The Studio - Quarto intermezzo: Le peripezie (editoriali) di Conan il barbaro /4
Dopo le due storie pubblicate sui primi tre numeri di Savage Tales, The Frost Giant's Daughter e Red Nails, è la volta, nel numero 4, di The Dweller in the Dark!, terza e ultima storia del duo Roy Thomas e Barry Smith a vedere la luce sul magazine. La sua data di realizzazione è tuttavia precedente a quella di entrambe le altre due storie citate, trattandosi di una storia già apparsa, nel dicembre 1971, sul numero 12 di Conan the barbarian, la serie regolare a colori dedicata alle avventure dell'eroe cimmero. Un passaggio abbastanza raro quello dal colore al bianco in nero, almeno rispetto alla scelta, più consolidata, di riproporre nel tempo a colori cose apparse in origine in bianco e nero. Ma The Dweller in the Dark! si prestava benissimo all'operazione, per almeno due motivi. Primo, Barry Smith aveva non solo disegnato le 16 pagine della storia, ma se le era anche inchiostrate da solo (come avrebbe fatto in seguito in altre tre occasioni, le già citate The Frost Giant's Daughter e Red Nails, e la sua ultima, bellissima creazione per Conan the Barbarian, The Song of Red Sonja), con il risultato di produrre qualcosa di più sofisticato della media. Secondo, la quantità di pelle femminile lasciata scoperta nei disegni superava i limiti ammessi dalla Comics Code Authority. Come dire, in altre parole, che la storia si prestava meglio ad apparire su un magazine piuttosto che in forma di comic-book, e che a tale destino sarebbe probabilmente andata incontro se non fosse stato per un dettaglio: che Thomas e Smith si trovarono a un certo punto, per una serie di questioni che sarebbe troppo lungo raccontare qui, in difficoltà con la deadline, e si videro per questo costretti a ricorrere proprio a The Dweller in the Dark! per il numero 12 di Conan the barbarian. Naturalmente si rivelò anche necessario, come vedremo, allungare qua e là i veli di qualche spanna.
Ma il vero inconveniente della storia, a cui si cercò di porre rimedio a monte, è un altro. The Dweller in the Dark! è indubbiamente un esempio di fumetto pregevole che non sfigura affatto, come qualità di disegno, nel confronto con le altre due storie di Barry Smith pubblicate su Savage Tales. Presenta tuttavia al suo interno un vistoso punto debole: un mostro, una specie di polipo gigante, talmente imbarazzante nella sua realizzazione grafica da aver costretto un inorridito Roy Thomas ad aggiungere un paio di righe di testo alla sua sceneggiatura per giustificarne l'aspetto: il mostro è così, recita l'aggiunta, perché in origine, prima di essere trasformato per punizione degli dei, era un essere umano.
Ma si tratta, appunto, dell'unico incidente degno di nota all'interno di una storia per il resto impeccabile.
Venendo infine agli highlights del resto dell'albo, va senza dubbio citata l'altra storia di Conan che vi trova posto, Night of the Dark God, la prima delle due non disegnate da Barry Smith ad apparire su Savage Tales. Night of the Dark God vede infatti ai disegni Gil Kane e Neal Adams, due pezzi da novanta coadiuvati, così recitano i credits, da altre "varie mani". Mentre i mezzi toni sono opera dello specialista Pablo Marcos. (Tutte cose, comunque, che potete verificare di persona sulla vostra copia di "Chiodi Rossi" della Hachette). E menzionerei almeno, dal lato extra-fumetto, The Hour of the Gnome, articolo di Roy Thomas dedicato alla figura di Martin Greenberg e alla sua casa editrice Gnome Press, con cui, negli anni cinquanta, si dedicò a pubblicare i racconti di Conan a dispetto del quasi totale oblio in cui era precipitato il personaggio insieme al suo autore Robert E. Howard.
Siamo così arrivati anche alla seconda parte del post, che sarà caratterizzata dalla consueta rassegna di immagini nell'ormai altrettanto consueta forma dei tre campioni di storia per quattro versioni. Queste ultime, come sempre, ordinate per data di pubblicazione:
- Conan the Barbarian #12 (Marvel 1971, prima apparizione in assoluto di The Dweller in the Dark!)
- Savage Tales #4 (Marvel 1974, prima edizione in bianco e nero e senza censure)
- The Conan Chronicles Volume 2 (Dark Horse 2003, ristampa da Conan the Barbarian #12)
- The Savage Sword of Conan Volume 1 (Dark Horse 2007, ristampa da Savage Tales). Ricordo che l'italiana The Savage Sword of Conan Collection delle edizioni Hachette riprende questa edizione.
Il primo ritaglio di oggi proviene dalla pagina 3. Si notano in particolare due differenze tra le versioni a colori e le versioni in bianco e nero: 1) la differenza di formato tra comic-book e magazine ha spinto gli editor, nel passaggio da Conan the Barbarian a Savage Tales, a operare, ogni volta necessario, un taglio alla parte inferiore delle vignette; 2) la censura della Comics Code Authority costringe Barry Smith, per la pubblicazione sul comic-book, a modificare il "reggiseno" della bella regina Fatima e a coprire i due cerchietti in corrispondenza dei capezzoli con altre gocce di cristallo. La versione in bianco e nero di Savage Tales ripristinerà in questo caso il disegno così come lo aveva realizzato in origine Barry Smith.
Per il resto c'è solo da far notare un calo della qualità di stampa nel passaggio dalla versione del 1973 di Savage Tales a quella del 2007 di The Savage Sword of Conan, minore rispetto a quello subito in precedenza da The Frost Giant's Daughter ma comunque percettibile.
Nella pagina successiva, la quarta, la censura salta forse un po' meno all'occhio ma è comunque presente: riguarda stavolta la copertura dei fianchi della regina, dapprima disegnata da Barry Smith come costituita di tre fili, poi da lui moltiplicata per la pubblicazione su Conan the Barbarian. Se abbiamo la possibilità di vederla come era in origine, lo dobbiamo ancora una volta alla relativa maggiore libertà d'azione goduta dai magazine rispetto ai comic-books.
Per finire, l'ultimo campione è un ritaglio da pagina 5 dove l'operazione di censura è subito evidente nel lavoro di "sartoria" a cui sono soggette tre vignette su quattro.
E anche per stavolta è tutto. Con la prossima parte, questo lungo Quarto Intermezzo entra in dirittura d'arrivo, con un post "anomalo" che ci riporterà, per un poco, indietro fino alle origini della serie The Studio. Vi aspetto!
* * *
L'immagine di apertura del post è: Manuel Sanjulian, El coloso negro (detail).
Clicca sull'icona a lato per la visualizzazione intera.
Clicca sull'icona a lato per la visualizzazione intera.
I disegnatori riescono tutti a dare il giusto tono rispetto ai racconti cui si ispirano. Evidentemente la saga di Conan riesce a essere una fonte di ispirazione già solo per la sua capacità di immaginare (e far immaginare) mondi fantastici.
RispondiEliminaNon so, Ariano. Dal mio punto di vista invece qualcosa si è perso con l'abbandono del personaggio da parte di Barry Smith. Per fortuna, essendo questo un post collegato alla serie "The Studio" non devo occuparmi altro che di lui ;-)
EliminaL'edizione Hachette ci mostrerà un pochino il culetto di quella baby?
RispondiEliminaMoz-
Niente da fare, Miki. La seconda delle versioni in bianco e nero è la stessa riprodotta sul primo volume della Hachette, come puoi verificare di persona, visto che possiedi il volume ;-)
Elimina