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Trilogia delle Madri /17: Le Tre Madri di Lilith Samael (The Editor)




Siamo tutti montatori della nostra realtà.
(Rey Ciso, the editor)

In epoca romana i cosiddetti "editor" erano considerati un collegamento con l'aldilà. Erano soliti evocare e riportare alla luce. Da qui l'origine latina della parola "editor".
(Father Clarke, the priest)

* * *

Nota preliminare: La pubblicazione di questo post era prevista per una fase successiva della serie sulla Trilogia delle Madri. Ho deciso di anticiparla a causa del poco tempo che ho a disposizione in questo periodo per il blog e che fa sì che l'elaborazione della nuova parte relativa a "Verso il Mar nero", sebbene sia in una fase già abbastanza avanzata, proceda con ancor più lentezza del solito.

* * *

Chi ha dimestichezza con il genere cinematografico noto oltreoceano semplicemente come "giallo", e che si riferisce in particolare ai thriller erotici italiani dei decenni 1960-'80, ne conosce bene le regole generali: una serie di delitti efferati, spesso a sfondo sessuale; una lista di indiziati, tra i quali non è per forza detto si annidi l'assassino; l'avvio di un indagine, condotta da un ispettore o commissario di polizia con metodi più o meno ortodossi e che non sempre la vede lunga; la scoperta dell'assassino, spesso a opera di uno degli stessi indiziati. Il tutto interpretato da attori e attrici con le facce e i corpi giusti e offerto al pubblico pagante con titoli di richiamo o supposti tali. E' questa la materia cui attinge a piene mani, allo stesso tempo oltraggiando e omaggiando, il film canadese del 2014 The Editor, prodotto, sceneggiato, diretto e interpretato dagli specialisti di B-movies Adam Brooks e Matthew Kennedy.

Da chiarire subito è che "editor" si traduce in questo caso "montatore", che è il lavoro di Rey Ciso (Adam Brooks), "forse il miglior montatore che il mondo abbia mai avuto" ma ora ridotto - dopo aver perso quattro dita di una mano nel tentativo di montare il film più lungo del mondo, La vita di Umberto Fantori (Dan Bern) e averle sostituite con una scomoda protesi di legno - a occuparsi di B-movies.
The Editor è infatti ambientato in un'epoca, che alcuni dettagli del film fanno supporre sia i primi anni '80, in cui il montaggio cinematografico si faceva ancora con il taglia e incolla manuale.

Film a suo modo filosofico, come appare evidente anche dalle due citazioni con cui ho scelto di aprire il post, la trama di The Editor è in realtà non molto di più del risultato di un sofisticato, e appassionato, collage di scene "copiate" da una miriade di film di genere (ma non solo) e montate insieme, come a fare da emblema del lavoro del suo protagonista (e in effetti i crediti finali nominano Rey Ciso come editor del film).

Una lista (comunque parziale) del sito IMDB enumera tra le pellicole citate/sbeffeggiate, le seguenti:

Lo strano vizio della signora Wardh (1971)
Giornata nera per l'ariete (1971)
La tarantola dal ventre nero (1971)
A Venezia... un dicembre rosso shocking (1973)
Amarcord (1973)
Autostop rosso sangue (1977)
Inferno (1980)
Shining (1980)
...E tu vivrai nel terrore! L'aldilà (1981)
Quella villa accanto al cimitero (1981)
Lo squartatore di New York (1982)
Videodrome (1983)
Murderock - Uccide a passo di danza (1984)


"Voglio una donna! Voglio una donna!".
Dal film Lo specchio e  la ghigliottina di Umberto Fantori, con Josephine Jardin e Rey Ciso.


In effetti, ad averne tempo e voglia, non c'è quasi sequenza del film che non possa diventare oggetto di analisi e di ricerca di ulteriori fonti, ma qui interessano (per fortuna) solo quelle di matrice più prettamente argentiana e in particolare relative alla Trilogia delle Madri. Che poi sono alla fin fine le dominanti in The Editor, come promesso dai titoli di testa, che accreditano il nome di Claudio Simonetti tra le firme della colonna sonora, e dall'utilizzo, fin dai minuti iniziali, di filtri colorati intesi a riprodurre i cromatismi di Suspiria e Inferno, primo e secondo capitolo della Trilogia argentiana. E a questo punto, se io fossi l'inimitabile Cassidy, vi direi di tenere senz'altro aperta la casella sul titolo Inferno...


La bicromia rosso-blu (rame-piombo), dominante nel film alchemico Inferno (Dario Argento, 1980),
qui ripresa in una delle scene iniziali di The Editor.


