad esempio agli uccellini). Secondo me comunque non è questione di informatizzazione o di civiltà digitale, perché posso vivere in un eremo ma avere una connessione a internet e godere di tutti ritrovati della tecnica. Tuttavia il vivere in una città 'moderna' crea bisogni non dico inutili ma non essenziali. Un po' come la tv: posso vedere i programmi 'che passa il convento' o posso cominciare a riempirmi di paytv che mi promettono di stare al centro del'azione. Ma ho bisogno veramente di starci, al centro dell'azione? E ho bisogno veramente, ad esempio, di poter avere un market aperto 24/24 h per 365 giorni all'anno?

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    1. Condivido la tua analisi, Temistocle. Nella maggior parte dei casi i bisogni non si sentono, finché qualcuno non ce li mette davanti insieme alla possibilità di soddisfarli. Io, nel mio piccolo, faccio il possibile per rimanere nei limiti di quello che per me è l'essenziale, senza cedere alle spinte centrifughe.

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  12. Mmm credo che Tom abbia ragione caro Ivano, più che altro "temo" che abbia ragione. Dal punto di vista paesaggistico mi ritengo fortunato, Genova è una città di mare circondata da montagne, abbiamo valli e tutto il corollario giusto per non rendere noioso un viaggio nella mia regione. Io l'infanzia l'ho passata in campagna con i nonni e lo stacco era pesante, non ci sono paragoni tra la vita di campagna e una città incasinata come Genova. Bel post, mi hai fatto ricordare tante cose.

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    1. Grazie Massimiliano, commenti come il tuo e di molti di quelli che ti hanno preceduto, mi fanno capire che il mio blog continua a svolgere il suo ruolo.

      La mia famiglia ha avuto una seconda casa in campagna, nel Mugello, fino ai miei quattordici anni. Mi piaceva anche stare là, ma non quanto stare qua. La mia periferia, com'era allora, era un mondo quasi tribale, allo stesso tempo primitivo e civilizzato, che dava a chi ci abitava un forte senso di identità e appartenenza.
      Era anche popolato di personaggi quasi archetipici. A metà pomeriggio, per esempio, passava l'uomo delle briosche in sella alla sua bicicletta.

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  13. Torneranno i prati.
    Bellissimo come titolo.
    Sono stupita e felice che il mio panzaindovinello abbia scatenato una tua riflessione sulle tue origini, sui ricordi e le esperienze giovanili che ti hanno forgiato.
    Questa tua riflessione mi riporta alla importanza che ha lo spazio abitativo.
    Quando lavoravo si parlava spesso dello spazio abitativo a misura d'uomo, che purtroppo l'urbanistica pazza non tiene in considerazione, costruendo quartieri dove non esiste una piazza come centro di aggregazione e adeguati spazi verdi.
    L'uomo ha bisogno di una vita sociale, ma ha bisogno di mantenere il contatto con la natura, madre culla di tutti gli esseri viventi.
    Respirare ogni tanto in sintonia con ciò che ci circonda è importante. Un bambino deve avere la possibilità di giocare, arrampicarsi, cadere, esplorare in mezzo a prati e cespugli, così come è importante che socializzi e impari le regole e il vivere civile, di una società, ma per questo bisogna creare spazi idonei.
    Sono nata in casa, vicino alla stazione di Bologna, e ho giocato sui marciapiedi. I miei cugini di campagna invidiavano me che abitavo in città e io invidiavo loro che godevano di spazi verdi, anche se con cacche di gallina.
    Quando ho scelto casa ho cercato uno spazio abitativo che avesse queste caratteristiche, ma soprattutto che mi fosse comodo per recarmi al lavoro, così sono finita non certo in collina, zona tra l'altro carissima, ma nella bassa che più bassa non si può, cioè dietro l'aeroporto, comunque collegato a Bologna con l'autobus.
    Bè, 37 anni fa intorno avevo campi ora il paese è cresciuto ma ha mantenuto al suo interno molti parchi e zone verdi, molto frequentate dagli abitanti. Il nostro grosso problema ora sono le fastidiosissime zanzare tigri, che ci fanno girare armati di bombolette anti zanzara, in primavera e estate.
    Concordo con 'Giulia Lù, Bologna è comunque piena di spazi verdi, e di parchi bellissimi, Casaglia, Villa Spada, i giardini Margherita, ecc. pochi però nella Bolognina dove abitavo io da giovane. Lì 40 fa c'era solo il Dopo lavoro ferroviario deve portare le mie figlie, ora l'urbanistica moderna è più attenta.
    Le mie figlie sostengono che hanno dei bei vissuti e ricordi della loro infanzia qua, nel paesino satellite prima della famigerata zanzara tigre rompi scatole.
    Non so il perché ^___^ ma concordo con tutti quelli che vorrebbero abitare al mare.

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    1. Torneranno i prati... vorrei davvero averlo partorito io questo titolo. E pensa che per anni ho avuto sotto gli occhi la scritta: "Dove sono finiti i prati?" che qualcuno aveva tracciato su un muro dalle mie parti. Ma non sono stato abbastanza bravo da sfruttare l'imbeccata.
      Nato in casa e con un'infanzia fatta di giochi di strada e di campo, in un mondo tutto chiuso in una via o poco ci manca.
      Non potevo desiderare di meglio.
      In quanto al mare, a me rintempra e mi mette di buon umore. Inoltre amo l'architettura dei paesi costieri e la vegetazione di tipo mediterraneo.

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  14. Io ho la fortuna di vivere in un paese in collina, circondato da boschi e prati, ho vissuto per un po' in città. ma appena mi è stato possibile mi sono trasferita di nuovo al "paesello" e spero di non spostarmi mai più!
    "Torneranno i prati" non è un classico film di guerra, ma è un film poetico, sofferente e istruttivo. Anche se non commento, ti leggo spesso e sono certa che ti piacerebbe.
    Simona

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    1. Ciao Silvya, non sapevo dei tuoi passaggi. Davvero una bella sorpresa! Anch'io ogni tanto capito dalle tue parti (blog, non paesello di montagna) anche se adesso è da un po' che non succede. Urge rimediare!
      Riguardo al film, ho letto trama e recensioni e non dubito che sia molto bello, ma non riuscirò a vederlo comunque. Il punto è che soffro della "sindrome Truffaut". Francois Truffaut, oltre a non amare i film di guerra, non riusciva neanche a guardare film con cast esclusivamente al maschile.

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