Solve et Coagula - Pagina 74
Capitolo 6 - parte 10
Ma Alessandra
avrebbe accettato l’invito? Difficile dirlo. Già era impossibile prevedere
se lo avrebbe letto oppure no, dal momento che Alessandra non era in casa e
forse mancava dalla sera prima. Luisa non ricordava infatti di aver visto il
cappotto della ragazza all’attaccapanni dell’ingresso quella mattina, quando
era uscita di casa. Poteva quindi solo sperare che rientrasse in tempo, altrimenti
tutta la faccenda del biglietto si sarebbe rivelata uno spreco di soldi e di
fatica. Oppure, a voler vedere il bicchiere mezzo pieno, un modo come un altro
per lei di tenersi occupata.
E a questo proposito, se era ancora presto per preparare
la cena, doveva comunque cucinare qualcosa per il suo pranzo. Se si fosse preparata
un assaggio delle stesse cose che avrebbe cucinato più tardi quel pomeriggio,
pensò, avrebbe fatto un po’ di pratica e allo stesso tempo si sarebbe resa conto in anticipo di quel che sarebbe toccato in sorte ai suoi incolpevoli
ospiti. Le sembrò una buona idea e radunò subito sul tavolo di cucina tutti gli
ingredienti. A quel punto però, impallidì. I
ceci! Avrebbe dovuto metterli a bagno il giorno prima e se ne era
completamente dimenticata. E adesso? O rinunciava all’hummus o doveva ricorrere
ai ceci in scatola. Fece un rapidissimo calcolo e decise per la seconda
opzione. Dopotutto, cosa cambiava? Solo una persona dotata di poteri
sovrannaturali avrebbe potuto accorgersi della differenza. Era però costretta a
uscire nuovo, e poiché di andare al supermercato dove lavorava Giulia non se ne
parlava neppure, ripiegò su quello, grande meno della metà, che aveva praticamente
sotto casa. Si trovava infatti nella stessa via dove abitava, a duecento metri
scarsi di distanza dal suo portone.
Scese in strada e si avviò verso il negozio, chiedendosi
quanti barattoli di ceci in scatola sarebbero stati necessari per quattro
persone. La ricetta parlava di 300 grammi di ceci secchi, ma come si faceva a
calcolare l’equivalente in ceci cotti? Alla fine le sembrò che sei barattoli
fossero l’ideale, e tanti ne portò alla cassa. Ma proprio mentre la cassiera le
faceva il conto, l’attenzione di Luisa fu catturata dalla vista del passaggio,
al di là della vetrina al negozio, di un macchinone nero con i vetri coperti da
tendine interne. Possibile?, si
chiese. Si affrettò a pagare e in due balzi uscì dal negozio. Per poi
immobilizzarsi di colpo sul marciapiede. Non c’erano dubbi: il macchinone si
era fermato proprio all’altezza del suo portone. Così come non c’erano dubbi
sull’identità della minuta figura che dopo pochi istanti prima si affacciò poi
discese dalla portiera centrale. Così Alessandra rientrava davvero solo adesso,
si disse Luisa. Ma quell’auto da dove sbucava? Se si fosse esibita alla Scala
di Milano o all’Opera di Parigi, la
cosa sarebbe stata forse comprensibile, ma la ragazza era soltanto reduce dalla
squallida saletta di un circolo ricreativo. Certo Luisa non poteva dire che la
vita non le riservasse sorprese da un po’ di tempo in qua, se solo avesse avuto
un briciolo di speranza di arrivare un giorno a capirci qualcosa…
Questa frase? "e allo stesso tempo si sarebbe resa di conto in anticipo"
RispondiEliminaC'è qualcosa che non va!
L'hummus mi ricorda qualcosa... ma adesso non mi viene in mente che piatto è.
Hai ragione, c'è un refuso! Grazie mille per la segnalazione :)
EliminaL'hummus è un piatto arabo... una crema di ceci e pasta di tahin (burro di sesamo).
EliminaVisto il personaggio, il macchinone non poteva che essere nero! :-)
RispondiEliminaIn realtà ho sempre sognato di averne uno... ;-)
EliminaTi dirò che Ruggero (mio marito) ha una Panda scassatissima, ma la vettura dei suoi sogni è una Porsche rigorosamente nera. Com'è ampio l'abisso che separa la realtà dai sogni! ;-)
RispondiEliminaLa coincidenza allora è doppia: anch'io ho una Panda scassatissima, del 2005 ^_^
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