Insieme Raccontiamo 14: Sotto la vecchia quercia
Nel post di oggi, e non è capitato spesso, affianco le versioni standard di Insieme Raccontiamo: breve (200/300 caratteri) e lunga (200/300 parole). Vi invito a leggerle e, se vi va, dire la vostra.
Per il resto - regolamento completo dell'iniziativa e prove degli altri partecipanti - vi rimando come ogni mese al relativo post del blog Myrtilla's House di Patricia Moll. In questo caso: Insieme Raccontiamo 14
Per il resto - regolamento completo dell'iniziativa e prove degli altri partecipanti - vi rimando come ogni mese al relativo post del blog Myrtilla's House di Patricia Moll. In questo caso: Insieme Raccontiamo 14
#insiemeraccontiamo #giochi
* * *
L'incipit di Patricia
Seduta ai margini del bosco sotto alla vecchia quercia spoglia rimuginava. Un
peso le gravava sulla coscienza. Forse era giunta l’ora di
liberarsene ma con chi parlarne? A chi rivolgersi? Chi avrebbe
capito?
D’un tratto il tappeto di foglie ingiallite dall’autunno scricchiolò vicino a lei. Si voltò.
D’un tratto il tappeto di foglie ingiallite dall’autunno scricchiolò vicino a lei. Si voltò.
Il mio finale breve (298 caratteri)
La sera prima
aveva finito per addormentarsi subito e il suo fratellino, affidato alla sua
custodia, ne aveva approfittato per sparire. Lo aveva cercato fino all’alba e
ora eccolo davanti a lei come se nulla fosse successo. Si domandò se avesse più
voglia di abbracciarlo o di prenderlo a schiaffi.
Il mio finale lungo (300 parole)
Nulla. Sarà stato un animaletto
del sottobosco, si disse, tirandosi in piedi. Ma era comunque servito a liberarla dal suo rimuginare.
Guardò la vecchia quercia e
ne accarezzò la consistenza rugosa così come avrebbe accarezzato il volto di un
vecchio. E annuì in silenzio con la testa.
Nel frattempo si era anche alzato, a un passo da lei, lungo tutto il confine del bosco, un muro di nebbia. Ma dov’erano finiti gli alberi? si chiese. A parte la vecchia quercia sembravano tutti scomparsi. Poi fu il turno di un nuovo suono, ma di un genere che non ci si sarebbe aspettati di udire in quel posto: acqua smossa. La donna cercò allora di affondare il suo sguardo nella spessa cortina di vapori, ma vide solo, al centro di un chiarore madreperlaceo, un’ombra più scura i cui contorni rimandavano vagamente a una forma umana. Era sua sorella nascosta nella nebbia? O, meglio, quel che ne rimaneva? O era un emissario della sua vendetta?
L'ombra all’improvviso parlò e le sue parole, Sono qui per scaricarti del tuo peso, riecheggiarono nella mente della donna. E qualcosa di simile al bagliore di un lampo illuminò tutta la scena, ritagliandone i contorni come in un vecchio quadro fiammingo: in piedi su una specie di larga zattera, l’ombra teneva in mano un lungo bastone nodoso la cui estremità affondava in quello che sembrava un acquitrino. Non ci furono altre parole. La donna fu esortata a salire a bordo con un gesto imperioso a cui ubbidì senza nessun indugio, poi la zattera riprese a scivolare nella direzione da cui era venuta. E con lei si allontanò nella notte anche l’ultima eco dell’acqua smossa, mentre il sole nascente scacciava l’ultimo brandello di nebbia.
Ritrovarono quel giorno stesso il corpo della suicida, ciondolante da un ramo della vecchia quercia.
Nel frattempo si era anche alzato, a un passo da lei, lungo tutto il confine del bosco, un muro di nebbia. Ma dov’erano finiti gli alberi? si chiese. A parte la vecchia quercia sembravano tutti scomparsi. Poi fu il turno di un nuovo suono, ma di un genere che non ci si sarebbe aspettati di udire in quel posto: acqua smossa. La donna cercò allora di affondare il suo sguardo nella spessa cortina di vapori, ma vide solo, al centro di un chiarore madreperlaceo, un’ombra più scura i cui contorni rimandavano vagamente a una forma umana. Era sua sorella nascosta nella nebbia? O, meglio, quel che ne rimaneva? O era un emissario della sua vendetta?
