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Il club Dumas e Gli occhi Modì


Iniziando la lettura del romanzo di Arturo Pérez-Reverte Il club Dumas, presente da molti mesi nella mia lista d’attesa dei libri da leggere, non potevo certo immaginare che avrei finito per dedicargli questo piccolo spazio sul mio ex blog. Non perché sia mia intenzione recensirlo (dico soltanto che è stata una lettura all'altezza delle mie migliori aspettative), bensì per accennare ad alcuni punti di contatto che vi ho rinvenuto, e per me del tutto inattesi, con il mio romanzo Gli occhi di Modì (attualmente in fase di preparazione per le stampe). E sottolineo del tutto inattesi, perché la visione del film tratto dal romanzo di Pérez-Revert, La nona porta di Roman Polanski, che riprende solo uno dei due binari narrativi lungo cui si sviluppa la trama, non mi ci aveva preparato in alcun modo.

I suddetti punti di contatto sono almeno tre, e li cito qui in ordine casuale (perché nessuno dei tre mi appare più o meno importante rispetto agli altri due): 1) la possibilità che gli eventi narrati siano eterodiretti e frutto di una macchinazione che prevede la parodia, o ripetizione, di qualcosa di già avvenuto, o scritto, in precedenza; 2) la presenza di una ragazza che non appartiene in tutto e per tutto alla nostra dimensione terrena; 3) un riferimento a "I nostri" nel senso di un’affinità elettiva che può portare un certo tipo di persone a riunirsi in qualcosa di organizzato com’è nel caso del Club Dumas. Nel libro di Pérez-Revert, il termine "I nostri" inteso in tal senso compare due volte nel penultimo capitolo, nei pensieri del bibliofilo Boris Balkan, una delle due nemesi maggiori di Lucas Corso, il cacciatore di libri rari le cui vicissitudini percorrono il romanzo dalla prima all’ultima pagina. Balkan amerebbe infatti arruolare Corso (che pensa però a tutt’altro) tra i membri del suo club esclusivo, il Club Dumas appunto, tutto formato di appassionati di feuilleton.
Nel mio romanzo, "I nostri" compare invece sette volte (tutte nella sua seconda metà), in riferimento a un'associazione di cui si sa molto poco e in forma vaga. Sembra avere a che fare con la Società Teosofica e il Sud Africa, e sappiamo che ne fa, o ne ha fatto, sicuramente parte la madre di Marzia (giovane protagonista femminile, quest'ultima, dell'Estate dei Fiori Artici) e molto probabilmente la scrittrice e teosofa Beatrice Hastings, modella e compagna di vita, per due anni, di Amedeo Modigliani ma anche intimamente legata alla scrittrice Katherine Mansfield

Ciò in cui invece i due romanzi divergono di molto, è il modo di trattare questi elementi condivisi: nel Club Dumas, il doppio finale del libro – suddiviso tra gli ultimi due capitoli - spiega tutto o quasi quel che c’era da spiegare, negli Occhi di Modì i risvolti più reconditi della vicenda rimangono fino all'ultimo solo suggeriti. Il compito del disvelamento sarebbe per la verità affidato, nel mio caso, al Settimo canto, terza e ultima parte della Trilogia iniziata con l'Estate dei Fiori Artici, sulla cui effettiva realizzazione però, al momento, non mi sento di garantire nulla. Che anche gli Occhi di Modì abbia un seguito, >dipenderà da vari fattori, alcuni di natura contingente, altri più personali: potrei per esempio trovare preferibile seguire l'esempio di Picnic a Hanging Rock (versione pubblicata ufficiale e versione filmica) con il suo  finale sospeso e gli elementi di risoluzione del mistero lasciati al solo livello indiziario. O fare come Georges Bataille, che del seguito della Storia dell'occhio ha lasciato la sola sinossi. Non è un caso che sia Picnic a Hanging Rock (film) che la Storia dell'occhio giochino un ruolo chiave tanto nell'Estate dei Fiori Artici che negli Occhi di Modì.

Voglio tuttavia anche tranquillizzare, in ultimo, gli amanti delle storie "a tutto tondo", e precisare che, così come L'Estate dei Fiori Artici racconta anche, e soprattutto, una vicenda con un inizio, uno svolgimento e una fine relativa all'esperienza vacanziera del protagonista, lo stesso fa Gli occhi di Modì, affiancando alla trama misterica il resoconto di quattro mesi di avventure, stralunate e psichedeliche, di un gruppo di teenagers della fine dei seventies, corredato di un’inizio, uno svolgimento e un (gran) finale.


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