Bullizzato a causa del suo handicap dalla moglie, l'attrice dismessa Josephine Jardin (Paz de la Huerta), oltre che, pare, da buona parte del resto del mondo, la vera gatta da pelare comincia per il montatore Rey Ciso quando gli interpreti principali della pellicola su cui è al lavoro - la nuova opera di Francesco Mancini (Kevin Anderson), già regista di film quali Tarantola e Il gatto dalle lame di velluto - finiscono assassinati uno dopo l'altro e lui, causa l'assassino che firma i propri delitti mozzando quattro dita alle sue vittime, diventa il principale indiziato. Sulle sue tracce, ovvero su quelle dello psicopatico assassino, si mette l'ispettore di polizia, psicopatico a sua volta, Peter Porfiry (Matthew Kennedy).


L'ispettore di polizia Peter Porfiry naviga nell'occulto in una delle scene di The Editor
ispirate a La terza Madre (Dario Argento, 2007).


Questa in estrema sintesi la trama del film, che non rende in alcun modo giustizia alla sua complessità e ricchezza di invenzioni, talvolta divertenti e spesso orripilanti ma mai banali, a dispetto del suo metter volutamente su schermo la sagra degli stereotipi. E se, come detto, quasi ogni sua sequenza meriterebbe un discorso a sé, qui voliamo direttamente, o quasi, all'ultimo terzo della pellicola, quando, dopo gli pseudo-film, entrano in scena gli pseudobliblia. A interessare noi è quello già evidenziato nell'immagine di apertura del post, Three Mothers di Lilith Samael, che compare la prima volta in The Editor nelle mani della moglie di Rey Ciso, l'attrice dismessa, e frustrata, Josephine Jardin.




Il libro in questione fa ovviamente il verso a The Three Mothers di Emilio Varelli, l'architetto-alchimista progettatore delle tre dimore delle Madri, mostrato da Dario Argento nel film Inferno. Mentre il nome della sua autrice (o coppia di autori?) altro non è che la somma dei nomi Lilith e Samael, coppia di demoni ebraici dalla cui unione nacque, secondo una tradizione occulta*, Tubal-Cain, non a caso considerato il primo chimico della storia dell'umanità.

Sempre da Inferno attinge inoltre una delle scene finali di The Editor, in cui l'ex attrice Josephine Jardin, immedesimatasi nella figura di Mater Tenebrarum, perisce come quest'ultima tra le fiamme, mentre proclama che il suo nome è "Morte! Morte! Morte!...".




Sono questi i principali "prelievi", anche se non i soli, dalla Trilogia delle Madri presenti in The Editor, un film entrato di diritto tra i miei Kult minori e del quale voglio, prima di chiudere, segnalare almeno altri due suoi tanti piccoli tesori: la presenza tra gli interpreti, nel ruolo dello psichiatra pazzo Dr. Casini, di un monumento del nostro cinema qual è Udo Kier, e la nota che l'artista cinematografico Graham Humphreys, già autore dei poster di The Evil Dead e Nightmare On Elm Street, ha appositamente realizzato per il film ben quattro poster relativi a quattro pellicole immaginarie: The Mirror and the Guillotine; The Cat with the Velvet Blades; Color Me Sin; Tarantola.


Da sinistra a destra: Rey Ciso, il montatore; la sua assistente Bella (Samantha Hill); il poster di
The Cat with the Velvet Blades. Si intravede, sulla parete di fondo, anche il poster di Tarantola.


* * *


Genesi, 4:22 lo dice invece figlio di Lamech e Zillah, e fratello di Naamah.

Commenti

  1. "The cat with the velvet blades"... eppure mi fa venire in mente il numero 9, chissà perché :-D
    Ma è in stile demenziale o è proprio come un vero giallo anni '70?

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    1. Oppure il numero 4, se prendi in considerazione il velluto :-D
      "Demenziale" a tratti lo è, ma in un modo molto diverso dai vari Scary Movie e compagnia bella. L'impianto (meta)narrativo è comunque solido e alla fine si ha la sensazione di aver visto un vero film.

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  2. Sempre bello tornare a leggerti e l'augurio è che sia un ripristino definitivo delle tue attività.

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    1. Grazie, Nick, ma non prevedo per il momento, neanche a lungo termine, variazioni al presente ritmo di pubblicazioni. Ma del resto mi trovo bene anche così, è solo tutto molto più al rallenty rispetto a prima ^__^

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  3. Incredibile che da Inferno abbia preso il finale ("Morte! Morte! Morte!.) che è l'unico momento spazzatura all'interno di un capolavoro.
    Questo film non lo conoscevo, comunque. Mi precipito a cercarlo! Adoro questi giochini dell'indovinare le citazioni....