L'ombra all’improvviso parlò e le sue parole, Sono qui per scaricarti del tuo peso, riecheggiarono nella mente della donna. E qualcosa di simile al bagliore di un lampo illuminò tutta la scena, ritagliandone i contorni come in un vecchio quadro fiammingo: in piedi su una specie di larga zattera, l’ombra teneva in mano un lungo bastone nodoso la cui estremità affondava in quello che sembrava un acquitrino. Non ci furono altre parole. La donna fu esortata a salire a bordo con un gesto imperioso a cui ubbidì senza nessun indugio, poi la zattera riprese a scivolare nella direzione da cui era venuta. E con lei si allontanò nella notte anche l’ultima eco dell’acqua smossa, mentre il sole nascente scacciava l’ultimo brandello di nebbia.
Ritrovarono quel giorno stesso il corpo della suicida, ciondolante da un ramo della vecchia quercia.
* * *
L'immagine in alto sotto il titolo è: Bob Ross (1942-1995), Forest Edge.
Caron dimonio..... il traghettatore. :)
RispondiEliminaBelli entrambi i finali. Il più più realistico e attuale il secondo... mi ha ricordato tanto lo Stige.
Son qui per scaricarti dal peso... e certo! All'inferno!!!
belli belli belli!
Grazie Ivano
Non ho pensato proprio a Caronte ma a un generico traghettatore verso l'altra sponda, figura che si ritrova in molte culture diverse. In alcune si mette una moneta nella mano del morto perché possa pagare il traghettatore per il servizio.
EliminaGrazie a te Patricia, per il commento e per il bell'incipit :-))
Vedo adesso che avevo imitato Michelangelo con le cappelle 😂😂 era il primo più realistico... ops!
EliminaPer il secondo tu sei andato sul generico. Io mi sono fermata al più famoso (per me che non sono grande esperta in mitologia)
Non preoccuparti. Si intuiva comunque il senso di quello che volevi dire ;-)
EliminaBella la versione lunga.
RispondiEliminaBravo Ivano!
Marina
Muchas gracias Marina :-))
EliminaA presto!
Sempre più bella questa vostra collaborazione letteraria, secondo me potreste implementarla anche per qualcosa di più lungo, secondo me ne verrebbe fuori un risultato molto interessante.
RispondiEliminaCaro Nick, è proprio la sua brevità quel che mi consente di trovare del tempo da dedicare a questa cosa. Dopotutto, finché non si vede pecunia questo rimane un hobby ;-)
EliminaGrazie mille e a presto :-))
La versione lunga è davvero molto bella! Ivano, sai sempre come sorprenderci! :O
RispondiEliminaIn questo caso con abbondanza di effetti speciali ;-)
EliminaGrazie mille Glò :-))
Tanto bello anche lo stile, eh! Oltre agli effetti speciali ^^
Elimina*__*
EliminaQuando fare blogging è arte. Ottima collaborazione vincente tra blogger. Complimenti!
RispondiEliminaSi fa del nostro meglio, Gennaro ;-)
EliminaGrazie dei complimenti!
Mi è piaciuto moltissimo quello lungo, dai toni gotici ma anche vagamente dostojeskiano.
RispondiEliminaMi sto ancora astenendo dal partecipare a queste prove di scrittura proposte da Pat e altri blog proprio perché vorrei contribuire con proposte all'altezza di queste che hai creato tu, per ora mi sento ancora non sufficientemente ispirato.
Ti dirò, Ariano, io non tengo gran conto dell'ispirazione. Mi metto al computer e comincio a scrivere, anche quando non ho niente in mente. Sarà per questo che non ho mai sperimentato il cosiddetto "blocco dello scrittore".
EliminaGrazie mille per le belle parole :-))
Versione lunga, senz'altro. Ispirato come sempre. E veloce, soprattutto.
RispondiEliminaIdem come sopra, mi viene da dire dire ;D E lo stesso discorso vale anche per la velocità.
EliminaGrazie Marina, ora attendo la tua di prova :-)
Anche a me è piaciuta molto la versione lunga, quindi ripeto quello che hanno detto gli altri commentatori. Le foreste e la nebbia sono di grande ispirazione!
RispondiEliminaConcordo anche sulla questione della brevità da mantenere. Ho partecipato solo la scorsa volta, proprio perché le congiunture astrali - chiamiamole così, ma ovviamente mi riferisco agli impegni di lavoro - erano particolarmente favorevoli.
I post narrativi più lunghi di 600/700 parole io non riesco neppure a leggerli figuriamoci a scriverli. I post di tipo "saggistico" non mi creano invece di questi problemi. Misteri della mente ;-)
EliminaGrazie mille per il gradimento del raccontino, Cristina. Sarà per caso la nebbia il mio marchio di fabbrica? *__*
I post narrativi troppo lunghi nemmeno io riesco a leggerli, a parte i miei problemi di vista. Per quanto riguarda la nebbia, fa molto "druido celtico", che dici? ;-)
EliminaAnche molto scandinavo, Cristina.
EliminaForse un giorno dedicherò un post proprio alla nebbia nella letteratura e dintorni :)
Un post con i quadri, magari! :-)
EliminaI quadri, le lettere... e i fenomeni atmosferici ;-)
Elimina:-):-):-)
EliminaForse per il numero di caratteri, ma la versione breve è troppo veloce, come se non ci fosse tempo per raccontarla adeguatamente.
RispondiEliminaVedo comunque che tra queste e la blog novel ti tieni ben in esercizio.
Avevo solo altri due caratteri a disposizione, Marco, quindi questo era il massimo di descrizione che potevo fornire. D'altronde è questa la vera sfida del gioco. Aggiungere all'incipit il numero di parole o di caratteri che piace a noi rende tutto molto più facile ma anche, proprio per questo, inutile (dal mio punto di vista).
EliminaL'esercizio serve, anche perché a tutto questo devi aggiungere l'opera magna, alla quale dedico circa quattro ore a settimana, dove lì sì che sudo davvero le famose sette camicie.
Grazie per il commento! :-)
Una collaborazione molto bella ed interessante destinata a tirare fuori il meglio dalle persone. Complimenti!
RispondiEliminaFlo di https://femeieastazi.blogspot.it/
Grazie dei complimenti e benvenuta, Flo!
EliminaSei forse membro della Community Blogger & Blog di Ximi? O ti confondo con qualcun'altra?
Bella la proposta di Ivano, che vira verso l'onirico e il fantastico. L'aspetto interessante di questo gioco sono le infinite possibilità di combinazioni e immagini.
RispondiEliminaHo partecipato anch'io per la prima volta... una cosuccia, ma mi è piaciuta.
Ivamo, mi permetti di intromettermi tra te e Luz?
EliminaLuz... alla faccia della cosuccia! E' bellissimo!
Ciaoooo
Grazie mille Luz ^_^ Interessante secondo me è anche la sfida di riuscire a costruire storie di senso compiuto in poco spazio. Per questo io, a differenza della nostra incipitista di fiducia, in genere sono fiscale con i numeri ;D
EliminaCerto che puoi intrometterti, Patricia. In questo blog si può fare quasi tutto, anche un giro di tango francese con
il blogmaster ;D
Solo se il blogmaster insegna 😊
EliminaSì, l'aspetto interessante è anche la necessaria brevità. Brava, Patricia, che ci imponi lo studium. ;-)
EliminaScusate la.... mancanza d'ignoranza 😊 che è lo studium? Ho solo la terza superiore io.... segretaria d'azienda dei secoli scorsi 😆
EliminaDiligenza, cura, zelo, studio, occupazione, devozione. :-)
RispondiEliminaCiao Ivano,
RispondiEliminaritardo mostruoso, ma impensabile saltare la lettura di questi post!!!
Che dire? Le versioni lunghe rimangono, in generale, fra le mie preferite. Quelle brevi non riescono mai a prendermi. Neppure quel paio che ho scritto io.
Direi che questa tua prova rimane fra le meglio riuscite dacché I.R. è cominciato.
Sempre grande!
E chi si ricordava che ancora non eri passata di qui a leggere e commentare, Federica! Grazie di cuore per queste tue bellissime parole :o
EliminaE ti dirò che neanche io sono granché soddisfatto di questo mio finale breve, che è assai lontano dal mio usuale modo di scrivere storie. Mi è però servito di riscaldamento per il finale lungo ;-)