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    1. Trovo comunque ottima, Obs, l'idea degli autori di far culminare il deragliamento mentale di Josephine con il suo identificarsi con una delle Madri. C'è poi nel film anche una citazione da "Profondo Rosso" di cui penso si siano accorti in pochi.
      L'idea in ogni caso di fare un'analisi completa di questo film, anziché limitata a un tema specifico, mi spaventerebbe non poco. Per le proporzioni dell'impresa.

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    2. @TOM: Ma come non lo conoscevo?!? Lo abbiamo visto in sala a Locarno l’anno della sua uscita. Se non te lo ricordi, evidentemente è perché hai dormito tutto il tempo. 😊
      @Ivano: Io invece lo ricordo bene… apprezzo che sia pieno di citazioni e (meta)narrativamente interessante, ma personalmente l’ho trovato di una noia mortale. Vabbè… de gustibus. 😊

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    3. Oh Gesù! Era quello là? Allora rinuncio ai miei propositi di ricerca...
      Ammetto di aver dormito tutto il tempo ma, mi conosci, se un film non mi acchiappa nei primi quindici minuti passo subito in stand-by e, dopo qualche istante, mi metto in off-mode. In quel caso credo di aver saltato anche i quindici muniti iniziali, visto che non ricordo nemmeno i titoli di testa. Ho solo davanti agli occhi dei flash, mi pare anzi di aver vissuto dei momenti in stile "Rocky Horror", ma può darsi fossi già in fase REM. Le poltrone comunque erano piuttosto comode. ^_^
      PS: Locarno? Ma sai che forse era invece il TFF?

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    4. Bene, così ora abbiamo le idee più chiare sulla divisione dei compiti con il vostro blog. Simona vede i film, li racconta a TOM e lui li recensisce ;-D
      Scherzi a parte, @Simona (bentornata!), pensa che io The Editor l'ho visto finora tre volte e non soffrirei a vederlo una quarta. Di tutte le cose possibili, la noia è l'ultima che ho percepito. Quindi, sì, è proprio una questione di ... gustibus.

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  4. MERAVIGLIA, Ivano.
    Film così sono perfetti sussidiari a quelli tarantiniani (Death Proof, Hollywood...) e anche lynchiani (INLAND) dove si parla di CINEMA e INDUSTRIA CINEMATOGRAFICA.
    Interessante che poi in questo caso si punti sull'amore per i nostri italian-giallo, e già dall'ottimo titolo IL GATTO CON LA LAMA DI VELLUTO io mi inchino.
    Lo vedrò subito.

    Moz-

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    1. Che il film omaggi proprio questo tipo di cinema, è stato anche per me un grosso valore aggiunto, Miki. E pensa che in origine l'ho preso solo perché tra gli interpreti c'era Paz de La Huerta, che mi aveva conquistato nella serie "X-femmes" e poi in film come "The Limits of Control" e "Nurse". Senza nulla sapere della trama. Quindi, immagina che sorpresa è stata per me ^__^

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    2. Già! Che poi è sempre bello quando un'opera ci sorprende, lasciandoci a bocca aperta, in modo inaspettato! 😍

      Moz-

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    3. Già. Un appuntamento al buio, o quasi, andato a buon fine ^__^

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  5. Eh, niente, devo proprio vedermelo questo film...
    Quindi la Chimica avrebbe un'origine demoniaca?
    In effetti mi vengono in mente molecole coma la draculina, la luciferina e gli acidi diabolici...

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    1. Ci può stare, Marco, se si fa un parallelo tra la chimica come scienza della riduzione della materia alle sue componenti di base e la visione tradizionale del diavolo come colui che allontana dall'Unità, simboleggiata da Dio, attraverso una frammentazione progressiva del tutto. Non a caso "religione" significherebbe, secondo l'etimologia adottata dal Cristianesimo, re-ligare, cioè legare di nuovo a Dio ciò che in precedenza ne era stato separato (dal diavolo).
      Comunque non mi preoccuperei troppo della cosa, Marco. Almeno non finché non ti compare qualcuno in laboratorio, magari durante un esperimento con lo zolfo, che ha in mano una penna d'oca e una pergamena ;-D

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    2. In tal caso potrei usare dell'acido angelico...

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    3. Non avevo idea che la chimica abbondasse così in metafore. Io ero rimasto al disfosfato disodico.

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